Editoriale CT3, 2025

Anna Caldiroli

Editoriale CT3, 2025

ma sai che ognuno c’ha il suo mare dentro al cuore sì (…)

ma sai che ognuno c’ha i suoi sogni da inseguire sì

Mare mare (Luca Carboni)

Tra babordo e tribordo

A Milano ci sono “le week” e questo l’abbiamo già detto.

“Le week” che – lo ammetto pubblicamente – certe volte cerco di dribblare. Mi capita di partecipare a qualche evento ma più per sfruttarlo come occasione per incontrare persone (che siano amici della vita privata, autori con cui collaboro, potenziali clienti ecc.) con uno sguardo talora distratto e non sempre completamente coinvolto.

Ebbene, quest’anno, complice l’algoritmo che governa uno tra i canali social più noti, ho iniziato a interessarmi al Salone del mobile ma, in particolare, a ciò che si è saputo imporre negli anni fino a diventare imperdibile: il Fuorisalone, diffuso per la città, e, che, oltre ad annoverare esposizioni in palazzi prestigiosi si estende fino ad aree di archeologia industriale. Ora, senza addentrarmi sull’indotto – positivo e negativo – che è in grado di generare sulla città e limitrofi, nelle lunghe code per accaparrarsi il famoso sgabello o altro, sono andata a curiosare alcuni di questi appuntamenti. 

Durante “La” week 2025, ho trovato sentimentalmente significativo Wind Labyrinth avvolto dal fascino nascosto e senza tempo del Cortile del 700 nella sede dell’Università degli Studi di Milano di Via Festa Del Perdono proposto da Sanlorenzo Yacht: un’installazione immersiva che si concede per un’esperienza per i sensi che simula la navigazione e, come in acqua, lo spettatore non avverte più il proprio peso. Un labirinto di vele metafora del mare quale spazio infinito, il vento è guida nella scoperta e ne definisce anche il percorso, lambisce il viso dei naviganti di Terra. Sono stati utilizzati vele, rande e fiocchi già precedentemente impiegati, liberi di muoversi secondo la spinta naturale del vento per celebrare il movimento continuo del mare; la luce cambia, gli elementi materiali si avvicinano allo spettatore sino ad inglobarlo. Come accompagnamento, il suono delle onde del mare e lo stridio dei gabbiani. Dal sito web dedicato all’evento, si legge che la società intende “ridefinire il rapporto tra uomo, natura e tecnologia, attraverso un linguaggio estetico e progettuale sempre più orientato alla sostenibilità”.

Quali relazioni e punti di contatto ho intravisto tra questa installazione, che tanto mi ha emozionato, e l’industria cosmetica?

Il desiderio di creare anche attraverso texture, profumi ed esperienze coinvolgenti per il consumatore, per portarlo oltre la semplice funzionalità o l’aspetto visivo.

L’innovazione scientifica e tecnologica per plasmare soluzioni avanzate con il divenire di strumentazioni elettroniche e ingegnerizzate oltre a nuovi metodi di analisi.

Il benessere emotivo e la cura di sé grazie alla proposta di prodotti efficaci dai risultati visibili ma anche momenti di piacere e relax.

L’attenzione sempre crescente alla sostenibilità, mediante la selezione di materie prime, materiali e packaging così come il riesame dei propri processi produttivi affinché, le misurazioni, diano evidenza di un basso impatto ambientale, rispondendo a una spinta di mercato ma anche regolatoria.

L’estetica e il design di prodotto.

Un’esperienza che, per me, è diventata un’opportunità per avere una visione d’insieme e far emergere alcuni elementi cardine della vita d’impresa che prescindono dal settore industriale.

 

Opinione Leader • CT3, 2025

Sonia Cudrig

Opinione Leader • CT3, 2025

La protezione solare cambia pelle

Oggi stiamo registrando un cambiamento importante nell’uso dei prodotti cosmetici con SPF (Sun Protection Factor). La consapevolezza da parte dei consumatori di proteggersi dai danni provocati dalle radiazioni solari è aumentata: fino a qualche anno fa si considerava dannosa l’esposizione alle radiazioni UV solo durante la stagione estiva, ora appare chiaro che bisogna proteggere la pelle dall’esposizione al sole durante tutto l’anno. 

Dopo l’introduzione del termine Photoaging nel 1986, è cresciuta l’attenzione nei confronti dei danni indotti dalla radiazione solare, soprattutto verso quelle frequenze che manifestano la loro azione dopo molti anni. I diretti responsabili di questa azione silente e dannosa sono gli UVA, gli IR e la luce visibile. L’insorgenza di rughe, secchezza cutanea e alterazioni nella pigmentazione sono i tipici segni di una pelle che non è stata adeguatamente protetta. 

L’immagine portata, per esempio, in molti studi scientifici del guidatore che ha la metà del volto esposta per anni al finestrino completamente solcata da rughe profonde è diventata emblematica. L’esposizione involontaria necessita quindi di una protezione adeguata; i nuovi trend di protezione, in senso ampio, sono proprio quelli collegati all’esposizione involontaria alla radiazione solare: attività sportive all’aperto, vita quotidiana e protezione in grado di adattarsi ai raggi solari. In questo testo intendo rispondere alla domanda “quali sono le maggiori difficoltà che incontra un formulatore per soddisfare i nuovi trend del mercato?” Certamente, la natura lipofila dei filtri UV organici crea un ostacolo importante per l’ottenimento di texture leggere. Con i filtri UV inorganici, invece, serve lavorare sulla gradevolezza nell’applicazione e assenza di “effetto bianco”.

Solari per lo sport

Molte attività sportive si praticano all’esterno: il golf, il tennis, lo sci, il ciclismo e lo jogging sono solo alcuni esempi, esponendo lo sportivo, più o meno inconsapevolmente, alle radiazioni solari per diverse ore del giorno (1). Per sensibilizzare i consumatori sull’importanza della protezione della pelle, i campioni dello sport, i tennisti in particolare, sono diventati testimonial per importanti brand di prodotti solari. È interessante ricordare che è passato solo un decennio da quando il Wall Street Journal si interrogava su come mai proprio i tennisti fossero così restii a utilizzare una protezione durante le competizioni. In quel tempo, le protezioni solari presentavano molti inconvenienti pratici: l’untuosità delle formulazioni che interferiva con la presa sulla racchetta, scarsa resistenza al sudore e anche irritazioni agli occhi erano le cause principali. L’utilizzo di prodotti solari nella pratica sportiva oggi prende in considerazione queste specifiche esigenze.

La praticità d’uso di una protezione solare è diventata la parola d’ordine. Sono disponibili sul mercato formulazioni che non necessitano di essere spalmate. Questo evita il contatto con le mani che inavvertitamente potrebbero toccare gli occhi: versioni in stick e in aerosol spray. Ideali, poi, sono le formulazioni anidre, senza emulsionanti, che presentano un’intrinseca resistenza al sudore perché subiscono un minore dilavamento a contatto con l’acqua. La presenza di polimeri che garantiscano la Water Resistance li rendono ancora più performanti. Mentre, per ridurre l’untuosità del prodotto, si fa uso di agenti texturizzanti nella formulazione che sono in grado di assorbire quantità elevate di olio e garantire una sensorialità più asciutta. Nel caso in cui il prodotto finisca accidentalmente a contatto con gli occhi, il bruciore crea un fastidioso disturbo durante l’attività sportiva. La causa di questo inconveniente potrebbe essere imputabile ai filtri organici (e per questo potrebbero essere sostituiti con quelli fisici), ma devono essere tenuti in considerazione anche oli e fragranze. Per tutte queste ragioni, oggi occorre selezionare in modo molto accurato e scrupoloso questi ingredienti.

