Opinion Leader CT 1 • 2024

Il 2023 non è stato un anno facile, ci sono ancora effetti della pandemia da Covid 19, una situazione sociopolitica preoccupante e instabilità economica, che si riflettono su ogni aspetto della filiera cosmetica e non solo.
Partendo da tutto questo, non possiamo pensare che lo scenario mondiale non si rispecchi anche sul nostro mercato e sulla mente dei nostri consumatori.
Esiste un generale clima di disillusione, sopraffazione e a volte forse rassegnazione, che ha la conseguente ricaduta su come si acquista e forse proprio su come si percepisce la cosmetica.
Tutto questo ci fa riflettere e sempre più spesso prima di ideare un prodotto pensiamo a tutto quello che ruota intorno, non solo l’efficacia ma anche come farà sentire il nostro cliente e quali valori abbraccia e rafforza. Siamo sicuri che un prodotto ideato 12 o 24 mesi prima sia sempre attuale? E come possiamo avvalerci di analisi di mercato e trend?
Recentemente è stato pubblicato il nuovo report Mintel “Global Beauty and Personal Care Trends 2024” che comprende le novità e le prospettive future nel comportamento dei consumatori, l’impatto sul marketing e sull’innovazione nel campo della bellezza e della cura personale.
Partendo proprio da questo report che, come sempre, fotografa e definisce in modo chiaro quali sono gli aspetti che possiamo prevedere interessino di più i nostri consumatori, possiamo riflettere su alcune tendenze individuate per capire, se e come, queste detteranno i beauty trend o in generale i nuovi beauty concept anche nel nostro Paese.
I macro trend individuati da Mintel sono NeuroGlow, Beaut-AI e Sophisticated Simplicity.

