K2Vital®

Le ossa costituiscono un tessuto vivente in continuo rinnovamento per tutto il corso della vita; i processi di formazione di nuovo tessuto osseo ad opera degli osteoblasti e processi di riassorbimento ad opera degli osteoclasti che permettono la regolazione della forza delle ossa si alternano costantemente. Nel ciclo di rimodellamento osseo, gli osteoclasti rimuovono il tessuto vecchio e danneggiato e i costituenti immagazzinati, tra cui il calcio, minerale essenziale della matrice ossea, sono rilasciati nel circolo sanguigno. Al tempo stesso gli osteoblasti producono nuovo tessuto, inducendo la produzione di osteocalcina, una proteina che nella sua forma attivata è in grado di legare calcio e incorporarlo a livello delle ossa.
Uno squilibrio tra i due processi a favore dell’attività di riassorbimento degli osteoclasti incrementa la fragilità ossea con conseguente sviluppo di osteoporosi.
Il numero di persone affette da osteopenia ed osteoporosi, stati caratterizzati da bassi livelli di densità minerale ossea, è in costante aumento; si stima che circa 75 milioni di persone tra Europa, USA e Giappone siano affette da osteoporosi e tra queste le donne costituiscono la stragrande maggioranza. Esiste una comprovata correlazione tra osteoporosi e fratture; l’incidenza registrata per donne e uomini è del 30-50% e 15-30% rispettivamente.
Il rischio di fratture da osteoporosi a livello mondiale varia in funzione del paese d’origine e il fatto che l’incidenza continui ad aumentare, nonostante i principali fattori di rischio (dieta, esercizio fisico, intake di calcio e vitamina D3) siano ben conosciuti, suggerisce che questi vengano del tutto trascurati.
Il Giappone è uno dei paesi con la più bassa incidenza di malattie ossee e cardiovascolari; questo è probabilmente riconducibile all’elevato consumo di “natto”, un piatto tipico a base di soia fermentata, contenente elevate quantità di vitamina K2 o mena chinone-7. Numerosi studi sono stati condotti per dimostrare gli effetti benefici della vitamina K2 sulla salute ossea e in uno di questi è stato messo in evidenza come l’assunzione costante di natto sia associata ad un aumento della BMD in corrispondenza del collo femorale.
Menachinone-7 (MK-7) appartiene alla famiglia delle vitamine K, micronutrienti necessari per la sintesi dei fattori di coagulazione e l’attivazione di proteine coinvolte nel processo di costruzione ossea e di inibizione della calcificazione vascolare.
MK-7 è costituito da sette unità isoprenoidi e per questo motivo risulta essere caratterizzato da una maggiore lipofilia rispetto alla vitamina K1 e a MK-4, con conseguente maggiore assorbimento, distribuzione e biodisponibilità. Infatti, mentre queste ultime hanno una emivita ridotta, di circa 1-2 ore, MK-7 ha una emivita decisamente più elevata, di circa 2-3 giorni (Fig.1) (1).
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K2 Vital®, sviluppato e brevettato dalla KappaBioscience e distribuito in Italia da Giusto Faravelli SpA, è un prodotto di origine sintetica a base di puro mena chinone-7 trans, che costituisce un valido supporto per le malattie cardiovascolari e per il metabolismo del tessuto osseo, aiutando a prevenire l’osteoporosi.

Composizione e specifiche tecniche
K2 Vital® è un prodotto a base di vitamina K2 ottenuta attraverso un processo sintetico che, rispetto al comune processo fermentativo, garantisce maggiori requisiti in termini di stabilità e purezza, e grazie al quale si ottiene menachinone 7- trans puro. Tale stereoisomeria è molto importante in quanto è l’unica che assicura la corretta interazione con gli enzimi a livello della membrana cellulare, garantendo l’effetto biologico desiderato. Le specifiche tecniche della K2 Vital® Delta, la tipologia di MK-7 indicata per lo sviluppo di integratori, sono riportate in Tabella 1.
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Meccanismo d’azione
La vitamina K2 ha una duplice azione, sia a livello osseo che cardiovascolare, in qualità di co-fattore di importanti proteine coinvolte nel metabolismo osseo e nella coagulazione del sangue. Favorisce l’attivazione enzimatica della proteina Gla della matrice (MGP) (vitamina K dipendente), il più potente inibitore del processo di calcificazione tissutale che, attraverso un processo di carbossilazione, lega il calcio prevenendone il deposito a livello della parete vasale. L’eccessiva calcificazione della parete delle arterie infatti rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare, poiché oltre ad aumentarne la fragilità e la rigidità, ostacola il normale flusso sanguigno.
Inoltre gioca un ruolo chiave nell’attivazione dell’osteocalcina, proteina fondamentale nella mineralizzazione ossea, in grado di incorporare il calcio a livello della matrice dell’osso.
L’osteocalcina (OC), principalmente espressa negli osteoblasti e coinvolta nel metabolismo osseo, è strettamente dipendente dalla vitamina K al fine di espletare la sua funzione ed è fondamentale per il mantenimento dell’omeostasi del calcio. Mentre la vitamina D3 induce la sintesi dell’osteocalcina, la vitamina K è coinvolta nella sua attivazione; essa infatti funge da co-fattore dell’enzima in grado di attivare osteocalcina attraverso un processo di carbossilazione in corrispondenza di siti specifici della proteina. Nella forma attivata (carbossilata), OC è in grado di legare il calcio e favorirne il deposito a livello della matrice ossea.
Le frazioni di OC carbossilata (cOC) e inattiva in quanto non carbossilata (ucOC) possono essere misurate al fine di determinare lo stato della vitamina K; individui con un ridotto intake di vitamina K2 presentano una elevata frazione di ucOC che si traduce in una ridotta capacità di legare il calcio. Pertanto elevati livelli sierici di ucOC sono correlati ad una bassa densità minerale ossea (BMD) e ad un elevato rischio di fratture (Fig.2) (2).
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Efficacia
L’importanza della vitamina K2 MK-7 per la salute ossea è stata recentemente documentata in soggetti sani.
In uno studio in doppio cieco, randomizzato, sono state reclutate 244 donne di età compresa tra 55 e 65 anni; di queste, 124 sono state assegnate al gruppo di controllo al quale sono state somministrate capsule di placebo e 120 al gruppo trattato con vitamina K2 MK-7. Nel corso dei 36 mesi di studio, al gruppo trattato è stato chiesto di assumere una capsula al giorno, a colazione o a cena, contenente 180 µg di MK-7.
Lo studio è stato condotto in accordo con le linee guida contenute nella Dichiarazione di Helsinki e tutte le procedure che prevedevano il coinvolgimento di soggetti umani sono state approvate dal Comitato Etico Medico dell’Università di Maastricht.
I livelli sierici di ucOC e cOC sono stati determinati; BMC e BMD del collo femorale, dell’anca e della spina lombare (L1-L4) sono stati misurati mediante DEXA al tempo 0 e dopo 12, 24 e 36 mesi. L’assunzione di MK-7 ha significativamente ridotto i livelli di ucOC di circa il 51±21% rispetto al placebo (4±49%), mentre cOC in circolo è aumentata del 21±19%. Lo stato della vitamina K a livello osseo, determinata mediante il rapporto ucOC/cOC, è aumentato del 58±18%. Il massimo effetto sui livelli di OC è stato raggiunto già dopo il primo anno di trattamento e mantenuto nel corso dei successivi due anni. Durante il primo anno la velocità di perdita ossea è risultata simile in entrambi i gruppi; successivamente si è assistito ad una perdita ossea decisamente inferiore nei soggetti trattati con MK-7. Dallo studio è emerso quindi che l’assunzione di MK-7 migliora lo stato di vitamina K e riduce il declino di BMC e BMD correlato all’età, a livello della spina lombare e del collo femorale, mentre non sono state registrate differenze significative a livello dell’anca (3).

Sicurezza
La sicurezza di MK-7 è stata valutata mediante un test di tossicità in fase acuta condotto su topi e in uno studio di tossicità subcronica in ratti in seguito a somministrazione orale giornaliera del prodotto per un periodo di 90 giorni. Dallo studio di tossicità acuta è emerso che al dosaggio limite di 2000 mg/kg di peso corporeo, MK-7 non ha indotto alcun segno di tossicità in nessuno dei topi trattati con tale dose per tutto il periodo di osservazione della durata di 14 giorni. Inoltre non si è verificata alcuna influenza sul peso corporeo dei topi trattati. Sulla base di questi risultati e sotto le condizioni di tale studio, la dose letale media (LD50) di MK-7 è risultata essere di gran lunga superiore rispetto alla dose limite di 2000 mg/kg. Allo stesso modo il test di tossicità subcronica non ha prodotto alcun caso di mortalità e non sono stati evidenziati segni clinici di tossicità sistemica alla dose di 10 mg/kg peso corporeo/giorno (4).

Applicazioni e Modalità d’uso
In EU la dose giornaliera raccomandata di vitamina K è pari a 75 µg/giorno e questa è necessaria per l’attivazione dei fattori di coagulazione a livello sanguigno. Nei soggetti sani l’intake di vitamina K dal cibo è sufficiente per attivare completamente i fattori di coagulazione a livello epatico. Per quanto riguarda la vitamina K2 alcuni dati pubblicati recentemente riportano che un dosaggio nel range di 90-120 µg/giorno aiuta a ridurre la quantità di ucOC in circolo (5). K2 Vital® è indicato per lo sviluppo di diverse forme farmaceutiche come ad esempio compresse, capsule, soft gel, bustine.

Bibliografia
1 L.J. Schurgers, C. Vermeer (2000)
Determination of phylloquinone and menaquinones in food. Effect of food matrix on circulating vitamin K concentrations Haemostasis 30 298-307
2 P. Szulc, M.C. Chapuy, P.J. Meunier, P.D. Delmas (1993)
Serum undercarboxylated osteocalcin is a marker of the risk of hip fracture in elderly women J Clin Invest 91(4) 1769-1774
3 M.H.J. Knapen, N.E. Drummen, E. Smit, C. Vermeer, E. Theuwissen (2013) Three-year low-dose menaquinone-7 supplementation helps decrease bone loss in healthy postmenopausal women
Osteoporosis Int 24(9) 2499-2507
4 K. Pucaj, H. Rasmussen, M. Moller, T. Preston (2011)
Safety and toxicological evaluation of a synthetic vitamin K2, menaquinone-7
Toxicol Mech Methods 21(7) 520–532
5 E. Theuwissen, E.C. Cranenburg, M.H. Knapen et al (2012)
Low-dose menaquinone-7 supplementation improved extra-hepatic vitamin K status, but had no effect on thrombin generation in healthy subjects
Br J Nutr 31 1-6

Per informazioni
Giusto Faravelli SpA – Divisione Nutraceutica
dietetico@faravelli.it
www.faravelli.it

Faravelli in a nutshell
Giusto Faravelli SpA è la casa madre del Gruppo Faravelli. L’attività del gruppo è incentrata sulla distribuzione di materie prime per i settori dietetico-nutraceutico, alimentare, cosmetico, farmaceutico, industriale, efficacemente supportata da un ampio ventaglio di servizi sinergici, in costante evoluzione ed ampliamento. Provenienti da fornitori accuratamente selezionati in tutto il mondo, le materie prime proposte all’industria nutraceutica comprendono Sali minerali, eccipienti, lieviti, antiossidanti, aminoacidi, zuccheri e derivati, dolcificanti, vitamine, proteine, fibre, acidi grassi, estratti vegetali, estratti in polvere, attivi per il controllo del peso e del colesterolo, attivi per il sistema immunitario, carotenoidi naturali, attivi ad azione antinfiammatoria.

