Editoriale IN3-2025

Editoriale IN3-2025

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

Alimenti salutari
e indicazioni sulla salute
Non tutto è proprio liscio come l’olio…

Cari Lettori, 

si è ripresentato il caso della richiesta di autorizzazione di un’indicazione sulla salute relativa ai polifenoli dell’olio d’oliva e al mantenimento di concentrazioni normali di colesterolo lipoproteico ad alta densità nel sangue (HDL-c) ai sensi dell’Art 13.5 del regolamento (CE) 1924/2006, già valutato dallo stesso gruppo di esperti scientifici dell’EFSA su Nutrizione, nuovi alimenti e allergeni alimentari (NDA) nel 2011 con esito negativo (secondo l’Art 13.1 dello stesso regolamento). Ricordiamo che l’unico claim approvato da EFSA nel 2011 per i polifenoli dell’olio di oliva è che “proteggono le lipoproteine LDL dal danno ossidativo”, ma non ci sono evidenze chiare per quanto riguarda il mantenimento del normale metabolismo lipidico. 

Dalla valutazione attuale (1) è emerso un messaggio inequivocabile per l’industria alimentare: anche per prodotti da sempre ritenuti salutari, come l’olio extravergine d’oliva, l’approvazione di un claim a livello europeo richiede evidenze scientifiche robuste e riproducibili, oltre a una dimostrazione chiara del meccanismo d’azione.

Nel caso specifico, il gruppo di esperti scientifici ritiene che il costituente alimentare in questione, ovvero i polifenoli dell’olio d’oliva, sia sufficientemente caratterizzato e che il mantenimento dei livelli di colesterolo HDL nel sangue (senza un aumento del colesterolo LDL) sia considerato un effetto fisiologico positivo per la popolazione generale.

Il richiedente (l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro) ha presentato una revisione sistematica pubblicata, accompagnata da una metanalisi di dieci studi di intervento sull’uomo, oltre ai singoli studi inclusi, per valutare l’effetto dei polifenoli dell’olio d’oliva sui livelli di colesterolo HDL nel sangue.

Nel valutare le prove disponibili, il gruppo di esperti dell’EFSA ha considerato che solo uno di questi studi di intervento condotto su uomini adulti ha mostrato un aumento dose-dipendente del colesterolo HDL dopo tre settimane di consumo quotidiano di polifenoli dell’olio d’oliva, ma questi risultati non sono stati confermati da altri studi né replicati in altri gruppi di popolazione o in tempi più lunghi. Inoltre, non è stato fornito un meccanismo plausibile che spieghi come i polifenoli dell’olio d’oliva potrebbero produrre l’effetto dichiarato.

In conclusione, il gruppo di esperti conclude che le prove fornite non sono sufficienti per stabilire un rapporto causa-effetto tra il consumo di polifenoli dell’olio d’oliva e il mantenimento di normali livelli di colesterolo HDL nel sangue.

Pertanto, anche per alimenti tradizionalmente considerati salutari, è indispensabile disporre di solide evidenze scientifiche per poter ottenere un claim approvato a livello europeo: una sfida tutt’altro che semplice per chi intende valorizzare le proprietà funzionali dei prodotti della dieta mediterranea.

Editoriale CT3, 2025

Anna Caldiroli

Editoriale CT3, 2025

ma sai che ognuno c’ha il suo mare dentro al cuore sì (…)

ma sai che ognuno c’ha i suoi sogni da inseguire sì

Mare mare (Luca Carboni)

Tra babordo e tribordo

A Milano ci sono “le week” e questo l’abbiamo già detto.

“Le week” che – lo ammetto pubblicamente – certe volte cerco di dribblare. Mi capita di partecipare a qualche evento ma più per sfruttarlo come occasione per incontrare persone (che siano amici della vita privata, autori con cui collaboro, potenziali clienti ecc.) con uno sguardo talora distratto e non sempre completamente coinvolto.

Ebbene, quest’anno, complice l’algoritmo che governa uno tra i canali social più noti, ho iniziato a interessarmi al Salone del mobile ma, in particolare, a ciò che si è saputo imporre negli anni fino a diventare imperdibile: il Fuorisalone, diffuso per la città, e, che, oltre ad annoverare esposizioni in palazzi prestigiosi si estende fino ad aree di archeologia industriale. Ora, senza addentrarmi sull’indotto – positivo e negativo – che è in grado di generare sulla città e limitrofi, nelle lunghe code per accaparrarsi il famoso sgabello o altro, sono andata a curiosare alcuni di questi appuntamenti. 

Durante “La” week 2025, ho trovato sentimentalmente significativo Wind Labyrinth avvolto dal fascino nascosto e senza tempo del Cortile del 700 nella sede dell’Università degli Studi di Milano di Via Festa Del Perdono proposto da Sanlorenzo Yacht: un’installazione immersiva che si concede per un’esperienza per i sensi che simula la navigazione e, come in acqua, lo spettatore non avverte più il proprio peso. Un labirinto di vele metafora del mare quale spazio infinito, il vento è guida nella scoperta e ne definisce anche il percorso, lambisce il viso dei naviganti di Terra. Sono stati utilizzati vele, rande e fiocchi già precedentemente impiegati, liberi di muoversi secondo la spinta naturale del vento per celebrare il movimento continuo del mare; la luce cambia, gli elementi materiali si avvicinano allo spettatore sino ad inglobarlo. Come accompagnamento, il suono delle onde del mare e lo stridio dei gabbiani. Dal sito web dedicato all’evento, si legge che la società intende “ridefinire il rapporto tra uomo, natura e tecnologia, attraverso un linguaggio estetico e progettuale sempre più orientato alla sostenibilità”.

Quali relazioni e punti di contatto ho intravisto tra questa installazione, che tanto mi ha emozionato, e l’industria cosmetica?

Il desiderio di creare anche attraverso texture, profumi ed esperienze coinvolgenti per il consumatore, per portarlo oltre la semplice funzionalità o l’aspetto visivo.

