Nanoparticelle di biossido di titanio e biossido di titanio per uso alimentare (E171)

ARTICOLI

Luisa Diomede

Istituto di Ricerc Mario Negri

Nanoparticelle di biossido di titanio e biossido di titanio per uso alimentare (E171)

Effetti tossicologici sulla salute umana e ambientale

L’utilizzo diffuso del biossido di titanio (TiO2) come pigmento in numerose applicazioni, soprattutto sotto forma di nanoparticelle (NP), desta crescenti preoccupazioni per le possibili conseguenze sulla salute umana e sugli ecosistemi acquatici e terrestri. Di particolare rilevanza sono gli effetti dell’ingestione del nanomateriale proveniente da prodotti contenenti TiO2 per uso alimentare (E171), nonché da alimenti “contaminati” dal TiO2 disperso nell’ambiente. Le NP di TiO2, infatti, si diffondono facilmente nell’ambiente e vengono trasportate nell’acqua e nel suolo, con effetti sugli organismi e sugli ecosistemi. Sono infatti in grado di attraversare le membrane biologiche, penetrare all’interno delle cellule e accumularsi nei tessuti e negli organi, producendo effetti tossici. Malgrado gli enormi sforzi compiuti negli ultimi anni per meglio definire le interazioni tra le NP di TiO2 e l’ospite, i diversi approcci sperimentali adottati e/o i risultati controversi rendono ancora difficile determinare una vera percezione del rischio. Al fine di delineare un quadro più omogeneo della questione, il presente documento non intende fornire una revisione tassonomica della letteratura, quanto piuttosto una rassegna critica (1), volta a selezionare le evidenze di eventuali correlazioni tra le caratteristiche fisico-chimiche delle NP di TiO2, il loro transito attraverso le barriere biologiche e le conseguenze sulla salute umana e ambientale. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2022

 

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Editoriale IN4 • 2022

Editoriale IN4 • 2022

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

Il caso del biossido di titanio

Una disputa aperta

Cari lettori, questo numero si apre con una revisione critica ed esaustiva sul biossido di titanio a uso alimentare (E171), a cura dei ricercatori del Mario Negri, che riportano le evidenze relative all’impatto di questo materiale sulla salute umana e ambientale.

Tuttavia sembra che ci sia ancora una disputa aperta a livello globale.

Non sicuro

L’opinione pubblicata dall’EFSA, secondo cui «l’E171 non può più essere considerato sicuro se utilizzato come additivo alimentare», ha portato al divieto da parte della Commissione Europea di utilizzo in EU, con un periodo di eliminazione graduale di sei mesi dal 7 febbraio 2022 fino al 7 agosto 2022.

Questo parere è stato principalmente motivato dalle nuove evidenze sul potenziale genotossico delle nanoparticelle di TiO2 presenti nell’E171, per le quali non è ancora stata determinata una chiara relazione tra le dimensioni e i danni a carico del DNA e dei cromosomi.

Comunque vale la pena di ricordare, tra i nostri cugini europei, che la Francia l’aveva già bandito dal 2020 e anche la Svizzera l’ha vietato dal 15 marzo 2022 con un periodo transitorio di sei mesi.

Sicuro

Con tempismo eccezionale, un mese prima dell’entrata in vigore del divieto in EU, la Health Food Directorate canadese ha completato un report che loro chiamano “state of the science” sull’utilizzo del biossido di titanio come additivo alimentare, definendolo sicuro! La posizione della Health Food Directorate canadese che non ci sono prove scientifiche conclusive che l’additivo alimentare TiO2 sia un problema per la salute umana si basa sulla loro revisione dei dati scientifici disponibili relativi agli usi alimentari del TiO2, che in sintesi sono:

1) non c’è nessuna evidenza di cancro o altri effetti avversi nei topi e nei ratti esposti ad alte concentrazioni di TiO2 alimentare (studi a lungo termine );

2) non c’è nessuna modifica al DNA indotta da TiO2 alimentare riportata in vari studi condotti sugli animali;

3) non è stato documentato nessun effetto avverso sulla riproduzione, sullo sviluppo, sul sistema immunitario, gastrointestinale o nervoso o sulla salute generale quando i ratti sono stati esposti dal pre-concepimento all’età adulta al TiO2 alimentare.

