Microbiologia e cosmesi si incontrano

Microbiologia e cosmesi si incontrano

Cosmetici suscettibili di contaminazione e microrganismi implicati

Ogni giorno milioni di consumatori applicano prodotti cosmetici su viso e corpo.
È un rituale che, da migliaia di anni, è diventato una necessaria abitudine e del quale non è più possibile a fare a meno.
Principalmente a causa di una cattiva conservazione o di un utilizzo poco ortodosso, i cosmetici possono diventare una fonte di proliferazione di microrganismi, anche patogeni, associati a patologie della pelle e inestetismi cutanei. In particolare, i prodotti per lo skin care e alcuni prodotti makeup (mascara e beauty blender) possono essere i candidati perfetti per accogliere comunità microbiche in espansione.

Produrre prodotti microbiologicamente sicuri: quali i limiti?

I prodotti cosmetici devono essere affidabili e sicuri anche dal punto di vista microbiologico, al fine di evitare l’insorgenza di patologie e inestetismi cutanei che potrebbero derivare da un’eventuale contaminazione del prodotto. Nonostante non siano sterili, i cosmetici vengono realizzati accuratamente per garantire sicurezza e stabilità, al fine di limitare la proliferazione microbica.
Le raccomandazioni sui limiti qualitativi e quantitativi di contaminazione microbiologica dei prodotti cosmetici sono riportate nelle linee guida del Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (Scientific Committee on Consumer Safety, SCCS), giunte all’undicesima revisione (1).
Tali limiti sono stabiliti dalla norma tecnica EN ISO 17516:2014; approvata dal Comitato europeo di normazione (European Committee for Standardization, ECS) il 9 agosto 2014, revisionata e confermata nel 2020 (1,2).
Macroscopicamente si possono distinguere i prodotti cosmetici in 2 categorie:
–    Categoria 1: prodotti specificatamente formulati per bambini al di sotto dei 3 anni e prodotti destinati all’applicazione attorno l’area oculare e sulle mucose.
–    Categoria 2: tutti gli altri prodotti considerati “meno preoccupanti”.

Tali limiti stabiliscono che il numero totale di microrganismi aerobi mesofili deve essere inferiore a 102 UFC* ogni ml/g di prodotto per i prodotti di categoria 1 e inferiore a 103 UFC ogni ml/g di prodotto per quelli di categoria 2. Inoltre, sono stabiliti anche dei limiti per quanto riguarda i microrganismi patogeni (Tab.1).

Fonti, modalità di contaminazione e microrganismi implicati

La contaminazione microbica dei prodotti può verificarsi principalmente: a) attraverso l’utilizzo di materie prime contaminate; b) durante il processo di produzione e confezionamento; c) durante l’utilizzo (3,4).
Analizzando i livelli di contaminazione di prodotti usati e i relativi effetti avversi, è stato possibile concludere come questi ultimi siano spesso imputabili per lo più a un uso scorretto da parte del consumatore e a una cattiva conservazione del prodotto.
Risultati ottenuti da studi osservazionali hanno messo in evidenza che le contaminazioni dei prodotti cosmetici sono frequentemente attribuibili a batteri Gram -: tra questi troviamo prevalentemente batteri aerobi quali Pseudomonas e anaerobi facoltativi quali Enterobacter (5), oltre a Salmonella ed Escherichia. Tra i Gram +, i batteri del genere Staphylococcus possiedono una posizione privilegiata.
L’analisi della composizione microbica dei prodotti cosmetici aiuta a comprendere quali siano le condizioni igieniche di tali prodotti, in particolare se utilizzati in maniera scorretta dal consumatore. Ad esempio, la presenza di microrganismi quali Staphylococcus haemolyticus e Staphylococcus saprophyticus (6) è indice di manipolazioni inadeguate e cattiva igiene personale; fattori che si pongono a fondamento della contaminazione dei prodotti cosmetici durante l’utilizzo.

Uno dei microrganismi che desta più attenzione è sicuramente Pseudomonas aeruginosa. Da anni è nota la sua implicazione nelle infezioni nosocomiali e, in alcuni casi, può essere responsabile di infezioni dell’orecchio medio ed esterno, di infezioni del tratto respiratorio, e di follicoliti e infezioni oculari (congiuntiviti, cheratiti e oftalmiti), in particolare in soggetti che utilizzano lenti a contatto (7,8).
Le infezioni da Pseudomonas sono poco frequenti in soggetti immunocompetenti; tuttavia, la compromissione della funzionalità della barriera cutanea determina un significativo incremento del rischio di infezioni associate a utilizzo di prodotti contaminati (9). Tali eventi non vanno quindi sottovalutati.
A tal proposito, un caso in particolare riguarda lo sviluppo di ulcere corneali associato all’utilizzo di mascara contaminati. Ad esempio, è descritto in letteratura un caso molto particolare verificatosi in una donna di 47 anni: lo sviluppo di ulcere corneali è stato associato alla presenza di Pseudomonas aeruginosa, successivamente isolato sia nell’ulcera corneale sia nel mascara (10).

Mascara e contaminazione microbica

I mascara presentano una variabilità di contaminazione microbica maggiore rispetto ad altre tipologie di prodotti per il makeup e risultano essere tra i prodotti più contaminati in assoluto (3,11). La contaminazione microbiologica che li vede protagonisti non è dovuta solamente alla loro formulazione acquosa, ma anche a un utilizzo scorretto da parte del consumatore.
Nel 2013 è stato condotto uno studio volto a esaminare le abitudini di utilizzo di mascara da parte di 44 studentesse brasiliane. Dall’analisi dei risultati è emerso che il 92% delle partecipanti utilizzava il mascara oltre 6 mesi dall’apertura e circa 2/3 protraeva l’utilizzo per oltre 2 anni (7).
I prodotti addizionati per assicurarne la conservazione perdono di efficacia qualora il prodotto dovesse essere utilizzato in maniera non adeguata e oltre la data di scadenza, rendendosi poco utili nel contrastare la proliferazione microbica (4).
Inoltre, il continuo contatto con le ciglia è un elemento fondamentale: i batteri presenti nell’ambiente, posandosi sulla superficie delle ciglia, vengono veicolati direttamente all’interno del prodotto immediatamente dopo l’utilizzo, e a lungo andare il sistema preservante è insufficiente a contrastare questo continuo apporto di microrganismi.

Sebbene Pseudomonas aeruginosa sia uno dei microrganismi maggiormente isolati nei cosmetici usati, una larga parte delle infezioni sono imputabili a batteri appartenenti al genere Staphylococcus, noti per essere implicati in alterazioni patologiche della pelle. Primo fra tutti Staphylococcus aureus, comunemente associato a infezioni di pelle e tessuti molli come dermatite atopica, vesciche cutanee e cellulite; una condizione flogistica che interessa il tessuto sottocutaneo. Anche in questo caso, i mascara sono terreno fertile per la proliferazione di Staphylococcus aureus e Staphylococcus epidermidis: la maggior parte delle infezioni causate da questi microorganismi è ricollegabile a lesioni a carico della superficie dell’occhio (7).
La presenza di graffi, abrasioni e piccoli traumi rende maggiormente suscettibili a infezioni stafilococciche. Una categoria di soggetti particolarmente a rischio è rappresentata da coloro che soffrono di dermatite atopica; a causa di fattori immunologici associati a una maggiore secchezza della pelle e a carenze lipidiche nello strato corneo, questi soggetti sono maggiormente esposti a infezioni cutanee causate da Staphylococcus aureus e per tale motivo devono prestare un’attenzione particolare (12).

Beauty blender: la “nuova arrivata”

Un accessorio degno di nota è la beauty blender, ovvero una particolare tipologia di spugnetta solitamente utilizzata per stendere il fondotinta e altri prodotti per il viso. I dati scientifici sono concordi nello stabilire che le beauty blender usate possiedono un’elevata carica microbica, potendo così rappresentare un rischio per la salute individuale.
Da un recente studio microbiologico effettuato su 467 prodotti makeup usati, divisi in 5 categorie (eyeliner, mascara, rossetti, lipgloss e beauty blender), è emerso che, mentre i prodotti makeup contenevano cariche batteriche comprese tra 102 e 103 UFC per ml, le beauty blender raggiungevano una carica batterica che andava oltre le 106 UFC per ml.
Tale studio ha inoltre evidenziato come alla base della contaminazione vi siano ancora una volta le cattive pratiche igieniche da parte del consumatore: dalle informazioni ottenute mediante un questionario è emerso che il 93% delle beauty blender non era mai stato pulito e che il 64% veniva riutilizzo dopo essere caduto a terra (6).
Dall’analisi dei dati mediante spettrometria di massa (Matrix Assisted Laser Desorption IonizationTime Of Flight, MALDI-TOF) è stato inoltre possibile identificare alcune specie di microrganismi presenti all’interno delle beauty blender. Tra questi vi sono sia Gram (-) come Escherichia coli, Citrobacter freundii e Acinetobacter ursingii, che batteri appartenenti al genere Pseudomonas (Pseudomonas monteilii e Pseudomonas aeruginosa).