Prodotti solari per la protezione quotidiana:
SPF e antipollution

Il sole fa bene solo se ci si espone con moderazione. La corretta esposizione al sole è soggettiva: dipende dal fototipo, dall’età e dal sesso. Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il Global Solar UV Index (Indice UV): una scala numerica tra 2 e 11 che indica il comportamento da seguire per ridurre i rischi per la salute quando ci si espone alla radiazione solare. Il valore pari o superiori a 3 indica che è fortemente consigliato proteggersi con l’uso di una crema solare durante l’esposizione al sole. L’indice UV è entrato a fare parte della nostra vita. Oggi, anche le previsioni meteo diffuse dai media lo riportano, in quanto si tratta di un’informazione rilevante. Si intuisce a questo punto quanto sia aumentata l’importanza di proteggere la pelle quotidianamente (2).

Per rispondere a questo nuovo bisogno, il trend fortemente in crescita nella skincare è l’integrazione della protezione SPF. Con maggiore frequenza, vediamo in commercio prodotti multifunzionali che combinano la protezione dalle radiazioni solari con altri benefici per la pelle: pensiamo all’acne, i pori dilatati, la cute sensibile ecc. Sono sempre più apprezzate dai consumatori le “formulazioni coreane” che propongono texture estremamente gradevoli e prodotti di alta efficacia grazie all’aggiunta di ingredienti idratanti, antiaging, lenitivi e antipollution. 

Sviluppare un prodotto con SPF idoneo all’uso quotidiano richiede molte accortezze; è necessario soprattutto considerare le richieste dei consumatori: formule esteticamente piacevoli, con fattore di protezione elevato e possibilmente naturali, eco-friendly e sostenibili. Ottenere texture leggere e adatte a tutti i tipi di pelle rappresenta la difficoltà maggiore nell’ideazione di un prodotto solare. 

Obiettivo, questo, non facilmente raggiungibile se si considera che la stragrande maggioranza dei filtri organici ha natura lipofila e necessita di idonei solventi oleosi per ottenere una corretta solubilizzazione. L’inserimento di booster di SPF aiuta a massimizzare l’efficienza dei filtri UV, permettendo così di ridurne la quantità nella formula e il conseguente ottenimento di texture meno unte e meno lucide. 

La pelle si trova esposta a tutte le aggressioni ambientali e quelle maggiormente impattanti sono sicuramente l’esposizione alla radiazione solare e l’inquinamento atmosferico. Entrambi questi agenti stressogeni propagano i loro danni nel tessuto cutaneo attraverso la generazione di radicali liberi. 

Lo stress ossidativo in questo tessuto è molto elevato. Il formulatore, nello sviluppo di un prodotto per il daily use, dovrà dunque inserire anche ingredienti antiossidanti.

Protezione solare che si adatta all’esposizione solare: sviluppo di formulazioni sempre più personalizzate

L’intensità con cui la luce solare raggiunge la superficie terrestre è variabile ed è influenzata da diversi fattori: ora del giorno, posizione geografica, latitudine, altitudine, condizioni atmosferiche, inquinamento, fenomeni di riflessione dal suolo e dalle superfici acquose. 

L’esposizione personale è correlata con le attività che si svolgono all’esterno e con le abitudini individuali. Considerando quanto detto, la nostra pelle non necessita la medesima protezione in tutte le condizioni, ma dovrebbe essere modulata per adattarsi ai momenti in cui è più necessaria. Una novità molto interessante arriva da una start-up altamente tecnologica che ha l’obiettivo di ridurre l’incidenza dei tumori della pelle indotti dalla radiazione UV. L’azienda ha investito nella ricerca e sviluppo di attivi altamente efficaci e con un bassissimo impatto tossicologico e ambientale. Queste molecole si possono definire precursori fotochimici e sono i primi prodotti sul mercato in grado di conferire una fotoprotezione adattativa: maggiore è l’esposizione, maggiore sarà la protezione. Il loro meccanismo d’azione si basa su una trasformazione fotochimica che viene indotta dalla luce solare e permette l’assorbimento della radiazione ultravioletta a differenti lunghezze d’onda. Questa reazione è “dose” dipendente e conferisce una protezione a lunga durata. Si tratta di una tecnologia brevettata (WO2006100225) che fa in modo che una molecola possa passare dall’assorbire la radiazione UVB a quella UVA, per esempio. Il meccanismo d’azione ha preso spunto dalla capacità delle piante ed altri organismi viventi capaci di adattarsi e di rispondere in modo efficace alla radiazione solare. A dimostrazione dell’efficacia di queste molecole, sono stati condotti test in vitro. Il risultato dimostra l’incremento di protezione UVA.

Bibliografia

Moehrle M. Outdoor sports and skin cancer. Clin Dermatol. 2008;26(1):12-15.

Marionnet C, Tricaud C, Bernerd F. Exposure to non-extreme solar UV daylight: spectral characterization, effects on skin and photoprotection. Int J Mol Sci. 2014;16(1):68-90.

Opinion Leader • CT2, 2025

Leonardo Celleno

Opinion Leader • CT2, 2025

Senescenza e invecchiamento:
due processi su cui possiamo intervenire

Differenze, cause e soluzioni innovative per contrastare i processi dell’età

Si sa, invecchiare è un processo naturale. La senescenza ne è la naturale conseguenza e non possiamo fare niente per evitarla. Si cerca di invecchiare meglio, di mantenere più a lungo possibile il nostro benessere, ma comunque prima o poi si diventa “vecchi”. Tutto vero, però c’è qualcosa di nuovo. Intanto senescenza e invecchiamento, sebbene usati spesso come sinonimi, si riferiscono (per chi studia questi problemi) a processi distinti e diversi. La senescenza scientificamente indica un processo cellulare che porta all’arresto permanente del ciclo delle cellule con conseguenze che, alla fine, saranno evidenti anche sull’intero individuo. Si verifica in tutte le cellule proliferanti spontaneamente o perché soggette a sollecitazioni stressanti diverse. È uno dei processi causali dell’invecchiamento ed è responsabile di parte dei disturbi legati a questo processo.  

L’invecchiamento, invece, indica la perdita progressiva delle funzioni dei tessuti e degli organi nel tempo per cause legate sia ai processi intrinseci alle cellule sia per l’intervento di fattori esterni, come la radiazione UV. 