A seguito di questa sentenza canadese che afferma che il biossido di titanio utilizzato negli alimenti è sicuro, la Titanium Dioxide Manufacturers Association (TDMA), che rappresenta i maggiori produttori di biossido di titanio ed è la loro voce in Europa dal 1974, sollecita una revisione completa dell’utilizzo del TiO2 nell’UE. Secondo TDMA, i metodi e i materiali di prova su cui si basa il parere dell’EFSA non riflettono un’esposizione umana realistica agli alimenti contenenti E171 e sono anche il risultato di un’applicazione insolita e incoerente della nuova guida sulle nanoparticelle. Anche la Food Standards Agency (FSA) del Regno Unito in marzo ha respinto le preoccupazioni dell’UE sull’additivo, rifiutando di vietarlo. Tuttavia, la valutazione del rischio da parte delle autorità sanitarie del Regno Unito non è ancora conclusa e si prevede lo sarà nel 2023.

Non sicuro

Sulla questione ha preso posizione anche SAFE (Safe Food Advocacy Europe), un’organizzazione no-profit con sede a Bruxelles impegnata nel proteggere i consumatori di tutta Europa,  che afferma di non essere sorpresa della posizione del Canada, in quanto «Il Canada consente ancora l’uso degli ormoni della crescita per produrre carne, cosa che abbiamo vietato nel 1996. Sono anche grandi consumatori di glifosato, che in Europa, pur non essendo vietato, non è accettato dai consumatori. Il loro metodo di analisi del rischio per la salute umana è ovviamente diversa da quella dell’Europa, e forse lo è anche la percezione del pericolo dei loro consumatori».

E allora?

Cari lettori, in questo quadro sconcertante mi astengo dal fare commenti scientifici, vi lascio trarre le conclusioni dalla lettura dell’articolo dei ricercatori del Mario Negri. Personalmente, anche se la Health Food Directorate canadese afferma che continueranno a monitorare la scienza emergente sulla sicurezza del TiO2 come additivo alimentare e potranno rivedere la loro posizione se saranno disponibili nuove informazioni scientifiche, sono contenta di vivere in  Europa, dove, secondo il principio di precauzione,  potremo fare a meno dell’E171 senza neanche sentirne la mancanza!

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L’Integratore Nutrizionale n°4/2022

L’Integratore Nutrizionale n°4/2022

Focus: Salute metabolica e obesità

ARTICOLI
AGGIORNAMENTI
AZIENDE
ARTICOLI

Nanoparticelle di biossido di titanio e biossido di titanio per uso alimentare (E171)

Luisa Diomede e colleghi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri presentano una revisione critica sugli effetti tossicologici delle nanoparticelle di biossido di titanio per uso alimentare sulla salute umana e ambientale.

Larixicina®
Sara Ferrari e colleghi presentano uno studio sui polifenoli del larice delle Dolomiti, evidenziando le sue proprietà antiossidanti e di difesa delle alte vie respiratorie.

AGGIORNAMENTI

LETTERATURA SCIENTIFICA – Alessandra Baldi, Scientific and Regulatory advisor presso NuTRE (Nutraceutical Tailored Research Ecosystem), ci propone alcuni spunti, che la letteratura scientifica offe, riguardo all’industria alimentare come risorsa per la salute metabolica.

NOVEL FOOD: Armando Antonelli (Food regulatory affairs consultant) pone l’attenzione sull’incremento di prodotti, che si trovano in commercio, a base di canapa e del componente di maggior successo e interesse: il Cannabidiolo e il suo status regolatorio al 2022.

PIANTE E DERIVATI BOTANICI: La resilienza può influire anche sul benessere del metabolismo? Domenico Avenoso e Antonella Riva (INDENA) ci pongono e argomentano una risposta a questa domanda.

PUBBLICITA’ AL VAGLIO – il 24 maggio si è tenuto il webinar, organizzato dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), dal titolo Sostenibilità nel settore food. Come comunicare correttamente. Serena Ponso ce ne parla nella sua rubrica dedicata alla comunicazione nel settore nutraceutico.

AZIENDE
Intervista a
Alessia Mattiello

Questi argomenti e tante altre NOTIZIE ti aspettano su questo numero... BUONA LETTURA!

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Ecodesign di prodotti solari: quali sfide?

OPINION LEADER

Alessandra Semenzato

Direttore scientifico Unired
Docente Università degli Studi
di Padova

Ecodesign di prodotti solari: quali sfide?