Notiamo come la sostenibilità sia ormai un concetto implicito e il cliente si aspetti che i brand lavorino in questo senso. Dando quindi per scontato, e non lo è affatto, che si sia compreso come rendere più sostenibili i nostri prodotti da quando li ideiamo a quando li buttiamo, ci concentriamo sui tre nuovi beauty trend.
Quello che mi piace particolarmente è il NeuroGlow, che come recita il report descrive: “Il prossimo capitolo del benessere sarà la bellezza mente-corpo, dove benessere mentale e aspetto fisico sono interconnessi.”
Ho sempre pensato che la bellezza fosse connessa interamente con lo stare bene con sé stessi, e che il cosmetico abbia nel suo animo anche un ruolo sociale di aiuto nell’esprimersi, migliorarsi, connettersi con la parte più intima di noi e di quello ci circonda.
Come potranno i brand affrontare questa nuova sfida? Parlando di gradevolezza, di aiuto nel superare situazioni di stress, nel promuovere stili di bellezza e canoni raggiungibili e reali, in modo da non generare disagio o frustrante omologazione.
Dovranno farsi promotori di inclusione, di valorizzazione delle diversità e anche di semplificazione, di impatto positivo sia nei messaggi sia nelle proposte di skincare.
Diminuire lo stress da solo ha impatto positivo su pelle e capelli, perché non essere un brand antistress?
La connessione pelle-cervello-intestino è scientificamente comprovata, aiutiamo i cosmetici a farci star meglio con noi stessi. La neurocosmesi può venire in aiuto per selezionare meglio attivi, texture e profumo, ma sono i messaggi, le parole, le immagini che proponiamo che possono aiutare tutti a ritrovare meglio la propria bellezza.
Il benessere mentale e fisico è diverso per ognuno di noi. Di conseguenza, i marchi devono riconoscere che a tal fine sono necessari approcci personalizzati alla bellezza e al benessere e non esiste un solo ideale di bellezza.
Tutto questo non è solo filosofia: i dati raccolti confermano che il trend esiste ed è molto forte, il 70% dei consumatori statunitensi è interessato e disposto a pagare di più per prodotti BPC con qualità che migliorano l’umore (per esempio, antistress).
Il concetto di bellezza e benessere è un trend che coinvolgerà sempre di più i consumatori di tutto il mondo abbracciando stili di vita sani, pratiche di sport e esercizi di meditazione, yoga, cibo sano e stili di vita che rispettino di più il nostro bilancio emotivo. La cosmesi non potrà che essere una buona alleata.
Che cosa stanno facendo i brand? L’innovazione su questo tema abbraccia molti fronti, dai cosmetici stile skin “food” con ingredienti sempre più naturali ma anche simili al cibo o da upcycling di cibo, a richiamare una nutrizione vera della pelle fatta senza impattare troppo sull’ambiente. Ecco che nascono nuove materie prime da upcycling di scarti alimentari, dal limone al caffè, in un concetto di economia circolare che fa bene non solo all’umore ma anche al pianeta.
Dall’altro lato crescono gli attivi sensoriali, che agiscono liberando endorfine o promettendo di bloccare la produzione di cortisolo cutaneo per un vero effetto antistress. Altri brand hanno riscoperto l’abbinata di inalazione e applicazione topica, concetto non nuovo, ma che negli ultimi tempi ha una nuova giovinezza, soprattutto in rituali di skincare serale e promette riposo rigenerante e profondo.In ultimo, come rendere l’utilizzo di un cosmetico una vera esperienza sensoriale? Facendo vivere i prodotti con quello che io stessa ho coniato con il termine “Degustazione CosmeticaTM”, un vero momento di prova al prodotto volto a soddisfare tutti e cinque i sensi.
In una società sempre più complessa, divisa e con situazioni internazionali di guerra, forse ci stiamo abituando a guardarci dentro più di quanto guardiamo fuori. Abbiamo capito che ascoltare il proprio corpo e i bisogni della pelle e il rallentare hanno un effetto positivo sia su mente sia su corpo.
Ecco che il concetto di benessere deve sposare i valori del brand, abbracciare visoni più ampie che passino dall’utilizzo di attivi con azione rilassante, ma che affondi le sue radici in una vera ricerca di sostenibilità ambientale ma anche interna, con condizioni di lavoro, attenzione alla persona, insomma un vero progetto di bellezza, interna ed esterna.
In fondo lo dicevano già gli antichi greci, che il corpo fosse lo specchio dell’amina e la virtù di un uomo o di una donna doveva per forza riflettersi nel suo aspetto, la famosa frase kalòs kaí agathòs, dalla quale si originò il sostantivo astratto kalokagathía. L’espressione kalokagathìa (dal greco καλοκαγαθíα) indicava, nella cultura greca del V secolo a.C., l’ideale di perfezione fisica e morale, quindi bello ma anche virtuoso. In particolare, il termine καλóς per i greci si riferisce non solo a ciò che è “bello” per il suo aspetto sensibile ma anche a quella bellezza che è connessa al comportamento morale “buono” (ăγαθóς).
La kalokagathía dunque rappresenta la concezione greca del bene connessa all’azione dell’uomo e si sostiene quindi che vi sia una complementarità (un’armonia) tra “bello” e “buono”: ciò che è bello non può non essere buono e ciò che è buono è necessariamente bello.
Ognuno può quindi coltivare la sua bellezza, partendo dai propri valori e dalle proprie imprese. Un bel modo di guardare al futuro, dove speriamo la cosmesi sia un a scintilla che inneschi un vero “rinascimento”, una riscoperta di sé stessi e dei valori profondi che ci uniscono agli altri e alla natura, insomma un ponte verso una nuova “bellezza” globale. 

Editoriale CT 1 • 2024

Il nostro territorio e probabilmente la nostra indole come popolo ci rendono effervescenti e portatori di idee. Ne sono generalmente convinta ma rinforzo la mia convinzione ogni volta che solco i viali di una fiera oppure che incontro nuovi imprenditori e imprenditrici che mi raccontano la loro storia e, a volte, l’aver fondato la propria azienda coincide con una rinascita personale e professionale. Bizzarro notare come, con un occhio sempre proteso verso gli Stati Uniti d’America (o l’estremo Oriente) portandoli in palmo di mano e lamentandosi di ciò che il nostro Paese ci offre, o a volte scagliandosi ferocemente contro l’Europa e le sue evoluzioni, riusciamo comunque a essere dei maestri di creatività.