IBSIUM® (Saccharomyces cerevisiae, CNCM I-3856)

La Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), descritta come disturbo gastrointestinale funzionale, caratterizzato da dolore e/o disagio addominale associato ad una alterazione delle abitudini intestinali (diarrea cronica o ricorrente, costipazione, o entrambe, in combinazione o alternate), colpisce ogni anno milioni di persone. I disturbi funzionali come la IBS sono definite condizioni in cui i test diagnostici comuni non rilevano anomalie strutturali o biochimiche in grado di spiegarne i sintomi. Per questo motivo, non esistono test biologici per la IBS. Ciò malgrado, le linee guida internazionali sulla best practice promuovono l’utilizzo dei Criteri di Roma.
La IBS è uno dei disturbi gastrointestinali prevalenti nel mondo; colpisce fino al 20% degli adulti nei paesi industrializzati e rappresenta una delle principali cause di assenza dal lavoro. Sebbene non si tratti di una condizione che pone rischi per la vita, la IBS incide sostanzialmente sulla qualità della vita di coloro che ne sono colpiti e comporta elevati costi dal punto di vista sanitario.
L’International Foundation for Functional Gastrointestinal Disorders stima infatti che il costo globale della IBS ammonti a più di 21 milioni di dollari americani, incluse spese mediche dirette (visite mediche, test aggiuntivi, farmaci, etc.) e costi indiretti quali perdite di produttività e assenteismo dal posto di lavoro. Negli Stati Uniti infatti, i sintomi della IBS sono secondi solo al comune raffreddore nella lista dei motivi che inducono i lavoratori a non presentarsi in ufficio.
Sebbene questa condizione sia sempre più riconosciuta, i trattamenti in grado di mostrarsi davvero efficaci e ben tollerati restano esigui; da qui nasce l’interesse verso alternative naturali, prive di effetti collaterali avversi.
I lieviti vivi, sebbene tradizionalmente utilizzati per le cotture da forno e la fermentazione, mostrano un grande potenziale anche per la salute e la nutrizione; alcuni ceppi specifici infatti, mostrano un effetto probiotico, e non hanno effetti collaterali avversi. I probiotici, comunemente utilizzati nel trattamento preventivo o curativo dei disturbi gastrointestinali, sono stati definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “micro-organismi viventi che, quando somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio salutare all’ospite”. Queste straordinarie proprietà, non soltanto collegate alla composizione biochimica dei lieviti, ma anche al loro meccanismo di azione, ne spiegano il frequente utilizzo per la gestione dei sintomi. In quanto tali, alcuni ceppi specifici di Saccharomyces sono disponibili come prodotto da banco accanto a probiotici maggiormente noti come batteri Lactobacillus e Bifidobacterium.
I lieviti presentano numerosi vantaggi: oltre ad essere del tutto naturali, essi non sono sensibili agli antibiotici e sono resistenti alla bile e ai succhi gastrici. Un altro aspetto di primaria importanza è che non vi è colonizzazione dei lieviti nell’ospite e per questo, permettono un utilizzo sicuro anche per lunghi periodi di trattamento.
Lesaffre Human Care, intenzionata a fornire soluzioni innovative a problematiche sanitarie di interesse pubblico globale e ben consapevole del fatto che i pazienti colpiti da IBS non sono soddisfatti degli attuali trattamenti, ha lavorato allo sviluppo di una soluzione alternativa interamente naturale per ridurre il dolore/disagio addominale e il gonfiore, riuscendo ad individuare un lievito esclusivo (Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856) di particolare interesse per i soggetti colpiti da IBS.

Composizione e specifiche tecniche
Lesaffre ha selezionato questo specifico ceppo di Saccharomyces cerevisiae fra centinaia di ceppi utilizzando metodi sia fenotipici che genotipici. Il ceppo è stato individuato con la tecnica PCR Interdelta e complementato mediante sequenziamento genomico. Registrato presso la French National Collection of Microorganism Cultures come CNCM I­3856, è stato protetto da brevetto internazionale dopo averne dimostrato un effetto significativo nel migliorare il dolore ed il disagio addominale in soggetti con IBS. Questo lievito, precedentemente noto al mercato come Lynside® Pro GI+, è stato ora ridenominato in ibSium®.
Il lievito interamente naturale Saccharomyces cerevisiae CNCM-3856 è considerato un organismo QPS (Qualified Presumption of Safety, Presunzione Qualificata di Sicurezza) da parte dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) e negli Stati Uniti è anche considerato GRAS (Generalmente Riconosciuto come Sicuro). Inoltre, esso è privo di glutine, di lattosio, non è OGM e dunque, in linea teorica, è adeguato per tutti gli adulti sani con disagio/dolore addominale. È inoltre Halal, Kosher e fruibile dai vegani.
ibSium® si presenta in piccoli granuli sferici di colore marrone stabili per 2 anni; può essere utilizzato da solo o in combinazione ad altri ingredienti come un integratore alimentare o in alimenti funzionali. È disponibile in diversi formati, dall’ingrediente sfuso a capsule pronte ad essere vendute in confezione contenente blister.

Studi clinici
Dopo una serie di promettenti test pre-clinici con Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 (di cui sono stati pubblicati alcuni risultati (1,2)), il passo successivo è stato il lancio di sperimentazioni cliniche volte a confermare i particolari benefici di questo ceppo. Lesaffre Human Care ha condotto due studi clinici controllati verso placebo, randomizzati, in doppio cieco, su un totale di 579 pazienti con IBS, definiti dai Criteri di Roma III*. Il disagio/dolore addominale è stato valutato utilizzando una scala Likert.
È stato anche proposto uno studio su ampia scala sui consumatori, in collaborazione con medici che hanno prescritto il lievito Lesaffre ad alcuni dei loro pazienti colpiti da IBS.
Il primo studio (3) è stato condotto sotto la supervisione di Pierre Desreumaux, specialista internazionale di IBS dell’Università di Lille (Francia), al fine di valutare l’effetto di CNCM I­3856 sul disagio digestivo ed il dolore addominale in soggetti con IBS. Duecento volontari sono stati trattati con 500 mg/giorno di Saccharomyces cerevisiae CNCM I­3856 (8×109 CFU/g) o con placebo. I gruppi di volontari erano i seguenti: 88% donne nel gruppo placebo e 84% nel gruppo del prodotto, età 45,4+/-14 nel gruppo placebo e 42,5+/-12,5 nel gruppo prodotto; questi dati sono rappresentativi della prevalenza dell’IBS nella popolazione globale.
FIG1_IBSIUM

Come illustrato in Figura 1, i risultati mostrano una significativa riduzione del dolore e del disagio intestinale dopo 4 settimane di somministrazione nel 63% dei soggetti che hanno ricevuto il ceppo Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856, contro il 47% nel gruppo placebo (p=0,04). Inoltre, il consumo di questo lievito è stato ben tollerato e l’effetto analgesico osservato non è stato mitigato da alcun effetto collaterale avverso. È interessante inoltre notare che nel gruppo che ha ricevuto Saccharomyces cerevisiae CNCM I­3856, il tasso di dolore/disagio ha ripreso ad incrementare nuovamente quando il consumo del ceppo è stato sospeso (osservazione effettuata durante un periodo di follow up di 3 settimane dopo lo studio).
Il secondo studio clinico è stata una sperimentazione multicentrica condotta sotto la supervisione di Robin Spiller, specialista internazionale in Gastroenterologia presso l’Università di Nottingham (Regno Unito) e membro del comitato di coordinamento della Rome Foundation, su un gruppo di 379 soggetti con IBS. I gruppi di volontari erano i seguenti: 83% donne in entrambi i gruppi, età media 45 anni, ovvero un dato rappresentativo della prevalenza di IBS nella popolazione globale. Per 12 settimane, ciascuno di essi ha ricevuto Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 (8×109 CFU/g) o un placebo.
Uno dei risultati principali dello studio è stato l’effetto benefico di Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 su soggetti colpiti da IBS con costipazione (IBS-C) che hanno riportato un significativo miglioramento del disagio/dolore addominale e del gonfiore durante lo studio, come mostrato rispettivamente nelle Figure 2, 3.
FIG2-3_IBSIUM

In entrambi gli studi clinici, Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 è stato molto ben tollerato e non sono stati riportati effetti collaterali correlati all’uso del prodotto. Questi risultati suggeriscono che Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 potrebbe rappresentare una nuova e sicura strategia per migliorare il dolore ed il disagio addominale in pazienti con sintomi da IBS e, grazie all’assenza di effetti collaterali, puo essere utilizzato anche per trattamenti a lungo termine.

Studio su consumatori
Nel 2014, un campione di 1161 pazienti che avevano utilizzato ibSium® su raccomandazione del proprio medico, ha risposto a domande a scelta multipla proposte dal medico, che miravano a valutare l’efficacia e la tollerabilità associate al consumo del supplemento per un periodo da 1 a 3 mesi. Il 96% dei consumatori ha riportato un significativo miglioramento dei sintomi, e per il 77% di essi, questo miglioramento è stato ottenuto entro i primi 5-15 giorni di consumo.

Sicurezza
La ricerca clinica ha confermato l’assenza di effetti collaterali avversi indotti dal consumo del ceppo CNCM I-3856 in soggetti che hanno partecipato agli studi clinici (circa 600 individui) e agli studi su consumatori (circa 1200 soggetti). Tuttavia come per tutti i probiotici, l’uso di CNCM I-3856 è controindicato in pazienti in condizioni di salute delicate (come pazienti con compromissione immunitaria ad elevato rischio, neonati gravemente malati, neonati pretermine…).

Applicazioni e dosaggio

Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 può essere considerato una nuova ed efficace strategia alternativa e innovativa per il controllo del dolore e del disagio intestinale. Grazie all’assenza degli effetti collaterali o dell’assuefazione che può essere causata da farmaci su prescrizione, spesso utilizzati per alleviare i sintomi di IBS, ibSium®, del tutto naturale, può essere utilizzato per il controllo del dolore e/o del disagio addominale intestinale a lungo termine. Può essere assunto ogni giorno per lunghi periodi di tempo. La dose raccomandata è di 500 mg/giorno di Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 (8×109 CFU/g) per almeno un mese, da ripetersi secondo necessità.

Bibliografia
1 B. Foligne, J. Dewulf, P. Vandekerckove, G. Pignede, B. Pot (2010)
Probiotic yeasts: anti-inflammatory potential of various non-pathogenic strains in experimental colitis in mice
World J Gastroenterol 716(17) 2134-2145
2 C. Rousseaux, G. Bouguen, C. Dubuquoy, L. Dubuquoy,
P. Vandekerckove, P. Desreumaux (2010)
Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 decreases intestinal pain through PPAR alpha activation in the gut
Gastroenterol 138(5,S1) S-51
3 G. Pineton de Chambrun, C. Neut, A. Chau et al (2015)
A randomized clinical trial of Saccharomyces cerevisiae vs placebo in the irritable bowel syndrome
Dig Liver Dis 47(2) 119-124

Per informazioni
Sandrine Cuisenier – Marketing Manager
tel +33 (0)3 20666898 – lhc@lesaffre.fr – www.lesaffrehumancare.com

Lesaffre Human Care in a nutshell
Lesaffre è un’azienda leader nell’imporre lo standard per lieviti ed altri prodotti di fermentazione a livello globale. L’Azienda progetta, produce e commercializza soluzioni in grado di migliorare le cotture da forno, la nutrizione e la salute. Il gruppo Lesaffre, di proprietà familiare, ha sede nella Francia del nord ed è ormai divenuto una società multinazionale e multiculturale, dedita a fornire soluzioni di eccellenza in tutte le sue aree di business: preparazione del pane, nutrizione e salute, aromi e fermentazione.
Dal 1853, l’innovazione costituisce il cuore dello sviluppo di Lesaffre. In stretta collaborazione con i suoi clienti e partner, Lesaffre genera con fiducia innovazione volta a nutrire e proteggere il pianeta in modo più efficiente.
Lesaffre Human Care è stata creata nel 2007 come unità di business di Lesaffre con l’obiettivo di sviluppare ed offrire ingredienti all’industria mondiale degli integratori alimentari, all’industria farmaceutica e degli alimenti funzionali. Con il supporto del know how esclusivo della società e più di 160 anni di esperienza in ricerca e produzione di lieviti e biotecnologie, Lesaffre Human Care fornisce ingredienti di origine naturale con efficacia scientificamente provata. I lieviti ed i loro derivati, nonché i batteri, che Lesaffre Human Care fornisce, permettono soluzioni che coprono una vasta gamma di applicazioni come la salute intestinale, la promozione del sistema immunitario, la salute delle articolazioni e del fegato, il controllo dell’umore, il supporto vegetariano e più in generale il benessere e molto altro.

Proflora™

L’intestino dell’uomo rappresenta uno degli ecosistemi più complessi ed è costituito da una comunità microbica di alcune centinaia di specie diverse utili per l’organismo.Quando si viene a determinare un impoverimento delle specie microbiche benefiche (stato di disbiosi), subentrano una serie di disfunzioni che possono ripercuotersi sullo stato di salute dell’individuo con alterazioni della funzionalità intestinale (diarrea, stipsi, flatulenza, senso di pesantezza addominale), stanchezza e difficoltà di concentrazione.In queste occasioni è opportuna l’assunzione di un prodotto simbiotico costituito da fibre prebiotiche e specifici ceppi con azione probiotica, microrganismi normalmente presenti nell’intestino che, se consumati in quantità adeguata e per un tempo sufficiente, riequilibrano la microflora intestinale ripristinando le sue normali funzioni fisiologiche. Proflora™ è un integratore alimentare simbiotico esclusivo, costituito da 6 diversi ceppi probiotici, in forma microincapsulata gastroprotetta, as-sociati con la fibra prebiotica FOSsc (frutto-oligosaccaridi a catena corta) allo scopo di riequilibrare l’ecosistema intestinale.

Composizione e informazioni nutrizionali
Proflora™ è composto da: Frutto-oligosaccaridi (FOS); Maltodestrina da patata; Microrganismi probiotici microincapsulati gastroprotetti: Bifidobacterium lactis BS01 (LMG P-21384), Lactobacillus acidophilus LA02 (DSM 21717), Lactobacillus paracasei LPC00 (LMG P-21380), Lactobacillus plantarum LP02 (LMG P-21020), Lactobacillus rhamnosus LR06 (DSM 21981), Lactobacillus salivarius LS03 (DSM 22776).
Una bustina di Proflora™ contiene non meno di 2 miliardi di cellule probiotiche vive. Le informazioni nutrizionali sono riportate in Tabella 1.