Sono due processi diversi che si intersecano fra di loro, ma essenzialmente diversificati. Per chiarire meglio, la senescenza si manifesta spontaneamente nelle cellule diploidi (come le cellule umane) e limita la loro durata di vita proliferativa: dopo un certo numero di divisioni (40-60), perdono la possibilità di dividersi ancora e di originare nuove cellule (limite di Hayflick); fenomeno causato da un progressivo accorciamento dei telomeri ad ogni divisione cellulare per prevenire l’instabilità genomica e quindi l’accumulo di danni al DNA, che si possono verificare durante le ripetute divisioni cellulari. È la senescenza replicativa, diversa dalla senescenza prematura che si verifica per eventi genotossici, forti stress metabolici o stress oncogenici, operando così un meccanismo anti-progressione tumorale. In entrambi i casi la senescenza si presenta quindi come un meccanismo protettivo: serve a “evitare” accumuli di danni al DNA e quindi di trasmettere un patrimonio genetico alterato e dannoso. Le cellule senescenti svolgono un ruolo chiave nei processi fisiologici come l’embriogenesi, il rimodellamento e la riparazione dei tessuti. Per esempio, durante l’embriogenesi, inducendo l’apoptosi, permettono il rinnovamento dei tessuti e l’organogenesi, nella riparazione tissutale eliminano cellule non più utili che ostacolano la guarigione di un danno tissutale. Questo spiega perché l’evoluzione non ha portato alla scomparsa della senescenza cellulare, proprio per mantenere questo sistema di difesa. Tuttavia, non sempre il processo si conclude con l’apoptosi e le cellule senescenti possono accumularsi con il tempo e in sede di patologie legate all’età, come nell’artrosi o nell’aterosclerosi e possono avere un impatto sulla normale fisiologia dei tessuti, secernendo fattori bioattivi come citochine, chemochine, fattori di crescita, metalloproteinasi, lipidi, nucleotidi, vescicole citoplasmatiche e fattori solubili. Così causano un progressivo deterioramento funzionale e diventano una delle cause principali dell’invecchiamento. 

L’invecchiamento, in quanto tale, è anch’esso determinato da molteplici cause, tuttavia, nel corso degli anni, i tantissimi studi hanno ormai stabilito che tra i meccanismi alla base dell’invecchiamento e in comune con i tanti altri processi che lo compongono, i radicali liberi (RL), specialmente quelli basati sull’ossigeno, svolgono un ruolo chiave.

Alla base della senescenza e dell’invecchiamento: il ruolo dei radicali liberi

Ma anche nella senescenza, i RL hanno la “responsabilità” dei tanti processi e fenomeni che si attuano nel suo manifestarsi. Il danno al DNA mediato dallo stress ossidativo è tra le principali cause e la loro aumentata produzione può rivelarsi dannosa e causare danni alle proteine cellulari compreso il DNA. Anche nei processi come l’inflammaging, ossia l’infiammazione cronica comune sia al crono che al foto-invecchiamento, gli RL sono il meccanismo attraverso cui si attuano.

Nel tentativo di contrastare l’azione dannosa degli RL e quindi i processi a loro legati, gli antiossidanti hanno rappresentato la prima risposta che è stata impiegata per combattere l’invecchiamento e non solo quello della cute, ma anche quello organico generale. Il loro impiego si è rivelato utile in molte condizioni fisiologiche e patologiche (infiammazione, protezione dallo stress ossidativo, terapie anticancro ecc.) ma non solo, ha permesso di intervenire su processi legati sia all’invecchiamento che alla senescenza. Molecole naturali quali quercetina, fisetina, luteolina, curcumina sono in grado di indurre selettivamente la morte delle cellule invecchiate, inducendo una “apoptosi selettiva”. Sono poi state sintetizzate nuove molecole sintetiche come il Navitoclax, con funzione pro-apoptotica per inibizione delle BCL-2 (proteine che possono esercitare un effetto pro o antiapoptotico) e di altre proteine, che ugualmente governano la permeabilità della membrana mitocondriale esterna. Altri inibitori delle BCL-2, come A1331852, A1331852, A1155463 ecc., sono in corso di studio così come nuove categorie di farmaci quali i cosiddetti “senomorfi” o “senostatici” che riducono gli effetti dannosi dei fattori biologici secreti dalle cellule senescenti (SASP) o sopprimono la senescenza senza indurre la morte della cellula senescente, interferendo con i regolatori trascrizionali. In studio anche farmaci cosiddetti Senoreverter che, invece di favorire l’apoptosi, consentirebbero alle cellule di rientrare nel ciclo cellulare e svolgere le loro funzioni come la rigenerazione della pelle. Chimera mirata alla proteolisi (PROTAC), nanoportatori, profarmaci a base di galattosio sono inoltre nuove tipologie di farmaci che la ricerca, sia sperimentale che clinica, sta indagando, così come anche l’immunoterapia basata sul «superficioma» delle cellule senescenti.  

Letture consigliate

Calcinotto A, Kohli J, Zagato E et al. Cellular Senescence: Aging, Cancer, and Injury. Physiol Rev. 2019;99(2):1047-1078.

Csekes E, Račková L. Skin Aging. Cellular Senescence and Natural Polyphenols. Int J Mol Sci. 2021;22(23):12641.

Schmeer C, Kretz A, Wengerodt D et al. Dissecting Aging and Senescence-Current Concepts and Open Lessons. Cells. 2019;8(11):1446.

Zhang L, Pitcher LE, Yousefzadeh MJ et al. Cellular senescence: a key therapeutic target in aging and diseases. J Clin Invest. 2022;132(15):e158450.

Editoriale CT2, 2025

Anna Caldiroli

Editoriale CT2, 2025

Forte, tosta, indipendente
Pelle come diamante, Non mi fa male niente

Pelle diamante (Marcella Bella, Sanremo 2025)

Attenzione: curve pericolose

A gennaio sono stata ospite dell’Università di Chieti e Pescara che ha aperto le sue porte per l’evento “L’imprenditoria femminile nel settore cosmetico” che mi ha visto nel ruolo di moderatrice al fianco di Piera Di Martino, premurosa padrona di casa che ci ha accolto all’Auditorium di Chieti e che, con metodo scientifico e creatività, ha dato concretezza al mio desiderio di celebrare un cambio, ormai più che tangibile, nel panorama dell’industria cosmetica italiana che vede il raggiungimento di sempre più alti livelli di formazione post-laurea mediante master e corsi di perfezionamento e l’affiorare di tante piccole o piccolissime imprese, con una forte presenza femminile che rappresentano un motore moderno e, spesso, coincidono con un’ulteriore possibilità che le persone si sono concesse.

La tavola rotonda ha dato la parola alle imprenditrici: Gianpiera Spada, Iolanda Bernardo, Fulvia Corvasce, Maria Randazzo, Clelia Orlandi, Daniela Giangreco, Sonia Melfi, Laura Lamonea (in ordine di apparizione). 

Un tavolo con una ricca varietà di personalità e di attività (non solo brand indipendenti ma anche attività che “orbitano” intorno all’industria cosmetica; infatti, il guizzo imprenditoriale può declinarsi secondo vari focus) in ogni caso, occorrono competenze, visione, iniziativa. Le imprenditrici hanno perciò spiegato come mai, a un certo punto del loro cammino professionale, hanno deciso di dedicarsi a ciò che fanno e qual è stato l’elemento di spinta.

Professioniste che si dedicano alla loro impresa con un’idea imprenditoriale personale, passione e che portano sé stesse nelle loro attività. Spoiler: per nessuna di loro è stato semplice cominciare. Per nessuna di loro è semplice ogni giorno. Tutte però hanno forza, determinazione e tanti progetti che realizzano passo dopo passo, facendo i conti (anche) con la loro geografia, con le loro possibilità e, non ultimo, con un panorama regolatorio globale spesso complesso. Sì perché un territorio può favorire o meno lo sviluppo di attività imprenditoriali e, in particolare, a guida femminile o porre degli ostacoli. Sicuramente, ciò che non ho trovato è l’improvvisazione. Dai racconti è anche emerso come siano riuscite a coniugare il loro ruolo nelle loro famiglie quindi essere imprenditrice ma anche madre; come ha detto Piera, esiste un modo “femminile” di fare imprenditoria che non deve essere visto come la versione femminile di quello maschile. Tra l’altro, mentre abbiamo a disposizione dati e numeri a sostegno del fatto che, nel manifatturiero, la cosmetica è un settore che offre ampio spazio all’occupazione femminile, non sappiamo in realtà come sono distribuiti i ruoli. 