L’innovazione scientifica e tecnologica per plasmare soluzioni avanzate con il divenire di strumentazioni elettroniche e ingegnerizzate oltre a nuovi metodi di analisi.

Il benessere emotivo e la cura di sé grazie alla proposta di prodotti efficaci dai risultati visibili ma anche momenti di piacere e relax.

L’attenzione sempre crescente alla sostenibilità, mediante la selezione di materie prime, materiali e packaging così come il riesame dei propri processi produttivi affinché, le misurazioni, diano evidenza di un basso impatto ambientale, rispondendo a una spinta di mercato ma anche regolatoria.

L’estetica e il design di prodotto.

Un’esperienza che, per me, è diventata un’opportunità per avere una visione d’insieme e far emergere alcuni elementi cardine della vita d’impresa che prescindono dal settore industriale.

 

Opinione Leader • CT3, 2025

Sonia Cudrig

Opinione Leader • CT3, 2025

La protezione solare cambia pelle

Oggi stiamo registrando un cambiamento importante nell’uso dei prodotti cosmetici con SPF (Sun Protection Factor). La consapevolezza da parte dei consumatori di proteggersi dai danni provocati dalle radiazioni solari è aumentata: fino a qualche anno fa si considerava dannosa l’esposizione alle radiazioni UV solo durante la stagione estiva, ora appare chiaro che bisogna proteggere la pelle dall’esposizione al sole durante tutto l’anno. 

Dopo l’introduzione del termine Photoaging nel 1986, è cresciuta l’attenzione nei confronti dei danni indotti dalla radiazione solare, soprattutto verso quelle frequenze che manifestano la loro azione dopo molti anni. I diretti responsabili di questa azione silente e dannosa sono gli UVA, gli IR e la luce visibile. L’insorgenza di rughe, secchezza cutanea e alterazioni nella pigmentazione sono i tipici segni di una pelle che non è stata adeguatamente protetta. 

L’immagine portata, per esempio, in molti studi scientifici del guidatore che ha la metà del volto esposta per anni al finestrino completamente solcata da rughe profonde è diventata emblematica. L’esposizione involontaria necessita quindi di una protezione adeguata; i nuovi trend di protezione, in senso ampio, sono proprio quelli collegati all’esposizione involontaria alla radiazione solare: attività sportive all’aperto, vita quotidiana e protezione in grado di adattarsi ai raggi solari. In questo testo intendo rispondere alla domanda “quali sono le maggiori difficoltà che incontra un formulatore per soddisfare i nuovi trend del mercato?” Certamente, la natura lipofila dei filtri UV organici crea un ostacolo importante per l’ottenimento di texture leggere. Con i filtri UV inorganici, invece, serve lavorare sulla gradevolezza nell’applicazione e assenza di “effetto bianco”.

Solari per lo sport

Molte attività sportive si praticano all’esterno: il golf, il tennis, lo sci, il ciclismo e lo jogging sono solo alcuni esempi, esponendo lo sportivo, più o meno inconsapevolmente, alle radiazioni solari per diverse ore del giorno (1). Per sensibilizzare i consumatori sull’importanza della protezione della pelle, i campioni dello sport, i tennisti in particolare, sono diventati testimonial per importanti brand di prodotti solari. È interessante ricordare che è passato solo un decennio da quando il Wall Street Journal si interrogava su come mai proprio i tennisti fossero così restii a utilizzare una protezione durante le competizioni. In quel tempo, le protezioni solari presentavano molti inconvenienti pratici: l’untuosità delle formulazioni che interferiva con la presa sulla racchetta, scarsa resistenza al sudore e anche irritazioni agli occhi erano le cause principali. L’utilizzo di prodotti solari nella pratica sportiva oggi prende in considerazione queste specifiche esigenze.

La praticità d’uso di una protezione solare è diventata la parola d’ordine. Sono disponibili sul mercato formulazioni che non necessitano di essere spalmate. Questo evita il contatto con le mani che inavvertitamente potrebbero toccare gli occhi: versioni in stick e in aerosol spray. Ideali, poi, sono le formulazioni anidre, senza emulsionanti, che presentano un’intrinseca resistenza al sudore perché subiscono un minore dilavamento a contatto con l’acqua. La presenza di polimeri che garantiscano la Water Resistance li rendono ancora più performanti. Mentre, per ridurre l’untuosità del prodotto, si fa uso di agenti texturizzanti nella formulazione che sono in grado di assorbire quantità elevate di olio e garantire una sensorialità più asciutta. Nel caso in cui il prodotto finisca accidentalmente a contatto con gli occhi, il bruciore crea un fastidioso disturbo durante l’attività sportiva. La causa di questo inconveniente potrebbe essere imputabile ai filtri organici (e per questo potrebbero essere sostituiti con quelli fisici), ma devono essere tenuti in considerazione anche oli e fragranze. Per tutte queste ragioni, oggi occorre selezionare in modo molto accurato e scrupoloso questi ingredienti.

Prodotti solari per la protezione quotidiana:
SPF e antipollution

Il sole fa bene solo se ci si espone con moderazione. La corretta esposizione al sole è soggettiva: dipende dal fototipo, dall’età e dal sesso. Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il Global Solar UV Index (Indice UV): una scala numerica tra 2 e 11 che indica il comportamento da seguire per ridurre i rischi per la salute quando ci si espone alla radiazione solare. Il valore pari o superiori a 3 indica che è fortemente consigliato proteggersi con l’uso di una crema solare durante l’esposizione al sole. L’indice UV è entrato a fare parte della nostra vita. Oggi, anche le previsioni meteo diffuse dai media lo riportano, in quanto si tratta di un’informazione rilevante. Si intuisce a questo punto quanto sia aumentata l’importanza di proteggere la pelle quotidianamente (2).