Non solo makeup: la contaminazione dei prodotti per lo skin care

Quando parliamo di contaminazione microbiologica, i prodotti per il makeup non sono gli unici indiziati. Data la loro implicazione, è importante aprire una parentesi sul ruolo dei prodotti di skin care, con un’attenzione particolare alle emulsioni cremose.
L’elevato contenuto di acqua, l’utilizzo di minerali essenziali e l’inclusione, in alcune formulazioni, di prodotti che possono potenzialmente fungere da fattori di crescita contribuiscono a rendere l’ambiente favorevole a un’eventuale contaminazione (13), assicurando ai microrganismi un ampio spettro di sostanze organiche e inorganiche necessarie alla loro proliferazione. Tra il 2005 e il 2018, in Europa sono stati segnalati 104 prodotti oggetto di contaminazione e una porzione abbondante era rappresentata proprio da prodotti skin care (5,14).
L’eterogeneità delle formulazioni, dei processi di produzione e delle modalità attraverso le quali questi prodotti vengono utilizzati rende difficoltosa un’analisi completa e omogenea dei microrganismi rappresentati. Un aspetto molto curioso riguarda la distribuzione geografica dei prodotti contaminati: dai dati presenti in letteratura si evince che prodotti provenienti da Paesi caratterizzati da climi caldi quali India, Egitto e, più in generale, dal Medio Oriente presentano dei tassi di contaminazione più elevati. Questo potrebbe essere in parte dovuto alle condizioni climatiche che caratterizzano queste zone e che, quindi, favorirebbero la proliferazione della maggior parte dei batteri patogeni (15), ma, probabilmente, anche a una carenza del rispetto delle buone pratiche di fabbricazione (Good Manufacturing Practice, GMP).
Nonostante le varianti in gioco siano molte, i dati in letteratura permettono di stabilire che, per quanto riguarda le creme, la contaminazione microbiologica del prodotto inutilizzato non è affatto rara.
Ad esempio, in uno studio effettuato in Iran nel 2000, Behravan et al hanno analizzato 48 prodotti (creme idratanti e creme per viso e mani): 24 utilizzati dai consumatori e 24 inutilizzati e conservati all’interno delle confezioni originali.
Entrambe le tipologie di prodotti, in seguito all’analisi microbiologica, hanno dimostrato di possedere una carica batterica totale compresa tra le 102 e 106 UFC, anche se la maggior parte dei prodotti presentavano una carica batterica totale compresa tra le 102 e 103 UFC. Inoltre, è stata riscontrata la presenza di bacilli Gram-positivi e Staphyloccocus aureus. Sebbene l’incidenza di contaminazione fosse maggiore nei prodotti usati (75% dei 24 campioni), i prodotti inutilizzati non ne erano di certo esenti. Difatti, il 58% dei prodotti inutilizzati sono stati oggetto di contaminazione e tra i batteri responsabili è stato individuato anche l’Escherichia coli (16).
Un altro aspetto riguardante le emulsioni cremose è la presenza di funghi e lieviti: tra questi possiamo annoverare Aspergillus e Candida albicans che, sebbene non frequenti, possono comunque contaminare i nostri prodotti (15,5). La presenza di Candida albicans all’interno di prodotti cosmetici è assai sporadica; tuttavia, dal 2006 al 2012 sono stati segnalati due casi di prodotti contaminati da quest’ultima (17).

conclusione

L’identificazione di batteri patogeni nei prodotti cosmetici usati pone l’accento su un problema importante che molto spesso viene poco considerato. Mascara e beauty blender sono infatti veicoli ottimali di microrganismi quali Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa che, se sottovalutati, possono crearci qualche danno. Un capitolo fondamentale riguarda invece i prodotti per lo skin care. Creme idratanti e creme per il viso sono terreno fertile per batteri Gram-positivi, oltre che per funghi e lieviti quali Aspergillus e Candida albicans.
Come si è potuto osservare, la contaminazione dei prodotti cosmetici non è di certo rara. La stragrande maggioranza della popolazione, però, non è a conoscenza dei pericoli che si celano dietro l’uso di cosmetici contaminati. Considerato il rischio derivante sia dall’utilizzo inappropriato sia dall’utilizzo oltre il periodo dopo l’apertura (Period After Opening, PAO) e data di scadenza, una maggiore e più approfondita educazione del consumatore è sicuramente necessaria a evitare l’autocontaminazione con microrganismi potenzialmente dannosi (6). Una misura interessante potrebbe essere il suggerimento di pratiche corrette in specifiche porzioni dell’etichetta a questo dedicate. Ad esempio, un lavaggio periodico delle beauty blenders renderebbe il prodotto meno suscettibile a contaminazione e permetterebbe, quindi, di minimizzare i rischi derivanti da quest’ultima.
Un altro accorgimento fondamentale è quello di buttare i prodotti scaduti o aperti da troppo tempo: nonostante il prodotto sembri integro e incontaminato, al suo interno potrebbe contenere microrganismi patogeni che rappresentano un rischio per la salute del consumatore.

1. SCCS (2021) Notes of Guidance for the testing of cosmetic ingredients and their safety evaluation – 11th revision.
2. ISO (International Organization for Standardization), International Standard 17516:2014. Cosmetics-Microbiology-Microbiological limits.
3. Dadashi L, Dehghanzadeh R (2016) Investigating incidence of bacterial and fungal contamination in shared cosmetic kits available in the women beauty salons. Health promotion perspectives 6(3):159-163
4. Halla N, Fernandes IP, Heleno SA et al (2018) Cosmetics Preservation: A Review on Present Strategies. Molecules 23(7):1571
5. Michalek IM, John SM, Caetano Dos Santos FL (2019) Microbiological contamination of cosmetic products-observations from Europe, 2005-2018.
JEADV 33(11):2151-2157
6. Bashir A, Lambert P (2020) Microbiological study of used cosmetic products: highlighting possible impact on consumer health.
J Appl Microbiol 128(2):598-605
7. Giacomel CB, Dartora G, Dienfethaeler HS et al (2013) Investigation on the use of expired make-up and microbiological contamination of mascaras.
Int J Cosmet Sci 35(4):375-380
8. Stewart SE, Parker MD, Amézquita A et al (2016) Microbiological risk assessment for personal care products. Int J Cosmet Sci 38(6):634-645
9. RAPEX (European Rapid Alert System for non-food consumer products), numero della segnalazione: 0508/07.
10. Reid FR, Wood TO (1979) Pseudomonas corneal ulcer. The causative role of contaminated eye cosmetics.
Arch Ophthalmol 97(9):1640-1641
11. RAPEX (European Rapid Alert System for non-food consumer products), numero della segnalazione: A12/00657/20.
12. Tomczak H, Wróbel J, Jenerowicz D et al (2019) The role of Staphylococcus aureus in atopic dermatitis: microbiological and immunological implications.
Postepy dermatol Alergol 36(4):485-491
13. Jairoun A, Al-Hemyari S, Shahwan M et al (2020) An Investigation into Incidences of Microbial Contamination in Cosmeceuticals in the UAE: Imbalances between Preservation and Microbial Contamination. Cosmetics 7(4):92
14. RAPEX (European Rapid Alert System for non-food consumer products), numeri delle segnalazioni: A12/0924/16; A12/0439/15; A12/1860/12; A12/1430/12; 1333/11; 0921/11; 0984/09; 0505/09; 0732/06.
15. EL-Bazza ZE, Toama MA, Taher HA (2011) Study of the Microbial Contamination of Cosmetic Creams before and after Use.
Biohealth Science Bulletin 3(2): 37-43
16. Behravan J, Bazzaz F, Malaekeh P (2005) Survey of bacteriological contamination of cosmetic creams in Iran.
Int J Dermatol 44(6):482-485
17. RAPEX (European Rapid Alert System for non-food consumer products), numeri delle segnalazioni: 0081/12; 0831/06.

COSMETIC TECHNOLOGY

Ilaria Salvatori 
Biologa nutrizionista,
articolista per Microbiologia Italia

S.ilaria95@outlook.it

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MICROBIOLOGIA ITALIA

Microbiologia e cosmesi si incontrano

Cosmetic Technology N° 3/2021

Cosmetic Technology N° 3/2021

Focus: Inestetismi cutanei e processi infiammatori

L’estate è appena iniziata ma il caldo ha già cominciato a farsi sentire.

Se vi siete già attrezzati per refrigerarvi, che siate in città oppure al mare o in montagna una buona lettura non guasta mai.

Noi vi consigliamo Cosmetic Technology 3, un numero ricco di contenuti e notizie interessanti…come sempre del resto! Ed il focus è Inestetismi cutanei e processi infiammatori.

Allora mettetevi comodi a leggere la rivista, ma non dimenticate di tenere il vostro smartphone a portata di mano perché alcuni testi hanno un’integrazione digitale sul sito web di CEC Editore, dove sarà possibile trovare ulteriori contenuti.
Come fare ad individuarli? Molto semplice: vi basterà osservare il simbolo che vedete qui accanto.

Il numero si apre con l’Opinion Leader: Luigi Rigano, storica presenza nell’industria e nella ricerca cosmetica di fama internazionale, ha espresso una serie di riflessioni sull'(in)stabilità cosmetica.

Nella sezione degli articoli scientifici troviamo Greta Ubiali e Silvia Romagnoli di OFI – Procemsa Group che parlano dell’acne del tronco, un’infiammazione che interessa soprattutto la zona della schiena e colpisce maggiormente gli individui in età adolescenziale o giovani adulti di sesso maschile. Una patologia spesso addirittura nascosta dal paziente.

Acne del tronco
La cosmetica arriva in aiuto
Greta Ubiali, Silvia Romagnoli

L’acne moderata del tronco si estende su spalle, torace e dorso; persiste anche oltre l’età adolescenziale e i più comuni effetti a lungo termine sono costituiti da pigmentazione post-infiammatoria e cicatrici. È una patologia nascosta dal paziente perché spesso non viene portata all’attenzione del dermatologo. Prodotti cosmetici ad hoc ben concepiti possono contribuire al miglioramento dei segni e dei sintomi dei disturbi acneiformi o rush cutanei, e coadiuvare i trattamenti farmacologici che spesso risultano aggressivi per la cute del paziente. Un’idonea matrice cosmetica deve essere progettata per fornire immediata azione idratante e lenitiva, mantenimento di un equilibrato microbioma cutaneo, tenuta sotto controllo dell’assottigliamento della barriera lipidica e dell’alterata composizione di acidi grassi.