Dopo i saluti introduttivi di rito, hanno aperto le relazioni della mattinata Paola Nardone mostrandoci lo scenario storico dell’imprenditoria femminile in Italia e Daniela Puglisi che ha raccontato dell’imprenditoria femminile come un’opportunità generale da non sprecare. A chiudere, Michela Cortini che ha fatto una panoramica sulle tipiche minacce dell’imprenditrice. A questo proposito anche un recente studio CNEL-ISTAT evidenzia la segregazione verticale (il cosiddetto tetto di cristallo): nelle imprese, solo il 28,8% è a conduzione femminile. La quota di imprenditrici è comunque in crescita, in tutte le classi di età, ma soprattutto tra le under 35 (+2,3 punti).

Questi incontri generano fermento: i tini ribollono (Giosuè, concedimelo!) verso nuovi orizzonti, il capitolo 2 ci aspetta. Un evento che non ha desiderato porsi a manifesto “femminista” ma piuttosto raccontare un modo di operare al femminile che possa essere guida per la next generation. 

Nessuna age anxiety per noi che abbiamo lasciato Chieti con la consapevolezza di non essere sole ma di esserci, l’una per l’altra, e con una sconfinata voglia di convogliare l’energia e le forze in progetti entusiasmanti.

 

Editoriale CT1, 2025

Anna Caldiroli

Editoriale CT1, 2025

La faccia nascosta della Luna

La faccia nascosta della Luna

Fuori dalla finestra, una scighera che si taglia col coltello. In questo scenario, ho posto una domanda a ChatGPT «A che punto siamo con l’uso dell’intelligenza artificiale nella cosmetica?». Mi ha risposto in una manciata di secondi:

L’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nell’industria cosmetica sta crescendo rapidamente e si sta espandendo in diverse aree. Ecco alcuni dei principali sviluppi e applicazioni dell’IA in questo settore:
•Sviluppo di prodotti: analizzare dati su tendenze di mercato, preferenze dei consumatori e ingredienti efficaci. 
•Personalizzazione: adozione di algoritmi per offrire prodotti personalizzati. 
•Marketing e vendite: utilizzando l’analisi predittiva, si possono anticipare le tendenze e adattare le strategie di vendita.
•Assistenti virtuali: molti marchi stanno sviluppando chatbot e assistenti virtuali che possono rispondere a domande sui prodotti, fornire consigli e migliorare l’esperienza del cliente.
Analisi dei dati: analizzare grandi quantità di dati provenienti da social media, recensioni e altre fonti per capire meglio opinioni dei consumatori e tendenze emergenti.
•Sostenibilità: ottimizzare le catene di approvvigionamento e ridurre gli sprechi, contribuendo a pratiche più sostenibili.
•Ricerca e sviluppo: accelerare il processo di ricerca e sviluppo, aiutando a identificare rapidamente combinazioni efficaci di ingredienti e a testare nuove formulazioni.

Un effettivo utilizzatore di questi sistemi probabilmente inorridirebbe perché sa che non ci si accontenta della prima risposta ma si procede per affinamenti successivi e con la collaborazione simultanea di più strumenti che si integrano tra loro. Se vogliamo avere un’idea del contesto in cui operiamo (cioè l’industria cosmetica), superare la famigerata inibizione da pagina bianca o se abbiamo bisogno di guadagnare velocità riducendo i tentativi, eccoci serviti. 

Tuttavia, a mio avviso, siamo tenuti a considerare “the Otherside”, detto dai Red Hot Chili Peppers. L’IA è un soggetto attivo che “fa cose”, impara dal nostro attuale sapere e dalla sua strutturazione oltre che dalla base di dati da cui può attingere (e se questa è l’intera rete beh… sappiamo che non tutto ciò che sta lì corrisponde al vero) e restituisce risposte in base a un algoritmo probabilistico; qualche mese fa ho partecipato al Festival Internazionale Dell’ingegneria promosso dal Politecnico di Milano e un relatore ha messo all’opera diversi sistemi per proporre delle basi musicali con degli spunti di testo. Ebbene, alcuni generi musicali sembrano essere indiscutibilmente associati al sesso dei musicisti: così, alla richiesta di una certa canzone rock, la voce del cantante proposta è maschile e la stessa cosa accade per una band raggae. Un risultato analogo è stato discusso durante una conferenza TEDx: alla richiesta di fornire l’immagine di un ladro è stata restituita quella di una persona di pelle scura di sesso maschile. Uno strumento che diventa quindi tagliente se applicato ciecamente, in particolare all’opera in processi più complessi, per esempio, presso una questura, dove la domanda potrebbe essere “Possiamo rilasciare i documenti al Sig. XY?” a fronte anche dell’impostazione intrinseca del sistema scelto. Come ha spiegato il prof. Gottlob di Unical in un’intervista, l’IA al momento ha imparato che, per una stessa professione, persone di sesso femminile è facile che percepiscano un trattamento economico inferiore, quindi, occorre fornire all’IA regole logiche da porre in principio per evitare scelte sbagliate o il perpetrarsi di errori. 

L’IA ha dei bias perché nasce da noi e noi abbiamo dei bias. 

Siamo quindi noi che dovremmo sapere cos’è giusto ma non sempre lo conosciamo con certezza. Ad oggi, non possiamo scegliere se ricorrere all’IA perché è perfettamente compenetrata nelle nostre vite. Ciò che possiamo fare è scegliere come ricorrere all’IA sfruttando ciò che ci rende unici: le soft skills.

Cosmetic Technology 1, 2025

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La faccia nascosta della Luna
A. Caldiroli

Opinion Leader

La missione di garantire il diritto alla felicità.
L. Polli

articoli

F. Damato
Chimico, cosmetologo e tecnico-tricologo, ATELIER COSMETICO

→ francesca.damato@ateliercosmetico.it

The role of certain cosmetics in the treatment of seborrheic dermatitis on the scalp

Seborrheic dermatitis (SD) is a chronic inflammatory condition that mainly affects the scalp, causing redness, itching, scaling, and greasy yellowish flakes. The exact causes are not fully understood, but the fungus Malassezia is believed to play a crucial role. SD is more common in adults between the ages of 30 and 60 and tends to worsen during cold and dry months. Treatment focuses on reducing inflammation, eliminating the fungus, and controlling sebum production. Shampoos, lotions, and creams with sebum-regulating and antimicrobial ingredients are used to manage symptoms and prevent relapses. A trial conducted on five subjects with SD showed significant improvement after using a cosmetic treatment that included a peeling cream, specific shampoo, and lotion. All patients reported a reduction in symptoms such as erythema, itching, and scaling within 30 days, demonstrating the effectiveness of targeted and consistent treatment.