Per rispondere a questo nuovo bisogno, il trend fortemente in crescita nella skincare è l’integrazione della protezione SPF. Con maggiore frequenza, vediamo in commercio prodotti multifunzionali che combinano la protezione dalle radiazioni solari con altri benefici per la pelle: pensiamo all’acne, i pori dilatati, la cute sensibile ecc. Sono sempre più apprezzate dai consumatori le “formulazioni coreane” che propongono texture estremamente gradevoli e prodotti di alta efficacia grazie all’aggiunta di ingredienti idratanti, antiaging, lenitivi e antipollution. 

Sviluppare un prodotto con SPF idoneo all’uso quotidiano richiede molte accortezze; è necessario soprattutto considerare le richieste dei consumatori: formule esteticamente piacevoli, con fattore di protezione elevato e possibilmente naturali, eco-friendly e sostenibili. Ottenere texture leggere e adatte a tutti i tipi di pelle rappresenta la difficoltà maggiore nell’ideazione di un prodotto solare. 

Obiettivo, questo, non facilmente raggiungibile se si considera che la stragrande maggioranza dei filtri organici ha natura lipofila e necessita di idonei solventi oleosi per ottenere una corretta solubilizzazione. L’inserimento di booster di SPF aiuta a massimizzare l’efficienza dei filtri UV, permettendo così di ridurne la quantità nella formula e il conseguente ottenimento di texture meno unte e meno lucide. 

La pelle si trova esposta a tutte le aggressioni ambientali e quelle maggiormente impattanti sono sicuramente l’esposizione alla radiazione solare e l’inquinamento atmosferico. Entrambi questi agenti stressogeni propagano i loro danni nel tessuto cutaneo attraverso la generazione di radicali liberi. 

Lo stress ossidativo in questo tessuto è molto elevato. Il formulatore, nello sviluppo di un prodotto per il daily use, dovrà dunque inserire anche ingredienti antiossidanti.

Protezione solare che si adatta all’esposizione solare: sviluppo di formulazioni sempre più personalizzate

L’intensità con cui la luce solare raggiunge la superficie terrestre è variabile ed è influenzata da diversi fattori: ora del giorno, posizione geografica, latitudine, altitudine, condizioni atmosferiche, inquinamento, fenomeni di riflessione dal suolo e dalle superfici acquose. 

L’esposizione personale è correlata con le attività che si svolgono all’esterno e con le abitudini individuali. Considerando quanto detto, la nostra pelle non necessita la medesima protezione in tutte le condizioni, ma dovrebbe essere modulata per adattarsi ai momenti in cui è più necessaria. Una novità molto interessante arriva da una start-up altamente tecnologica che ha l’obiettivo di ridurre l’incidenza dei tumori della pelle indotti dalla radiazione UV. L’azienda ha investito nella ricerca e sviluppo di attivi altamente efficaci e con un bassissimo impatto tossicologico e ambientale. Queste molecole si possono definire precursori fotochimici e sono i primi prodotti sul mercato in grado di conferire una fotoprotezione adattativa: maggiore è l’esposizione, maggiore sarà la protezione. Il loro meccanismo d’azione si basa su una trasformazione fotochimica che viene indotta dalla luce solare e permette l’assorbimento della radiazione ultravioletta a differenti lunghezze d’onda. Questa reazione è “dose” dipendente e conferisce una protezione a lunga durata. Si tratta di una tecnologia brevettata (WO2006100225) che fa in modo che una molecola possa passare dall’assorbire la radiazione UVB a quella UVA, per esempio. Il meccanismo d’azione ha preso spunto dalla capacità delle piante ed altri organismi viventi capaci di adattarsi e di rispondere in modo efficace alla radiazione solare. A dimostrazione dell’efficacia di queste molecole, sono stati condotti test in vitro. Il risultato dimostra l’incremento di protezione UVA.

Bibliografia

Moehrle M. Outdoor sports and skin cancer. Clin Dermatol. 2008;26(1):12-15.

Marionnet C, Tricaud C, Bernerd F. Exposure to non-extreme solar UV daylight: spectral characterization, effects on skin and photoprotection. Int J Mol Sci. 2014;16(1):68-90.

Cosmetic Technology 3, 2025

Cosmetic Technology 3, 2025

Sun protection, sport & antipollution
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Tra babordo e tribordo
A. Caldiroli

Opinion Leader

La protezione solare cambia pelle
S. Cudrig

articoli

C. Pecoraro
Bio Basic Europe, Milano

chiara.pecoraro@biobasiceurope.it

The new MDR Regulation and SMEs: challenges, costs, and impact on the availability of medical devices

The consequences of European medical device regulations for small and medium enterprises and possible strategies to address them

The introduction of Regulation (EU) 2017/745 (MDR) has redefined the regulatory framework for medical devices, imposing stricter requirements for certification, post-market surveillance, and product traceability. While the regulation aims to enhance the safety and quality of medical devices, small and medium-sized enterprises (SMEs) in the sector have faced significant challenges in adapting to the new provisions. Increased certification costs, longer approval times, and a reduced number of notified bodies have made compliance more burdensome, leading to the withdrawal of certain devices from the market and slowing down innovation.

This article analyzes the key differences between Directive 93/42/EEC (MDD) and the MDR, focusing on the impact on SMEs and the availability of medical devices. Furthermore, it discusses possible strategies to mitigate the challenges posed by the new regulation, such as implementing simplified certification pathways for essential devices, expanding the number of notified bodies, and introducing financial support measures for companies. The goal is to identify solutions that ensure patient safety without compromising the competitiveness and sustainability of the European medical device sector.


L’introduzione del Regolamento (UE) 2017/745 (MDR) ha ridefinito il quadro normativo dei dispositivi medici, imponendo requisiti più stringenti per la certificazione, la sorveglianza post-market e la tracciabilità dei prodotti. Sebbene il regolamento abbia l’obiettivo di rafforzare la sicurezza e la qualità dei dispositivi medici, le piccole e medie imprese (PMI) del settore hanno riscontrato notevoli difficoltà nell’adeguarsi alle nuove disposizioni. L’aumento dei costi di certificazione, i tempi di approvazione più lunghi e la riduzione del numero di organismi notificati hanno reso il processo di conformità più oneroso, portando al ritiro di alcuni dispositivi dal mercato e rallentando l’innovazione. Questo articolo analizza le principali differenze tra la Direttiva 93/42/CEE (MDD) e l’MDR, con particolare attenzione agli impatti sulle PMI e sulla disponibilità dei dispositivi medici. Inoltre, vengono discusse le possibili strategie per mitigare le criticità emerse, tra cui l’adozione di percorsi di certificazione semplificati per i dispositivi essenziali, l’ampliamento degli organismi notificati e l’introduzione di misure di sostegno economico per le aziende. L’obiettivo è individuare soluzioni che consentano di garantire la sicurezza dei pazienti senza compromettere la competitività e la sostenibilità del settore medicale in Europa.