Sviluppare prodotti cosmetici secondo criteri di ecodesign è la sfida della cosmesi moderna. Come tutto il mondo produttivo, anche il nostro settore è infatti chiamato a prendere consapevolezza delle ricadute ambientali associate non solo al ciclo di produzione ma anche al ciclo di vita dei prodotti e a trovare nuove soluzioni che siano in grado di immettere sul mercato cosmetici formulati in un’ottica di sostenibilità, evitando ogni forma di greenwashing. 

Formulare in ecodesign significa progettare un prodotto secondo criteri ambientali che tengano in considerazione parallelamente contenuto e contenitore. La costruzione di un prodotto in ecodesign non può prescindere infatti dai materiali che compongono il packaging, che ne determinano l’impatto ambientale nella sua fase di fine vita. 

L’obiettivo da raggiungere non è affatto scontato per nessuna categoria di cosmetici ma non c’è dubbio che l’asticella da superare sia posizionata ancora più in alto quando parliamo di prodotti solari, ovvero di una categoria di prodotti che hanno un ruolo specifico nella prevenzione della nostra salute e che presenta dei vincoli normativi specifici sia in termini di scelta degli ingredienti attivi (lista filtri del Regolamento sui prodotti cosmetici) che di misurazione dell’efficacia (ISO solari). 

La questione ambientale e le problematiche dell’impatto dei solari nell’ecosistema barriera corallina è emersa già da alcuni anni: i principali imputati dei danni ambientali sono filtri solari di vecchia generazione, come Oxybenzone (Benzophenone-3) e Octinoxate (Ethylhexyl Methoxycinnamate), sospettati di essere dei potenti interferenti endocrini, che sono stati vietati in alcuni stati USA. In Europa, dove a differenza degli Stati Uniti la lista dei filtri ammessi include anche molecole di ultima generazione ad ampio spettro più performanti, rinunciare a queste molecole e definirsi ocean friendly è stato semplice, anche se non è questa la corretta modalità per affrontare la sfida della sostenibilità.

Per vincerla dobbiamo allargare lo sguardo e abituarci ad aggiungere un ulteriore criterio di valutazione per selezionare le materie prime con cui formuliamo i nostri prodotti: non più solo funzionalità, SPF, aspetti applicativi/sensoriali e costi ma anche impatto ambientale, dobbiamo quindi abituarci a ragionare in termini di LCA (Life Cycle Assessment) di prodotto e di materia prima. 

Per un design formulativo sostenibile è infatti necessario considerare che ogni fase del ciclo di vita del prodotto ha una ricaduta sull’ambiente: è stato calcolato che la fase di design che comprende il sourcing delle materie prime è la fase che incide maggiormente (16%) mentre le altre fasi (manufacturing, distribution, consumer use e post consumer use) pesano più o meno in parti uguali (13-14%).

Evidentemente, la fase consumer use per i prodotti leave-on è quasi trascurabile e quindi il peso della fase di design e della scelta delle materie prime (CO2, estrazione, sintesi) risulta ancora più determinante. 

Per i prodotti rinse-off, invece, ciò che incide in modo più pesante è proprio la fase di utilizzo da parte dei consumatori e il fine vita che coinvolgono sia l’uso dell’acqua durante il lavaggio sia le implicazioni dei residui nelle acque di scarico (biodegradabilità, ecotossicità).

E nel caso di un prodotto solare? Pur essendo un prodotto leave-on la fase di utilizzo impatta in modo pesante sul mondo marino, quindi, anche criteri come biodegradabilità ed ecotossicità diventano prioritari. 

L’ecodesign formulativo di un solare non può quindi prescindere da un’attenta analisi delle materie prime utilizzate: il sistema filtrante che deve garantire la protezione, la scelta di oli ed emulsionanti e quella dei polimeri.  

La selezione dei filtri è cruciale per la protezione solare perché nei prodotti ad alto SPF (30, 50, 50+) la loro concentrazione rappresenta il 30 % degli ingredienti del prodotto. 