La dermatite seborroica è una condizione infiammatoria cronica che colpisce principalmente il cuoio capelluto, causando arrossamenti, prurito, desquamazione e la formazione di squame untuose giallastre. Le cause non sono del tutto chiare, ma si pensa che il fungo Malassezia giochi un ruolo cruciale. La dermatite seborroica è più comune negli adulti tra i 30 e i 60 anni e tende a peggiorare nei mesi freddi e secchi. Il trattamento mira a ridurre l’infiammazione, eliminare il fungo e controllare la produzione di sebo. Shampoo, lozioni e creme con ingredienti seboregolatori e antimicrobici sono utilizzati per mantenere sotto controllo i sintomi e prevenire le recidive. Una sperimentazione condotta su cinque soggetti affetti da DS ha mostrato significativi miglioramenti dopo un trattamento cosmetico combinato con crema peeling, shampoo e lozione specifica. Tutti i clienti hanno riportato una riduzione dei sintomi come eritema, prurito e desquamazione entro 30 giorni, dimostrando l’efficacia di un trattamento mirato e costante.

F. Rispo1, L. Dondero1, G. De Negri Atanasio1, G. Allaria1, F. Tardanico1, E. Lertora 1, I. Demori6, G. Costa7, E. Marchese7, 

S. Perera-del-Rosario8,9, E. Serrano-Candelas8, M. Palomino-Schätzlein8, E. Perata2, F. Robino2, P.F. Francesco Ferrari5, 

S. Ferrando1, M. Zanotti-Russo2, J. Markus3, S. Letasiova3, E. Grasselli1,4

Da: 22nd International Congress of the European Society of Toxicology In Vitro (ESTIV 2024), Prague June 3-6, 2024.

Per definizione, un ormone è una sostanza prodotta da una ghiandola endocrina che raggiunge l’organo bersaglio attraverso il circolo sanguigno. Secondo la Commissione Europea, un Interferente Endocrino (IE) è una sostanza esogena, o una miscela, che altera la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di una (sotto)popolazione (1). A questo proposito, il Regolamento Delegato (UE) 2023/707 (2) introduce nuove classi di pericolo (interferenza con il sistema endocrino per la salute umana e interferenza con il sistema endocrino per l’ambiente) che dovranno essere oggetto di valutazione da parte delle imprese che immettono sul mercato sostanze e miscele anche ad uso cosmetico; inoltre, definisce un interferente endocrino come la sostanza o miscela che altera una o più funzioni del sistema endocrino causando effetti nocivi su un organismo integro, la sua progenie, le popolazioni o le sottopopolazioni. Al considerandum n. 6, lo stesso Regolamento argomenta che le sostanze e le miscele con proprietà di interferenza con il sistema endocrino sono spesso persistenti, perché non degradabili dall’ambiente e pertanto rappresentano un rischio per la salute pubblica e per l’ambiente. È stato dimostrato che l’interferenza con il sistema endocrino può causare determinati disturbi negli esseri umani, tra cui malformazioni congenite, disturbi dello sviluppo, della riproduzione o dello sviluppo neurologico, tumori, diabete e obesità, con un’incidenza elevata e in aumento sia nei bambini che negli adulti. Data la loro persistenza nell’ambiente, è stato anche dimostrato che le proprietà di interferenza con il sistema endocrino possono influire negativamente sulle popolazioni animali.

aggiornamenti
regolatorio

Legislazione Cosmetica

Uno strumento di lavoro ONLINE in cui potete trovare, oltre al Nuovo Regolamento n.1223/2009 (con i relativi aggiornamenti), tutte le Leggi afferenti e trasversali al settore cosmetico
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Collaborazioni

Cosmetitrovo e Covalo collaborano con Università, Master, centri di ricerca e sono vicini alle nuove leve del settore, sempre più digital e pronte ad utilizzare strumenti di ricerca on line come preziosi alleati per il proprio lavoro. Questa partnership ha il potenziale di trasformare il settore della bellezza, rendendo le aziende cosmetiche italiane più competitive, innovative e sostenibili.

Cosmetitrovo, piattaforma B2B che semplifica le interazioni on line tra chi cerca e chi offre lungo a filiera di produzione cosmetica italiana entra a far parte di Covalo, la start up svizzera che offre la più grande piattaforma globale dedicata alla ricerca di ingredienti cosmetici.

“Sicuramente un importante passo avanti per noi” spiega Maria Randazzo, ex formulatrice e founder di Cosmetitrovo ed oggi Country Manager per Covalo“ entrambe le piattaforme hanno sempre avuto l’obiettivo comune di rispondere alle esigenze specifiche dei brand e dei formulatori semplificando al massimo e rendendo rapida, smart ed efficiente la connessione tra essi e fornitori, partner e distributori ed oggi, uniamo le forze”.

Questa è una novità eccezionale nel panorama delle piattaforme digitali di ricerca mondiali in quanto finora esse non sono mai state in grado di rappresentare le realtà locali costituite principalmente da distributori con i quali le aziende produttrici coltivano storici rapporti. Inoltre, rispetto alle altre piattaforme mondiali, la specificità sul settore cosmetico e la stretta collaborazione con i brand sono ulteriori punti di forza delle due piattaforme.

Covalo è anche partner di in-cosmetics e grazie a questa sinergia i fornitori di ingredienti iscritti beneficeranno di un’ulteriore visibilità dei loro articoli durante le diverse fiere e oltre, perché nel database di ricerca viene dato particolare spicco agli ingredienti nuovi attraverso specifici filtri di ricerca che consentiranno ai formulatori e project manager di esplorare e lasciarsi ispirare dai nuovi lanci, i trend e gli awards delle diverse fiere (Global, Asia, Latam)

Cosmetitrovo manterrà la sua impronta locale, con nuove opportunità

In un prossimo futuro le due piattaforme verranno integrate, ma Cosmetitrovo manterrà la sua identità, la navigazione in lingua italiana e sarà ancora la piattaforma di riferimento e la vetrina per i distributori di materie prime sul territorio nazionale, e anche per tutti i fornitori (di packaging, servizi vari, consulenziali e contoterzi) per la ricerca di clienti sul territorio italiano.

Cosmetitrovo sta offrendo la possibilità ai fornitori italiani del proprio network di creare il proprio profilo aziendale nella sezione Servizi di Covalo ad un prezzo speciale, offrendo così ai fornitori la possibilità di varcare i confini del nostro paese presentandosi agli oltre 22.000 utenti di Covalo diffusi in tutto il mondo. Questa sezione è oggetto di particolare attenzione per i founder in quanto si ritiene abbia interessanti potenzialità soprattutto per il made in Italy.

Sono infatti oltre 6000 i brands diffusi in 145 paesi gli utilizzatori della piattaforma globale, sulla quale è possibile esplorare circa 100.000 prodotti da oltre 1000 fornitori. Tra i suoi utilizzatori (75% con background tecnico) ci sono i big player dell’industria L’Oréal, Beiersdorf, Sephora, Coty e Lush, Rare beauty, Givaudan, The body shop, così come indie brand: c’è spazio ed opportunità per tutti.

L’acquisizione di Cosmetitrovo da parte di Covalo è in linea con gli obiettivi del 2025 ovvero la regionalizzazione della proposta, a partire dall’Italia e la Cina e che nel futuro verrà replicata in altri paesi strategici.