G. Baratti1, I. Ferroni2
1 Personal Care & Cosmetics Business Unit Manager, URAI
2 Head of Cosmetic Laboratory, URAI

  cosmetica@urai.it

Ectoine
The extremolite that protects the skin at 360 degrees

Extremolites are natural molecules produced by extremophilic microorganisms that live in hostile environments such as high temperatures or high salinity. The most known and used extremolite in the cosmetic field is Ectoine, an aminoacid that protects cells from damage caused by environmental stress. Ectoine stabilizes cell membranes, reduces inflammation, and enhances the skin’s barrier function, combating dryness, pollution, UV radiation and visible light. Thanks to its moisturizing and soothing action, it is effective in treating sensitive and atopic skins and it’s improving the appearance of wrinkles.

 

Gli estremoliti sono molecole naturali prodotte da microrganismi estremofili, che vivono in ambienti ostili alla vita come alte temperature o alta salinità. L’estremolita più noto e utilizzato in cosmetica è l’Ectoina, un aminoacido che protegge le cellule dai danni causati da stress ambientali. L’ectoina stabilizza le membrane cellulari, riduce l’infiammazione e migliora la funzione di barriera della pelle, contrastando secchezza, inquinamento, radiazioni UV e luce visibile. Grazie alla sua azione idratante e lenitiva, è efficace nel trattamento di pelli sensibili e atopiche e nel migliorare l’aspetto delle rughe.

A. Sguazzin1, C. Cusan2
1 Regulatory Toxicologist, S&C BEST (Portogruaro)
2 Ph.D., ERT, Founder and Principal Scientist at S&C BEST (Portogruaro)

  claudia@sc-best.eu

Il benzofenone è stato recentemente riclassificato come cancerogeno di categoria 1B H350, “Può provocare il cancro” rispetto alla precedente classificazione di categoria 2 H351, “Sospettato di provocare il cancro”. La riclassificazione è stata supportata da evidenze sperimentali che dimostrano la formazione di tumori rari, come per esempio il sarcoma istiocitico nelle femmine di topo e il carcinoma epatocellulare nei maschi di ratto. Studi di mutagenicità, come il test di Ames e altri saggi, hanno confermato che il meccanismo di azione cancerogeno non è mediato da un’interazione diretta con il DNA. Per questo motivo il benzofenone rappresenta un caso di studio rilevante per la determinazione di un valore di sicurezza soglia di un cancerogeno non mutageno. Infatti, mentre per un mutageno non è possibile stabilire l’esposizione giornaliera permessa (Permitted Daily Exposure, PDE), sotto il quale il rischio è trascurabile, tale PDE può essere stabilito per un cancerogeno non mutageno, con l’adozione di un approccio simile a quello applicato per l’anilina, in accordo alla linea guida del “International Council for Harmonisation of Technical Requirements for Pharmaceuticals for Human Use for Mutagenic Impurities” (ICH M7). Questo approccio permette di stabilire un livello di sicurezza utilizzando i fattori di incertezza descritti nelle linee guida ICH Q3C, ovvero la linea guida per “Residual solvents in pharmaceuticals”.

Questo lavoro si propone di illustrare il processo di valutazione tossicologica del benzofenone, sottolineando l’importanza di un’analisi approfondita per garantire la sicurezza dei composti chimici utilizzati nei settori industriale e farmaceutico.

aggiornamenti
regolatorio

Legislazione Cosmetica

Uno strumento di lavoro ONLINE in cui potete trovare, oltre al Nuovo Regolamento n.1223/2009 (con i relativi aggiornamenti), tutte le Leggi afferenti e trasversali al settore cosmetico
aziende

AMITA HEALTH CARE

Ener-GY plus

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Quintup™ MB

ROELMI HPC

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BUONA LETTURA!

8th IPCE Conference

I membri della SiCC hanno diritto a:

8th IPCE CONFERENCE Intercontinental Personal Care Excellence

11th-12th June 2025
Verona (VR) – Italy

Hotel Leon D’Oro

Registration
CONTACT

ipce2025@promoest.com

IPCE negli anni si è affermata come ponte di collegamento fra l’ultimo Congresso IFSCC ed il successivo: in questo caso Foz du Iguassù e Cannes!

L’eccellente programma scientifico, in cui si alterneranno gli autori dei migliori Poster del Congresso mondiale IFSCC di Foz do Iguassù con Lettori Magistrali di fama Internazionale, sarà completato da eventi sociali di alto livello, fra i quali la possibilità di partecipare alla serata inaugurale dell’Arena Opera Festival 2025 che si aprirà con il NABUCCO di G. Verdi

Anche quest’anno sono state scelte location prestigiose, nel centro storico di Verona, patrimonio dell’Unesco, conosciuta anche come la città di Giulietta e Romeo: la sala Mascagni dell’Hotel Leon D’oro sarà la sede delle due giornate di Conferenza, mentre lo scenografico Palazzo Verità ospiterà la cena di gala  

Program - 11st June
Program - 12st June

Opinion Leader • CT2, 2025

Leonardo Celleno

Opinion Leader • CT2, 2025

Senescenza e invecchiamento:
due processi su cui possiamo intervenire

Differenze, cause e soluzioni innovative per contrastare i processi dell’età

Si sa, invecchiare è un processo naturale. La senescenza ne è la naturale conseguenza e non possiamo fare niente per evitarla. Si cerca di invecchiare meglio, di mantenere più a lungo possibile il nostro benessere, ma comunque prima o poi si diventa “vecchi”. Tutto vero, però c’è qualcosa di nuovo. Intanto senescenza e invecchiamento, sebbene usati spesso come sinonimi, si riferiscono (per chi studia questi problemi) a processi distinti e diversi. La senescenza scientificamente indica un processo cellulare che porta all’arresto permanente del ciclo delle cellule con conseguenze che, alla fine, saranno evidenti anche sull’intero individuo. Si verifica in tutte le cellule proliferanti spontaneamente o perché soggette a sollecitazioni stressanti diverse. È uno dei processi causali dell’invecchiamento ed è responsabile di parte dei disturbi legati a questo processo.  