Non disponiamo ancora di dati sufficientemente esaustivi sull’impatto ambientale deli filtri solari ma dai primi studi sembra chiaro che le molecole di ultima generazione con caratteristiche broad spectrum rappresentino una scelta più ecofriendly: dal momento che garantiscono migliori performance in termini di protezione solare, sono quindi utilizzabili a concentrazioni più limitate rispetto alle classiche molecole organiche di prima e seconda generazione (1). Molto spesso, quando si tratta di sostenibilità, a livello marketing i filtri UV detti fisici vengono presentati come prima scelta perché considerati “naturali”. Tuttavia, proprio per la loro natura chimica (inorganica, appunto), per questa categoria di filtri (come l’ossido di zinco) non si applicano i criteri di biodegradabilità e le loro concentrazioni nell’ambiente marino potrebbero aumentare nel tempo con potenziali effetti acuti e cronici su un gran numero di specie presenti appunto nell’ambiente marino.

L’efficacia di un prodotto solare oltre che dalla tipologia di sistema filtrante utilizzato è strettamente dipendente dalla presenza di polimeri che permettono di creare film uniformi capaci sia di migliorare la resistenza al lavaggio che di implementare il cammino ottico della luce, agendo da booster di SPF.

Se in un futuro non poi così lontano i polimeri a base di acrilati, molto utilizzati nei prodotti solari allo scopo di migliorare la resistenza all’acqua e come booster di SPF, fossero identificati come microplastiche e sottoposti a restrizione come già accaduto per i derivati del nylon o del PMMA, questo inciderebbe sull’operatività poiché diverrebbero non più utilizzabili nelle formulazioni cosmetiche.

A questo proposito, vale la pena di ricordare che se è vero che tutte le plastiche sono polimeri, non è vero che tutti i polimeri sono plastiche. L’obiettivo di utilizzare nuovi materiali polimerici biodegradabili e non ecotossici che siano in grado di garantire le performance di water resistance e booster. 

Per quanto riguarda i sistemi emulsionanti e gli oli emollienti è necessario privilegiare molecole anche di sintesi o semi-sintesi ma preparate utilizzando criteri di green chemistry capaci di coniugare in modo ottimale una bassa impronta CO2 e biodegradabilità con proprietà funzionali e sensoriali elevate. Fortunatamente esiste un’ampia scelta di sistemi con cui preparare sia emulsioni acqua in olio che olio in acqua con fasi lipidiche caratterizzate da proprietà solventi molto importanti per la solubilizzazione dei filtri. 

Sostenibilità è anche saper rinunciare a ciò che non è strettamente necessario. Formulare in ecodesign vuol dire quindi realizzare prodotti semplici, utilizzando quegli ingredienti necessari a garantire aspetti sensoriali e funzionali e di stabilità del prodotto in modo da semplificare anche la fase di produzione. 

Questo stesso criterio deve essere applicato anche al packaging poiché solo i packaging monomateriale possono essere facilmente riciclabili, come flaconi e tubi che a differenza di pompe spray non richiedono l’uso di polimeri di diversa natura chimica.

Oggi i consumatori chiedono sempre di più ai cosmetici che acquistano, ricercando la sostenibilità a 360 gradi, non solo in termini di impatto ambientale e biodegradabilità, ma anche di sicurezza. In quest’ottica, è necessario un approccio più olistico, ponendo particolare attenzione alla qualità delle materie prime utilizzate e formulando prodotti solari con ingredienti che abbiano un elevato grado di dermo-affinità, adatti a tutti i tipi di pelle, anche le più sensibili. Tutto questo senza tralasciare gli aspetti sensoriali di scorrevolezza e di texture, che rendono il prodotto piacevole da applicare, in modo tale che il consumatore sia più propenso alle applicazioni ripetute nell’arco della giornata, elemento indispensabile per assicurare l’efficacia protettiva.

Biliografia

  1. Pawlowski S, Herzog B, Sohn M et al. EcoSun Pass: A tool to evaluate the ecofriendliness of UV filters used in sunscreen products. Int J Cosmet Sci. 2021;43: 201-210.