Segue un’intera review tecnica scritta da Marilisa Franchini di CEO M 2.0 e dedicata all’acido azelaico, che in campo dermatologico si attesta essere un ingrediente prezioso e di derivazione naturale: oltre alle indiscutibili proprietà, se ne scopriranno gli impieghi di quello che possiamo definire un ingrediente multifunzione, utile in caso di rosacea, acne e melasma.

Acido azelaico
Un ingrediente multifunzione: utile in caso di rosacea, acne e melasma
Marilisa Franchini

L’acido azelaico (AA) è un ingrediente di derivazione naturale, con diversi utilizzi farmacologici in campo dermatologico. Le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti si pensa siano correlate alla sua efficacia nella rosacea papulo-pustolosa e nell’acne volgare, oltre che in altre condizioni cutanee. Si è dimostrato in grado di inibire in modo efficiente la tirosinasi e per questo è utilizzato in casi di iperpigmentazione che includono anche il melasma. L’effetto indesiderato dell’AA più riportato negli studi è una sensazione pungente (stinging) leggera e transitoria, bruciore e sensazione di prurito.
È insolubile in acqua ad alte concentrazioni e apporta delle qualità cosmetiche poco piacevoli alle formulazioni, per questo motivo è stata introdotta una nuova molecola, il Potassium Azeloyl Diglycinate (PAD), che ha un’alta solubilità, vanta un’alta attività anche a basse concentrazioni e la presenza di glicina aiuta la pelle a ripristinarsi. D’altra parte, gli studi sul PAD sono ancora pochi e abbiamo bisogno di una maggiore letteratura prima di poter rimpiazzare l’AA nei suoi usi dermatologici.

Michele Massironi, Martina Hermann, Dominik Stuhlmann et al di Symrise ci illustrano un modello ex vivo di ghiandola sebacea umana, sviluppato a partire da diversi tessuti provenienti dalla chirurgia estetica e ricostruttiva: un innovativo screening per cosmetici.

Ghiandole sebacee ex vivo: un modello innovativo per lo screening di composti cosmetici
Studio dell’attività di Tetraselmis suecica sulla regolazione del sebo
Michele Massironi, Martina Hermann, Dominik Stuhlmann, Sandra Gaebler, Ann Christin Weseloh, Marco Massironi, Alessandro Croci, Imke Meyer

La ghiandola sebacea (GS) è una ghiandola olocrina situata nel derma ed è responsabile della produzione di sebo, un olio naturale che, assieme al sudore, partecipa a comporre il film idrolipidico della pelle. Il sebo umano è coinvolto nel mantenimento della barriera cutanea, nella distribuzione di antiossidanti e nella regolazione della perdita di acqua della pelle. La sovrapproduzione di sebo può causare sia alcune patologie della pelle sia disfunzioni di interesse per l’industria cosmetica.
Finora, l’esigua disponibilità di modelli sperimentali efficaci ha sempre ostacolato la ricerca su questi annessi cutanei.
Con il presente lavoro, proponiamo un nuovo modello ex vivo di GS umana sviluppato a partire da diversi tessuti provenienti da chirurgia estetica e ricostruttiva.
Utilizzando le GS in coltura abbiamo dimostrato che l’estratto ottenuto dall’alga marina, Tetraselmis suecica, riduce significativamente i lipidi da esse prodotti.

La sezione articoli si conclude con il lavoro di Barbara Catozzi, farmacista cosmetologa, la quale spiega in che modo è stata utilizzata l’uva in campo cosmetico; in particolar modo per la realizzazione di una linea a partire dall’uva della Valpolicella, comunemente impiegata per ottenere vini pregiati quali Amarone e Recioto.

Utilizzo dell’uva in cosmesi
Realizzazione di una linea cosmetica con uva della Valpolicella
Barbara Catozzi

I benefici dell’uva e le tecniche della sua lavorazione sono noti da lungo tempo e trovano impiego sia a livello nutraceutico che cosmetico. In questo articolo si descrive la realizzazione di una linea cosmetica a partire dall’uva della Valpolicella, comunemente impiegata per la produzione di vini pregiati quali Amarone e Recioto, le cui uve sono sottoposte ad appassimento. L’uva che è stata utilizzata per creare la linea cosmetica oggetto dell’articolo è stata trattata con il metodo della bioliquefazione a opera di enzimi, al fine di estrarre una sostanza a base acquosa ricca di principi attivi. In questo testo verranno considerate le principali attività delle molecole di interesse salutistico che sono state estratte. In maniera sintetica si fa riferimento alla trattazione in letteratura su estratti comparabili come profilo di sicurezza e purezza. Infine, verranno proposte due formulazioni esemplificative.

Dopo gli articoli è la volta degli Aggiornamenti, sezione sempre molto ricca e corposa che raccoglie contributi di vario genere, tra cui le rubriche fisse di Anna Ciranni (Segnalazioni Rapex e Pareri del Scientific Committee on Consumer Safety), Lorella Giovannelli (Letteratura Cosmetica) e Sonia Cudrig (Lab in a Hub).

Alla luce della recente entrata in vigore del nuovo Regolamento 2017/745, trova spazio un doveroso approfondimento sui Dispositivi Medici, per il quale Alessandra Iavello, Irene Giovanetto e Lola Frech di ChemSafe hanno fatto una bella panoramica della normativa e delle novità che ha portato con sé.

Non mancano gli Approfondimenti Cosmetici: Berenice Scarabelli, autrice e docente di Cosmetologia, ci parla dell’incenso come prezioso ingrediente cosmetico per gli inestetismi cutanei; Darya Bulbenkova, Alice Marchetti, Beatrice Castiglioni et al, dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale e Master Emotion, trattano invece il tema delle smagliature, le lesioni cutanee antiestetiche che noi tutti conosciamo, spiegandoci come e perché si sviluppano, quali sono i soggetti più a rischio e in che modo è possibile “combatterle”.

Ilaria Salvatori, biologa nutrizionista, articolista per Microbiologia Italia, ci fa invece riflettere sul binomio microrganismi e prodotti cosmetici, i quali possono diventare una vera e propria fonte di proliferazione di microrganismi, anche patogeni, associati a patologie della pelle e inestetismi cutanei

Samiha Tamanna e Sarah Cargnin, anch’esse dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale e Master Emotion, ci raccontano dell’impiego di probiotici e prebiotici in dermatologia, in particolar modo nella prevenzione o trattamento di alcune patologie della cute, mai come ora sotto stress a seguito del persistente impiego dei dispositivi di protezione individuale e del continuo lavaggio delle mani come prevenzione dall’infezione da COVID-19. 

Altro contributo è quello di AIDECO, Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia, dove si parla dell’infiammazione intesa come meccanismo di difesa dell’organismo, che si attiva ogni volta che subentra un agente patogeno ad aggredirlo, e alla base di alcune patologie come la psoriasi, l’acne o la rosacea, ma anche come primitiva causa di altre manifestazioni cutanee come la cellulite o il fotoinvecchiamento.

Di acne (e di autofagia) scrive Cristina Patanè, Formulation Scientist, nella rubrica Beauty from Within, dove l’autrice illustra un nuovo approccio terapeutico per contrastare l’acne.

In Mercato Marco Francesco Mazzù, Angelo Baccelloni e Sara Zito, della Luiss University descrivono il ruolo cruciale che gioca il packaging nel processo di acquisto da parte del consumatore, presentano uno studio condotto su alcuni prodotti cosmetici simili ma con un diverso imballaggio.

Come dimenticare poi i contenuti delle rubriche “nuove arrivate”? Veramente impossibile!

In Eccellenze italiane  Floriana Sergio, CEO & Founder Farmaflo, rivela le proprietà di Opuntia ficus indica, una tra le specie più ricche di mucillagini e pianta utilizzata nella medicina tradizionale per alleviare le irritazioni e favorire la cicatrizzazione delle ferite.

Perche’ ci piace, la coloratissima infografica a cui si sono dedicate Serena Zanella e Ludovica Ferrari del Laboratorio Cosmopolita con una serie di intriganti consigli formulativi.

In Next Generation, Ludovica Polimeni, Marzia Oneto Domenici e Federica Ferrari, del Master di II livello in Scienza dei Prodotti Cosmetici e Dermatologici dell’Università degli Studi di Camerino, raccontano Spirulì, una linea di prodotti cosmetici ideata per ottenere la perfetta beauty routine per il trattamento di pelli impure con tendenza alle imperfezioni quali la maskne, sempre più frequente oggigiorno anche a causa dell’utilizzo continuativo della mascherina.

Ma manca qualcosa? Eh sì! Perché anche questa volta abbiamo incontrato delle personalità di primissimo ordine: la prima è Alessandra Semenzato, direttore scientifico UNIRED e docente presso l’Università degli Studi di Padova, la quale ha raccontato a tutta la redazione di CEC Editore la sua carriera accademica fin dai primi esordi e in particolar modo la nascita di UNIRED, spin-off dell’Università di Padova.

La seconda è Agostino Facchini, fondatore di Res Pharma Industriale, che ha condotto Anna Caldiroli, Direttore Scientifico della rivista, in una sorta di “visita guidata” all’interno dell’azienda, anticipata da una chiacchierata durante la quale Agostino Facchini ha raccontato la propria esperienza di imprenditore e la nascita di Res Pharma Industriale.