Caratteristiche
Grazie all’impiego di un innovativo processo produttivo, i 6 ceppi di microrganismi probiotici contenuti in Proflora™, si presentano in forma microincapsulata gastroprotetta. L’impiego di questa tecnologia migliora decisamente la capacità di sopravvivenza di tutti i ceppi probiotici durante il transito gastroduodenale, consentendo in tal modo il raggiungimento dell’intestino da parte di un elevato numero di microrganismi vivi e vitali (1,2).
La componente probiotica appartiene sia al genere Bifidobacterium che Lactobacillus ed ha caratteristiche metaboliche tali da creare un effetto sinergico che assicura una pronta colonizzazione dei diversi segmenti intestinali (fenomeno che si protrae nel tempo in seguito all’elevata capacità adesiva dei ceppi alla mucosa epiteliale, in particolare grazie alla presenza del Lactobacillus salivarius LS03).
Tab1_Proflora

Tra i 6 ceppi probiotici vi sono Lactobacillus rhamnosus LR06 e Lactobacillus plantarum LP02, entrambi in grado di produrre sostanze attive limitanti i batteri coliformi (3).
La componente prebiotica è costituita da frutto-oligosaccaridi (FOS), in grado di stimolare selettivamente lo sviluppo dei ceppi probiotici presenti in Proflora™ e di tutti i gruppi microbici benefici della microflora intestinale autoctona.
Non essendo idrolizzati dagli enzimi digestivi, né assorbiti dalla mucosa del piccolo intestino, i FOS riescono a giungere intatti nel colon dove vengono fermentati selettivamente dalla componente benefica della microflora intestinale, in particolare da Lattobacilli e Bifidobatteri.
I FOS svolgono, inoltre, un ruolo positivo sul metabolismo dei carboidrati e dei lipidi, migliorano la struttura della mucosa intestinale aumentandone l’effetto “barriera” e favoriscono l’assorbimento di alcuni minerali, in particolare calcio e magnesio.

Sicurezza
Proflora™ è attestato privo di allergeni, ossia è privo di tutti gli allergeni secondo la normativa vigente (All. II Reg. UE 1169/2011), che sono grano, segale, orzo, avena, farro, kamut e ceppi derivati, crostacei e prodotti a base di crostacei, uova e prodotti a base di uova, pesce e prodotti a base di pesce, arachidi, soia e prodotti a base di soia, latte e prodotti a base di latte, incluso lattosio, frutta a guscio, sedano, senape, semi di sesamo, lupini, molluschi e prodotti a base di molluschi, anidride solforosa e solfiti in concentrazioni superiori a 10 mg/kg o 10 mg/l espressi come anidride solforosa.
Proflora™ è consigliato ai soggetti allergici o intolleranti, ai bambini in fase di accrescimento, alle donne in gravidanza ed in corso di allattamento, agli anziani.

Applicazioni e dosaggio
Proflora™ favorisce l’equilibrio della flora intestinale batterica nel caso in cui la sua composizione sia stata alterata da: alimentazione impropria, terapie antibiotiche, diarrea, alcool, stress psico-fisico.
Assumere 1 bustina di Proflora™ al giorno, preferibilmente almeno mezz’ora prima dei pasti.
Una bustina di Proflora™ garantisce l’apporto di non meno di 2 miliardi di cellule probiotiche vive.

Bibliografia
1 M.D. Del Piano, S. Carmagnola, M Ballarè, M. Balzarini, F. Montino, M. Pagliarulo, A. Anderloni, M. Orsello, R. Tari, F. Sforza, L. Mogna,
G. Mogna (2012)
Confronto della cinetica di colonizzazione intestinale di una associazione di 5 ceppi batterici probiotici in forma microincapsulata e in forma tradizionale non micro incapsulata
J Clin Gastroenterol 46(Suppl) S85-92.
2 M. Del Piano, S. Carmagnola, S. Andorno, M. Pagliarulo, R. Tari,
L. Mogna, G.P. Strozzi, F. Sforza, L. Capurso (2010)
Evaluation of the intestinal colonization by microencapsulated probiotic bacteria in comparison with the same uncoated strains
J Clin Gastroenterol 44(Suppl) S42-46
3 V. Bottazzi (2009)
Il Microbiota Intestinale Pubblicazione Mofin Alce Group

Per informazioni
Guna
tel 02 280181 – info@guna.it – www.guna.it

Guna in a nutshell
Guna è l’azienda leader in Italia nel settore della produzione e distribuzione di farmaci di origine biologico-naturale.
Guna affianca alla produzione e distribuzione di farmaci low dose, anche integratori, cosmetici e Medical Device di alta qualità.
Nata nel 1983, ha sede a Milano, nel suggestivo stabilimento di Via Palmanova, il più moderno al mondo per la ricerca scientifica e la produzione di questo genere di medicinali.
ll sito web per il pubblico è www.guna.it, il sito web per i professionisti della salute è pro.guna.it.
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Dalla carruba PF1

Le malattie cardiovascolari sono oggi la principale causa di mortalità nel mondo occidentale: si tratta di un complesso di patologie che coinvolgono il cuore e/o i vasi sanguigni e che possono concretizzarsi in eventi coronarici (tra cui ischemia, infarto) ed aortici, ictus cerebrali ed eventi periferici, sia ai vasi venosi (trombosi venosa profonda), che arteriosi (arteriopatie). I fattori di rischio per lo sviluppo delle patologie cardiovascolari sono diversi e includono l’età, il sesso, il fumo, l’inattività fisica, l’ipertensione e una serie di complicazioni legate al metabolismo e alla dieta quali il diabete, l’iperlipidemia e l’ipercolesterolemia; in particolare, un basso livello di HDL (lipoproteina ad alta densità) e un elevato livello di LDL (lipoproteine a bassa densità), specialmente la frazione di LDL piccole e dense, e lo stato di perossidazione di esse, rappresentano uno dei fattori di rischio meglio elucidati per lo sviluppo di problematiche cardiovascolari. Una dieta a basso tenore di grassi e colesterolo e una riduzione della trigliceridemia, del colesterolo LDL e un aumento del colesterolo HDL sono mezzi efficaci per ridurre, sul lungo periodo, il rischio cardiovascolare.
PF1 è una materia prima prodotta dall’azienda spagnola Biosearch Life e distribuita in Italia da C.F.M. Co. Farmaceutica Milanese. PF1 è costituito da almeno il 70% di polifenoli condensati ed è estratto con acqua e mediante processi fisici dal frutto del carrubo (Ceratonia siliqua L.), un alimento tradizionalmente consumato da secoli nel nostro continente e la cui coltivazione è ampiamente diffusa soprattutto nelle aree mediterranee dell’Europa.
Attraverso studi in vitro, in vivo in modelli animali e studi clinici nell’uomo è stato dimostrato che il consumo di PF1 è in grado di agire sui lipidi ematici, riducendo i trigliceridi e il colesterolo LDL e aumentando il colesterolo HDL; PF1, impiegato come unico ingrediente di un prodotto finito, è stato recentemente certificato come Dispositivo Medico di Classe IIb per il miglioramento del profilo lipidico dell’organismo, con claim relativi a colesterolo LDL, HDL e TG, per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e come supporto a misure dietetiche contro l’iperlipidemia.

Caratteristiche tecniche e meccanismo d’azione
PF1 (Purified Fraction 1) è un estratto costituito principalmente da fibre insolubili dalla carruba (frutto del carrubo, Ceratonia siliqua L.), che si presenta come una polvere marrone chiaro o ambrata (vedi caratteristiche tecniche in Tabella 1). È ottenuto mediante un processo fisico di percolazione della polpa macinata ed estrazione frazionata con acqua calda e per successivo essiccamento. Il prodotto è standardizzato in almeno il 70% di tannini condensati non estraibili (NECT, principalmente gallo- ed epigallocatechine).
I costituenti di PF1 non sono assorbiti e non sono fermentati dalla microflora intestinale; vengono pertanto evacuati dall’organismo. Il meccanismo d’azione identificato per questo prodotto si espleta a livello intestinale, senza una diretta azione a livello farmacologico o metabolico, come richiesto per tutti i dispositivi medici: una volta ingerito con il cibo della dieta e una volta superato lo stomaco, l’estratto agisce a livello intestinale complessando i sali biliari e il colesterolo della dieta: i sali biliari, prodotti dal fegato e normalmente riassorbiti nell’intestino, quando vendono sequestrati da PF1 vengono evacuati, assieme a parte dei grassi ad essi legati e al colesterolo assunto con gli alimenti. In questo modo viene ridotto l’assorbimento di colesterolo e viene stimolata la sintesi di nuovi sali biliari da parte del fegato il cui processo consuma molecole di colesterolo endogeno.
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Efficacia
L’attività e l’efficacia di PF1 sono state variamente documentate sia in studi in vitro, sia in vivo in animali da laboratorio, sia in diversi studi clinici nell’uomo. Segue una breve sintesi delle principali attività sperimentali.

Test in vitro
PF1 agisce nell’intestino legando i sali biliari, sequestrandoli e riducendone il riassorbimento. Test in vitro hanno mostrato che il legame tra PF1 e sali biliari è connotato da una notevole avidità: PF1 sequestra rapidamente l’acido colico con un andamento dose/risposta lineare fin dalle basse concentrazioni e si riproduce in modo analogo per tre dei più importanti acidi biliari: l’acido colico, l’acido taurocolico e l’acido chenodesossicolico (Fig 1). A quantità più elevate, attorno a 1 grammo, PF1 ha mostrato di poter legare oltre 60 mg di acido colico in vitro, quantità al di sopra delle quali si osserva un effetto saturazione.

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Studi in vivo
Sono stati realizzati alcuni studi preclinici in animali da laboratorio per valutare in via preliminare gli effetti della fibra di carrube e del prodotto speciale PF1 sul profilo lipidico in vivo.
In uno degli studi, della durata di 35 giorni, dei topi sono stati alimentati per 15 giorni con una dieta ricca in colesterolo (che ha più che raddoppiato il colesterolo ematico degli animali rispetto al t=0) e sono stati poi suddivisi in tre gruppi a cui, assieme al pasto, è stata somministrata cellulosa come controllo, fibra naturale di carruba o PF1+cellulosa. Dopo altri 20 giorni il gruppo che ha consumato cellulosa ha mantenuto stabile la colesterolemia a livello alto, mentre negli altri due gruppi è stata misurata una riduzione che è risultata particolarmente rilevante (di più del 40% rispetto al valore di picco) per il gruppo che ha assunto PF1. PF1 ha mostrato di avere quindi un notevole effetto ipo-colesterolemizzante poiché i topi che hanno assunto l’ingrediente sono tornati ad avere, al giorno 35, valori di poco superiori a quelli misurati al t=0 prima dell’inizio della dieta aterogena e significativamente inferiori (p<0.05) al valore di picco misurati al giorno 15.

Studi clinici
Sono stati condotti tre studi clinici per verificare l’efficacia di PF1 nella modulazione della lipidemia nell’uomo, per un totale di 135 soggetti di cui 69 che hanno assunto PF1 e 66 controlli. Ne riportiamo due, a titolo esemplificativo.
In uno degli studi (RCT), 20 soggetti hanno assunto PF1 mentre 22 hanno assunto placebo (maltodestrine); in entrambi i casi la dose era 4 g per due volte al giorno per un periodo di 30 giorni: rispetto al valore basale, al termine dello studio i soggetti che hanno assunto PF1 hanno osservato una riduzione del 13,4% (p0,01) del colesterolo totale (valore medio da 244,6 a 211,4 mg/dL) e del 16,5% (p0,05) del colesterolo LDL (valore medio da 183,8 a 152,6 mg/dL). Nei soggetti ch hanno assunto il placebo (valore basale medio di 211,8 mg/dL e 155,1 mg/dL, rispettivamente per colesterolo totale e LDL) si è osservato un leggero increento di entrambi i parametri, statisticamente non significativo. Suddividendo la popolazione che ha assunto PF1 in due sotto-gruppi con valore basale del colesterolo totale rispettivamente superiore o inferiore al valore medio (244,6 mg/dL) si osserva che il gruppo con valori superiori (media del sottogruppo 283,3 mg/dL) ha avuto una riduzione del livello di colesterolo del 15%, mentre il gruppo con valori inferiori alla media generale (media sottogruppo 214,4 mg/dL), ha avuto una riduzione del 12,1%.
Da notare che il valore basale di colesterolo totale di quest’ultimo sottogruppo di soggetti sotto la media è risultato quasi sovrapponibile al valore medio del gruppo placebo (211,8 mg/dL); a fronte della riduzione del 12,1% per i soggetti di questo sottogruppo che ha assunto PF1, nel gruppo che ha assunto placebo il colesterolo totale è aumentato del 5%; la differenza tra queste due variazioni è risultata statisticamente significativa (p<0.0001).
In un altro studio clinico RCT, 27 soggetti hanno ricevuto PF1 e 29 placebo (maltodestrine), in entrambi i casi in una dose di 4 g, due volte al giorno in corrispondenza dei pasti principali per 30 giorni. Al t=0 e alla fine del trattamento sono stati misurati i livelli di colesterolo totale, di colesterolo LDL, di colesterolo HDL e di trigliceridi ematici. I valori basali dei 4 parametri non differivano significativamente tra i due rami dello studio. La Figura 2 mostra come al termine dello studio nessuno dei parametri abbia subito variazioni statisticamente significative nel gruppo che ha ricevuto il placebo; al contrario nel gruppo che ha assunto PF1 i livelli ematici di colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi sono diminuiti in modo statisticamente significativo: rispettivamente del 20,5, del 26,2 e del 25,9% (p<0,001); per il colesterolo HDL si è invece osservato un trend non significativo all’aumento (+7,9%, p=0,1).
Tutti e quattro i parametri mostrano una differenza significativa se si mettono a confronto le variazioni osservate nei due diversi gruppi dello studio (p0,05). I risultati dei RCT presi nel loro complesso mostrano che PF1 è risultato efficace nel miglioramento del profilo lipidico dei soggetti, sia in temini di colesterolo totale, sia LDL, sia HDL che di trigliceridi. Elaborando i risultati di efficacia relativi all’assunzione di PF1 non si sono rilevate differenze attribuibili al sesso o all’età dei soggetti.