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Solari Mineral Only

ARTICOLI

Mattia Battistin* Alessandro Bonetto** Stefano Manfredini*** et al

*Kalis Srl
**Università Ca' Foscari Venezia
***Università di Ferrara

Solari Mineral Only

Estratto di semi di Pongamia come innovativo booster SPF per la protezione solare 100% minerale

Oltre agli indiscutibili effetti positivi dell’esposizione solare per la salute umana, i raggi UV sono stati ampiamente studiati per aspetti tossicologici legati a dosi eccessive di UVB e UVA, che coinvolgono scottature solari, invecchiamento cutaneo, danni al DNA delle cellule cutanee e cancerogenesi. La protezione solare aiuta a prevenire queste problematiche sia a breve, sia a lungo termine. Anche nei prodotti solari la tendenza oggigiorno è quella di utilizzare materie prime naturali per una maggior sicurezza per il consumatore finale ma anche per una migliore compatibilità con l’ambiente, soprattutto per l’ecosistema marino. In questo lavoro è stata indagata l’attività dell’estratto di semi di Pongamia (pongamolo) come booster di protezione solare per il filtro minerale ZnO. I risultati ottenuti hanno dimostrato come l’aggiunta di pongamolo in emulsione permetta di ottenere un importante effetto booster (confermato dal test in vivo) già a basse concentrazioni. Questo approccio si inserisce in un percorso volto a formulare creme solari completamente naturali pensate per un consumatore molto consapevole e attento alla scelta dei prodotti cosmetici acquistati e si inserisce nel trend della sempre più ricercata green beauty.

Mineral Only Solar
Pongamia seed extract as an innovative SPF booster for 100% mineral sun protection
In addition to the indisputable positive effects of sun exposure for human health, UV rays have been extensively studied for toxicological aspects related to excessive doses of UVB and UVA, involving sunburn, skin aging, damage to skin cells DNA and carcinogenesis. Natural or synthetic sunscreen helps prevent these problems both in the short and long term. Even in solar products, the trend nowadays is to use natural raw materials for greater safety for the final consumer but also for better compatibility with the environment, especially for the marine ecosystem. In this work the activity of Pongamia seed extract (Pongamol) as a sun protection booster for the ZnO mineral filter was investigated. The results obtained showed how the addition of Pongamol in emulsion allows to obtain an important booster effect (confirmed by the in vivo test) already at low concentrations. This approach is part of a path aimed at formulating completely natural suncreams thought at a consumer who is very aware and attentive to the choice of cosmetic products purchased, and is part of the trend of increasingly sought – after green beauty.

Articolo integrale in uscita sul numero 4 di Cosmetic Technology

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Soluzioni di packaging per prodotti cosmetici contenenti filtri solari organici

ARTICOLI

Marcello Valdameri Antonella Cavazza Claudio Corradini

Art Cosmetics
Università di Parma

Soluzioni di packaging per prodotti cosmetici contenenti filtri solari organici

Qualità e sicurezza di un prodotto dipendono anche dal packaging

Le creme solari svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione del cancro della pelle e nella protezione contro il fotoinvecchiamento. Tuttavia, la natura lipofila dei filtri organici favorisce l’interazione con alcuni materiali plastici costituenti dei contenitori. Inoltre, le alte temperature e la presenza di ingredienti volatili possono provocare la permeazione del filtro al packaging in cui è contenuto il cosmetico.

In questo studio sono state comparate due tipologie di packaging, uno in polietilene e uno in polietilene additivato con uno strato barriera in etilene vinil alcol, EVOH. Inoltre, in via del tutto sperimentale, è stato preso in considerazione un coating totalmente biodegradabile sviluppato dall’Università di Parma.

Su campioni conservati a 25 e 40 °C è stato monitorato l’andamento della stabilità dei conservanti, della sostanza volatile e del filtro chimico attraverso analisi HPLC-DAD e FTIR. Nei tubi in polietilene conservati a 40 °C si è riscontrata permeazione delle sostanze analizzate e un calo del 12% del filtro organico, mentre nei flaconi in polietilene rivestiti con il materiale biodegradabile la perdita è significativamente ridotta. 

Packaging solutions for cosmetic products containing organic sunscreens
Product quality and safety are also packaging-dependent

Sun creams are an important “tool” for preventing skin injuries and protecting from photo-ageing. However, lipophilic substances occurring in the formulation, together with volatile compounds, can interact with the plastic materials of packaging, and, at high temperature can lead to permeation through the container.

This study is focused on the comparison between the behavior of two different packaging, a first one made of polyethylene, and a second one of the same material covered by a barrier of ethylene vinyl alcohol (EVOH). In addition, an innovative biodegradable coating developed by the University of Parma has been considered.