A questo proposito, mi fa piacere richiamare alcuni spunti che arrivano direttamente dall’industria e da uno dei suoi rappresentanti. Si tratta di alcune considerazioni espresse dall’Ing. Carminati, Presidente di Confindustria Alto Milanese in occasione dell’Assemblea Pubblica di novembre 2023. Egli ha posto l’attenzione sulla formazione e sulla necessità per le imprese di accogliere personale giovane (noto che senza ricambio generazionale, il Paese non sarà in grado di sostenersi) e opportunamente formato perché nelle imprese quando vengono acquistati macchinari evoluti per esempio, occorre trovare persone (già o rapidamente) in grado di farli funzionare. Spesso questo non accade e si finisce con l’assumere anche personale inadeguato, con la determinazione di formarlo nelle aziende, talvolta illudendosi di farcela. Questa situazione non è sostenibile e conduce a una condizione di inferiorità competitiva nei confronti di chi, invece, può disporre di personale preparato. Da qui la proposta: risolvere la situazione intervenendo in aiuto alla scuola nella formazione dei futuri collaboratori e dei loro professori, andando a insegnare ciò che le aziende necessitano. Un passaggio epocale, un’occasione da non trascurare per il futuro delle imprese. Proseguendo, il Presidente ha infatti osservato che «il capitale umano vale molto di più di quello finanziario e, soprattutto, non lo puoi avere in prestito». Senza personale e, ancor più, senza le nuove generazioni, le imprese muoiono e il territorio diventa un deserto. Ha aggiunto poi che le imprese hanno bisogno di giovani appassionati e d’innovazione, che non significa solo stare al passo con la tecnologia, ma sapere implementare processi o realizzare prodotti dirompenti.

Un tratto del discorso che mi ha decisamente conquistato e nel quale mi sono riconosciuta è che secondo l’Ing. Carminati, per innovare e per risolvere problemi sempre più complessi, innanzitutto, occorre imparare a disimparare, disapprendendo ciò che è diventato obsoleto, trasformando il vecchio in qualcosa di diverso, che potrà essere efficace nell’ambiente nuovo perché si tratta di una forma di innovazione che incontreremo anche nel corso di questo nuovo anno sulle pagine della rivista, con una nuova rubrica dedicata alla formulazione, trovando perciò un denominatore comune nei bisogni delle imprese, benché diverse tra loro. Non ultimo, ha ricordato che nelle imprese c’è bisogno di «collaboratori capaci, svegli, formati, ma soprattutto di brave persone».

Anche Mario Tchou, sviluppatore Olivetti, direi un anticipatore di quello che sarebbe stato il futuro, riteneva che le cose nuove si fanno solo con i giovani perché si buttano con entusiasmo e collaborano in armonia, senza personalismi e senza gli ostacoli derivanti da una mentalità consuetudinaria.

Ho pensato fosse indispensabile condividere questi pensieri che ben si conciliano da una parte, con il numero dedicato all’innovazione e, dall’altra, con la linea editoriale scelta che vede su ciascuna uscita un profilo junior affiancato da uno senior di comprovata esperienza.