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Sicurezza
In nessuno degli studi effettuati nell’uomo si sono osservati effetti avversi di rilievo particolare; l’alimento da cui è estratta la materia prima, il baccello dell’albero del carrubo (Ceratonia siliqua L.), è tradizionalmente consumato dall’uomo da secoli.

Applicazioni e dosaggio
PF1 è un dispositivo medico di classe IIb, recentemente certificato con il marchio CE da un Organismo Notificato e valutato quindi per la sua efficacia e sicurezza. PF1 è indicato per normalizzare i livelli di colesterolo e trigliceridi, per migliorare il profilo lipidico e per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari in soggetti con colesterolo LDL borderline o elevato o con colesterolo totale e trigliceridi elevati. Il dosaggio suggerito è di almeno 3 g di PF1 in due dosi giornaliere, ai pasti principali.

Formulazioni
PF1 è un dispositivo medico per assunzione orale. La formulazione ideale per il prodotto è uno stick di polvere da 3 g disperdibile in acqua e da assumere assieme al pasto.

Per informazioni
tel 02 3925 326
francesco.zerilli@cofamispa.it
www.cofamispa.it

C.F.M. in a nutshell
C.F.M. Co. Farmaceutica Milanese distribuisce materie prime per l’industria farmaceutica, nutrizionale e cosmetica, proponendo ai propri clienti prodotti sicuri e ricercando per loro fonti e opportunità in qualsiasi parte del mondo. Il know-how tecnico, il sistema di assicurazione qualità certificato ISO 9001:2008 e la capillare rete di fornitori selezionati da anni in tutto il mondo fanno di C.F.M. un punto di riferimento per le aziende che cercano materie prime di qualità e un servizio veloce.

Colostro Noni

Il tratto gastrointestinale rappresenta, con una superficie di circa 3-400 mq, la maggiore area corporea a contatto con l’ambiente esterno e svolge fondamentali attività quali l’assorbimento selettivo di sostanze nutrienti e la funzione di barriera nei confronti di agenti patogeni di varia natura.
Il benessere del tratto gastrointestinale passa per il mantenimento e/o il ripristino delle migliori condizioni fisiologiche in termini di corretta permeabilità epiteliale, di capacità di riparazione dei tessuti, di assorbimento dei nutrienti e di equilibrio del microbiota; terapie farmacologiche croniche o male eseguite, stili di vita non salubri e dieta squilibrata sono i maggiori fattori perturbanti dell’omeostasi intestinale.
Un aiuto per il miglioramento del benessere del tratto gastrointestinale può essere rappresentato da una corretta integrazione alimentare come attesta il recente studio, effettuato dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Milano e pubblicato su una importante rivista indicizzata (1).
In questo studio si sono valutate le possibilità di utilizzo dell’integratore alimentare Colostro Noni nella prevenzione di diversi stati patologici, anche di natura infiammatoria, caratterizzati dalla perdita dell’omeostasi intestinale con conseguente alterazione della permeabilità intestinale, della funzionalità del tratto digerente e del microbiota.

Composizione e specifiche tecniche
Colostro Noni è un integratore alimentare i cui principali componenti sono il colostro bovino liofilizzato con tecnica freeze-drying e il succo in polvere estratto dalla polpa del frutto di Morinda citrifolia, pianta originaria del Sud-Est Asiatico più conosciuta come Noni.
La composizione di Colostro Noni è: 550 mg Colostro bovino liofilizzato, 200 mg Noni (Morinda citrifolia L., frutto) succo in polvere, maltodestrine, aroma, antiagglomerante (biossido di silicio), edulcoranti (sorbitolo, sucralosio). Colostro Noni è una formulazione orosolubile innovativa, a rapida azione, i cui componenti attivi sono altamente biodisponibili per l’organismo, senza glutine. La particolare tecnologia farmaceutica di Colostro Noni ha preservato il prodotto da processi meccanici e termici potenzialmente aggressivi, mantenendo inalterate le importanti attività dei componenti attivi.

Efficacia
L’associazione sinergica tra i due componenti attivi fa si che Colostro Noni sia efficace nella protezione della mucosa intestinale, sia dal punto di vista strutturale che funzionale (grazie alla ricchezza di sostanze fondamentali per il trofismo cellulare tra cui l’enzima xeronina, presente nel succo di Noni, importantissimo per il miglioramento dei processi di sintesi proteica) e dia un notevole contributo al mantenimento della funzione barriera dell’intestino, contribuendo all’innalzamento delle difese immunitarie (attraverso l’azione del pool di immunoglobuline, citochine antinfiammatorie e peptidi con proprietà battericide e batteriostatiche presenti nel colostro bovino).
La valutazione dell’attività di Colostro Noni a livello cellulare è stata eseguita utilizzando un modello in vitro di epitelio intestinale basato sull’utilizzo della linea cellulare umana Caco-2 (1), un modello semplice ed efficace, riconosciuto come uno standard per lo studio degli aspetti connessi all’integrità dell’epitelio intestinale.
Due sono stati i parametri studiati:
• La capacità di Colostro Noni di stimolare il turnover delle cellule dell’epitelio intestinale, valutata studiando la vitalità cellulare (saggio WST-1).
• La capacità di Colostro Noni di incrementare l’espressione di Interleuchina-8 (IL-8, importante molecola-segnale coinvolta nella gestione dei fenomeni infiammatori e nel controllo dell’omeostasi tissutale), valutata mediante Real-Time PCR.
All’interno dello studio è stato previsto l’utilizzo di un generico colostro bovino come controllo interno ed il confronto tra i dati ottenuti nei campioni trattati con il generico colostro bovino e Colostro Noni mostrano la superiorità dell’integratore sia nella capacità di migliorare la vitalità cellulare (valori doppi rispetto a quelli ottenuti con il generico colostro), sia la stimolazione dell’espressione di IL-8. Dai risultati pubblicati risulta evidente l’unicità di Colostro Noni nel concorrere al mantenimento del normale turnover cellulare e nello stimolare la fisiologica espressione genica di IL-8 a livello epiteliale, due meccanismi fondamentali affinché i naturali processi di riparazione della mucosa intestinale possano avvenire efficacemente contribuendo in modo decisivo al recupero del fisiologico equilibrio gastrointestinale.

Applicazioni e posologia
Colostro Noni attraverso l’azione sinergica del colostro bovino freeze-dryed e del succo in polvere dal frutto di Noni, si dimostra in grado di modulare i meccanismi fisiologici che governano l’omeostasi intestinale e si può suggerire il suo utilizzo clinico nei disturbi gastro-intestinali caratterizzati da perdita della corretta permeabilità intestinale, nelle patologie infiammatorie intestinali croniche, nelle forme dissenteriche, nelle gastriti da erosione e in forme di alterazione patologica del layer mucoso come celiachia e gluten sensitivity.
Si consiglia l’assunzione di 1 bustina (bambini) o due bustine (adulti) al giorno, da sciogliere direttamente in bocca lontano dai pasti.

Bibliografia
1 Cardani D (2014)
Colostro Noni administration effects on epithelial cells turn-over, inflammatory events and integrity of intestinal mucosa junctional systems
Minerva Gastroenterol Dietol 60(1) 71-78

Per informazioni
Diego Cardani
tel 02 280 181
diego.cardani@guna.it
www.guna.it

GUNA in a nutshell
GUNA è l’azienda leader in Italia nel settore della produzione e distribuzione di farmaci di origine biologico-naturale. Ha sede a Milano, nel suggestivo stabilimento di Via Palmanova, il più moderno al mondo per la ricerca scientifica e la produzione di questo genere di medicinali. Il sito web per il pubblico è www.guna.it, il sito web per i professionisti della salute è pro.guna.it.
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Video: youtube.com/gunatv

Trifored

Fagron Italia ha il piacere di presentare Trifored, un innovativo estratto secco a marchio Fagron di Trifoglio rosso (Trifolium pratense L.) standardizzato min. all’8% HPLC in isoflavoni, ora disponibile per formulazioni per il benessere della donna in menopausa.
Trifored è un ingrediente naturale che può essere impiegato negli integratori alimentari per il contrasto dei disturbi della menopausa.

Composizione e specifiche tecniche
Il Trifolium pratense L., chiamato comunemente Trifoglio rosso, è una pianta erbacea perenne che cresce spontaneamente in un’ampia area geografica che include l’Europa, la Russia, l’Asia e le Americhe. Il Trifoglio pratense è noto per le sue proprietà benefiche nel contrastare i disturbi della menopausa, evento fisiologico che nella donna coincide con il termine del ciclo mestruale e della fertilità. Trifored è un estratto secco di Trifolium pratense L. titolato min. 8% HPLC in isoflavoni, sostanze note per le loro proprietà benefiche nei confronti dei disturbi associati alla menopausa. E’ un ingrediente di origine totalmente vegetale, non irradiato, privo di supporti, di allergeni e OGM, ottenuto mediante un processo estrattivo unico e delicato a partire dai fiori e dalle foglie del Trifolium pratense L. raccolti nel periodo balsamico per garantire il massimo contenuto in fitoattivi e utilizzando come solventi di estrazione solamente etanolo ed acqua.
Le specifiche tecniche di Trifored sono riportate in Tabella 1.

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Meccanismo d’azione
Nel trifoglio rosso sono presenti dei fitoestrogeni denominati isoflavoni, composti di origine totalmente vegetale e con struttura chimica simile a quella del principale estrogeno femminile chiamato estradiolo, in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni α e β.
A differenza della soia, che apporta principalmente solo due isoflavoni (genisteina e daidzeina), nel trifoglio rosso sono presenti altre due forme di isoflavoni, formononetina e biochanina A, altamente biodisponibili in quanto, assunti per via orale, vengono rapidamente demetilati e raggiungono elevate concentrazioni plasmatiche (1).
Inoltre il trifoglio rosso presenta, rispetto alla soia, il vantaggio di non contenere allergeni. In menopausa, i fitoestrogeni contenuti in Trifored (formononetina, biochanina A, genisteina e daidzeina) mediano un’attività estrogenica che aiuta a compensare la carenza degli estrogeni endogeni. Gli isoflavoni contenuti in Trifored aiutano a contrastare sia i sintomi vasomotori della menopausa come vampate di calore, eccessiva sudorazione e palpitazioni, che i sintomi neurovegetativi come ansia, irritabilità, astenia e depressione.

Efficacia
Numerose evidenze scientifiche confermano l’efficacia dell’impiego del trifoglio rosso nel contrastare i disturbi associati al climaterio.
Uno studio clinico in doppio-cieco, randomizzato e controllato da placebo (2), condotto su 30 donne in menopausa affette da amenorrea persistente e da vampate di calore (più di cinque eventi al giorno) ha permesso di valutare l’efficacia degli isoflavoni da trifoglio rosso nel contrastare le vampate di calore.
Il gruppo di pazienti che ha assunto 80 mg di isoflavoni da trifoglio rosso al giorno per 12 settimane, ha riscontrato una riduzione delle vampate di calore del 44% rispetto al placebo.
Uno studio clinico (3) condotto su 150 pazienti ha evidenziato che l’assunzione orale di isoflavoni da trifoglio rosso nelle donne in post-menopausa è efficace non solo nel contrastare i sintomi vasomotori del climaterio, ma anche nel migliorare la sintomatologia neurovegetativa.
L’azione del trifoglio rosso nel limitare i disturbi neurovegetativi del climatario è stata inoltre confermata da un ulteriore studio clinico (4) in cui donne in postmenopausa, trattate per 90 giorni con 80 mg di isoflavoni da trifoglio rosso, hanno riscontrato una riduzione significativa dei sintomi dell’ansia e della sintomatologia depressiva rispetto al placebo.
Infine uno studio in doppio-cieco, randomizzato e controllato da placebo (5), condotto su 16 donne in post-menopausa e affette da diabete mellito tipo 2, trattate con 50 mg/die di isoflavoni da trifoglio rosso per quattro settimane, ha permesso di evidenziare che l’integrazione con isoflavoni da trifoglio rosso influenza favorevolmente la pressione arteriosa e le funzioni endoteliali basali.