Samples were stored at 25 and 40 °C, and the stability of ingredients present in the formulation was analyzed by HPLC-DAD and FTIR. In polyethylene tubes stored at 40 °C a permeation of some components, and a decrease of 12% of the solar screen was observed. The decrease of solar screen in coated tubes was significantly reduced

Articolo integrale in uscita sul numero 4 di Cosmetic Technology

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Editoriale CT 4 • 2022

Editoriale
Cosmetic technology 4, 2022

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Houston, abbiamo
un problema, anzi due

Nel numero dedicato alla “tintarella” mi è sembrato doveroso coinvolgere una Regina nota per il suo candore, le cui abitudini di makeup non le hanno permesso di mantenere il suo viso in buono stato: Regina Elisabetta I Tudor.

Cambiano le epoche ma il concetto di dover corrispondere a dei canoni imposti resta fortemente affermato così come l’inseguimento di una (apparente) perfezione: lei inseguiva il bianco assoluto e, noi oggi, l’abbronzatura a tutti i costi, per cui a volte si rischia la pelle, nel vero senso della parola!

Andando oltre i colori bianco latte, marrone bronzo, evitando il rosso peperone, quali sono le preoccupazioni del nostro tempo?

Ne intravedo almeno due: gli effetti del riscaldamento globale sulla salute e quelli dei cosmetici sull’ambiente. Un vero e proprio cane che si morde la coda. Uno studio del 20101 spiega come un aumento della temperatura influenzi il comportamento delle persone: incoraggia a trascorrere più tempo all’aperto aumentando così l’esposizione ai raggi solari.

Se da una parte questo adattamento comportamentale può avere benefici (es. sintesi della vitamina D) parimenti può essere legato a un aumento dell’incidenza di cancro e di scottature solari, indipendentemente dal fatto che in natura questi eventi siano “fisiologici”. Da considerare anche come la riduzione dello strato di ozono incida sulla salute umana: si è maggiormente esposti ai raggi UVB che, senza uno “schermo”, raggiungono con più facilità la superficie terreste e i cui effetti sono ben noti (cancro della pelle con meccanismo dose-dipendente).

Con un salto di un decennio2 è stato valutato come il riscaldamento climatico e altre variabili, tra cui temperatura, umidità, raggi UV e inquinamento atmosferico, influenzino il microbioma cutaneo e, quindi, la salute della pelle, incidendo su epidemiologia e gravità dei disturbi cutanei.

Se attraverso una generalizzata ed efficace opera di informazione fossimo in grado diffondere la necessità d’impiego di una protezione solare – lo dico brutalmente – potremmo abbattere i costi sanitari derivati dall’insorgere di queste patologie. Rovescio della medaglia, l’incremento dell’uso di solari potrebbe avere delle ripercussioni sull’ambiente e l’allerta è molto alta verso i filtri UV. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti i filtri organici, tuttavia, anche gli inorganici sembrano avere delle “gatte da pelare” sia in termini di classificazioni armonizzate (lo ZnO per l’ambiente e il TiO2 con la sua recente classificazione come Carc 2 per via inalatoria, in base alla dimensione particellare) e, in modo più ampio, per gli effetti sull’ambiente di entrambi se in forma nanostrutturata.

In alcuni casi, sembra che le norme sui prodotti per la protezione solare non siano al passo con le scoperte scientifiche che vengono divulgate e, di conseguenza, lo scetticismo diffonde tra la popolazione oltre a una non opportuna informazione che conduce a un generale riduzione d’uso. Per prevenire questo, bisogna lavorare sulla formulazione di prodotti contemporaneamente sicuri per uomo e ambiente e che non abbiano effetti di lungo termine dovuti al loro accumulo3.

1Fabbrocini G, Triassi M, Mauriello MC et al. Epidemiology of Skin Cancer: Role of Some Environmental Factors. Cancers. 2010;2:1980-1989.
2Isler MF, Coates SJ, Boos MD. Climate change, the cutaneous microbiome and skin disease: implications for a warming world. Int J Dermatol. 2022.
3Fivenson D, Sabzevari N, Qiblawi S et al, Review. Sunscreens: UV filters to protect us: Part 2-Increasing awareness of UV filters and their potential toxicities to us and our environment. Int J Womens Dermatol. 2021;7:45-69.

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XINPROX®

XINPROX®

Per il benessere della prostata

La prostata è una ghiandola dell’apparato genitale maschile, a forma di piramide rovesciata, situata nella pelvi, al di sotto della vescica e davanti al retto, che si sviluppa intorno alla porzione iniziale dell’uretra. È formata da tessuto fibro-muscolare e il suo compito principale è quello di produrre il liquido prostatico.