Non poteva mancare una selezione di formule a comporre il formulario di questo numero e, per rimanere sempre aggiornati sulle ultime tendenze messe in campo nel settore cosmetico, le schede ingredienti di:

Active UP
SILAB

DERMAPUR HP®

Deimos Group

Euro skinpure

LEHVOSS Italia
Bloomage Biotechnology

microHA™

Variati
Vytrus Biotech

QUORA NONI™

Chiudono il numero molte notizie del mondo della cosmetica e i decisamente imperdibili spunti tecnici sui prodotti finiti.
Allora cosa ne pensate? Avete abbastanza da leggere mentre vi rilassate prendendo il sole?
Occhio però a non scottarvi che a breve parleremo di Solari!

Da tutta la redazione di CEC Editore un sincero ringraziamento agli autori che hanno contribuito a rendere eccezioanle anche questo numero. Rivolgiamo un “grazie” speciale alla prof.ssa Teresa Cerchiara.

BUONA LETTURA!

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cosmetic technology

Rivista tecnico-scientifica del settore cosmetico

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Perchè ci piace – Inestetismi cutanei

Perché
ci piace

Molecole e ingredienti attivi come alleati preziosi per sentirci più confidenti dentro la nostra pelle

Gli inestetismi cutanei possono avere origini congenite-ereditarie oppure possono presentarsi nel tempo, a causa dell’invecchiamento o di fattori esterni. Qui di seguito alcuni degli ingredienti da noi selezionati che tramite diversi meccanismi d’azione contribuiscono a contrastare i molteplici e differenti inestetismi che possono alterare la nostra pelle. Di ognuno vi spieghiamo la funzione e….perchè ci piace!

Serena & Ludovica

Categoria: Attivo – Trattamento cellulite
Funzione: Ricco di principi attivi lipolitici in grado di contrastare gli inestetismi cutanei legati alla cellulite e di migliorare l’elasticità della pelle
Percentuale d’uso: 1-2%
Perchè ci piace: Ottenuto dal succo di Bergamotto, scarto della produzione dell’olio

Categoria: Attivo – Trattamento Acne
Funzione: Controlla la risposta infiammatoria associata all’acne, grazie all’azione combinata di salicilati estratti dal salice e dal cumino
Percentuale d’uso: 0,3-1,3%
Perchè ci piace: Solubile sia in fase acquosa che in fase oleosa

Categoria: Attivo – Trattamento invecchiamento cutaneo
Funzione: Estratto dell’olio di avena che non si limita a mantenere l’idratazione della pelle e a migliorarne l’elasticità, ma contrasta anche i segni dell’invecchiamento re-integrando i lipidi cutanei persi
Percentuale d’uso: 1%
Perchè ci piace: Perfetto per la formulazione di cosmetici anidri

Categoria: Attivo – Trattamento smagliature
Funzione: Inibisce i fattori coinvolti nella degradazione cutanea, che causano le smagliature. Aiuta a riparare il network di fibre della matrice extracellulare
Percentuale d’uso: 2-4%
Perchè ci piace: È stato testato sull’area addominale di donne in post-gravidanza mostrando un significativo miglioramento cutaneo con riduzione delle smagliature dopo 2 mesi di trattamento.

Categoria: Attivo – Co-adiuvante nel trattamento dell’Herpes simplex
Funzione: Un blend di tre potenti estratti botanici di Rheum palmatum, Sanguisorba officinalis, Chrysanthemum indicum che non solo è antivirale nei confronti del virus dell’herpes, ma anche antinfiammatorio e antibatterico
Percentuale d’uso: 1-3%
Perchè ci piace: Perfetto anche da usare in combinazione con trattamenti farmacologici, data la sua dimostrata attività sinergica anti HSV 1 in combinazione con l’agente antivirale Aciclovir ACV

L’Integratore Nutrizionale n°3/2021

L’Integratore Nutrizionale n°3/2021

Focus: piante e derivati naturali

Il nuovo numero de L’Integratore Nutrizionale ha dato spazio a diversi e importanti contributi sia legati al focus che non, eccone una breve presentazione cominciando dai nostri ARTICOLI scientifici:

Un articolo, a cura dell’azienda EPO, in collaborazione con l’Università degli Studi Federico II di Napoli, che ripercorre lo sviluppo di un estratto secco di Epilobium angustifolium L. che, come da indicazione riportata nelle Linee guida ministeriali di riferimento per gli effetti fisiologici, è impiegato per la funzionalità della prostata.

L’importanza della multidisciplinarietà nello sviluppo di nuovi botanicals
Il caso dell’Epilobium angustifolium L.
Violetta Insolia, Giovanna Nicotra, Cristina Santarcangelo, Maria Daglia

Gli estratti vegetali (botanicals) compresi nell’allegato 1 del Decreto del Ministero della Salute del 10 agosto 2018 sono comunemente utilizzati negli integratori alimentari, in quanto sono ingredienti ammessi dalla legislazione vigente in questa categoria di alimenti. Per garantire la qualità di tali prodotti, in termini di sicurezza nelle condizioni di impiego ed efficacia, la produzione degli estratti vegetali deve seguire un percorso rigoroso, supportato dalla ricerca scientifica, che non può prescindere da un approccio multidisciplinare che spazia dalla chimica e dalla biologia fino ad arrivare alla clinica, all’epidemiologia e alla sociologia. Qui riportiamo l’esempio dell’approccio multidisciplinare applicato allo sviluppo di un estratto di epilobio, con effetti benefici sulla funzionalità prostatica.

L’Università degli studi di Padova presenta uno studio dei meccanismi d’azione di curcuma, caffè verde, Polygonum cuspidatum e cranberry

La metabolomica in nutraceutica
Studio dei meccanismi d’azione di curcuma, caffè verde, Polygonum cuspidatum, cranberry
Marta Faggian, Gregorio Peron, Stefano Dall’Acqua

La comprensione dei meccanismi d’azione degli ingredienti attivi naturali e la valutazione della loro efficacia e sicurezza rappresentano tutt’oggi una sfida nell’ambito dei food supplements. La ricchezza del fitocomplesso e la molteplicità dei target biologici d’azione che caratterizzano molti degli attivi naturali ben si sposano con la visione olistica dell’approccio metabolomico, una scienza che studia il profilo generale dei metaboliti di un organismo e come questi variano a seguito di stimoli di varia natura. In questo lavoro vengono presentati gli studi di metabolomica condotti a seguito della somministrazione prolungata di 4 estratti vegetali impiegati nel mercato nutraceutico (curcuma, caffè verde, Polygonum cuspidatum, cranberry), monitorando i cambiamenti del metaboloma urinario a seguito del trattamento, sia in soggetti sani che in animali da laboratorio. Questi studi hanno da una parte correlato la somministrazione degli estratti vegetali alla presenza di marker urinari legati a specifiche trasformazioni fisiologiche, come il metabolismo degli acidi grassi e la riduzione dell’attività infiammatoria, fornendo informazioni circa il meccanismo d’azione; dall’altra hanno dimostrato il ruolo attivo del microbiota intestinale, la cui composizione viene non solo influenzata a seguito della somministrazione dell’estratto ma ne influenza a sua volta i processi metabolici e l’attività.

Francesco Francini Pesenti presenta una revisione della letteratura scientifica riguardante gli Integratori alimentari a base di curcuma e un loro possibile danno epatico.

Integratori alimentari a base di curcuma e danno epatico
Una revisione della letteratura scientifica
Francesco Francini Pesenti

La psoriasi è definita come una patologia della pelle a carattere cronico-recidivante, caratterizzata da un’infiammazione sostenuta che porta a un’incontrollata proliferazione dei cheratinociti e alla loro differenziazione disfunzionale. All’esame istologico sono evidenti placche che mostrano acantosi, infiltrati infiammatori e neo-vascolarizzazione tipici di una patologia autoimmune su base infiammatoria. Gli approcci terapeutici non sono sempre soddisfacenti e la scelta della terapia è legata al grado di severità e alle comorbidità. Da mite a moderata la psoriasi può essere trattata con terapie topiche, da moderata a severa spesso il paziente ha bisogno di ricevere cure sistemiche. In questo panorama la possibilità di intervenire con successo usando nutraceutici e/o modificando le abitudini alimentari rappresenta un’opportunità da perseguire, nell’ottica di ridurre la gravità della patologia e limitare le recidive. L’integrazione della dieta con vitamina D rappresenta una delle scelte perseguite da maggior tempo e che trovano il solido supporto scientifico. Analogamente anche l’uso di omega 3 ha delle basi razionali, sebbene la scelta della dose sia cruciale. Recenti evidenze suggeriscono interessanti riflessioni sull’importanza di una condizione di eubiosi cutanea e intestinale nella gravità della psoriasi, ma anche nella manifestazione delle recidive. Infine vengono analizzati i risultati positivi ottenuti con diete ipocaloriche e gluten-free, suggerendo l’utilità di un approccio multidisciplinare di supporto alle terapie convenzionali per una migliore gestione dei sintomi e delle comorbidità associate alla psoriasi.Una revisione 

della letteratura scientifica

Roberto Miniero, in collaborazione con altri esperti universitari, propone la revisione sulle proprietà nutraceutiche del latte di cammella.

Il latte di cammella
Revisione della recente letteratura sulle proprietà nutraceutiche
Roberto Miniero

La composizione unica, i valori nutrizionali e i numerosi effetti benefici del latte di cammella (LC) sono ben noti fin dall’antichità. Il LC sta attirando interesse crescente per i suoi effetti positivi sul controllo e prevenzione di molteplici patologie. Numerosi studi sono stati condotti, principalmente da ricercatori arabi, indiani, israeliani e pakistani, in aree dove la popolazione di cammelli è maggiormente presente. I risultati delle loro ricerche, sebbene effettuate su casistiche limitate, suggeriscono come il LC potrebbe essere utilizzato con buoni risultati in soggetti con diabete mellito (DM), allergia alle proteine del latte vaccino (APLV) e intolleranza al lattosio. 