Sicurezza
Il Trifolium pratense L. è impiegabile negli integratori alimentari, essendo inserito negli allegati 1 e 1 bis (attuale lista BELFRIT) del Decreto 27 marzo 2014 che ammettono rispettivamente come parti usate fiori/erba e parti aeree.
Numerosi studi clinici (3,6-8) evidenziano che la supplementazione con fitoestrogeni da trifoglio rosso in donne in menopausa è considerata sicura e ben tollerata.

Applicazione e dosaggi
Trifored è un ingrediente naturale che può essere impiegato negli integratori alimentari per il contrasto dei disturbi vasomotori e neurovegetativi della menopausa.
Il Ministero della Salute Italiano consiglia un dosaggio massimo giornaliero di isoflavoni pari a 80 mg come riportato nell’elenco ‘Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico’ (aggiornamento giugno 2013).

Bibliografia
1 K.D. Setchell, N.M. Brown, P. Desai et al (2001)
Bioavailability of pure isoflavones in healthy humans and analysis of commercial soy isoflavone supplements
J Nutr 131(4 Suppl) 1362S-1375S
2 P.H. Van de Weijer, R. Barentsen (2002)
Isoflavones from red clover (Promensil) significantly reduce menopausal hot flush symptoms compared with placebo
Maturitas 42(3) 187-193
3 G. Mainini, M. Torella, M.C. Di Donna et al (2013)
Nonhormonal management of postmenopausal women: effects of a red clover based isoflavones supplementation on climacteric syndrome and cardiovascular risk serum profile
Clin Exp Obstet Gynecol 40(3) 337-341
4 M. Lipovac, P. Chedraui, C. Gruenhut et al (2010)
Improvement of postmenopausal depressive and anxiety symptoms after treatment with isoflavones derived from red clover extracts
Maturitas 65(3) 258-261
5 J.B. Howes, D. Tran, D. Brillante, L.G. Howes (2003)
Effects of dietary supplementation with isoflavones from red clover on ambulatory blood pressure and endothelial function in postmenopausal type 2 diabetes
Diabetes Obes Metab 5(5) 325-332
6 M. Imhof, A. Gocan, F. Reithmayr et al (2006)
Effects of a red clover extract (MF11RCE) on endometrium and sex hormones in postmenopausal women
Maturitas 55(1) 76-81
7 T.J. Powles, A. Howell, D.G. Evans et al (2008)
Red clover isoflavones are safe and well tolerated in women with a family history of breast cancer
Menopause Int 14(1) 6-12
8 M.M. Terzic, J. Dotlic, S. Maricic,
T. Mihailovic, B. Tosic-Race (2009)
Influence of red clover-derived isoflavones on serum lipid profile in postmenopausal women
J Obstet Gynaecol Res 35(6) 1091-1095

Per informazioni
Davide Patroncini, Annalisa Pellegrini
tel 051 535 790
davide.patroncini@fagron.it;
annalisa.pellegrini@fagron.it
www.fagron.it

Fagron in a nutshell
Fagron Italia è la sede italiana del gruppo Fagron, azienda farmaceutica olandese leader mondiale del compounding e della distribuzione di materie prime farmaceutiche e nutrizionali alle farmacie ed alle industrie. Fagron è in continua espansione ed è presente nel mondo in 30 paesi, in tutti i continenti: Europa, America, Medio Oriente, Africa, Asia e Oceania.
La filiale italiana si distingue per l’innovazione delle soluzioni e l’eccellenza dei servizi offerti alle aziende nutrizionali tra cui il supporto formulativo e regolatorio

Lattoferrina MLF

La lattoferrina (Fig 1) è una glicoproteina appartenente alla famiglia delle transferrine in grado di chelare due ioni ferrici (Fe3+) per molecola con elevata affinità ed in maniera reversibile; strutturalmente, è costituita da due lobi, ciascuno dei quali presenta un sito di legame per il ferro. Essa è presente in quasi tutte le secrezioni umane quali lacrime, saliva, liquido seminale, secrezioni vaginali, ma è nel latte e nel colostro che raggiunge le concentrazioni più elevate. La lattoferrina, inoltre, è prodotta anche dai neutrofili, dove viene immagazzinata nei granuli secondari per essere secreta nei siti di infezione e infiammazione.

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La lattoferrina è una molecola multifunzionale (Tab 1), isolata per la prima volta nel 1960 da tre laboratori diversi. Essa è coinvolta nell’omeostasi del ferro e possiede una potente attività immunomodulante. La sua attività batteriostatica è dovuta principalmente alla capacità di legare e quindi sottrarre dall’ambiente il ferro necessario per la crescita batterica; inoltre, la lattoferrina mostra anche attività battericida fondamentalmente dovuta alla capacità di legarsi alle componenti della membrana batterica alterandone la composizione e inducendo la lisi del microrganismo. Il legame della lattoferrina con il ferro inibisce anche la formazione di biofilm batterici sugli epiteli dell’ospite. La lattoferrina possiede, inoltre, attività antifungina in particolare contro Candida albicans. A differenza degli antibiotici, non altera la microflora intestinale; anzi studi scientifici dimostrano che essa promuove la crescita di alcune specie probiotiche come bifidobatteri e lattobacilli, comportandosi dunque da prebiotico.
MLF è la lattoferrina prodotta da Morinaga Milk Industry Co. Ltd., azienda leader del mercato globale nella produzione e commercializzazione di ingredienti funzionali derivati del latte. Gli ingenti investimenti in ricerca scientifica hanno consentito di dimostrare attività ed efficacia clinica di MLF. Come ingrediente di prodotti destinati al consumo umano, MLF vanta una lunga storia d’uso, essendo disponibili in commercio fin dal 1986 prodotti destinati all’infanzia; dal 1990, MLF rientra tra gli ingredienti di altre preparazioni alimentari nonché prodotti dermo-cosmetici per applicazione topica ed integratori alimentari.
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Composizione e specifiche tecniche
Morinaga Milk Industry Co. Ltd ha sviluppato e messo a punto un processo di estrazione e purificazione della lattoferrina su scala industriale che garantisce qualità e purezza del prodotto; MLF presenta infatti un titolo in lattoferrina superiore al 95% (Tab 2).
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Essa è ottenuta da latte bovino mediante un innovativo procedimento di freeze-drying che ne migliora il profilo tecnologico e ne preserva l’integrità strutturale. Infatti, grazie al particolare processo di estrazione e purificazione, che non prevede l’essiccazione mediante elevate temperature, la struttura della glicoproteina non subisce alterazioni; pertanto, la sua attività non risulta compromessa. Evidenze sperimentali dimostrano come altre tecniche di disidratazione provochino la rottura della molecola compromettendone, pertanto, l’attività biologica. In particolare, un nostro studio condotto al fine di valutare la stabilità di MLF dopo 20 giorni a 25°C rispetto alla lattoferrina ottenuta mediante altri metodi di essicamento, ha dimostrato che quest’ultima risulta altamente degradata come indicato dalla presenza di numerosi frammenti peptidici (Fig 2).
Inoltre, MLF ottenuta mediante freeze-drying presenta una ridotta percentuale di umidità; ciò contribuisce ad assicurarne la shelf life che, nel caso di MLF, arriva fino a 36 mesi.
MLF si presenta sotto forma di polvere, idrosolubile, inodore e dal sapore caratteristico a causa della presenza del ferro legato alla molecola. È una materia prima non irradiata, priva di OGM, gluten free, prodotta secondo gli standard di qualità e nel rispetto delle linee guida relative alle GMP. Il particolare procedimento di estrazione mediante mezzi fisici assicura l’assenza di solventi residui. Le specifiche tecniche del prodotto sono illustrate nella Tabella 2.

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Efficacia
La lattoferrina vanta un vasto campo di applicazione che spazia dall’immunomodulazione alla difesa dell’organismo da infezioni sostenute da agenti patogeni diversi, in particolare batteri Gram negativi. L’attività, l’efficacia e la sicurezza di MLF sono supportate da numerosi studi scientifici condotti a livello globale e pubblicati su riviste indicizzate di rilevanza internazionale.

Studi preclinici
Gli effetti immunostimolanti (1) e antimicrobici (2) di MLF sono ampiamente documentati in letteratura. Un nostro recente studio in vitro (3) ha dimostrato che la somministrazione di MLF, a partire dalla concentrazione di 0.25 mg/ml, è in grado di inibire significativamente, dopo 24 ore di incubazione, l’ingresso di E. coli LF82 in un modello cellulare di epitelio intestinale rappresentato da cellule Caco-2. Studi epidemiologici hanno evidenziato una forte associazione tra la presenza di E. coli LF82 e la malattia di Crohn; questo particolare ceppo batterico aderisce e prolifera nelle cellule epiteliali dell’intestino e nei macrofagi stimolando la produzione di elevate quantità di TNF-α.
Il nostro studio ha anche evidenziato che il trattamento di biopsie intestinali prelevate da pazienti affetti dalla malattia di Crohn con MLF (1 mg/ml) per 6 e 24 ore è risultato efficace nell’inibire la produzione delle citochine pro-infiammatorie TNFα, IL-8 e Il-6 (3).

Studi clinici
Numerose evidenze sperimentali e studi clinici hanno dimostrato l’efficacia terapeutica di MLF nel modulare la risposta immunitaria e rafforzare le difese dell’ospite contro le infezioni, nel ridurre l’incidenza di diarrea in neonati e bambini e nello stimolare la formazione di un’equilibrata flora intestinale soprattutto in bambini nati prematuramente. Recentemente, la somministrazione di lattoferrina è risultata una strategia molto promettente per la prevenzione ed il trattamento dell’anemia sideropenica soprattutto alla luce delle nuove conoscenze sul ruolo che questa proteina svolge nel complesso meccanismo dell’omeostasi del ferro.
In un recente studio clinico sono state reclutate 295 donne gestanti con carenza di ferro (ID) e anemia sideropenica (ADI) ed affette da trombofilia. Le pazienti sono state suddivise in due gruppi; gruppo A: 156 donne trattate con 100 mg di MLF due volte al giorno; gruppo B: 139 donne trattate con 520 mg di solfato ferroso (1 cpr/die). I risultati dello studio hanno dimostrato che le donne trattate con MLF presentavano un significativo (P<0.0001) miglioramento dei parametri ematici (eritrociti, emoglobina e ferro serico totale) rispetto alle pazienti trattate con il solfato ferroso. Relativamente alla tollerabilità, la somministrazione di solfato ferroso ha determinato la comparsa (16.5%) di eventi avversi (dolore addominale, crampi, costipazione o diarrea), mentre in corso di trattamento con lattoferrina non è stato rilevato alcun evento indesiderato (4).

Sicurezza
La lattoferrina distribuita da Giellepi è un ingrediente food grade; essa è sicura e non contiene sostanze chimiche residue come ftalati, benzopirene, lattice, melamina. MLF non contiene sostanze allergizzanti come glutine, residui di frutta secca e crostacei; tuttavia, potrebbe contenere derivati del latte e tracce di lattosio. Inoltre, grazie allo stabilimento di produzione dedicato, non sono possibili cross-contaminazioni di nessun tipo. Infine, MLF non contiene coloranti né conservanti.
L’elevata tollerabilità e sicurezza di MLF è, inoltre, confermata dai risultati di numerosi studi clinici.

Applicazioni e dosaggio
MLF è un ingrediente ammesso negli integratori alimentari in accordo con le linee guida del Ministero della Salute e vanta una lunga storia d’uso negli alimenti per l’infanzia.
MLF è adatta ad essere utilizzata per la produzione di capsule, compresse e granulati. Possibili applicazioni includono la produzione di alimenti, integratori alimentari e/o dispositivi medici.
Il dosaggio varia in funzione dell’indicazione.

Bibliografia
1 T. Kuhara et al (2014)
Bovine lactoferrin ingestion protects against inflammation via IL-11 induction in the small intestine of mice with hepatitis
Br J Nutr 111(10) 1801-1810
2 H. Wakabayashi et al (2014)
Lactoferrin for prevention of common viral infections
J Infect Chemother IN PRESS
3 L. Bertuccini et al (2014)
Lactoferrin prevents invasion and inflammatory response following E. coli strain LF82 infection in experimental model of Crohn’s disease
Dig Liver Dis 46(6) 496-504
4 R. Paesano et al (2014)
Safety and efficacy of lactoferrin versus ferrous sulphate in curing iron deficiency and iron deficiency anaemia in hereditary thrombophilia pregnant women: an interventional study
Biometals 27(5) 999-1006

Per informazioni
Ufficio commerciale
tel 0362 240 116 – info@giellepi.it – www.giellepi.it

Giellepi in a nutshell
Giellepi è un’azienda operante nel mercato delle materie prime nutrizionali e della ricerca scientifica finalizzata all’innovazione nel campo degli integratori alimentari, alimenti a fini medici speciali e dispositivi medici. In oltre 15 anni di attività, le due divisioni Ingredients ed Health Science hanno saputo sviluppare competenze di altissimo livello. Grazie a questa competenza specifica, importanti produttori a livello mondiale hanno affidato a Giellepi la distribuzione delle loro materie prime, sicuri di poter garantire al cliente finale una buona catena distributiva, servizi tecnici, competenza degli aspetti regolatori ed un sistema qualità certificato e di altissimo livello.