Questa acquisizione rappresenta un momento cruciale nella nostra missione di fornire soluzioni veramente regionalizzate “ afferma Yann Chilvers co-fondatore di Covalo. “il successo di Cosmetitrovo nel collegare l’ecosistema cosmetico italiano si allinea perfettamente con la visione globale di Covalo. Insieme rafforzeremo gli attori locali e sbloccheremo nuove opportunità di crescita Il network di professionisti di Cosmetitrovo e di Covalo faranno parte da adesso in poi di un’unica community globale

Dalla parte dei brand e la collaborazione con grandi player dell’industria

Covalo dialoga quotidianamente con i brands e aziende produttrici, per farsi portavoce delle loro difficoltà o spunti di miglioramento per migliorare nel tempo le modalità di navigazione della piattaforma e renderla sempre più vicina alle esigenze degli utenti.
Uno strumento on line aperto e gratuito per le aziende per esplorare, lasciarsi ispirare dalle varie proposte e novità, selezionare i fornitori ed interagire con essi per richieste di campioni, quotazioni, documentazioni.
L’obiettivo primario è offrire a tutti uno strumento di selezione dei fornitori evoluto e smart per semplificare e velocizzare l’immissione sul mercato dei prodotti cosmetici.
Alcuni grandi brands stanno già beneficiando dei Brand Portal ovvero “piattaforme tailor-made” sviluppate su misura da Covalo e integrate con il database e con i loro sistemi gestionali.

Opinion Leader • CT 5, 2024

Opinion Leader • CT 5, 2024
Nicola Lionetti

Nicola Lionetti

Head of Cosmetic Laboratory at Labanalysis Life Science – IFSCC Chair of Publication

Bibliografia
1. Regulation (EC) No 1223/2009 Of The European Parliament And Of The Council of 30 November 2009 on cosmetic products – ultima versione consolidata: EUR-Lex – 02009R1223-20240424 – EN – EUR-Lex (europa.eu) (consultata a Settembre 2024).
2. The SCCS Notes Of Guidance For The Testing Of Cosmetic Ingredients And Their Safety Evaluation12th Revision – Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS), Final version SCCS/1647/22.
3. Davis JA, Gift JS, Zhao QJ. Introduction to benchmark dose methods and U.S. EPA’s benchmark dose software (BMDS) version 2.1.1. Toxicol Appl Pharmacol. 2011;254(2):181-191.
4. SCCS OPINION for clarification of the meaning of the term “sprayable applications/products” for the nano forms of Carbon Black CI 77266, Titanium Oxide and Zinc Oxide. Second revision of 25 June. 2015 SCCS/1539/14.
5. Guide on Inhalation Safety Assessment for Spray Products. First Edition: June 2013.

Eseguire una corretta valutazione della sicurezza e il suo “effetto booster” sul cosmetico

Come previsto dal Regolamento (CE) N. 1223/2009 (1), i prodotti cosmetici immessi sul mercato devono essere sicuri per il consumatore. La valutazione della sicurezza deve essere eseguita da un valutatore qualificato, così come indicato dal regolamento stesso.

La valutazione della sicurezza cosmetica è un processo complesso, che richiede in primis la conoscenza di un certo numero di regolamenti, direttive, raccomandazioni e linee guida. Di tutti questi, il Regolamento sui prodotti cosmetici (1) definisce le norme per la commercializzazione, l’etichettatura e la valutazione dei prodotti cosmetici nell’UE.

Le linee guida SCCS Notes of guidance (NoG) (2) approfondiscono le modalità con cui affrontare la valutazione di sicurezza e costituiscono uno degli approcci maggiormente utilizzati nella stesura del Cosmetic Product Safety Report (CPSR). Tali NoG sono regolarmente aggiornate (circa ogni 2 anni) al fine di incorporare il progresso delle conoscenze scientifiche e l’esperienza acquisita, in particolare nel campo dei test e della valutazione della sicurezza degli ingredienti.

Diverse sono le modifiche apportate negli ultimi anni; tra i cambiamenti di maggiore impatto ricordiamo l’introduzione di POD (Point of Departure) più affidabili e l’approfondimento dei dati di esposizione per la via inalatoria. 

Secondo le NoG, la procedura di valutazione si compone di alcune fasi: identificazione del pericolo, valutazione dell’esposizione, valutazione della dose-risposta e caratterizzazione del rischio.

Per la valutazione della dose-risposta, nella maggior parte dei casi, il NOAEL (No Observed Adverse Effect Level, dose senza effetto avverso osservabile) ricavato dagli studi di tossicità subcronici a 90 giorni viene in genere utilizzato come POD, vale a dire il punto dose-risposta che segna l’inizio di un’estrapolazione a basso dosaggio.

Tuttavia, il comitato scientifico sta valutando l’utilizzo di un diverso approccio, su modello anche delle nuove raccomandazioni di EFSA e OMS. Tale approccio prevede l’utilizzo della Benchmark Dose (BMD) in sostituzione del NOAEL.

Nonostante l’utilizzo dei NOAEL sia tuttora ampiamente diffuso, esso mostra alcuni limiti che non permettono di stabilire un efficace margine di sicurezza tra la dose e l’eventuale inizio dell’effetto tossico avverso. Negli studi classici di tossicità a dose ripetuta condotti su animale, la sostanza in esame viene somministrata a tre diversi livelli di dose. Si prevede che il dosaggio più alto susciti segni significativi di tossicità senza causare una letalità eccessiva, mentre il dosaggio più basso non dovrebbe produrre alcun effetto avverso. Generalmente un fattore 2-4 separa i livelli l’uno dall’altro (es. 100, 300 e 1000 mg/kg bw/day). Nel caso in cui il NOAEL derivato sia 100 mg/kg bw/day, il NOAEL effettivo potrebbe essere, quindi, qualsiasi valore compreso tra 100 e 300. Inoltre, in alcuni studi anche il livello di dose più basso produce effetti avversi, portando alla determinazione di un LOAEL (Lowest Observed Adverse Effect Level, Dose più bassa alla quale è stato osservato un effetto avverso) anziché di un NOAEL.

L’approccio BMD, utilizza tutti i dati dose-risposta a disposizione per stimare la pendenza della relazione complessiva dose-risposta per un particolare endpoint. La BMD è un livello di dose stimato in base alla curva dose-risposta costruita, associata a una specifica variazione della risposta: la risposta di riferimento (BMR). La BMDL è il limite di confidenza inferiore della BMD e questo valore viene normalmente utilizzato come POD (3).

Per tenere conto dell’incertezza e fornire un margine di sicurezza, l’SCCS suggerisce di calcolare un intervallo di confidenza bilaterale del 90% per la BMD e di utilizzare il limite inferiore di tale intervallo, la BMDL, come POD. Nonostante la maggiore affidabilità della BMDL come POD al posto del tradizionale NOAEL, si riscontrano non poche difficoltà nel calcolo di questo valore. La selezione stessa di un modello d’interpolazione differente può inevitabilmente portare a dei risultati significativamente diversi. Pertanto, lo stesso SCCS considera a oggi l’approccio BMD difficilmente applicabile, per il quale è richiesto un livello di esperienza molto alto.

Per quanto riguarda la valutazione dell’esposizione, si intende una stima quantitativa della dose totale assorbita dell’ingrediente, definita come Systemic Exposure Dosage (SED). Per elaborare questo valore è necessario prima valutare la quantità di ciascun ingrediente a cui il consumatore risulta mediamente esposto giornalmente mediante applicazione dermica, ingestione orale o inalazione.