In Europa e negli USA, piccoli allevamenti producono LC fresco o a lunga conservazione disponibile sul mercato internazionale. Nei primi mesi del 2013 il Dipartimento per la Salute e la Politica dei Consumatori della Commissione europea ha concluso le procedure di autorizzazione per l’importazione del LC a lunga conservazione dagli Emirati Arabi, rendendo più agevole il reperimento del prodotto in Europa. Questo lavoro descrive la composizione e le proprietà nutrizionali del LC. Questa revisione aggiorna sui dati più recenti della letteratura circa la  composizione e le proprietà nutraceutiche del LC.

Di grande interesse anche la sezione AGGIORNAMENTI, con preziosi contributi e importanti approfondimenti:
– LETTERATURA SCIENTIFICA: Domenico Barone parla di botanicals e in particolare modo delle alghe.
– RICERCA E INNOVAZIONE: Sara Di Costanzo e Silvia Romagnoli, della ricerca e Sviluppo di OFI-Procemsa Group, puntano l’attenzione sulla tisana liquida ready-to-use come innovazione per il benessere mentale.
– APPROFONDIMENTI FORMULATIVI: SIFNUT, in questo numero, presenta The golden nutraceutical, il Coenzima Q10.
– PIANTE E DERIVATI BOTANICI: si affronta il tema dell’adulterazione dell’olio di lavanda.
– APPROFONDIMENTI NORMATIVI che dà spazio ai preziosi aggiornamenti di Gabriella Ferraris e Armando Antonelli.
– PUBBLICITA’ AL VAGLIO: l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria monitora i messaggi che non rispettano il Codice della Comunicazione Commerciale.
– BIOTECH: Gabriele Fontana ci aggiorna sullo studio dell’Unione europea sulle nuove tecniche genomiche (NGT) sviluppate per rendere sempre più sostenibili le biotecnologie vegetali.

Un occhio di riguardo anche alle AZIENDE che presentano nuovi ingredienti sia legati al focus, sia legati a temi di altrettanto interesse, in particolare:

Questi e tanti altri interessanti argomenti ti aspettano su questo numero... BUONA LETTURA!

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Cosmetic Technology 2/2021

Cosmetic Technology 2/2021

Focus: capelli

Ci siamo… eccoci pronti con il numero 2 di Cosmetic Technology!
Prima di tutto è doveroso (ed emozionante!) segnalare che a partire da questo numero ci saranno delle ulteriori novità.

Partiamo con l’Opinion Leader: si tratta di un nuovo spazio dedicato, appunto, alle opinioni di persone che ricoprono un ruolo di rilievo all’interno del settore cosmetico. Abbiamo deciso di inaugurare questa nuova sezione con il contributo di Paolo Siragusa, Cosmetic Designer e membro del Comitato Scientifico della nostra rivista, il quale ci parlerà delle proprietà della schiuma: un’avvincente experience tra le bollicine che si addentra tra la fisica, la chimica e l’arte.

Altra nuova arrivata è la rubrica Eccellenze Italiane che troverete all’interno della sezione Aggiornamenti e che nasce con l’idea di promuovere materie prime territoriali. A questo proposito Floriana Sergio, CEO & Founder Farmaflo, caldeggia l’utilizzo di materie prime in grado di mantenere nel tempo una chioma sana, luminosa e dal colore pieno. Oltre a essere sostenibili, questi materiali sono “siciliani nell’anima e nei fatti”, grazie anche alla collaborazione con giovani imprenditori siciliani nel campo della bioagricoltura o delle materie prime che contribuiscono al rilancio del territorio.

Proseguiamo poi con Next Generation: si tratta di uno spazio inserito all’interno della sezione Aziende, interamente dedicato alla presentazione di “prototipi” di linee di prodotti finiti. La rubrica nasce grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Camerino e al suo master in cosmetologia; si parlerà di una linea innovativa di profumi per capelli intitolata Vivaldi, in onore del famoso compositore italiano, proprio perché i profumi realizzati sono quattro, uno per ogni stagione, in omaggio all’opera Le quattro stagioni.

Ora che abbiamo fatto gli “onori di casa” alle nuove arrivate, passiamo allo Speciale di questo numero intitolato Parola alle donne. Quest’anno, infatti, abbiamo deciso di celebrare la festa della donna con uno Speciale tutto al femminile, intervistando 3 donne della cosmetica che lavorano con grande passione: Diana Dashi, responsabile del laboratorio R&D di Deimos Group e che proprio nei primi mesi del 2021 ha concluso il suo percorso di dottorato in Chimica nel settore Farmaceutico Tecnologi co Applicativo; Ludovica Ferrari e Serena Zanella di Laboratorio Cosmopolita, dedicato allo sviluppo di differenti tipologie di formulazioni cosmetiche, che ci hanno raccontato l’esordio e l’operatività di un’attività nata agli inizi del 2020.

Ludovica e Serena hanno poi contribuito alla realizzazione di un’infografica – che mi permetto di definire un desiderio che ha preso forma – pensata per presentare gli ingredienti utilizzabili in formulazioni specifiche per la cura dello scalpo e del capello di soggetti con cute particolarmente sensibile. Ognuno di questi può avere una o più funzioni e può essere adatto o meno in determinate condizioni formulative. 

Torna la rubrica Certificazioni, con la quale Simone Tabellini, Copywriter di Sfridoo, ci parlerà delle certificazioni ambientali da utilizzare per creare un business di successo.

Per chi ha già dato un’occhiata alla newsletter, su questo numero ospitiamo con piacere l’intervista a Matteo Locatelli, titolare di Pink Frogs e vicepresidente di Cosmetica Italia, il quale ci ha raccontato del cammino che ha intrapreso nella direzione della sostenibilità; un percorso che ha permesso alla sua azienda di farsi strada e di contraddistinguersi dalle altre del settore cosmetico, proprio per aver rivoluzionato il proprio modello di business puntando sulla carta vincente della sostenibilità. Non ultima, l’intervista a Ferdinanda Gellona, direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici, con la quale abbiamo parlato dei cambiamenti introdotti nel settore dei Dispositivi Medici grazie ai nuovi regolamenti e di quelle che saranno le sfide per il futuro.

Passiamo poi ai contenuti “tradizionali” partendo con i due ARTICOLI scientifici:

Uno scudo per la protezione dei capelli, in cui si parla di uno studio attraverso il quale è stata stimolata l’esposizione dei capelli all’inquinamento ambientale, utilizzando capelli caucasici decolorati due volte di Symrise.

Uno scudo per la protezione dei capelli
Una nuova tecnologia per proteggere i capelli dall’inquinamento ambientale
Carolina Lourenco, Marcia de Paula

Negli ultimi decenni l’inquinamento dell’aria è aumentato a livello globale. Attualmente i consumatori avvertono in maniera sostanziale il modo in cui l’inquinamento dell’aria e le particelle di polvere influenzano direttamente la salute e la qualità della pelle e dei capelli.
In questo studio abbiamo simulato l’esposizione dei capelli all’inquinamento ambientale, utilizzando capelli caucasici decolorati due volte. Abbiamo valutato pettinabilità e lucentezza prima e dopo l’esposizione alle polveri standard in una camera con ricircolo d’aria, controllando densità delle polveri e tempo di esposizione. Le immagini del microscopio elettronico a scansione (Scanning Electron Microscopy, SEM) hanno mostrato l’aspetto della superficie dei capelli dopo la deposizione delle particelle di polvere e lo spettrometro a raggi X a dispersione di energia (Energy Dispersive System, EDS) ha determinato la percentuale di alcuni residui trovati sulle fibre dei capelli.
Le ciocche precedentemente trattate con shampoo e balsamo contenenti l’1% di principio attivo (nome INCI: Pentylene Glycol, Aqua, Glycerin, Triticum Vulgare Bran Extract, 1,2-hexanediol, Caprylyl Glycol) prima dell’esposizione alle particelle di polvere sono risultate meno danneggiate dall’inquinamento simulato. L’energia richiesta per pettinare i campioni e la riduzione della lucentezza sono risultate significativamente inferiori rispetto ai campioni non trattati nello stesso modo. Le immagini SEM hanno mostrato meno particelle aderenti e migliori condizioni generali nei campioni trattati. I valori EDS hanno confermato una minore deposizione di alluminio e calcio.
Il prodotto sotto esame si è dimostrato in grado di impedire l’adesione delle particelle inquinanti migliorando pettinabilità e brillantezza dei capelli. Rappresenta una nuova soluzione per le persone che vivono nelle grandi città a livello di salute, qualità e bellezza dei capelli.