Lactobacillus plantarum P17630

Le infezioni urogenitali (vaginosi batterica, vaginiti, vulvovaginiti ed infezioni urinarie) sono fra le più diffuse cause di disturbi ginecologici e sono state descritte evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia dell’utilizzo dei probiotici nel loro trattamento. Proge Farm, dopo studi approfonditi sulle caratteristiche, sulle proprietà e sull’azione del ceppo L. plantarum P17630, ha sviluppato e commercializzato un prodotto topico in forma di capsule vaginali. Sulla base delle conoscenze acquisite ha successivamente formulato Plantagyn®, un integratore alimentare in forma di polvere per sospensione orale. Plantagyn®, somministrato in adeguate quantità, svolge la sua azione a livello vaginale, modificando la flora, contribuendo a mantenerla sana e diminuendo l’insorgenza di infezioni urogenitali.

Composizione e caratteristiche tecniche
Le caratteristiche tecniche del prodotto finito Plantagyn® sono riportate in Tabella 1. Lactobacillus plantarum, insieme a L. acidophilus, L. jensenii, L. gasseri e L. crispatus, è una delle specie maggiormente presenti nel fluido vaginale. In particolare il Lactobacillus plantarum P17630 è un ceppo probiotico di origine umana, isolato dall’habitat vaginale, che ha dimostrato avere una spiccata capacità adesiva alle cellule epiteliali. Il ceppo, depositato presso l’Ente di Collezione Internazionale BCCM/LMG, è stato selezionato impiegando un metodo brevettato (Brevetto europeo n° 1046712B1).
L. plantarum P17630 appartiene alla lista di specie che presentano una Presunzione Qualificata di Sicurezza, predisposta dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Lactobacillus plantarum P17630 non presenta antibiotico-resistenza acquisita e/o trasmissibile in quanto sensibile a tutti gli antibiotici testati (Ampicillina, Gentamicina, Kanamicina, Eritromicina, Clindamicina, Virginiamicina, Tetraciclina, Cloramfenicolo). Lactobacillus plantarum P17630 è stato inoltre caratterizzato fenotipicamente e geneticamente secondo i criteri di EFSA. È possibile identificare L. plantarum P17630 sia a livello di specie che di ceppo, di conseguenza è verificabile l’identità di ogni lotto industriale ed è possibile il confronto con le Banche di cellule (Master e Working seed lot), inizio standardizzato e validato di ogni produzione industriale.

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Stabilità e conservazione
Il prodotto finito, stabilizzato e formulato in bustine, ha una shelf life di 2 anni se conservato ad una temperatura non superiore ai 25°C.

Studi di efficacia
In generale un lattobacillo è considerato adatto all’habitat vaginale quando presenta delle peculiarità ceppo-specifiche come (i) arrivare nella vagina vivo e vitale, (ii) aderire saldamente all’epitelio vaginale, (iii) sopravvivere a condizioni diverse dalle abituali (temperatura, pH) e (iv) produrre batteriocine. L.plantarum P17630 risponde a tutti questi requisiti ed è stato ampiamente studiato sia in vitro che in vivo.

Studi in vitro
1 Nello studio condotto da Bonetti e collaboratori è stata valutata la capacità di adesione in vitro di L. plantarum P17630 alle cellule epiteliali vaginali (VECs) (1). Il prodotto commerciale valutato, contenente L.plantarum P17630, è formulato in capsule di gelatina molle per uso vaginale. È stato confrontato con un secondo prodotto commerciale contenente il bacillo di Doderlein, oggi classificato come L.gasseri.
L’indagine comparativa, sui due preparati commerciali, è stata condotta secondo un disegno controllato in aperto. Il prelievo delle VECs è stato effettuato ambulatorialmente mentre le prove di adesività sono state effettuate presso il laboratorio di Microbiologia dell’Università del Sacro Cuore di Piacenza. Lo studio è stato condotto su VECs integre, lavate e prelevate da 20 pazienti con vaginite e/o vaginosi batterica. Una capsula, o compressa, sospesa in soluzione fisiologica, è stata miscelata con una sospensione di VECs.
I lattobacilli adesi alle cellule vaginali sono stati contati al microscopio ottico ed in piastra. È stato valutato anche il tipo di adesione.
Il numero medio di lattobacilli adesi per singola VECs è più elevato per il prodotto contenente L. plantarum P17630. In piastra per il prodotto contenente L. plantarum P17630 si trovavano 106-108 UFC/campione rispetto alle 102-104 UFC/campione del prodotto contenente L. gasseri. L. plantarum P17630 aderisce prevalentemente con singoli batteri mentre L. gasseri aderisce organizzandosi in catenelle. L’efficacia con cui L. plantarum P17630 aderisce alle cellule dell’epitelio vaginale ha orientato la scelta del ceppo per la formulazione del prodotto Plantagyn®.
2 In un secondo studio è stato dimostrato che il ceppo L. plantarum P17630 (3×108 cellule/ml) aderisce alle cellule vaginali umane e significativamente inibisce l’adesione della C.albicans ATCC 10231 (1 x 107 cellule/ml) alle cellule vaginali (3×105 cellule/ml) attraverso esclusione competitiva (2).
Non è stato ancora dettagliatamente descritto il meccanismo attraverso cui L. plantarum P17630 aderisca alle VECs e se l’adesione sia mediata da proteine o avvenga tramite legame elettrostastico, idrofobico o idrofilico; sicuramente la riduzione della adesività di C.albicans suggerisce che entrambi i microorganismi abbiano lo stesso sito di legame. Nello studio è stato evidenziato, inoltre, come il surnatante di L.plantarum P17630 interferisca con l’adesione di C.albicans indicando che la presenza di qualche metabolita secondario prodotto da L.plantarum P17630 agisca negativamente nei confronti di C.albicans ATCC 10231.

Studi clinici
1 È stato condotto uno studio multicentrico (3) su donne di età compresa tra i 18 ed i 45 anni con candidosi vulvovaginale (VVC). Sono state arruolate 476 pazienti: 252 (gruppo 1) trattate con 150 mg di fluconazolo e capsule molli vaginali contenenti L. plantarum P17630 e 224 (gruppo 2, controllo) trattate solo con fluconazolo. I dati clinici sono stati raccolti ed analizzati all’inizio dello studio (T0), dopo 4 settimane (T4W) e dopo 4 mesi (T4M). Dopo 4 settimane nel primo gruppo è stato osservato un maggior numero di pazienti asintomatici rispetto al gruppo di controllo (82.9% rispetto al 71,9%, p = 0.003). Dopo 4 mesi di follow up, recidive di candidosi vulvovaginale sono state riscontrate solo in 22 pazienti appartenenti al gruppo 1 ed in 59 pazienti appartenenti al gruppo 2 (OR= 3.74 e p < 0.001). Lo studio suggerisce che l’aggiunta di L. plantarum P17630 al trattamento con fluconazolo è in grado di ridurre l’insorgenza delle recidive del 71.7% ed aumentare l’efficacia della terapia nella prevenzione di infezioni vaginali.
2 E’ stato condotto uno studio comparativo in 89 donne a cui è stata diagnosticata candidosi vulvovaginale (4). I soggetti sono stati divisi in due gruppi, il primo gruppo (controllo) è stato trattato giornalmente con una crema vaginale al 2% di clotrimazolo per tre giorni e conseguentemente con capsule vaginali contenenti un gel lubrificante per 6 giorni e poi una volta a settimana per quattro settimane. Il secondo gruppo è stato trattato con la stessa terapia a base di clotrimazolo seguito dall’applicazione di capsule contenenti L. plantarum P17630 (>108 CFU) una volta al giorno per 6 giorni e poi una volta a settimana per 4 settimane. I parametri clinici e fisiologici sono stati valutati per tre mesi di follow up. Alla fine dello studio le donne trattate con probiotici hanno mostrato un aumento statisticamente significativo della quantità di lattobacilli presenti nell’ecosistema vaginale rispetto ai soggetti non trattati (80% vs 40%, p 0.001)e una considerevole riduzione dei sintomi come prurito e bruciore (90% vs 67.5%, p < 0.03).
Questo studio ha confermato che L. plantarum P17630 è un potenziale agente preventivo nella riduzione di recidive di infezioni vaginali dopo convenzionali trattamenti per candidosi vulvovaginali acute. Inoltre, promuove la crescita di lattobacilli e ristabilisce l’equilibrio della flora vaginale.
3 E’ stata condotta un’indagine preliminare, in vivo, utilizzando Plantagyn® su sei volontarie sane, di età compresa tra i 25 ed i 40 anni. Lo scopo di questo studio è stato quello di determinare l’effetto del ceppo probiotico L. plantarum P17630, somministrato per via orale, sulla flora lattica e di valutare l’adesione e la persistenza del ceppo nell’ecosistema vaginale. Il razionale di questa ipotesi è che, come per i patogeni, alcuni microrganismi presenti nel tratto gastrointestinale possano cross-contaminare, attraverso il passaggio delle feci, l’habitat vaginale.
I soggetti hanno assunto per 15 giorni consecutivi una bustina contenente 5×109 UFC di L. plantarum P17630 lontano dai pasti. La somministrazione è stata interrotta per 15 giorni e poi ripresa per altri 15 giorni. Lo studio ha previsto quattro tempi di campionamento: 0, 16, 30, 45 e 60 giorni. Ad ogni tempo per ogni soggetto sono stati effettuati due tamponi vaginali ed è stato prelevato un campione fecale. Un tampone vaginale è stato utilizzato per l’osservazione al microscopio e per la determinazione del Nugent Score. Il secondo tampone ed il campione fecale sono stati utilizzati per l’enumerazione dei batteri lattici totali e per la ricerca dei ceppi vancomicina insensibili, gruppo a cui appartiene L. plantarum P17630. Inoltre, associato all’assunzione del prodotto, alcuni soggetti hanno evidenziato un miglioramento fisiologico quale una maggiore regolarità intestinale; è stato riscontrato un aumento dei lattobacilli totali sia a livello vaginale che a livello gastrointestinale nel tempo (Fig 1). Inoltre, gli isolati vaginali vancomicina insensibili, in quattro soggetti su sei al T30 ed in cinque soggetti su sei al T60, hanno lo stesso profilo del controllo positivo L. plantarum P17630. Sulla base dei risultati ottenuti è stato dimostrato che nell’83% dei casi c’è stata colonizzazione di L. plantarum P17630 sia a livello intestinale che a livello vaginale.

Fig1_ProgeFarm
Sicurezza
Riguardo la compliance e gli effetti riscontrabili durante il periodo del trattamento, tutti i soggetti che hanno preso parte alla sperimentazione hanno ben tollerato il prodotto e completato lo studio. Non si sono verificati effetti avversi e la somministrazione del prodotto orale è stata considerata semplice da includere nella dieta quotidiana.

Applicazioni e modalità d’uso
Plantagyn® è efficace nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni urogenitali, nel ripristino dell’equilibrio della flora intestinale e vaginale dopo terapie antibiotiche o cortisoniche.
È consigliato in associazione al trattamento con antimicotici.
La somministrazione orale di Plantagyn® potrebbe essere considerata un valido trattamento preventivo in quelle condizioni fisiologiche che comportano una depauperazione dell’ecosistema vaginale (menopausa, alterazione ormonale, stress, etc.).
Secondo le indagini e gli studi condotti si consiglia l’assunzione di una bustina al giorno (5 miliardi UFC/dose) per 15 giorni consecutivi, seguiti da 15 giorni di wash out. Ripetere il trattamento per altri 15 giorni.

Bibliografia
1 A. Bonetti, L. Morelli, E. Campominosi, E. Ganora, F. Sforza (2003)
Adherence of Lactobacillus plantarum P17630 in soft-gel capsule formulation versus Döderlein’s bacillus in tablet formulation to vaginal epithelial cells
Minerva Ginecol 55(3) 279-284
2 M. Culici, M. Dal Sasso, B.C. Braga (2004)
L’adesione del Lactobacillus plantarum P 17630 alle cellule vaginali inibisce l’adesività della Candida albicans
Med Odontoiatrica Clin 8 34-41
3 C. Carriero, V. Lezzi, T. Mancini et al (2007)
Vaginal capsules of Lactobacillus plantarum P17630 for prevention of relapse of candida vulvovaginitis: an Italian multicentre observation study
Int J Prob Preb 2 155-162
4 F. De Seta, F. Parazzini, R. De Leo, R. Banco, G.P. Maso, D. De Santo, A. Sartore, G. Stabile, S. Inglese, M. Tonon, S. Restaino (2014)
Lactobacillus plantarum P17630 for preventing Candida vaginitis recurrence: a retrospective comparative study
Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol 182 136-139

Per informazioni
Patrizia Malfa
tel 0321 693 011
pmalfa@progefarm.it – www.progefarm.it

ProgeFarm in a nutshell
ProgeFarm è un’azienda farmaceutica che sviluppa, registra e commercializza in tutto il mondo, direttamente o tramite licenziatari esclusivi o distributori, farmaci, dispositivi medici ed integratori alimentari contenenti ceppi probiotici di proprietà. Tutti i ceppi sono depositati presso enti di collezione specializzati e coperti da brevetti internazionali.
Collabora con partner non solo licenziando e fornendo il prodotto finito registrato, ma mettendo a disposizione la propria esperienza negli Affari regolatori, nella farmacovigilanza e negli studi clinici.
Da un paio di anni, con il nuovo sito per la produzione di batteri probiotici, ProgeFarm può offrire materie prime e prodotti finiti customerizzati.