L’invecchiamento, invece, indica la perdita progressiva delle funzioni dei tessuti e degli organi nel tempo per cause legate sia ai processi intrinseci alle cellule sia per l’intervento di fattori esterni, come la radiazione UV. 

Sono due processi diversi che si intersecano fra di loro, ma essenzialmente diversificati. Per chiarire meglio, la senescenza si manifesta spontaneamente nelle cellule diploidi (come le cellule umane) e limita la loro durata di vita proliferativa: dopo un certo numero di divisioni (40-60), perdono la possibilità di dividersi ancora e di originare nuove cellule (limite di Hayflick); fenomeno causato da un progressivo accorciamento dei telomeri ad ogni divisione cellulare per prevenire l’instabilità genomica e quindi l’accumulo di danni al DNA, che si possono verificare durante le ripetute divisioni cellulari. È la senescenza replicativa, diversa dalla senescenza prematura che si verifica per eventi genotossici, forti stress metabolici o stress oncogenici, operando così un meccanismo anti-progressione tumorale. In entrambi i casi la senescenza si presenta quindi come un meccanismo protettivo: serve a “evitare” accumuli di danni al DNA e quindi di trasmettere un patrimonio genetico alterato e dannoso. Le cellule senescenti svolgono un ruolo chiave nei processi fisiologici come l’embriogenesi, il rimodellamento e la riparazione dei tessuti. Per esempio, durante l’embriogenesi, inducendo l’apoptosi, permettono il rinnovamento dei tessuti e l’organogenesi, nella riparazione tissutale eliminano cellule non più utili che ostacolano la guarigione di un danno tissutale. Questo spiega perché l’evoluzione non ha portato alla scomparsa della senescenza cellulare, proprio per mantenere questo sistema di difesa. Tuttavia, non sempre il processo si conclude con l’apoptosi e le cellule senescenti possono accumularsi con il tempo e in sede di patologie legate all’età, come nell’artrosi o nell’aterosclerosi e possono avere un impatto sulla normale fisiologia dei tessuti, secernendo fattori bioattivi come citochine, chemochine, fattori di crescita, metalloproteinasi, lipidi, nucleotidi, vescicole citoplasmatiche e fattori solubili. Così causano un progressivo deterioramento funzionale e diventano una delle cause principali dell’invecchiamento. 

L’invecchiamento, in quanto tale, è anch’esso determinato da molteplici cause, tuttavia, nel corso degli anni, i tantissimi studi hanno ormai stabilito che tra i meccanismi alla base dell’invecchiamento e in comune con i tanti altri processi che lo compongono, i radicali liberi (RL), specialmente quelli basati sull’ossigeno, svolgono un ruolo chiave.

Alla base della senescenza e dell’invecchiamento: il ruolo dei radicali liberi

Ma anche nella senescenza, i RL hanno la “responsabilità” dei tanti processi e fenomeni che si attuano nel suo manifestarsi. Il danno al DNA mediato dallo stress ossidativo è tra le principali cause e la loro aumentata produzione può rivelarsi dannosa e causare danni alle proteine cellulari compreso il DNA. Anche nei processi come l’inflammaging, ossia l’infiammazione cronica comune sia al crono che al foto-invecchiamento, gli RL sono il meccanismo attraverso cui si attuano.

Nel tentativo di contrastare l’azione dannosa degli RL e quindi i processi a loro legati, gli antiossidanti hanno rappresentato la prima risposta che è stata impiegata per combattere l’invecchiamento e non solo quello della cute, ma anche quello organico generale. Il loro impiego si è rivelato utile in molte condizioni fisiologiche e patologiche (infiammazione, protezione dallo stress ossidativo, terapie anticancro ecc.) ma non solo, ha permesso di intervenire su processi legati sia all’invecchiamento che alla senescenza. Molecole naturali quali quercetina, fisetina, luteolina, curcumina sono in grado di indurre selettivamente la morte delle cellule invecchiate, inducendo una “apoptosi selettiva”. Sono poi state sintetizzate nuove molecole sintetiche come il Navitoclax, con funzione pro-apoptotica per inibizione delle BCL-2 (proteine che possono esercitare un effetto pro o antiapoptotico) e di altre proteine, che ugualmente governano la permeabilità della membrana mitocondriale esterna. Altri inibitori delle BCL-2, come A1331852, A1331852, A1155463 ecc., sono in corso di studio così come nuove categorie di farmaci quali i cosiddetti “senomorfi” o “senostatici” che riducono gli effetti dannosi dei fattori biologici secreti dalle cellule senescenti (SASP) o sopprimono la senescenza senza indurre la morte della cellula senescente, interferendo con i regolatori trascrizionali. In studio anche farmaci cosiddetti Senoreverter che, invece di favorire l’apoptosi, consentirebbero alle cellule di rientrare nel ciclo cellulare e svolgere le loro funzioni come la rigenerazione della pelle. Chimera mirata alla proteolisi (PROTAC), nanoportatori, profarmaci a base di galattosio sono inoltre nuove tipologie di farmaci che la ricerca, sia sperimentale che clinica, sta indagando, così come anche l’immunoterapia basata sul «superficioma» delle cellule senescenti.  

Letture consigliate

Calcinotto A, Kohli J, Zagato E et al. Cellular Senescence: Aging, Cancer, and Injury. Physiol Rev. 2019;99(2):1047-1078.