Recenti sviluppi della ricerca nelle Università

letteratura

E. Ugazio

Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco

Recenti sviluppi della ricerca nelle Università

Fotoinvecchiamento dei capelli

L’invecchiamento dei capelli è un fenomeno fisiologico ma esistono fattori esterni che possono causare prematuri cambiamenti alla struttura e al ciclo vitale. Tra questi, la radiazione solare assume un ruolo di rilievo nell’aging. Gli effetti che ne derivano, oltre a essere indesiderati poiché si ripercuotono anche sulla sfera emotiva e sulle relazioni sociali dell’individuo, sono cumulativi perché i capelli subiscono modifiche non reversibili, non avendo la possibilità di rigenerarsi (6). Il danno è principalmente di interesse cosmetico in quanto i capelli che hanno ricevuto massicce dosi di luce solare appaiono visibilmente opachi, secchi, fragili e più crespi. L’irraggiamento limitato nel tempo induce mutamenti fisici e morfologici come diminuzione dell’idratazione, aumento della permeabilità, perdita di lucentezza e di colore, formazione di doppie punte, aumento della ruvidezza superficiale a cui si associa una ridotta pettinabilità (7). Una prolungata fotoesposizione ha ripercussioni per lo più di carattere chimico, dando luogo a reazioni di ossidazione, scissione dei legami disolfuro, degradazione delle proteine e formazione di acido cisteico. Ne consegue l’indebolimento dell’integrità strutturale della fibra, che porta a un graduale aumento della fragilità complessiva. Il processo ossidativo avviene tramite una reazione radicalica innescata dai raggi UV costituenti della luce solare e si propaga in presenza di ossigeno atmosferico. Gli UV portano alla creazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) all’interno del capello; gli effetti principali che si riscontrano sono la variazione delle proprietà meccaniche delle fibre, l’aumento di lipidi perossidati e la liberazione di proteine. La presenza di metalli in tracce, in particolare gli ioni rame adsorbiti sulle fibre capillari dall’acqua del rubinetto, incrementa la formazione di ROS (8). 

Articolo completo disponibile su Cosmetic Technology 6, 2023

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Applicazione cosmetica di idrolizzati di collagene marino su modelli di pelle 3D

POSTER

G. De Negri Atanasio*, L. Dondero*, F. Rispo*, G. Allaria*, F. Tardanico*, S. Ferrando*, R. Boggia**, F. Turrini**, F. Robino***, M. Zanotti Russo***, E. Grasselli*

*Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita, Università di Genova **Dipartimento di Farmacia, Università di Genova ***Angel Consulting, Milano

Applicazione cosmetica di idrolizzati di collagene marino su modelli di pelle 3D

Analisi dei livelli e valutazione di efficacia

L’uso del collagene marino idrolizzato nell’industria cosmetica è diventato sempre più popolare negli ultimi anni, poiché offre potenziali benefici per la salute della pelle umana. Il collagene è una proteina essenziale che costituisce una parte significativa della struttura della pelle, contribuendo alla sua elasticità e alla riduzione delle rughe. L’obiettivo principale di questo studio è valutare la secrezione di collagene in un modello di pelle umana trattato con collagene marino idrolizzato, addizionato come principio attivo nei prodotti cosmetici.

Articolo completo disponibile su Cosmetic Technology 6, 2023

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Estratti di funghi

approfondimenti cosmetici

I.E. Mendoza Trujillo*, L. Fracchia**

*European Master in Translational Cosmetic and Dermatological Sciences, Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale, Novara **Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale, Novara

Estratti di funghi

Una nuova tendenza negli ingredienti cosmetici

Oggi la richiesta di ingredienti cosmetici naturali è in aumento poiché i consumatori cercano prodotti con ingredienti di origine naturale anziché sintetica, percependoli più sicuri per la salute umana e l’ambiente. Questo è uno dei motivi per cui i produttori cosmetici stanno sempre di più utilizzando composti naturali nelle loro formulazioni e dimostrano un forte interesse nella ricerca di nuove fonti.
Attualmente, i composti naturali vengono estratti principalmente dalle piante, tuttavia, a causa della crescente richiesta da parte dei consumatori, c’è la necessità di esplorare fonti alternative. I microorganismi come funghi, alghe e batteri rappresentano una soluzione promettente ed economica poiché sono facili da coltivare e contengono abbondanti riserve di componenti preziosi. Questi includono acidi grassi, enzimi, peptidi, vitamine, lipopolisaccaridi e pigmenti che hanno proprietà benefiche per le applicazioni cosmetiche.
Nonostante l’ampia varietà di popolazioni microbiche presenti in natura, solo una piccola parte di questi microrganismi è attualmente impiegata nell’industria cosmetica. Questo fatto suggerisce un notevole potenziale nell’impiego di tali microrganismi nello sviluppo di nuovi prodotti cosmetici (1).