Solventi alternativi per l’estrazione di piante dolomitiche, in cui si parla di cinque piante legate all’ambiente dolomitico che sono state estratte con una serie di solventi “green” o loro miscele per identificare il metodo più idoneo alla concentrazione di importanti principi attivi quali i polifenoli, uno degli estratti studiati (estratto di gelso) è stato poi testato in vitro, per la sua azione depigmentante cutanea, per una possibile applicazione cosmetica, articolo scritto da autori d’eccellenza tra cui Luigi Rigano anche membro del Comitato Scientifico di Cosmetic Technology

Solventi alternativi per l’estrazione di piante dolomitiche
Recupero di attivi depigmentanti da filiere e processi di estrazione sostenibili
Stefano Francescato, Luigi Rigano, Sara Ferrari, Nicola Lionetti, Gabriele De Nadai, Stefano Dall’Acqua, Marta Faggian, Gregorio Peron, Gianni Baratto

Le Dolomiti sono catene montuose alpine di origine sedimentaria create da depositi oceanici, posizionate tra Venezia e le Alpi europee. Adattandosi a migliaia di anni di evoluzione per la loro particolare posizione geografica, le piante dolomitiche si sono adattate alle elevate altitudini e alle condizioni climatiche, producendo interessanti metaboliti secondari necessari per difendersi dagli attacchi ambientali. Scopo di questo lavoro è stato per prima cosa la selezione di cinque piante legate all’ambiente dolomitico (scutellaria, calendula, rododendro, zafferano, gelso) provenienti da filiere sostenibili. Le specie sono state estratte con una serie di solventi “green” o loro miscele, per identificare il metodo più idoneo alla concentrazione di importanti principi attivi quali i polifenoli. Infine, uno degli estratti studiati (estratto di gelso) è stato testato in vitro per la sua azione dipigmentante cutanea, per una possibile applicazione cosmetica. Dal momento che finora le ricerche riguardanti l’identificazione di nuovi sistemi solventi “green” sono limitate, questo lavoro apre la strada allo studio di nuove strategie estrattive su misura di metodi analitici e di testing da applicare a particolari specie legate all’ambiente dolomitico.

Passando poi agli AGGIORNAMENTI, con la rubrica Beauty from Within Edith Filarete e Jean Yves Berthon illustreranno uno studio con il quale si è voluto verificare se l’applicazione del fermentato di Sphingomonas sulla pelle di donne anziane è in grado di rallentare il meccanismo di senescenza cellulare, apportando nel contempo un effetto positivo sull’umore.

Seguono poi gli Approfondimenti Legislativi, dove due Dottori commercialisti dello Studio Pirola Pennuto Zei & Associati, Francesco Zondini e Stefano Cesati, ci informeranno sui principali effetti degli scambi commerciali a seguito della Brexit e con la fine del periodo “transitorio” previsto dall’Accordo di recesso del Regno Unito dalla Comunità europea a decorrere dal 1° gennaio 2021, e gli Approfondimenti Cosmetici, dove Rita María Bran García del Master Emotion e Irene Preet Bhela, dell’Università del Piemonte Orientale, ci sveleranno l’importanza dell’acido 18-metileicosanoico (18-MEA) nel saper contrastare tutti i fattori che contribuiscono a danneggiare i capelli.

Un occhio di riguardo anche alle AZIENDE che presentano nuovi ingredienti sia legati al focus, sia legati a temi di altrettanto interesse, in particolare:

amita HC
Full Circle

Raspberry
e Blueberry NECTA®

Eico Novachem
Berkem

Urban’hair

Deimos Group
Robertet Group

Keranat™

Pharma Cosm Polli
Aqia

Pro.Liss® 100

Completano poi il quadro le nostre rubriche fisse scritte da Anna Ciranni (Pareri del Scientific Committee on Consumer Safety e le Segnalazioni Rapex), Sonia Cudrig (Hints for Lab) e Lorella Giovannelli (Letteratura) e l’ormai consolidata rubrica di presentazione e discussione tecnica dei prodotti finiti.

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Rivista tecnico-scientifica del settore cosmetico

L’Integratore Nutrizionale n°2/2021

L’Integratore Nutrizionale n°2/2021

Focus: STRESS MANAGEMENT E SALUTE IMMUNITARIA

Il nuovo numero de L’Integratore Nutrizionale ha dato spazio a diversi e importanti contributi sia legati al focus che non, eccone una breve presentazione dei nostri ARTICOLI scientifici:

Un articolo, a cura dell’azienda Horphag Research, nel quale si presentano gli effetti benefici dell’estratto di quercia francese sulla gestione dello stress.

Estratto di legno di quercia francese
Effetti benefici nella gestione dello stress, recupero ed energia
Franziska Weichmann

Per centinaia di anni, i polifenoli presenti nel legno di quercia sono stati consumati insieme alle bevande conservate e invecchiate nelle botti di quercia. Le roburine sono esempi di questi polifenoli che appartengono alla classe degli ellagitannini e sono presenti solo nella quercia. L’estratto in acqua standardizzato di legno di quercia francese Quercus robur* è stato studiato esaminando 1172 soggetti in oltre 20 studi clinici pubblicati in letteratura. I risultati di questi studi sono in linea con gli effetti rilevati delle urolitine che indicano un’aumentata mitofagia (autofagia mitocondriale). Questo processo consiste nel rinnovamento dei vecchi mitocondri (le centrali energetiche del corpo), inefficienti dal punto di vista energetico, e la conseguente maggiore capacità energetica. Le urolitine A, B e C sono metaboliti contenuti nell’estratto di legno di quercia francese (French Oak Wood Extract, FOWE), prodotti nell’intestino della maggior parte degli individui a seguito della supplementazione di tale estratto. È stato rilevato che non solo i livelli, ma anche il numero di produttori di urolitina era aumentato dopo l’assunzione prolungata dell’estratto. È stato riscontrato che la supplementazione di FOWE aiutava gli individui affetti da stanchezza cronica o burnout a recuperare livelli di energia e attività più elevati. L’estratto ha dimostrato, inoltre, di essere in grado di migliorare condizioni caratterizzate da disturbo da stress post-traumatico. Negli esperimenti condotti sui metaboliti prelevati dagli individui dopo il consumo di tale estratto, è stata rilevata una maggiore produzione di ribosomi in diverse linee cellulari. Questo aumento di ribosomi nelle cellule accelera la produzione di peptidi per soddisfare la richiesta di proteine, rendendo il FOWE un possibile potenziatore della resistenza e delle prestazioni fisiche.

DemBiotech presenta un fitocomplesso titolato e standardizzato derivante dall’Echinacea purpurea, ottenuto con una tecnologia innovativa denominata CROP®.

Echinacea purpurea biotech: efficacia standardizzata
Fitocomplesso titolato dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie
Elisa Barbieri, Sofia Bertoncello, Raffaella Rizzi

L’Echinacea purpurea è una pianta erbacea comunemente utilizzata negli integratori alimentari per aiutare le normali difese dell’organismo e le funzionalità delle prime vie respiratorie. Grazie a una tecnologia innovativa denominata CROP® (Controlled Release of Optimized Plants), è stato possibile produrre con la tecnica delle colture vegetali in vitro, a partire da un frammento di pianta di Echinacea purpurea, un fitocomplesso titolato e standardizzato. Questa tecnologia è in grado di assecondare la crescente domanda da parte del mercato di botanicals con elevati standard di qualità e di sicurezza, proteggendo il consumatore da prodotti fraudolenti di scarsa qualità. Il fitocomplesso che ne deriva, titolato in acido cicorico, ha dimostrato, attraverso studi in vitro, di esercitare una marcata attività antinfiammatoria e antiossidante, agendo con effetto protettivo a livello cellulare.

Un interessante lavoro dell’Università di Pisa, in cui viene presentato un supporto multidisciplinare per la gestione dei sintomi nella psoriasi.

Supporto multidisciplinare per la gestione dei sintomi nella psoriasi
Possibili approcci nutraceutici e nutrizionali
Lara Testai, Elisa Chetoni

La psoriasi è definita come una patologia della pelle a carattere cronico-recidivante, caratterizzata da un’infiammazione sostenuta che porta a un’incontrollata proliferazione dei cheratinociti e alla loro differenziazione disfunzionale. All’esame istologico sono evidenti placche che mostrano acantosi, infiltrati infiammatori e neo-vascolarizzazione tipici di una patologia autoimmune su base infiammatoria. Gli approcci terapeutici non sono sempre soddisfacenti e la scelta della terapia è legata al grado di severità e alle comorbidità. Da mite a moderata la psoriasi può essere trattata con terapie topiche, da moderata a severa spesso il paziente ha bisogno di ricevere cure sistemiche. In questo panorama la possibilità di intervenire con successo usando nutraceutici e/o modificando le abitudini alimentari rappresenta un’opportunità da perseguire, nell’ottica di ridurre la gravità della patologia e limitare le recidive. L’integrazione della dieta con vitamina D rappresenta una delle scelte perseguite da maggior tempo e che trovano il solido supporto scientifico. Analogamente anche l’uso di omega 3 ha delle basi razionali, sebbene la scelta della dose sia cruciale. Recenti evidenze suggeriscono interessanti riflessioni sull’importanza di una condizione di eubiosi cutanea e intestinale nella gravità della psoriasi, ma anche nella manifestazione delle recidive. Infine vengono analizzati i risultati positivi ottenuti con diete ipocaloriche e gluten-free, suggerendo l’utilità di un approccio multidisciplinare di supporto alle terapie convenzionali per una migliore gestione dei sintomi e delle comorbidità associate alla psoriasi.

L’approfondimento, a cura dell’Università di Padova, vede al centro dell’interesse le attività biologiche dell’acido alfa-linolenico poichè è un acido grasso omega-3 che risulta avere un ruolo molto rilevante nella nostra dieta.

Acido alfa-linolenico
L’omega 3 sottovalutato
Silvia Michieletto, Francesco Visioli, Stefan-Alexandru Panaite

L’acido alfa-linolenico (ALA) è un acido grasso omega 3 (18:3ω3 o n-3), le cui attività biologiche ed effetti sulla salute, specialmente negli ultimi anni, stanno suscitando un ampio interesse nella ricerca. L’ALA si trova prevalentemente nei vegetali e, essendo un acido grasso della serie omega 3, viene considerato essenziale. L’ALA è il precursore della serie di acidi grassi n-3 a lunga catena e più insaturi, anch’essi essenziali, fra cui l’acido eicosapentenoico (EPA) (20:5ω3) e l’acido docosaesanoico (DHA) (22:6ω3). Mentre EPA e DHA sono acidi grassi ampiamente conosciuti, le ricerche umane sull’acido alfa-linolenico sono ancora scarse e insufficienti per comprenderne pienamente le funzioni fisiologiche. Alcuni studi epidemiologici, peraltro, supportano l’ipotesi che l’ALA, di per sé, sia associato a una riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari, e ad un effetto protettivo sull’infarto miocardico e sull’ictus. Alcuni trial clinici sono stati pubblicati e altri sono in corso di svolgimento. In attesa dei risultati, l’introduzione di alimenti ricchi di ALA o l’ipotesi di un’integrazione sono importanti per le persone che cercano fonti di omega 3 oltre il pesce e l’olio di pesce.