Csekes E, Račková L. Skin Aging. Cellular Senescence and Natural Polyphenols. Int J Mol Sci. 2021;22(23):12641.

Schmeer C, Kretz A, Wengerodt D et al. Dissecting Aging and Senescence-Current Concepts and Open Lessons. Cells. 2019;8(11):1446.

Zhang L, Pitcher LE, Yousefzadeh MJ et al. Cellular senescence: a key therapeutic target in aging and diseases. J Clin Invest. 2022;132(15):e158450.

Editoriale CT2, 2025

Anna Caldiroli

Editoriale CT2, 2025

Forte, tosta, indipendente
Pelle come diamante, Non mi fa male niente

Pelle diamante (Marcella Bella, Sanremo 2025)

Attenzione: curve pericolose

A gennaio sono stata ospite dell’Università di Chieti e Pescara che ha aperto le sue porte per l’evento “L’imprenditoria femminile nel settore cosmetico” che mi ha visto nel ruolo di moderatrice al fianco di Piera Di Martino, premurosa padrona di casa che ci ha accolto all’Auditorium di Chieti e che, con metodo scientifico e creatività, ha dato concretezza al mio desiderio di celebrare un cambio, ormai più che tangibile, nel panorama dell’industria cosmetica italiana che vede il raggiungimento di sempre più alti livelli di formazione post-laurea mediante master e corsi di perfezionamento e l’affiorare di tante piccole o piccolissime imprese, con una forte presenza femminile che rappresentano un motore moderno e, spesso, coincidono con un’ulteriore possibilità che le persone si sono concesse.

La tavola rotonda ha dato la parola alle imprenditrici: Gianpiera Spada, Iolanda Bernardo, Fulvia Corvasce, Maria Randazzo, Clelia Orlandi, Daniela Giangreco, Sonia Melfi, Laura Lamonea (in ordine di apparizione). 

Un tavolo con una ricca varietà di personalità e di attività (non solo brand indipendenti ma anche attività che “orbitano” intorno all’industria cosmetica; infatti, il guizzo imprenditoriale può declinarsi secondo vari focus) in ogni caso, occorrono competenze, visione, iniziativa. Le imprenditrici hanno perciò spiegato come mai, a un certo punto del loro cammino professionale, hanno deciso di dedicarsi a ciò che fanno e qual è stato l’elemento di spinta.

Professioniste che si dedicano alla loro impresa con un’idea imprenditoriale personale, passione e che portano sé stesse nelle loro attività. Spoiler: per nessuna di loro è stato semplice cominciare. Per nessuna di loro è semplice ogni giorno. Tutte però hanno forza, determinazione e tanti progetti che realizzano passo dopo passo, facendo i conti (anche) con la loro geografia, con le loro possibilità e, non ultimo, con un panorama regolatorio globale spesso complesso. Sì perché un territorio può favorire o meno lo sviluppo di attività imprenditoriali e, in particolare, a guida femminile o porre degli ostacoli. Sicuramente, ciò che non ho trovato è l’improvvisazione. Dai racconti è anche emerso come siano riuscite a coniugare il loro ruolo nelle loro famiglie quindi essere imprenditrice ma anche madre; come ha detto Piera, esiste un modo “femminile” di fare imprenditoria che non deve essere visto come la versione femminile di quello maschile. Tra l’altro, mentre abbiamo a disposizione dati e numeri a sostegno del fatto che, nel manifatturiero, la cosmetica è un settore che offre ampio spazio all’occupazione femminile, non sappiamo in realtà come sono distribuiti i ruoli. 

Dopo i saluti introduttivi di rito, hanno aperto le relazioni della mattinata Paola Nardone mostrandoci lo scenario storico dell’imprenditoria femminile in Italia e Daniela Puglisi che ha raccontato dell’imprenditoria femminile come un’opportunità generale da non sprecare. A chiudere, Michela Cortini che ha fatto una panoramica sulle tipiche minacce dell’imprenditrice. A questo proposito anche un recente studio CNEL-ISTAT evidenzia la segregazione verticale (il cosiddetto tetto di cristallo): nelle imprese, solo il 28,8% è a conduzione femminile. La quota di imprenditrici è comunque in crescita, in tutte le classi di età, ma soprattutto tra le under 35 (+2,3 punti).

Questi incontri generano fermento: i tini ribollono (Giosuè, concedimelo!) verso nuovi orizzonti, il capitolo 2 ci aspetta. Un evento che non ha desiderato porsi a manifesto “femminista” ma piuttosto raccontare un modo di operare al femminile che possa essere guida per la next generation. 

Nessuna age anxiety per noi che abbiamo lasciato Chieti con la consapevolezza di non essere sole ma di esserci, l’una per l’altra, e con una sconfinata voglia di convogliare l’energia e le forze in progetti entusiasmanti.

 

Cosmetic Technology 2, 2025

Cosmetic Technology 2, 2025

Skin longevity and no age anxiety
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Attenzione: curve pericolose
A. Caldiroli

Opinion Leader

Senescenza e invecchiamento: due processi su cui possiamo intervenire
L. Celleno

articoli

C. Atzori, G. Piu, S. Piras, V. Mazzarello
SkinLab, Dipartimento Scienze Biomediche, Sassari
cristina.a93@tiscali.it

Instrumental evaluation of the efficacy of an anti-aging cosmetic product
Skin bioengineering techniques for the validation of cosmetic claims

Certainly, the goal of every cosmetic company is to formulate a product capable of meeting the needs and fulfilling the expectations of the final consumer. One of the fundamental steps in cosmetic design is represented by the in vivo efficacy evaluation, which utilizes non-invasive skin bioengineering techniques for the validation of cosmetic claims. This proves to be essential both to protect the consumer and for the producing company to make any necessary adjustments to the formulation itself. 