MixSport

È noto che le attività sportive che coinvolgono stress meccanici e metabolici prolungati possono aumentare il rischio di disbiosi (sbilanciamento tra la microflora commensale e la microflora putrefattiva e patogena a livello intestinale) e delle conseguenti disfunzioni intestinali. Ad esserne soprattutto colpiti sono quegli individui che competono in gare di resistenza prolungata, come ad esempio i corridori ciclisti, i maratoneti e i triatleti. I problemi di nausea, spasmi intestinali, gonfiore intestinale e diarrea accusati spesso da questi atleti sarebbero correlati alla diversa distribuzione del flusso sanguigno che, dal tratto gastroenterico, si trasferisce maggiormente verso i muscoli scheletrici per sostenere lo stress metabolico, e verso la periferia, per garantire l’omeostasi termica. Inoltre si ipotizza che le corse prolungate, quali le maratone o le gare ciclistiche a tappe, possano incrementare la peristalsi intestinale, facilitando ancor più le disbiosi e le sintomatologie enteriche correlate. A questo bisogna aggiungere le possibili combinazioni e interazioni tra l’esercizio fisico estremo e le condizioni ambientali avverse (forti sbalzi termici, associazione di temperatura e umidità elevata, ecc.), e/o le modificazioni della dieta (1). Si fa notare come molti AA attribuiscono alle disbiosi intestinali un probabile riversamento di endotossine batteriche (LPS della parete cellulare dei batteri Gram-negativi) nel circolo ematico, che, anche a basse concentrazioni, stimolano le risposte infiammatorie e la febbre (2).
Nel complesso è possibile affermare che le citate condizioni dismicrobiche riducono – talvolta pregiudicano – il rendimento atletico e la performance. Indubbiamente la ricostituzione dell’equilibrio dell’ecosistema microbico intestinale, cioè di una più larga preponderanza di microrganismi ‘utili’ (commensali e probiotici) sui ‘dannosi’ (putrefattivi e patogeni), viene resa possibile da razionali interventi dietetici, che includono l’assunzione di ceppi batterici probiotici adeguatamente selezionati.
In particolare, tra i benefici più affermati e studiati vi sono quelli derivanti dal riequilibrio del microbiota intestinale ed infatti il Ministero della Salute, nelle sue ‘Linee guida sui probiotici e prebiotici’ (revisione maggio 2013), ammette come indicazione d’uso del probiotico ‘favorisce l’equilibrio della flora intestinale’.
Di conseguenza l’utilizzo di una miscela probiotica adeguatamente formulata potrebbe essere un valido mezzo per prevenire e contrastare le disbatteriosi intestinali in atleti impegnati in attività di endurance. In accordo con il Team Lampre-MERIDA (referente Dr Luca Pollastri), squadra ciclistica professionistica facente parte delle formazioni World Tour, abbiamo quindi stabilito un protocollo sperimentale per valutare l’efficacia, sia pure in via preliminare, della somministrazione di una miscela probiotica (MixSport) studiata appositamente dal Centro Sperimentale del Latte (CSL), prendendo come occasione la partecipazione del Team alla Vuelta Espana 2014.

Composizione e caratteristiche tecniche
MixSport è una miscela di ceppi di lattobacilli e di bifidobatteri liofilizzati, ed è stata appositamente studiata per prevenire e contrastare i dismicrobismi intestinali degli atleti sottoposti a un intenso sforzo fisico. La concentrazione cellulare complessiva è di 1,0 x 1011 UFC/g e i ceppi probiotici utilizzati sono i seguenti:
– Lactobacillus acidophilus LA1/K8
– Lactobacillus paracasei 101/37
– Bifidobacterium animalis subsp. lactis Bi1
– Bifidobacterium breve Bbr8
La miscela è stata formulata scegliendo i ceppi probiotici sulla base della capacità di colonizzare i diversi habitat intestinali umani e con il criterio della concentrazione elevata, necessaria per garantire la sopravvivenza di un sufficiente numero di cellule batteriche durante il transito nello stomaco e assicurare una sufficiente efficacia del prodotto. Tutti i ceppi probiotici prescelti sono naturali, sono di esclusiva proprietà di CSL e soddisfano i criteri di identificazione e di sicurezza stabiliti dalle Linee guida Minsal. Il prodotto si presenta in forma di polvere da assumere previa dispersione in mezzo acquoso.

La sperimentazione con ciclisti professionisti
La Vuelta Espana, accanto al Tour de France e al Giro d’Italia, è una delle più importanti corse a tappe di ciclismo su strada. Da un punto di vista fisiologico queste competizioni sono estremamente esigenti e, pertanto, rappresentano un buon modello per lo studio dell’adattamento o disadattamento dei soggetti coinvolti nel compiere queste tipologie di sforzo. La ricerca scientifica frequentemente si è dedicata allo studio di queste competizioni valutando elementi quali risposte ematologiche, parametri inerenti il metabolismo del ferro e delle ossa, markers del metabolismo di produzione di energia, livelli di ormone tiroideo, indici di funzionalità renale e biomarcatori di danno cardiaco. Tutti questi parametri risultano essere modificati nel corso di gare a tappe, mettendo in evidenza l’esigente domanda fisiologica estrema.
Come già sottolineato nell’introduzione, in tali contesti dove la ricerca della performance è spinta ai massimi livelli, anche il tratto gastrointestinale (GI) risulta essere un elemento chiave nei processi adattativi e di recupero agli stimoli imposti dalla competizione. Tra fattori che la letteratura riporta quali cause di alterazione della flora batterica intestinale, nel caso di atleti che partecipano a grandi corse a tappe, si includono a pieno titolo lo stress psichico e fisico (ricerca del risultato), l’utilizzo di antibiotici (talvolta necessari per prevenire o curare infezioni legate a traumi o affezioni che occorrono durante la competizione), l’alterazione della motilità gastrointestinale (dovuta anche, o soprattutto, alle molte ore trascorse in sella), la dieta (modificazioni alimentari durante le corse a tappe, ampio utilizzo di proteine, consumo di grandi volumi di liquidi e di gel zuccherati).
La sperimentazione ha coinvolto 9 corridori di cui 8 hanno terminato le 21 tappe e 1 atleta si è ritirato pochi giorni prima della conclusione.
Il trattamento, effettuato disperdendo la polvere in acqua o in latte, era di 2,0 x 1011 UFC/die ed era ripartito in due assunzioni, una al mattino e una alla sera. I corridori hanno iniziato ad assumere il probiotico 3 giorni prima dell’inizio della competizione e pertanto sono stati raccolti dati per un totale di 213 giornate di cui 52 out competition e 161 di gara.
Ai 9 atleti è stato proposto un questionario preliminare per valutare l’eventuale recente utilizzo di terapia antibiotica e la percezione soggettiva di disturbi gastro-intestinali durante la competizione.
Quotidianamente il personale medico del team ha monitorato i 9 corridori rispetto alla difficoltà degli stessi ad alimentarsi, alla sensazione di ‘gonfiore intestinale’, all’eventuale presenza di scariche diarroiche ed alla compliance all’assunzione del probiotico somministrato. Gli stessi medici hanno annotato ogni terapia utilizzata durante l’intera trasferta per acuzie dell’apparato digerente e respiratorio.
Intento della sperimentazione era quello di avere indicazioni preliminari riguardo alla possibilità di introduzione del probiotico nell’integrazione quotidiana del corridore in base a compliance ed effetti monitorati.

Risultati
Nella Tabella 1 abbiamo riportato i riscontri raccolti nel monitoraggio limitandoci alla terapia antibiotica pre-post gara, alle scariche diarroiche e alla manifestazione di gonfiore intestinale degli atleti pre- e durante la competizione.
Tab1_CSL
E’ possibile evidenziare anzitutto che la terapia antibiotica precedente la Vuelta ha riguardato solo un atleta che ha effettuato un ciclo di amoxicillina + ac. clavulanico (1g x 3v. al giorno x 10 giorni nel mese antecedente la competizione). L’atleta ha avuto 2 episodi isolati di scariche diarroiche durante il quinto giorno di assunzione dei probiotici.
Solo due atleti (22%) hanno lamentato scariche diarroiche. In entrambi i casi la sintomatologia è stata limitata a 12h.
Riguardo al gonfiore intestinale solo due atleti hanno lamentato senso di ‘lieve tensione addominale’ in modo isolato un solo giorno. In entrambi i casi gli episodi si sono verificati solamente durante le prime 8 tappe della corsa spagnola.
Nessun atleta ha necessitato di terapia farmacologica per sintomatologia legata ad interessamento del tratto respiratorio.
Nessun atleta ha lamentato difficoltà nell’alimentarsi in corsa, evento da correlare alla buona funzionalità digestiva e quindi, probabilmente, al corretto equilibrio dell’ecosistema microbico intestinale.
Il personale sanitario al seguito del Team durante la gara si è detto soddisfatto dell’utilizzo di questo probiotico. Si è riferito inoltre di come, rispetto a quanto accade abitualmente durante i grandi giri, nel corso di questa Vuelta le problematiche gastro-intestinali siano state minime, come dimostrato dal quasi totale inutilizzo di farmaci specifici.
Solo un corridore ha mostrato scarsa compliance nell’assunzione dei probiotici senza però darne una giustificazione. Almeno 4 corridori, al contrario, hanno manifestato apprezzamento verso l’introduzione di questa integrazione.
L’unico corridore che prima della competizione ha riferito di soffrire ‘spesso’ di disturbi gastro-intestinali non ha lamentato nessun problema per l’intera durata della competizione.

Applicazioni e posologia
Pur avendo raccolto dei dati preliminari e non sufficienti per poter effettuare un’analisi statistica, lo studio riportato suggerisce che l’introduzione di MixSport nell’integrazione standard durante le grandi corse a tappe può essere la via ‘naturale’ efficace per ridurre l’incidenza delle affezioni gastro-intestinali e incoraggia a organizzare sperimentazioni più approfondite.
L’unico accorgimento da introdurre sembra essere la formulazione di un preparato che abbia un gusto gradevole. Questo infatti risulta essere ben tollerato quando disperso in latte o altra bevanda zuccherata, ma non quando disperso in acqua, evento che si verifica nella grande maggioranza dei casi. La posologia raccomandata è di 1g due volte al giorno (2 g/die), ovvero 2,0 x 1011 UFC/die.

Bibliografia
1 D.B. Pyne et al (2013)
Probiotics and immune response to exercise
Am. J. Lifestyle Med 7(1) 51-59
2 L.V. Thomas, T. Ockhuizen (2012)
New insights into the impact of the intestinal microbiota on health and disease: a symposium report
Br. J. Nutr 107 S1-S13.

Per informazioni
info@cslitalia.it
tel 02 906 961 – www.csl.it

Il Centro Sperimentale del Latte in a nutshell
Il Centro Sperimentale del Latte (CSL) è una società che dal 1948 isola, seleziona, produce e commercializza batteri lattici, lieviti e muffe soprattutto per i settori farmaceutico, nutraceutico, lattiero-caseario e agro-zootecnico. Dal 2013 il CSL fa parte del gruppo Clerici-Sacco, azienda tra i leader in Italia e nel mondo nella produzione di batteri lattici.