Di grande interesse anche la sezione AGGIORNAMENTI, con preziosi contributi e importanti NOVITA’:
Approfondimenti formulativi, a cura di Sifnut, che affronterà, in questo numero, l’importanza della formulazione corretta della Vitamina B12 per migliorarne l’assorbimento.
La NUOVA rubrica BIOTECH, che introdurrà i nostri lettori nel mondo delle biotecnologie, che oggi trovano applicazione in numerosi settori. Ringraziamo Elena Sgaravatti per questa preziosa collaborazione!

Un occhio di riguardo anche alle AZIENDE che presentano nuovi ingredienti sia legati al focus, sia legati a temi di altrettanto interesse, in particolare:

Questi e tanti altri interessanti argomenti ti aspettano su questo numero... BUONA LETTURA!

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l'integratore nutrizionale

Rivista tecnico-scientifica del settore nutraceutico
e dell'integrazione alimentare

Laboratorio Cosmopolita

Laboratorio Cosmopolita

Quando la passione ti indica la strada

Ricerca e Sviluppo, attenzione al cliente e all’ambiente, apertura e confronto: sono questi i principi fondamentali che caratterizzano il Laboratorio Cosmopolita, nato quasi per caso dalla mente di Serena Zanella, laureata in Farmacia, la quale ha saputo fare della sua più grande passione il proprio lavoro.
Una serie di fortunati eventi ha poi fatto sì che incrociasse sul proprio cammino Ludovica Ferrari, laureata in Chimica industriale ma con una grande passione per il mondo cosmetico.
Abbiamo dunque incontrato queste due giovani donne per conoscere più da vicino il Laboratorio e il progetto di imprenditoria femminile che vi sta dietro.

Serena Zanella

Founder & Cosmetics Creator

Ludovica Ferrari

Cosmetic Formulator Chemist

R. Serena: dopo essermi laureata in Farmacia presso l’Università degli Studi di Milano, ho lavorato per breve tempo come farmacista, anche se nel frattempo stava maturando sempre più dentro di me un interesse per il settore cosmetico. Fu così che decisi di iscrivermi al Master in Scienze Cosmetiche dell’Università degli Studi di Pavia.
Devo dire che il Master mi ha aiutato molto ad addentrarmi sempre più nel mondo della cosmetica e di certo ha contribuito alla mia professionalizzazione.
R. Ludovica: con una formazione prettamente umanistica, dopo il liceo classico ho deciso di intraprendere un’altra strada laureandomi in Chimica Industriale presso l’Università degli Studi di Milano. Potrebbe sembrare un grosso cambiamento, ma a dire il vero io credo che i due ambiti si sposino perfettamente: l’amore per le materie umanistiche rimane, ma ciò non preclude il mio interesse per la scienza. Durante questo percorso di studi ho però capito che, nonostante i vari sbocchi nel settore chimico che una laurea di questo tipo avrebbe potuto offrirmi, il mondo cosmetico mi affascinava di gran lunga.

R. Serena e Ludovica: è stato un caso ma siamo fermamente convinte che questo sia un valore aggiunto per il nostro lavoro in laboratorio, anche perché avere background differenti ci permette di arrivare insieme dove non saremmo mai arrivate da sole, integrando le nostre conoscenze e competenze per svolgere al meglio il nostro lavoro.

R. Serena: durante il Master ho lavorato presso un’azienda di makeup conto terzi ricoprendo il ruolo di controllo qualità, ricerca e regolatorio. Questa esperienza è durata circa un anno, dopo di che ho lavorato per un distributore di materie prime per circa cinque anni. Qui ho assunto il ruolo di supporto tecnico ai clienti che prevedeva da una parte la presentazione delle materie prime, ma anche un interessante confronto con i formulatori.
È un lavoro che mi è piaciuto molto e che mi ha permesso di instaurare un bel rapporto con i formulatori.
Nel frattempo la mia passione per la formulazione mi ha portato ad attrezzarmi a casa munendomi dei primi indispensabili strumenti per cominciare: un bancone, una bilancia e una piastra. Ho poi ordinato materie prime per creare formule in autonomia per puro e semplice interesse.
Con il passare del tempo c’è stata un’evoluzione graduale che è partita con l’acquisto a buon prezzo di un macchinario (Silverson), senza l’idea però di creare una linea commerciale; si trattava semplicemente di saziare la mia voglia di sperimentare.
Successivamente mi contattò un’azienda terzista di skin care in provincia di Bologna, nell’appennino tosco-emiliano, che stava cercando un formulatore. Io però, non avendo la possibilità di trasferirmi, mi sono offerta di formulare a distanza. Loro erano molto interessati. Si è creato così un buon rapporto e io sono riuscita a gestire entrambi i lavori. Per loro sviluppavo completamente la formula sulla base di ciò che chiedevano i clienti, quindi loro mi mandavano le materie prime, io realizzavo la formula e poi gliele rispedivo. Ancora oggi collaboro con loro da ormai quattro anni.
Successivamente la voce si è sparsa e ho ricevuto altre richieste. A quel punto avevo raggiunto dei clienti fissi e non riuscivo più a stare dietro a entrambi i lavori, ma non ho voluto aprire il laboratorio finché non ero certa di riuscire a gestirlo. Dopo essermi decisa ho trovato dei locali vicino a casa mia e ho trasferito tutte le macchine che avevo, da casa al laboratorio. Era il gennaio 2020.

R. Ludovica: dopo l’università ho lavorato per un’azienda terzista molto grande che mi ha permesso di avvicinarmi al mondo cosmetico facendo emulsioni. Ho conosciuto molti formulatori che mi hanno fornito un’ottima base e preziosi insegnamenti. Ho lavorato qua per circa un anno e mezzo, dopo di che ho iniziato a lavorare per un fornitore di materie prime, sempre nell’area della Ricerca e Sviluppo. Un approccio completamente differente perché se prima ricevevo i brief con delle indicazioni ben precise, in quel caso ero completamente libera di creare e formulare senza avere particolari direttive. Successivamente si sono susseguiti cambiamenti interni all’azienda che mi hanno portato in Francia, a Parigi, in quel fatidico gennaio 2020. In principio sarei dovuta rimanere lì fino a maggio ma poi purtroppo, a causa della situazione mondiale legata al COVID-19, il mio contratto fu destinato a finire, ed è proprio qua che è entrata in gioco Serena.

R. Serena: come stavo dicendo, a gennaio 2020 ho aperto il Laboratorio. Poi è scoppiato il COVID-19, ma comunque bene o male ho continuato a lavorare, anche perché la maggior parte delle attività le svolgevo qua dal Laboratorio, in totale sicurezza.
Facendo un passo indietro, a dicembre 2019 ho conosciuto Ludovica per pura casualità durante un’occasione di lavoro. Le raccontai del mio progetto e di ciò che stavo facendo e che avevo in mente di realizzare; lei mi parve subito entusiasta e mi ricordo che quello stesso giorno ricevetti il logo del Laboratorio. Poi siamo rimaste in contatto anche durante i primi mesi dell’anno successivo.

R. Ludovica: questo incontro risale a poco prima della mia partenza. Io ero davvero rimasta colpita dalla storia di Serena, così come dalla sua tenacia. Poi sono partita. Durante quei mesi ci siamo sentite e alla scadenza del mio contratto ho ricevuto un audio da Serena in cui mi proponeva di aiutarla momentaneamente al Laboratorio in attesa di trovare un nuovo impiego. Ero al settimo cielo.

R. Serena: io ero arrivata a un punto in cui un aiuto in più mi faceva molto comodo, quindi abbiamo cominciato questa collaborazione, ma nel frattempo ho anche aiutato Ludovica a fare dei colloqui. Allo stesso tempo, però, le richieste erano sempre più elevate e il lavoro stava aumentando; quindi da soli due giorni alla settimana ho deciso di assumerla a tempo pieno da gennaio 2021. Ed è proprio per questo motivo che quest’anno il Laboratorio si è trasformato da società individuale in società in accomandita semplice (sas).

R. Serena: ho deciso di chiamarlo Laboratorio Cosmopolita perché adoro viaggiare e infatti sono in contatto con tantissimi formulatori in tutto il mondo. Ci sentiamo molto spesso e il nome nasce proprio con l’intenzione di offrire un’apertura al mondo confrontandomi con i formulatori di ogni Paese e nazionalità.
Ci sono formulatori che sono di mentalità chiusa, mentre io credo che sia davvero utile avere una mentalità aperta. Penso che la possibilità di riuscire ad apprendere qualcosa di nuovo ogni giorno da questo network che abbiamo creato e dalla rete di rapporti che abbiamo costruito sia davvero importante per il confronto e per il sostentamento, specialmente in questo periodo.

R. Serena: teniamo a far crescere il Laboratorio per soddisfare i nostri clienti e a valorizzare l’attività di ricerca e sviluppo. Di solito quando ci rapportiamo con i clienti preferiamo offrire loro una proposta formulativa del tutto nuova. Non tutti, però, chiedono formule “su misura”, ecco perché nel frattempo stiamo provvedendo a realizzare un portfolio di formule già a disposizione. Vogliamo farlo ma in un modo innovativo e sempre rispettando i trend del momento.