The following article reports a study conducted at a specialized center for efficacy evaluation (SkinLab, Uniss) on an eye contour cream based on 2% Vitis Vinifera (Grape) Juice. The protocol involved the recruitment of a group of volunteers selected according to specific inclusion and exclusion criteria to study and evaluate the claims made by the producing company: firming, moisturizing, anti-wrinkle, anti-dark circles, and anti-puffiness. For the instrumental evaluation, the following devices were used: Visioscan® VC20 Plus, Corneometer® CM825, Cutometer® MPA580, Indentometer® IDM 800, Mexameter® MX 18, and VisioFace® 1000D. After the final check-up, a multiple-choice self-assessment test regarding the pleasantness and efficacy of the cosmetic was administered to the volunteers. From the subsequent statistical analysis of the data, the results obtained were included in the report delivered to the producing company.


Sicuramente l’obiettivo di ciascuna azienda cosmetica è quello di formulare un prodotto che sia in grado di soddisfare le esigenze ed esaudire le aspettative del consumatore finale. Uno degli step fondamentali della progettazione cosmetica è rappresentato dalla valutazione dell’efficacia in vivo, questa si avvale di tecniche non invasive di bioingegneria cutanea per la validazione dei claim cosmetici. Ciò si dimostra essere essenziale sia per tutelare il consumatore che per l’azienda produttrice per apportare eventuali modifiche alla formulazione stessa. L’articolo che segue riporta uno studio, condotto presso un centro specializzato nella valutazione di efficacia (SkinLab, Uniss) su una crema contorno occhi a base di Vitis Vinifera Juice al 2%. 

Il protocollo prevedeva il reclutamento di un gruppo di volontari selezionati secondo determinati criteri di inclusione ed esclusione per studiare e valutare i claim vantati dall’azienda produttrice: elasticizzante, idratante, antirughe, antiocchiaie e antiborse. 

Per la valutazione strumentale sono stati impiegati il Visioscan® VC20 Plus, il Corneometer® CM825, il Cutometer® MPA580, l’Indentometer® IDM 800, il Mexameter® MX 18 e il VisioFace® 1000D. Dopo l’ultimo controllo è stato sottoposto alle volontarie un test di autovalutazione a risposta multipla, relativo alla gradevolezza e all’efficacia del cosmetico. Dalla successiva analisi statistica dei dati, i risultati ottenuti sono stati inseriti all’interno del report consegnato all’azienda produttrice.

M. Zanotti Russo
CEO di Angel Consulting, Safety Assessor e docente in materia di conformità e sicurezza dei prodotti cosmetici
info@angelconsulting.eu

Why do consumers distrust the substances found in modern cosmetics? The perspective of an expert who does not sell them (and has no followers)

The visibility of cosmetic products, which are consistently growing in appreciation and distribution across all continental areas, is being affected by an escalating volume of contradictory communications. These messages proliferate on web pages, blogs, and social networks that are increasingly prevalent, oscillating between commendations and benefits to outright alarmist attacks focused on the hypothetical, proclaimed, and never proven, dangers of ingredients and products. Often, ingredients with a well-known and reassuring safety profile are cited as highly toxic, but even more frequently, the discussion involves ingredients that are actually regulated and therefore approved by scientific committees and the European Union itself. This rampant and uncontrollable (and hardly contestable) form of defamation not only causes direct economic damage to the sector but also undermines the trust between companies and consumers. Worse still, it prompts behaviors and choices that lead consumers toward actions that genuinely pose health risks. Many companies initially saw a business opportunity driven by the “free from” movement, which essentially endorses the theories of self-proclaimed experts. This approach may have been rewarding in terms of sales initially, but at what price? And what are the long-term consequences?


La visibilità dei prodotti cosmetici, il cui apprezzamento e la cui diffusione sono in costante aumento in tutte le aree continentali, è affetta da una crescente mole di comunicazioni contrastanti, sia nelle pagine web che sui sempre più dilaganti blog e social networks, dove si alternano apprezzamenti e benefici a veri e propri attacchi allarmistici incentrati sulla ipotetica, conclamata e mai dimostrata, pericolosità di ingredienti e prodotti. Spessissimo vengono citati come altamente tossici ingredienti dal profilo perfettamente noto e rassicurante, ma ancora più spesso ingredienti addirittura regolamentati, quindi approvati dai comitati scientifici e dalla stessa Unione Europea. Questa dilagante forma incontrollabile (e ben difficilmente contrastabile) di diffamazione oltre a produrre un danno economico diretto al settore, mina il rapporto di fiducia fra aziende e consumatori e, ancora peggio, induce comportamenti e scelte che indirizzano i consumatori verso condotte realmente rischiose per la salute. Molte aziende hanno visto, inizialmente, una opportunità di business trainata dal “free from”, che sostanzialmente avvalla le teorie di sedicenti esperti. Probabilmente questo sarà stato (inizialmente) premiante sul piano delle vendite, ma a quale prezzo? E con quali conseguenze, a lungo termine?

M. Labianca, C. Gazerro, C. Landolfi
Toxhub Consulting
maria.labianca@toxhub-consulting.com

Negli ultimi anni, l’interesse per i cosmetici naturali è cresciuto esponenzialmente, spinto dalla crescente attenzione dei consumatori verso prodotti percepiti come più sicuri ed ecologici. Tuttavia, la naturalezza di un ingrediente non equivale automaticamente alla sua innocuità. Il Regolamento (CE) n. 1223/2009 impone rigorosi controlli su tutti gli ingredienti cosmetici, indipendentemente dalla loro origine, per garantire la sicurezza dei prodotti destinati alla cura della persona. Un aspetto critico è la possibile presenza di tossine naturali, come micotossine, alcaloidi e allergeni, che possono contaminare le materie prime cosmetiche e rappresentare un potenziale rischio per la salute della pelle.

aggiornamenti
regolatorio

Legislazione Cosmetica

Uno strumento di lavoro ONLINE in cui potete trovare, oltre al Nuovo Regolamento n.1223/2009 (con i relativi aggiornamenti), tutte le Leggi afferenti e trasversali al settore cosmetico
aziende

RES PHARMA-DISPROQUIMA – GREENTECH

TIMELYS®

PHARMA COSM POLLI – GELYMA

QI Guard

INNBIOTEC PHARMA

RENOVASE®

BIOCHIM

REFORCYL®

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Makeup Technology P/E 2025

Makeup Technology P/E 2025

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Cosmetic Pursuit: il gioco che trasforma la formazione cosmetica in divertimento

LABORATORIO COSMOPOLITA,  ha trovato un modo unico per rendere l’apprendimento nel settore della cosmetica non solo efficace, ma anche divertente. Nasce così Cosmetic Pursuit, un gioco da tavolo ideato come strumento di formazione per professionisti del settore cosmetico.