XINPROX®

Un integratore alimentare a base di Graminex® G63®, quercetina, acido alfa-lipoico, L-triptofano, formulato per il benessere della prostata.

Indicato in caso di aumentato fabbisogno di tali componenti.

GRAMINEX® G63® (polline da Secale cereale L.); acido lipoico (agente antiagglomerante: talco; emulsionante: etilcellulosa); agenti di carica: fosfato dicalcico, idrossipropilcellulosa; L-triptofano; quercetina; agenti antiagglomeranti: sali di magnesio degli acidi grassi, biossido di silicio; agenti di rivestimento: alcol polivinilico, polietilenglicole, talco; coloranti: E171, E172.

Si consiglia l’assunzione di 1 o 2 compresse al giorno di XINPROX®, dopo i pasti principali.

TABELLA NUTRIZIONALE
VALORI NUTRIZIONALI
Componenti
per dose (1 compressa)
per dose (2 compresse)
GRAMINEX® G63®
di cui polline
500 mg
126 mg
1000 mg
252 mg
Acido lipoico
300 mg
600 mg
L-triptofano
100 mg
200 mg
Quercetina
75 mg
150 mg

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Non ci accontentiamo di meno dell’eccellenza
— Kolinpharma —

VISION OF VISUAL

VISION OF VISUAL

Immagini evocative e tone of voice nella comunicazione di un prodotto solare
Barbara Panzeri

Barbara Panzeri

Digital graphic artist
RONFstyle.com
rontstyle@gmail.com

VISION OF VISUAL

Immagini evocative e tone
of voice nella comunicazione di un prodotto solare

In questa quarta rubrica di Vision of Visual dedicata al tema dei solari ho il piacere di presentarmi anche se a distanza per approfondire come lo stesso prodotto solare può essere comunicato attraverso delle immagini evocative con 3 tone of voice differenti.
Vedremo nello specifico come rappresentare a livello visivo i concetti che caratterizzano le proprietà di una crema solare questa volta però non attraverso il suo Packaging ma tramite la comunicazione e degli esempi di possibili profili Social IG.

Come introdotto nella prima rubrica, di Cosmetic Technology 1-2022, il potere della creatività abbinata al visual consiste nel fatto che esistono infinite immagini per poter rappresentare una singola parola e questo apre un mondo parallelo, in cui spesso mi piace “perdermi”, che permette di esprimere nelle più svariate declinazioni un concetto.
Un viaggio i cui soli limiti e confini sono quelli che ci poniamo.
Un gioco di forme e colori che viene applicato nei più svariati ambiti e che serve a caratterizzare un prodotto/servizio passando la giusta percezione in linea al target di riferimento.

COSMETIC TECHNOLOGY

Barbara Panzeri
Digital Graphic Artist

ronfstyle@gmail.com

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BICOTENE®

BICOTENE®

Bicotene® Riparazione

e Protezione

Un’eccessiva esposizione alla luce solare porta all’ossidazione stress, degradazione delle proteine della pelle e danni nelle strutture cellulari.
Queste sono le principali cause di invecchiamento precoce e numerosi disturbi della pelle.
Tuttavia, l’applicazione topica di Pro-Retinol è limitata a causa dell’instabilità di questa molecola che se non adeguatamente formulato, viene rapidamente reso inattivo.

Bicotene® Complex è un sistema Bicosome® in grado di stabilizzare e fornire molecole di Pro-Retinolo in profondità l’epidermide, dove lavorano riparando il danno causato dall’esposizione al sole.

Il prodotto può essere utilizzato nelle seguenti formulazioni:

Prodotti solari pre- e post esposizione

Prodotti
abbronzanti

Prodotti dermoprotettivi con fattore di protezione solare

Sieri ad azione anti età

Formulazioni ad azione antipollution

Lipstick (richiesto l’utilizzo
della forma liofilizzata)

BICOTENE®

BICOTENE®, prodotto da Bicosome e distribuito in Italia da LCM, è un principio attivo a base di carotenoidi incapsulati in sistema bicosomico. Cioè il sistema liposomico brevettato.

COSMETIC TECHNOLOGY

Marco Colombo 
Sales Executive
Cosmetics Department

MColombo@lcmtrading.it

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