Articolo completo disponibile su Cosmetic Technology 6, 2023

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Pratico armonia

EDITORIALE
COSMETIC TECHNOLOGY 6, 2023

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Pratico armonia

Come as you are, as you were, as I want you to be, as a friend…

Sono le prime parole di una canzone dei Nirvana, che un Kurt Cobain timido e con lo sguardo perso ha urlato dai palchi di mezzo mondo a partire dai garage di Aberdeen. Ho sempre considerato questa frase un manifesto all’accettazione di sé e dell’altro. Nirvana anticipatari del concetto di body positive, appena girato l’angolo del fisico scolpito stretto nelle tute fluo anni Ottanta? Non lo escludo. 

In generale, il concetto di body positive è ritenuto essenziale – o d’aiuto, aggiungo io – per guadagnare fiducia in sé stessi (1).

Un cambiamento del nostro comune sentire: siamo storicamente immersi nell’idealizzazione della bellezza, che debba essere eterna e nel rispetto di canoni che variano anche in base alla geografia. Consideriamo che strumenti di comunicazione che utilizziamo di consueto e ritenuti efficaci si basano su immagini e video dove il confronto estetico è immediato. Come noto, in molte culture la magrezza e del corpo femminile, in particolare, a volte è estremizzata. Lo vediamo ancora nella cultura pop espressa da film, TV, moda, riviste, social network che accolgono corpi giovani, magri, tonici e che non fanno fare pace con il tempo che passa, con il “corpo che cambia, nella forma e nel colore”. Esempi di bellezza ideale ed eterna, arte e storia ne offrono numerosi, tanto per citarne alcuni, conciliando canoni tipicamente occidentali: la delicatezza dei lineamenti della Madonna ne La pietà di Michelangelo, la Nike di Samotracia di cui abbiamo certezza del corpo, forte e sensuale avvolta dalle vesti mosse dal vento ma di cui immaginiamo il volto. 

Il passo dall’arte alla cosmetica è breve: il progresso delle tecnologie offrono un valido aiuto per fermare il tempo di pelle e capelli. Le imprese che operano nel comparto cosmetico oltre alla capacità di generare creatività effervescente e lavoro, contribuiscono a diffondere la cultura e l’identità di un territorio con l’obiettivo di alimentare benessere delle persone fruitrici di beni o servizi.

Come sottolineò alcuni anni fa il Presidente Mattarella «Cultura e arte sono volani per una crescita equilibrata per garantire coesione, senso di appartenenza alla società, fiducia e rispetto per l’ambiente e per gli altri. Del resto, non è soltanto il PIL la misura della felicità delle persone e delle comunità» (2). 

A sostegno di quanto affermato finora, anche ciò che è emerso durante il secondo Shiseido’s Beauty Innovation Summit, dove in una visione olistica, la bellezza non è solo qualcosa di visibile dall’esterno, ma contribuisce al benessere delle persone in senso più ampio. 

La bellezza diviene un booster per la felicità, potremmo dire.

Tornado al #bodypositive e alle opportunità di questa trasformazione, i cosmetologi lavorano per allineare le loro formulazioni (con soluzioni innovative e materie prime con nuovi meccanismi d’azione); invece, i marchi possono affinare la loro comunicazione per incontrare questa tendenza: i consumatori sono a caccia di alternative per valorizzare il proprio corpo, questo potrebbe consentire alle imprese di enfatizzare maggiormente il fatto che la cura del corpo è parte di un concetto di benessere più esteso (1).

Prendendo spunto dal citato intervento del Presidente (2), auguro a tutti di trovare con il Nuovo Anno stimoli per innovare, per trasformare con creatività.


1Wheeler D, Bouhrir S, Chen M. Expert Opinions on Body Care: Sustainability, Positivity, Biotech and More. 2022. Cosmetic and Toiletries (online).

2Intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al convegno “Città d’arte 3.0, il futuro delle Città d’arte in Italia” Mantova, 11/11/2016 (I mandato).