Siete pronti a mettervi alla prova e a scoprire i segreti dietro i prodotti che rendono unica la cosmetica?

S. Zanella

Cosmetic Pursuit

SENSIENT

Zesty Yellow: è il colore dell'anno 2025
Zesty Yellow: è il colore dell'anno 2025

Il potere dei colori nella vita è innegabile: possono trasformare in modo sorprendente il nostro stato d’animo, risvegliare emozioni ed esprimere sentimenti. La psicologia del colore è sempre più studiata e utilizzata nel marketing e nell’industria cosmetica il colore è il “protagonista”, influenzando il makeup, i capelli e persino la sensorialità risvegliata dai prodotti per la cura della persona.

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La rivoluzione dei peptidi nel makeup

La Bellezza è uno stato mentale

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Le figure professionali più ricercate nel 2024 nella filiera cosmetica • S. Lovagnini

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Occhio delle Grazie

Le Graie, con il loro unico occhio condiviso simboleggiano saggezza e mistero. 

L’Occhio delle Graie è una matita occhi antiaging disponibile in tre tonalità, ognuna ispirata alle antiche divinità. 

La formula è priva di profumo.

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Editoriale CT1, 2025

Anna Caldiroli

Editoriale CT1, 2025

La faccia nascosta della Luna

La faccia nascosta della Luna

Fuori dalla finestra, una scighera che si taglia col coltello. In questo scenario, ho posto una domanda a ChatGPT «A che punto siamo con l’uso dell’intelligenza artificiale nella cosmetica?». Mi ha risposto in una manciata di secondi:

L’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nell’industria cosmetica sta crescendo rapidamente e si sta espandendo in diverse aree. Ecco alcuni dei principali sviluppi e applicazioni dell’IA in questo settore:
•Sviluppo di prodotti: analizzare dati su tendenze di mercato, preferenze dei consumatori e ingredienti efficaci. 
•Personalizzazione: adozione di algoritmi per offrire prodotti personalizzati. 
•Marketing e vendite: utilizzando l’analisi predittiva, si possono anticipare le tendenze e adattare le strategie di vendita.
•Assistenti virtuali: molti marchi stanno sviluppando chatbot e assistenti virtuali che possono rispondere a domande sui prodotti, fornire consigli e migliorare l’esperienza del cliente.
Analisi dei dati: analizzare grandi quantità di dati provenienti da social media, recensioni e altre fonti per capire meglio opinioni dei consumatori e tendenze emergenti.
•Sostenibilità: ottimizzare le catene di approvvigionamento e ridurre gli sprechi, contribuendo a pratiche più sostenibili.
•Ricerca e sviluppo: accelerare il processo di ricerca e sviluppo, aiutando a identificare rapidamente combinazioni efficaci di ingredienti e a testare nuove formulazioni.

Un effettivo utilizzatore di questi sistemi probabilmente inorridirebbe perché sa che non ci si accontenta della prima risposta ma si procede per affinamenti successivi e con la collaborazione simultanea di più strumenti che si integrano tra loro. Se vogliamo avere un’idea del contesto in cui operiamo (cioè l’industria cosmetica), superare la famigerata inibizione da pagina bianca o se abbiamo bisogno di guadagnare velocità riducendo i tentativi, eccoci serviti. 

Tuttavia, a mio avviso, siamo tenuti a considerare “the Otherside”, detto dai Red Hot Chili Peppers. L’IA è un soggetto attivo che “fa cose”, impara dal nostro attuale sapere e dalla sua strutturazione oltre che dalla base di dati da cui può attingere (e se questa è l’intera rete beh… sappiamo che non tutto ciò che sta lì corrisponde al vero) e restituisce risposte in base a un algoritmo probabilistico; qualche mese fa ho partecipato al Festival Internazionale Dell’ingegneria promosso dal Politecnico di Milano e un relatore ha messo all’opera diversi sistemi per proporre delle basi musicali con degli spunti di testo. Ebbene, alcuni generi musicali sembrano essere indiscutibilmente associati al sesso dei musicisti: così, alla richiesta di una certa canzone rock, la voce del cantante proposta è maschile e la stessa cosa accade per una band raggae. Un risultato analogo è stato discusso durante una conferenza TEDx: alla richiesta di fornire l’immagine di un ladro è stata restituita quella di una persona di pelle scura di sesso maschile. Uno strumento che diventa quindi tagliente se applicato ciecamente, in particolare all’opera in processi più complessi, per esempio, presso una questura, dove la domanda potrebbe essere “Possiamo rilasciare i documenti al Sig. XY?” a fronte anche dell’impostazione intrinseca del sistema scelto. Come ha spiegato il prof. Gottlob di Unical in un’intervista, l’IA al momento ha imparato che, per una stessa professione, persone di sesso femminile è facile che percepiscano un trattamento economico inferiore, quindi, occorre fornire all’IA regole logiche da porre in principio per evitare scelte sbagliate o il perpetrarsi di errori. 

L’IA ha dei bias perché nasce da noi e noi abbiamo dei bias. 

Siamo quindi noi che dovremmo sapere cos’è giusto ma non sempre lo conosciamo con certezza. Ad oggi, non possiamo scegliere se ricorrere all’IA perché è perfettamente compenetrata nelle nostre vite. Ciò che possiamo fare è scegliere come ricorrere all’IA sfruttando ciò che ci rende unici: le soft skills.