Infatti, le caratteristiche chimico-fisiche dell’ingrediente e/o la modalità di erogazione del prodotto possono predisporre il consumatore anche alla via inalatoria.

La stima della quantità di prodotto e, di conseguenza, di ingrediente che entra in contatto con le vie respiratorie è una valutazione più complessa. Questo dipende da fattori quali la frazione evaporabile della sostanza, la tipologia della pompa, le dimensioni della stanza in cui il prodotto evapora o viene erogato, l’eventuale presenza di correnti d’aria, la temperatura ambientale. Spray aerosol con propellente sviluppano una nebbia fine, costituita mediamente da particelle di dimensione <10 μm; gli spray a pompa, invece, producono particelle più grandi.

Solitamente, si distinguono tre principali frazioni dell’aerosol disperso nell’aria: inalabile, toracica e respirabile. Queste frazioni granulometriche sono definite nella norma UE EN 481 per le misurazioni nei luoghi di lavoro (CEN, 1993): rispetto al totale delle particelle sospese nell’aria, la dimensione delle particelle con una penetrazione del 50% è rispettivamente di 10 μm e 4 μm per le frazioni toracica e respirabile. 

Altra classificazione è stata considerata da SCCS (4): 

frazione inalabile (naso e bocca) ≤100 μm; 

frazione toracica (particelle o gocce che passano la laringe) ≅ 11,64 μm; 

frazione respirabile (Particelle che raggiungono gli alveoli) ≅ 4,25 μm. 

Pertanto, la misura delle dimensioni delle particelle con strumenti come un granulometro laser, potrebbe essere utile per definire il percorso della sostanza nel tratto respiratorio. Tuttavia, potrebbero avvenire processi di evaporazione del solvente subito dopo l’erogazione, con conseguente riduzione di tali dimensioni.

La quantità di prodotto, e quindi dell’ingrediente, sarà espressa non in grammi o milligrammi ma come una concentrazione g/m3 o mg/m3.

La valutazione dell’esposizione per inalazione dovuta ad evaporazione è relativamente semplice se si considerano alcune semplificazioni. I livelli di esposizione ad un prodotto erogato necessitano, invece, di alcune valutazioni più approfondite. 

Per una valutazione più realistica, si possono considerare modelli a 1 o 2 Box, nonché modelli di livello superiore. In un classico modello a 1-Box si presume che l’intera quantità di spray venga istantaneamente rilasciata nell’aria e distribuita in una scatola con dimensioni specifiche, che simula ad esempio la zona di respirazione. La concentrazione dell’ingrediente nell’aria viene quindi moltiplicata per la frequenza respiratoria e il tempo trascorso in tale volume per calcolare l’esposizione. Diversamente, un modello a 2-Box tiene conto anche della diluizione della sostanza nel tempo. Dopo passaggio nella prima scatola, l’intera quantità di aerosol viene trasferita in una seconda scatola più grande, dove risulta disponibile per l’inalazione per un secondo periodo di tempo definito. Per un approccio conservativo, il ricambio d’aria può essere assunto pari a zero (5).

Il costante approfondimento di diversi aspetti legati alla valutazione tossicologica degli ingredienti e alla loro esposizione porta ad accrescimento dell’accuratezza e precisione del processo di valutazione di sicurezza del prodotto cosmetico, per una sempre maggiore tutela del consumatore.

 

Editoriale CT 5, 2024

Anna Caldiroli

Editoriale CT 5, 2024

«Ma poi un giorno da un portone mal chiuso tra gli alberi di un cortile vedremo il giallo dei limoni; e il gelo del cuore si scioglierà, e il petto si riempirà delle loro canzoni squillanti come le trombe dorate della solarità.»

(I limoni, Eugenio Montale)

Il mio presente è qua

Questo editoriale nasce durante le ferie estive. Quando la rivista arriverà tra le mani dei lettori saranno solo un ricordo di cui si conservano decine di foto archiviate negli smartphone o whatsappate agli amici, a sostituire le più storiche cartoline. Il Paese esibisce chilometri e chilometri di spiaggia, un susseguirsi di ombrelloni che si alternano agli scogli o manufatti antropici. In spiaggia siamo tutti rilassati, un miscuglio di accenti più o meno deformati dalla permanenza nei luoghi di lavoro; si sente la musica diffusa di un bar interrotta per annunciare la lezione di acquagym; c’è chi legge, chi osserva, chi fa il bagno, chi gioca a racchettoni con l’acqua alle ginocchia per rinfrescarsi con cappello e occhialoni da sole forse a mascherare una notte brava, chi prende più o meno attivamente il sole sul lettino accarezzato dalla brezza. La sera poi ha un collante sociale che ho recentemente rivalutato riconoscendone, a mio avviso, l’effettivo valore: le feste di piazza in cui le persone sono impegnate per il bene delle persone; pietanze semplici, tavoli allestiti appena fuori dai campetti da calcio o per strada, esibizioni di ballo, gruppi musicali. Appuntamenti a cui è chiamato a partecipare chiunque, senza etichette particolari per trovare refrigerio perché è rimasto solo in città, non si è potuto allontanare per varie ragioni e, come gli altri, ha tanta voglia di scrollarsi di dosso la pesantezza. Io sono qui e, a volte, sembra di essere in uno scatto di Martin Parr. 

Percorrendo le strade d’Italia a scovare posti, anche da raccontare, mi rendo conto che Milano, dove sono stanziale da una decina d’anni, è un grande raccoglitore di persone, eventi e “week” che però rischia di essere una “bolla” in cui, generalmente, si finisce per convergere sugli stessi sfarzosi spazi dimenticando di quanto una cura armonica di tutto il territorio potrebbe giovare distribuendo bellezza ed opportunità.  A questo proposito, in un’intervista di diversi anni fa l’architetto e Senatore a vita Renzo Piano ha ricordato che «il nostro Paese, così bello e così fragile, ha bisogno di un grande progetto di rammendo del territorio, perché sono tanti i problemi che abbiamo». «Amo i centri delle città, però la vera sfida del futuro è nelle periferie. Le periferie sono fabbriche di desideri, di aspirazioni e poi nelle periferie abita l’80-90% delle persone che vivono in città. Questa parola è sempre accompagnata da un aggettivo denigratorio […] quando ci lavori scopri che sono piene di energia e non solo, anche di bellezza. C’è bellezza umana, ma anche la bellezza tout court», così Piano invitò i politici ad occuparsi delle fragilità del territorio. 

Il nostro Paese è anche colline e montagne che nascondono laghi, Borghi e Città. Tra gli elementi artistici a cui sono personalmente più legata vi sono le dimore storiche, testimonianza di antiche ricchezze e splendore in&out come Villa Lante (VT); un delicato ecosistema a mio parere rappresentativo dell’attenzione e dell’impegno che è necessario porre nella cura di sé ma anche nella cura degli ambienti in cui viviamo. 

«Sotto il cielo di un’estate italiana» (cantavano Bennato e la Nannini) nel meriggiare pallido e assorto montaliano scopriamo angoli più o meno noti di territorio che, esattamente come pelle e capelli, hanno dei bisogni, soprattutto una necessità di protezione da ciò che è esogeno o comportamenti scorretti e dove spesso la cura è proprio mettersi nella condizione che non vi sia il trauma (1).