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Fonti di antiossidanti da rifiuti agrari: un esempio di economia circolare

ARTICOLI

G. Battistini*, F. Trenti**, D. Losa***, G. Guella**, O. Jousson***, L. Miori*

*Dipartimento Ricerca e Sviluppo, AREADERMA **Laboratorio di Chimica Bioorganica, Dipartimento di Fisica, Università di Trento ***Laboratorio di Genomica Microbica, Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata (CIBIO), Università di Trento

Fonti di antiossidanti da rifiuti agrari: un esempio di economia circolare

Estrazione e caratterizzazione di antiossidanti naturali per uso cosmetico

Sources of antioxidants from agricultural waste:
an example of circular economy

Extraction and characterization of natural antioxidants for cosmetic use

The aim of the project was the development of green methods for the extraction of cosmetic functional molecules from residual plant matrices of the agro-food chain, transforming waste materials into high value-added products. The target of extraction was represented by chlorogenic acid (CGA), a polyphenol with antioxidant properties present in several vegetables, including blueberries. In particular, a protocol has been developed for the preparation of CGA-rich phytocomplexes with high antioxidant power, starting from blueberry fruit and leaves waste. Extraction techniques have been tested in order to preserve molecule activity in addition to several purification techniques, optimizing the protocol to be functional and economical for an industrial application. According to nuclear magnetic resonance and high-performance liquid chromatography techniques, it was possible to characterize the phytocomplexes, composed by CGA, citric acid and lipids. The phytocomplexes have been tested alone and in cosmetic preparations to prove their antioxidant power and their potential use as natural origin raw materials. The results indicate that phytocomplexes obtained from blueberry fruits and leaves waste are effective both as preservants of the product and as active ingredient to protect the skin from oxidative stress. 

 

L’obiettivo del progetto è stato la messa a punto di metodi green per l’estrazione di molecole con attività a funzionalità cosmetica a partire da matrici vegetali residue della filiera agroalimentare, trasformando materiali di scarto in prodotti ad alto valore aggiunto. Il target di estrazione è stato l’acido clorogenico (CGA), un polifenolo con proprietà antiossidanti presente in diversi vegetali, tra cui la pianta di mirtillo. è stato sviluppato un protocollo per la preparazione di fitocomplessi ad alto potere antiossidante a partire da scarti di frutti e foglie di mirtillo. Sono state testate tecniche estrattive in modo da preservare l’attività della molecola d’interesse e diverse tecniche di purificazione, ottimizzando il protocollo affinché fosse funzionale ed economico per un’applicazione industriale. Grazie a tecniche di risonanza magnetica nucleare e di cromatografia liquida ad alte prestazioni, è stato possibile caratterizzare i fitocomplessi, composti da CGA, acido citrico e lipidi. I fitocomplessi sono stati testati come tali e all’interno di preparazioni cosmetiche per comprovarne il potere antiossidante e il potenziale utilizzo come materie prime di origine naturale. I risultati indicano che i fitocomplessi ottenuti sono efficaci sia come preservanti del prodotto che come ingredienti attivi per proteggere la pelle da stress ossidativo.

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Valutazione dell’attività antimicrobica di estratti derivanti da scarti della lavorazione del melograno

ARTICOLI

S. Nannini

Biologa e cosmetologa

Valutazione dell’attività antimicrobica di estratti derivanti da scarti della lavorazione del melograno

Studio di quattro varietà coltivate nella regione Marche

Evaluation of the antimicrobial activity of extracts from pomegranate processing waste
Study of four varieties cultivated in the Marche region

Nowadays, in order to create valid cosmetic formulations, two important factors cannot be avoided: the sustainability of the used raw materials and the use of raw materials of natural origin. The purpose of this study was to evaluate, using different analytical methods, the antimicrobial activity of certain extracts derived from pomegranate processing waste. The ability to break down the microbial charge of these extracts makes them great for being used as raw materials within sustainable cosmetic formulations and of natural origin, meeting the growing demands from consumers of cosmetic products. The samples analyzed from which the extracts were obtained are peel and male flower, considered waste material due to infertility and its structure that makes it prone to falling to the ground, belonging to 4 varieties of pomegranate cultivated in the Marche region in 2 different years (2019 and 2020).