FlorAtopic® Plus-2

Probiotical, in collaborazione con l’Università degli Studi e con l’Ospedale Luigi Sacco di Milano, al termine di un ampio lavoro di ricerca durato 5 anni è stata in grado di sviluppare un Dispositivo Medico altamente innovativo la cui azione primaria è di tipo meccanico e del tutto naturale, mediata da componenti selezionati e recentemente brevettati, con il ceppo Lactobacillus salivarius LS01 a svolgere un’azione ancillare supportata da opportune evidenze in vitro. Il prodotto, che ha nome commerciale FlorAtopic® Plus-2 è attualmente in corso avanzato di certificazione europea come Dispositivo Medico di classe IIa ed è specificamente indicato nel trattamento della dermatite atopica (DA) e nell’attenuazione dei sintomi ad essa correlati.
La dermatite atopica (o eczema atopico) è una malattia infiammatoria cronica della pelle, caratterizzata da intenso prurito e secchezza cutanea. Interessa il 5-20% dei bambini e l’1-3% degli adulti, con notevoli effetti negativi sulla qualità della vita di chi ne soffre e delle loro famiglie. Il microbiota intestinale gioca un ruolo importante nel modulare la frequenza di insorgenza della maggior parte delle manifestazioni allergiche, spesso in grado di cronicizzare, già in età infantile o pediatrica. La composizione del microbiota è, infatti, diversa nei soggetti atopici rispetto ai soggetti che non riportano disordini allergici. Negli individui che presentano un’elevata incidenza di allergie è riscontrabile un numero inferiore di Lattobacilli, Bifidobatteri ed Enterococchi e un parallelo aumento di Clostridi e di Staphylococcus aureus rispetto ai soggetti con bassa incidenza di manifestazioni allergiche. La permeabilità gastrointestinale spesso risulta impropriamente aumentata in seguito a fenomeni di dismicrobismo, esponendo il tessuto linfoide associato all’intestino (GALT), nonché l’intero organismo, ad una serie di stimolazioni antigeniche che portano allo sviluppo di allergie e di altri disordini immunitari anche cronici. Risulta evidente, pertanto, che la possibilità di coadiuvare il ripristino di un fisiologico effetto barriera intestinale possa rivelarsi molto utile in soggetti affetti da dermatite atopica.
Un approccio alla terapia recente, e ancora relativamente poco studiato, consiste nella modulazione della composizione del microbiota intestinale per mezzo dell’assunzione orale di prodotti contenenti probiotici, soprattutto lattobacilli e bifidobatteri. L’integrazione di questi microrganismi benefici nel microbiota può mediare, di conseguenza, un nuovo pattern di stimolazione del GALT che, se correttamente polarizzato, può portare ad un miglioramento importante della sintomatologia cutanea tipica della dermatite atopica.

Composizione e Caratteristiche tecniche
Le caratteristiche tecniche del prodotto finito FlorAtopic® Plus-2 sono riportate in Tabella 1.
La composizione di FlorAtopic® Plus-2 è riportata nella Tabella 2.

Tab1_Probiotical_IN3_2014

Tab2_Probiotical_IN3_2014

Il ceppo ST10 è utilizzato in forma microincapsulata al fine di migliorare sensibilmente la sopravvivenza dello stesso durante il transito gastro-duodenale e garantire l’arrivo nel piccolo intestino di almeno il 90% delle cellule vitali assunte per via orale.
Il microrganismo L. salivarius LS01 è, invece, intrinsecamente meno sensibile all’effetto dei succhi gastrici e della bile e, pertanto, se ne propone l’utilizzo in forma liofilizzata tradizionale.
Su specifica richiesta è possibile addizionare aromi e acidificanti naturali al fine di affinare le peculiarità organolettiche del formulato.

Meccanismo d’azione
FlorAtopic® Plus-2, grazie alla presenza del gelificante gomma di tara, è in grado di formare un idrogel entro pochi minuti dall’ingestione in virtù delle sue peculiarità tissotropiche e di creare, in tal modo, nel primo tratto gastro-intestinale un effetto barriera di tipo meccanico nei confronti degli antigeni e dei generi microbici intestinali potenzialmente capaci di favorire l’insorgenza di disordini allergici anche cronici, che possono interessare differenti apparati dell’organismo umano, tra cui quello tegumentario, o cute.
Tale effetto barriera è completato ed esteso a tutto il decorso del tratto gastro-intestinale dalla presenza di esopolisaccaridi (EPS), prodotti in situ dal microrganismo Streptococcus thermophilus ST10 (DSM 25246), che incrementano in tal modo la viscosità dell’ambiente circostante attraverso un meccanismo auto-regolato ed esclusivamente meccanico. L’assunzione del suddetto batterio veicola nell’intestino umano una fonte di molecole ad attività gelificante, esercitando così un’azione totalmente complementare a quella della gomma di tara.
La presenza dello specifico microrganismo Lactobacillus salivarius LS01 (DSM 22775) è in grado di rinforzare ulteriormente il suddetto effetto barriera con un meccanismo che si rivela ancillare rispetto a quello del gelificante. Il lattobacillo è in grado di integrarsi nel microbiota residente e di favorire una risposta immunitaria a livello del GALT polarizzata verso un profilo di tipo Th1, coadiuvando in tal modo gli effetti meccanici garantiti dal complesso gelificante.
La modalità d’azione complessiva di FlorAtopic® Plus-2, mediata principalmente dall’effetto barriera di tipo meccanico garantito dal complesso gelificante mucoaderente e rinforzato dalla presenza del lattobacillo è, in ultima analisi, capace di influenzare indirettamente e positivamente il tessuto linfoide associato alla pelle (Skin-Associated Lymphoid Tissue, SALT), comunemente alterato in soggetti con disordini allergici anche cronici, quali la dermatite atopica (DA).

Studi di efficacia
Studio in vitro
E’ stato condotto uno screening in vitro su tre ceppi di Lactobacillus salivarius, BNL1059, LDR0723 (successivamente depositato come L. salivarius LS01-DSM 22775) e RGS1746, isolati da campioni fecali o da brushing della mucosa vaginale di 3 soggetti sani che non avevano consumato alcun prodotto contenente probiotici nelle due settimane precedenti.
In seguito a caratterizzazione feno-genotipica completa di questi ceppi è stata valutata la loro interazione con cellule del sistema immunitario umano mediante incubazione di ciascun lattobacillo per 24 ore con la linea macrofagica THP-1. Dopo incubazione è stata quantificata la produzione di IL-12, IFN-γ, IL-4 e IL-5 all’interno delle cellule THP-1.
L. salivarius LDR0723 ha modificato significativamente il rapporto Th1/Th2 in favore di una risposta di tipo Th1, elemento desiderabile in un quadro di atopia, mentre BNL1059 e RGS1746 hanno mediato una diminuzione del rapporto Th1/Th2 in favore delle citochine anti-infiammatorie e regolatorie. Sulla base di questi risultati il ceppo L. salivarius LDR0723-LS01 è stato scelto per gli studi sull’uomo e per la formulazione del prodotto FlorAtopic® Plus-2.

Studi clinici
1. In questo studio randomizzato, in doppio cieco, controllato contro placebo è stata valutata l’efficacia del ceppo Lactobacillus salivarius LS01 (DSM 22775) in adulti che presentavano dermatite atopica. Un gruppo di 38 pazienti è stato trattato con il lattobacillo (2 miliardi di cellule vive/die) o con un placebo (maltodestrina) per 16 settimane.
Nessun evento avverso è stato registrato durante lo studio. I soggetti che avevano ricevuto il lattobacillo hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo di entrambi i parametri clinici SCORAD (SCORing Atopic Dermatitis, p<0,0001) e DLQI (indice dermatologico di qualità della vita, p=0,021) alla fine del trattamento (T16) a confronto con il gruppo placebo (Fig 1). Inoltre, dopo quattro mesi di trattamento si è registrata una significativa diminuzione delle citochine Th1 (IL-12+IFN-γ) (p=0,03) e del rapporto Th1/Th2 (IL-12+IFN-γ/IL-4+IL-5) (p=0,019) solo nei pazienti che avevano ricevuto il placebo, a suggerire un naturale decorso della patologia e un aggravamento del pattern citochinico che l’accompagna. Una diminuzione statisticamente significativa degli stafilococchi fecali nel gruppo attivo è stata osservata al termine del trattamento.
Fig1 Probiotical IN3 2014 Fig2 Probiotical IN3 2014
2. Un secondo studio prospettico, controllato contro placebo e randomizzato su soggetti che presentavano dermatite atopica ha previsto l’utilizzo del prodotto completo FlorAtopic® Plus-2 (1 bustina al giorno), comprendente pertanto anche i due ingredienti ad azione primaria meccanica. 25 soggetti sono stati inclusi nello studio pilota: 13 hanno ricevuto il prodotto finito per un mese, mentre 12 sono stati assegnati al gruppo placebo. Un miglioramento significativo (p0,0001) dell’indice SCORAD è stato osservato nel gruppo attivo dopo 1 mese di trattamento (da 40 a 28), mentre nessun cambiamento è stato registrato nel placebo. Una leggera diminuzione nella concentrazione fecale di Staphylococcus è stata osservata, confermando in tal modo i risultatidel primo studio.
3. Un ulteriore studio ha valutato l’efficacia clinica del ceppo Lactobacillus salivarius LS01 nel trattamento della dermatite atopica nei bambini. 43 soggetti da 0 a 11 anni sono stati arruolati nello studio (rapporto maschi/femmine 1:1).
Il protocollo ha previsto l’assunzione di 2 bustine al giorno di una miscela contenente 1 miliardo/dose del ceppo LS01 per le prime 8 settimane, quindi l’assunzione di 1 bustina al giorno per ulteriori 8 settimane. E’ stato registrato un totale di 15 drop-outs al termine dello studio, tutti per deviazione dal protocollo e non per la manifestazione di eventi avversi. I soggetti che hanno ricevuto il lattobacillo hanno mostrato un miglioramento significativo nei parametri clinici (SCORAD e prurito) (p=0,001) rispetto alla baseline (Fig 2). La riduzione osservata dopo 16 settimane complessive di trattamento è rimasta anche dopo la cessazione dell’assunzione dell’attivo.

Sicurezza
La gomma di tara, elemento del complesso gelificante mucoaderente specifico ad attività primaria, è considerata di uso sicuro nell’uomo ed è impiegata, nel campo del food, come additivo alimentare gelificante (E 417).
Le specie di appartenenza dei due ceppi batterici, Streptococcus thermophilus e Lactobacillus salivarius, sono inserite nella lista di specie che vantano una Presunzione Qualificata di Sicurezza (Qualified Presumption of Safety, QPS), predisposta per la prima volta dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel 2007 e revisionata annualmente nel mese di dicembre.
Inoltre S. thermophilus ST10 e L. salivarius LS01 presentano un livello di resistenza inferiore ai valori soglia (breakpoints) definiti da EFSA per 10 diversi antibiotici. La completa caratterizzazione feno-genotipica dei ceppi, sia a livello di specie che di biotipo, consente di verificare l’identità di ogni lotto industriale e di confrontarla con le relative Banche di Cellule (Master e Working Cell Banks) che costituiscono il punto di partenza standardizzato e validato di ciascuna produzione industriale.
In aggiunta a quanto sopra descritto, per ciascun lotto industriale viene verificata la purezza microbiologica, prendendo in considerazione i parametri riportati nel paragrafo delle specifiche tecniche, con la possibilità di includerne anche ulteriori in funzione della destinazione d’uso di ciascun lotto specifico. Per la produzione sono, inoltre, utilizzate le Norme di Buona Fabbricazione (GMP) e il sistema di autocontrollo igienico HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points).

Applicazioni e Posologia
FlorAtopic® Plus-2 è efficace nel trattamento della dermatite atopica e nell’attenuazione dei sintomi ad essa tipicamente correlati.
Il suo effetto barriera è, comunque, di breve durata e deve, pertanto, essere rinnovato quotidianamente per un periodo di tempo adeguato.
FlorAtopic® Plus-2, in virtù del suo meccanismo d’azione meccanico di breve durata (
Secondo lo studio clinico condotto si consiglia l’assunzione di 1 bustina al giorno di FlorAtopic® Plus-2 per almeno 30 giorni, cui segue una supplementazione di mantenimento con specifico integratore alimentare (FlorAtopic®) contenente 1 miliardo di L. salivarius LS01 e 2,5 grammi della fibra prebiotica frutto-oligosaccaridi a catena corta (scFOS), ingrediente in grado di favorire la colonizzazione intestinale da parte del lattobacillo. L’utilizzo dell’integratore è da protrarsi per tempi prolungati, fin quando il dermatologo curante lo ritenga opportuno, o anche per tutta la vita.

Per informazioni
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Probiotical in a nutshell
Probiotical costituisce una realtà unica nel suo settore, in quanto primo stabilimento al mondo concepito e realizzato esclusivamente per la ricerca, lo sviluppo e la produzione su scala industriale di microrganismi probiotici.
In termini di prodotto, l’azienda offre un ampio portfolio di principi attivi probiotici a concentrazioni standard, supportati dalla caratterizzazione biochimica, funzionale e molecolare dei ceppi e da studi clinici.
Inoltre, accanto alla produzione e commercializzazione di colture probiotiche liofilizzate, particolare attenzione viene rivolta alla progettazione di formulati probiotici/simbiotici e alla realizzazione di prodotti finiti la cui efficacia sia garantita fino al termine della shelf-life. L’azienda si occupa anche degli aspetti regolatori inerenti alla registrazione e certificazione di prodotti finiti come Dispositivi Medici di classe IIa o III, sia in Europa che in altri Paesi del Mondo.
Tecniche innovative e brevettate sono alla base dell’offerta di significativi vantaggi commerciali per i nostri clienti quali: stabilità di prodotto, assicurata fino a 2 anni a 25°C; produzione di colture probiotiche e prodotti finiti Allergen Free; produzione di colture probiotiche microincapsulate stabili in sospensione oleosa e gastroprotette.