R. Serena: Di certo tutta la procedura amministrativa a cui ho dovuto far fronte per passare da ditta individuale a sas ha richiesto molti sforzi, specialmente in questo periodo.
Poi ritengo che sia difficile pensare a un’offerta ad hoc per i clienti e riuscire a capire fin dall’inizio se ci sarà un ritorno economico. Io però ho sempre voluto investire nel tempo che dedichiamo ai clienti perché anche per loro può essere utile capire come lavoriamo.

R. Serena: per me la priorità è evitare gli sprechi, anche a livello di materie prime, e purtroppo nei magazzini delle aziende questo succede in continuazione. Quindi per prima cosa compriamo delle materie prime che sappiamo di trovare in commercio a piccoli tagli. Io credo che questo sia uno dei problemi più grandi nelle piccole aziende. A livello di prodotto, invece, puntiamo su processi ecosostenibili, anche se non è semplicissimo riuscire ad avere un prodotto 100% ecosostenibile, soprattutto a livello di packaging. Là sta al cliente capirne il valore.

R. Ludovica: a mio parere è necessario contrastare in tutti i modi la disinformazione. Questo fenomeno sta dilagando sempre più grazie ai numerosi “influencer” che sono soliti diffondere fake news nei confronti di alcuni ingredienti che alla fine sono assolutamente validi. Purtroppo molti clienti, o clienti di clienti, quindi i consumatori, prendono per oro colato il messaggio veicolato da queste persone e di conseguenza impostano le loro scelte escludendo a prescindere certi ingredienti, fino a renderne impossibile l’impiego. Il nostro obiettivo è proprio quello di dare voce alla scienza contrastando queste dicerie, e anche in questo caso è fondamentale essere propensi a un’apertura mentale.

R. Serena e Ludovica: dipende dai casi. Alcuni clienti apprezzano il nostro entusiasmo, altri invece sono più diffidenti e cominciano a fare paragoni con aziende e laboratori molto più grandi. Noi nel nostro piccolo siamo comunque soddisfatte perché riusciamo a fare cose che si fanno anche in laboratori più grandi. La nostra mission consiste nel fatto di essere un laboratorio di ricerca e non vogliamo distaccarci troppo da questa impronta.

COSMETIC TECHNOLOGY

Serena Zanella
Founder & Cosmetics Creator • serenaz@laboratoriocosmopolita.com

Ludovica Ferrari
Cosmetic Formulator Chemist • ludovicaf@laboratoriocosmopolita.com

www.laboratoriocosmopolita.com

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Perchè ci piace – Capelli

Perché
ci piace

Potenzialità, a volte inaspettate, di ingredienti
per la cura del capello e dello scalpo

Abbiamo selezionato ingredienti utilizzabili in formulazioni specifiche per la cura dello scalpo e del capello di soggetti con cute particolarmente sensibile. Ognuno di questi può avere una o più funzioni e può essere adatto o meno in determinate condizioni formulative. Di ognuno vi spieghiamo la funzione e….perchè ci piace!

Serena & Ludovica

Categoria: Ingrediente funzionale
Funzione: Emolliente e fattore di consistenza, ha proprietà condizionanti sul capello asciutto e bagnato e ne aumenta la lucentezza
Percentuale d’uso: 1-10%
Perchè ci piace: Alternativa ai condizionanti cationici

Categoria: Attivo
Funzione: Rallenta la caduta dei capelli, aumentandone la densità. Impatta positivamente sulla salute del microbiota dello scalpo
Percentuale d’uso: 1-2%
Perchè ci piace: Delicata profumazione naturale

Categoria: Conservante –  olio essenziale –  Attivo
Funzione: Agente antimicrobico di origine naturale, ad ampio spettro. Condizionante sul capello e vero e proprio profumo
Percentuale d’uso: 1-2%
Perchè ci piace: Stabile in un ampio range di pH, da 3 a 10, resistente fino a 80°C

Categoria: Ingrediente funzionale – Attivo
Funzione: Tensioattivo 100% vegetale, dona brillantezza al capello e, allo stesso tempo, esplica un’azione condizionante
Percentuale d’uso: 1-5%
Perchè ci piace: Ideale in formulazioni low POO

Categoria: Ingrediente funzionale – Agente sensoriale – Attivo
Funzione: Cura il capello dall’interno, rinforzandone la struttura, donandogli vitalità e migliorandone visibilmente la capacità di riflettere la luce
Percentuale d’uso: 0,5-5%
Perchè ci piace: La presenza dell’amido di mais ne migliora la sensorialità

Categoria: Ingrediente funzionale
Funzione: Tensioattivo anionico delicato, ideale per cuti sensibili. È in grado di produrre una schiuma soffice e cremosa, caratterizzata da bolle di piccole dimensioni
Percentuale d’uso: 10-30%
Perchè ci piace: Ideale a pH 7, a prova di lacrime! La versione solida può essere utilizzata nei detergenti in polvere

Categoria: Attivo
Funzione: Antiossidante naturale, solubilizzare in acqua in rapporto 1:3 e aggiungere sotto i 45°C
Percentuale d’uso: 0,5-1%
Perchè ci piace: Garantisce un’efficace protezione del capello dall’inquinamento urbano, dai raggi UV e dal calore

Categoria: Agente Sensoriale
Funzione: Il pullulan viene trattato in superficie con acacia senegal gum, così da ottenere un film plastico, brillante e resistente al calore, ideale per l’hairstyling
Percentuale d’uso: 0,1-5%
Perchè ci piace: Ottima trasparenza, disperdibile sia a caldo che a freddo, compatibile con alcohol fino al 20% e con tutti i tensioattivi. Attenzione con i tensioattivi cationici, potrebbero comprometterne la trasparenza

Categoria: Attivo
Funzione: In grado di ridurre forfora, rossori e prurito dello scalpo. Ha azione anti-odore, mantenendo sotto controllo la produzione di sebo
Percentuale d’uso: 0,5-1%
Perchè ci piace: Conferisce alla formulazione una texture fresca e leggera

Vivatis Pharma Italia

Vivatis Pharma Italia

Presentazione dell'azienda

Vivatis Pharma è una società specializzata nella fornitura di servizi farmaceutici. Oltre alla nostra sede ad Amburgo operiamo con filiali in Spagna, Italia, Francia, Polonia e Cina.
Oltre alla nostra presenza internazionale, offriamo opportunità di marketing, di ricerca di nuovi ingredienti, di supporto per nuove formulazioni e le migliori opportunità di vendita ai nostri clienti e partner.
Il nostro segno distintivo: elevate conoscenze settoriali ed esperienza nel nostro settore.
Il nostro portafoglio assicura ai nostri partner la possibilità di trovare sempre la soluzione economicamente più efficiente per i loro progetti, combinata con la miglior qualità.
La competenza scientifica e commerciale del nostro team garantisce un servizio di assistenza affidabile per i nostri partner; inoltre garantiamo un supporto completo attraverso la nostra rete di contatti internazionale.
La nostra massima priorità è essere flessibili, efficienti e applicare un approccio trasparente al business. Tutto ciò ha reso a Vivatis un successo costante su tutti i mercati. Il nostro compito quotidiano è sostenere questi risultati per noi e per i nostri partner.
Al momento il gruppo Vivatis conta su circa 90 collaboratori, di cui circa 60 in Germania, 14 in Spagna, 13 in Italia, 2 in Polonia, 2 in Francia, 1 in Netherlands e 3 in Cina.
La crescita costante del business ci permette di creare, oltre che nuove opportunità, anche un efficiente previsionale di crescita, sia come servizi e prodotti offerti che nuove risorse da inserire nell’immediato futuro, al fine di essere sempre più tempestivi nelle risposte ed efficaci nelle nostre azioni, con un occhio di riguardo al miglioramento costante della supply chain e alla customer satisfaction.
Vivatis si propone come partner multi servizio e multi fornitura alle aziende del settore farmaceutico e del settore nutrizionale.

ABOUT… Vivatis Pharma Italia

Company description
Vivatis Pharma is a company specialized in the supply of pharmaceutical services. We have our headquarter in Hamburg and then our branches are in Spain, Italy, France, Poland and China. Due to our worldwide presence, we can offer various opportunities, for example marketing’s, research of new ingredients and the best sale’s opportunities for customers and partners. Our distinctive characteristic: high knowledge in our branch and a lot of experience.
Our portfolio assures to our partners the possibility to find always the most cheap and efficient solution for their projects, combined with the best quality. The scientific and commercial knowledge of our team guarantees a reliable service to our partners; furthermore, we also guarantee a complete support through our international contact’s net.
Our first priority is to be flexible, efficient and to approach clearly at the business. All these characteristics have brought Vivatis to a constant success all over the markets. Our daily work is the support of these results for us and for our partners.
At the moment, the Vivatis group counts on about 70 coworkers, of which 50 in Germany, 6 in Spain, 7 in Italy, 2 in Poland, 2 in France and 3 in China. The constant growth of our business permits us to create new opportunities and an efficient growth-forecast regarding services, products and new resources that will be insert in short terms. This will be done in order to be even more prompt in our answers and more efficient in our actions, always with a special consideration to the continuous improvement of the supply chain and of the customer satisfaction.
Vivatis is proposing itself as a multi-service and a multi-supplier partner for the pharmaceutical and nutritional companies.

Via Marsala 36 – Torre A
21013 Gallarate (VA)
tel/fax +39 0331 782975
info@vivatis.it

www.vivatis.it

Vivatis Pharma Italia

Dalla molecola al prodotto finito
full service per produttori di farmaci e nutraceutici