 

Per delle formulazioni cosmetiche apprezzate, ad oggi, non si possono non prendere in considerazione due fattori: la sostenibilità delle materie prime impiegate e l’utilizzo di materie prime di origine naturale. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare, servendosi di diversi metodi analitici, l’attività antimicrobica di alcuni estratti derivati da scarti della lavorazione del melograno. La capacità di abbattere la carica microbica di questi estratti li rende ottimi per essere utilizzati come materie prime all’interno di formulazioni cosmetiche sostenibili e di origine naturale, andando incontro alle crescenti richieste da parte dei consumatori di prodotti cosmetici.
I campioni analizzati da cui si sono ricavati gli estratti sono buccia e fiore maschile, considerato materiale di scarto a causa dell’infertilità e della sua struttura che lo rende propenso alla caduta a terra, appartenenti a quattro varietà di melograno coltivato nella regione Marche in due annate differenti (2019 e 2020).

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Che cos’è la bellezza

EDITORIALE
COSMETIC TECHNOLOGY 5, 2023

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Che cos’è la bellezza

1848, epoca di rivoluzioni politiche e sociali, si delinea una corrente artistica dalle idee molto chiare: i pre-raffaelliti; tra i punti fermi dei pittori della confraternita, la fedeltà alla natura e quindi la cura nella riproduzione, oltre alla bellezza. Aggiungo io: muse dai meravigliosi e lunghissimi capelli (spesso ramati) per cui perdere letteralmente la testa. Monna Vanna e i suoi capelli fini quasi evanescenti e lussuosamente agghindati che fanno da contorno al volto dai lineamenti severi. La immagino non mancare mai all’appuntamento con la sua maschera volumizzante con ingredienti ben bilanciati per donare volume senza appesantire i capelli, che lascia in posa per più di qualche minuto e poi risciacqua. Se fosse nel 2023, nel frattempo potrebbe controllare gli appuntamenti su Calendar e rispondere a una email. The soul of the rose, la donna dai capelli perfetti, senza nessuno che si sia spezzato, probabilmente trattati con ottimi oli esotici, raccolti in uno chignon sulla nuca, impreziosito da delle perle è intenta ad annusare il profumo di una rosa. Sembra quasi che arrivi fino a noi, solletichi dei ricordi. Lei che delle doppie punte ne ha solo sentito parlare come di un essere mitologico. Se fosse nel 2023, sceglierebbe solo prodotti certificati green e solidi. È proprio con questi ultimi che ha approcciato alla scalp-care di cui non può più fare a meno: con resti di semi finemente triturati che asportano le cellule morte e i cattivi pensieri. Infine, Lady of Shalott seduta su una piccola imbarcazione, con i capelli mossi da una lieve brezza che spinge la barca; è uscita di casa così, con la testa persa tra le sue idee, senza avere il tempo neppure di appuntarsi un fermaglio, potrebbero meritare l’applicazione di un fluido idratante anti crespo o, a seconda della condizione dei capelli, fare trattamento con la cheratina oppure leggero taglio, in ogni caso avrebbero bisogno di maggiore cura quotidiana. Se fosse nel 2023, le suggerirei di non rinunciare a un protettore solare e di coprirsi il capo quando camminerà ore con il suo zaino in spalla.

Insomma, ognuno con la sua storia e i suoi capelli. A fronte di questa unicità, uno degli ultimi trend della cosmetica è l’inclusività del Beauty for all secondo cui i consumatori di qualsiasi età, genere, razza ecc. sono compresi e le imprese smorzano nella loro comunicazione l’uso di termini che possono ascrivere alcune condizioni (come per esempio, pelle secca, eczema, rosacea, scalpo sensibile ecc.) ad anormalità. L’osservazione però ci mette di fronte a delle differenze innate e dovute al fatto che siamo individui diversi con migliaia di anni di genetica, di socialità e di abitudini alle spalle oltre a un diverso potere d’acquisto e con questi aspetti dobbiamo fare i conti. Scelte d’uso differenti sono portate avanti da persone diverse: per uno studio1 sono state intervistate delle donne in California (età: 18-34 anni) e, dei 54 prodotti esaminati, sono state appurate differenze significative per l’uso di 28 di essi in relazione alla razza/etnia. In generale, le donne ispaniche e asiatiche fanno un uso maggiore di cosmetici mentre le donne di colore utilizzano una maggiore quantità di prodotti haircare e intimate care. Dettaglio importante per non sottostimare l’esposizione a sostanze chimiche attraverso i cosmetici e quindi il relativo body burden, nello studio dell’esposizione cumulativa. Considerazioni analoghe sono emerse anche da un altro studio2 dove gli studenti afroamericani di un college della South Carolina hanno dichiarato di usare ridotta quantità di shampoo e condizionanti ma una decisamente maggiore di body lotion (leave-on) rispetto ai colleghi caucasici.