Hoareau F, Mahé A. Cosmetici e diversità: considerazioni sociopsicologiche.
EMC – Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei.2024;21(1):1-4.

Belli capelli

Potenzialità della biotecnologia nel settore haircare

E. Ugazio

Professoressa associata Dipartimento di Scienza
e Tecnologia del Farmaco, Università degli Studi di Torino, Membro del Comitato Scientifico di Cosmetic Technology

elena.ugazio@unito.it

I capelli non svolgono funzioni vitali per l’organismo, ma fin dall’antichità rappresentano una caratteristica distintiva della persona e spesso diventano un mezzo con cui esprimere il proprio stile. Nel suo insieme l’acconciatura è legata al genere, ad aspetti religiosi, culturali e sociali. I capelli si prestano infatti a svariate trasformazioni, tramite cambiamenti di colore e fogge differenti. Tuttavia, i trattamenti chimici e fisici a cui essi vengono sottoposti possono provocare alterazioni anche irreversibili. Inoltre, i capelli sono soggetti all’effetto di fattori ambientali come la radiazione solare, il fumo, l’inquinamento che possono modificare la struttura e compromettere le proprietà estetiche e meccaniche. 

Pertanto, si assiste sempre più alla richiesta da parte dei consumatori di prodotti in grado di proteggere i capelli nella routine quotidiana e riparare i danni subiti. Al contempo si studiano trattamenti meno aggressivi, infatti il settore haircare è alla continua ricerca di ingredienti e di formulazioni che permettano di preservare la salute dei capelli e migliorare il loro aspetto.

I cosmetici per capelli includono varie tipologie di prodotti, classificati in base all’attività che debbono svolgere, tra cui azione di pulizia, styling, condizionante, colorante e decolorante, permanente e lisciante. Dal punto di vista delle formulazioni, le più diffuse sono shampoo, balsami, maschere, tinture, permanenti, stiranti ecc.

Per quanto concerne gli ingredienti, la crescente preoccupazione per i temi legati all’ambiente e il desiderio di seguire uno stile di vita che si ispiri il più possibile alla natura hanno stimolato l’interesse verso composti più sostenibili ed ecocompatibili.

Attualmente i derivati di natura proteica sono considerati una soluzione eccellente per conferire diverse proprietà ai capelli, proteggendoli dalle aggressioni esterne; a ciò si aggiunge un aspetto favorevole, ovvero il fatto che si possano ricavare, oltre che per via sintetica, da varie fonti naturali (animale, vegetale, microbica).

Per l’applicazione si può fare ricorso a diverse forme: proteine intere, idrolizzati proteici, peptidi, aminoacidi o anche nanosistemi contenenti proteine. L’effetto di queste biomolecole sulle fibre capillari dipende da diversi fattori, quali peso molecolare, sequenza di aminoacidi, carica, sostantività e idrofobicità/idrofilicità. Le formulazioni a base di ingredienti proteici possono modificare o migliorare le caratteristiche dei capelli come colore, lucentezza, forma, volume, consistenza, idratazione, effetto condizionante, pettinabilità, resistenza alla trazione. 

La biotecnologia offre una nuova metodologia per produrre in maniera efficace molecole di nuova concezione, ma anche sostanze note e già caratterizzate, con procedure innovative e maggiormente sostenibili che possano essere impiegate in ambito cosmetico.

I processi biotecnologici sono stati ampiamente utilizzati dalle industrie del personal care come mezzo per ottenere un’ampia varietà di ingredienti funzionali. Sfruttando vari strumenti biotecnologici (nello specifico, modifica enzimatica, espressione di proteine/peptidi ricombinanti, screening ad alto rendimento delle interazioni con le cheratine dei capelli), sono state progettate materie prime innovative e le aziende cosmetiche hanno sviluppato formulazioni con migliori prestazioni. Gli ingredienti cosmetici derivati dalla biotecnologia hanno attributi importanti come versatilità funzionale, elevata purezza e migliore biocompatibilità e possono essere ottenuti in modo sostenibile ricorrendo a processi più ecocompatibili, che consentono la produzione di composti attivi su larga scala con costi di produzione inferiori.

I capelli sono una fibra altamente strutturata, prevalentemente costituita da cheratina, una proteina caratterizzata dall’alta percentuale di zolfo, che conferisce una peculiare resistenza. Tuttavia, le pratiche diffuse, che prevedono l’applicazione di sostanze chimiche aggressive o che fanno ricorso al calore per modificare in modo temporaneo la struttura del capello, possono danneggiare la cuticola esterna, esponendo la corteccia interna a processi di degradazione.

Nel corso degli ultimi trent’anni sono state compiute numerose indagini sperimentali riguardo alle applicazioni biotecnologiche di derivati proteici in preparazioni per capelli, allo scopo di verificare le potenzialità di questi ingredienti a preservare la qualità delle fibre. Per esempio, il trattamento di capelli decolorati con una proteina umana ricombinante (K31) ha determinato un aumento dello spessore e una maggiore resistenza alla trazione. Questa proteina, in virtù della eccellente affinità verso altre cheratine dei capelli, ha formato una pellicola coesiva attorno alle fibre e ne ha migliorato l’elasticità e la resistenza meccanica. 

Le proteine della cheratina sono state anche coniugate con i lipidi allo scopo di ripristinare l’organizzazione a livello superficiale dei capelli. Dopo l’applicazione dei proteolipidi sui capelli decolorati, è stato osservato un miglioramento nella struttura, che può essere paragonata a quella di capelli vergini. Tale trattamento ha anche aumentato l’idrofobicità della superficie delle fibre dei capelli decolorati, con conseguente aumento dell’angolo di contatto e tempi di riassorbimento dell’acqua più prolungati. È stata inoltre studiata la capacità delle proteine della seta, fibroina e sericina coniugate con polisaccaridi di origine vegetale, di legare l’acqua aumentando l’idratazione del capello.

Negli ultimi anni si è affinata la conoscenza degli aspetti strutturali dei capelli e delle loro proprietà fisiche ed estetiche perché i ricercatori dispongono di metodi di indagine più accurati e di strumenti dotati di estrema sensibilità, oltre che di elevata specificità. Alla luce dei risultati incoraggianti raccolti, le formulazioni a base di cheratina o di idrolizzati di cheratina sono ormai abbastanza diffuse nelle preparazioni disponibili in commercio.

In un futuro prossimo, si può immaginare che i prodotti cosmetici per capelli saranno dotati di una maggiore affinità verso le fibre capillari perché verranno selezionati attivi di natura peptidica e polipeptidica “su misura”. I peptidi basati sulle sequenze di amminoacidi di cheratine e proteine associate alla cheratina con elevata affinità verso la componente proteica dei capelli potrebbero rivoluzionare il mercato dei cosmetici haircare, creando formulazioni con prestazioni superiori. La capacità di combinare diverse funzionalità nella stessa sequenza proteica dovrebbe infatti offrire l’opportunità di progettare prodotti adatti alle caratteristiche individuali, in quanto si partirebbe dalla sequenza del genoma dei capelli di una persona.

Letture consigliate

Tinoco A, Martins M, Cavaco-Paulo A, Ribeiro A. Biotechnology of functional proteins and peptides for hair cosmetic formulations. Trends in Biotechnology 2022;40(5):591-605.