1Dodson RE, Cardona B, Zota AR et al. Personal care product use among diverse women in California: Taking Stock Study. J Expo Sci Environ Epidemiol. 2021;31(3):487-502.

2Hart LB, Walker J, Beckingham B et al. A characterization of personal care product use among undergraduate female college students in South Carolina, USA. J Expo Sci Environ Epidemiol. 2020;30(1):97-106.

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Potenzialità cosmetiche degli scarti agroalimentari e ittici

LETTERATURA

L. Giovannelli*,
A. Picco**

*Dipartimento di Scienze del Farmaco, UPO Ricercatore e Principal Scientist di APTSol Srl

**Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale

Potenzialità cosmetiche degli scarti agroalimentari e ittici

Sono sempre più numerose le aziende attente alle tematiche riguardanti lo sviluppo e la produzione di cosmetici a ridotto impatto ambientale. In linea con i principi della green beauty, è vivo l’interesse verso l’impiego di matrici derivanti dall’industria agroalimentare che sono considerati rifiuti ma che possono, invece, essere valorizzati in diversi ambiti, come quello nutraceutico e cosmetico (1). Ogni anno nelle diverse fasi della filiera alimentare viene generato quasi un miliardo di tonnellate di rifiuti. Il 40% circa di questi rifiuti deriva dalla lavorazione degli alimenti e viene considerato “inevitabile”. Si tratta per lo più di residui organici rappresentati essenzialmente da scarti di origine vegetale, come le bucce o le sanse di frutta e verdura, granaglie e crusca di cereali e rifiuti di origine animale che non hanno alcun valore economico per l’azienda produttrice, essendo quindi destinati a essere trattati secondo il modello di economia lineare. Una gestione efficiente dei rifiuti alimentari e la possibilità di convertirli in sottoprodotti spesso con valore di mercato potrebbero influenzare notevolmente i “tre pilastri della sostenibilità”: sociale, economico e ambientale (2). Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) definiti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, firmata nel 2015, l’SDG12 (Consumo e Produzione responsabili) e i suoi traguardi sono diventati una sfida importante considerato che i quantitativi di rifiuti alimentari industriali nel mondo continuano ad aumentare. L’obiettivo principale dell’SDG12, cioè il dimezzamento entro il 2030 degli sprechi e delle perdite alimentari a livello mondiale, contribuisce anche ad altri SDG, tra cui l’SDG13 (Agire per il Clima), SDG2 (Sconfiggere la Fame), SDG6 (Acqua pulita e Igiene) e SDG15 (La vita sulla Terra). L’applicazione del concetto di economia circolare all’industria alimentare può quindi portare a benefici dal punto di vista ambientale ed economico ma anche a livello di innovazione. La recente letteratura scientifica è infatti ricca di studi relativi all’upcycling di sottoprodotti derivanti da diversi settori dell’industria alimentare che possono appartenere sia al mondo vegetale sia a quello animale, e alla loro conversione in materie prime funzionali e tecniche adatte a essere formulate in prodotti cosmetici (3,4). […] 


L’approfondimento dedicato alla letteratura scientifica contiene, in forma speciale, due contenuti di studentesse di Scienze del Farmaco dell’Università del Piemonte Orientale 

Valorizzazione di sottoprodotti di origine vegetale – a cura di Y. Jaouhari

Nanomateriali farmaceutici, biomedici e cosmetici – Manufacturing & Qualitya cura di G. Diana

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