Letteratura cosmetica


Letteratura cosmetica

Lorella Giovannelli, Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale, Ricercatore e Docente universitario di Tecnologia Farmaceutica e Cosmetica, Principal Scientist - APTSol S.r.l. • lorella.giovannelli@uniupo.it

Introduzione
Nel suo ultimo libro Umberto Borellini descrive la cosmetologia come una vera e propria scienza in grado di evidenziare che psiche e cute dialogano costantemente. La bellezza può essere raggiunta non soltanto impiegando prodotti sempre più performanti, ma anche attraverso un percorso polisensoriale.

La ricerca dermocosmetica si avvale sempre più di un approccio multidisciplinare che tenga conto della totalità delle esposizioni cui una persona è soggetta. La cosmetologia esposomatica si concentra, quindi, sull’insieme degli stimoli che quotidianamente influenzano e danneggiano la pelle, l’organo più esposto ed esteso del corpo umano. I fattori possono essere esogeni (inquinanti ambientali come le polveri sottili e i gas di scarico) oppure derivare da elementi fisiologici (per esempio variazioni ormonali), abitudini e stili di vita (fumo, alimentazione, stress, esposizione a radiazioni) (1). Durante la pandemia da SARS-CoV-2 (sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-2), un ulteriore elemento si è aggiunto al complesso network di componenti ambientali cui il corpo è sottoposto: il virus che causa la malattia chiamata COVID-19, identificato per la prima volta nell’uomo nel 2019 (2). La necessità di adottare misure di contenimento del contagio da Coronavirus ha infatti drasticamente modificato il nostro modo di vivere, di lavorare, di studiare e di socializzare, impattando quindi sull’esposoma umano.

Nessun cosmetico potrà mai donare quella
luce unica che nasce dal profondo dell’anima
che esprime la propria unicità
e la propria spiritualità.

Borellini U.

Abitudini igienico-cosmetiche durante la pandemia di COVID-19
Dall’inizio della pandemia, per prevenire e ridurre la trasmissione del virus sono state intraprese molte azioni: tra queste ha assunto un ruolo fondamentale la maggiore attenzione alle pratiche igieniche quotidiane. Numerosi ricercatori hanno approfondito questo tema. Per esempio, a 140 donne polacche è stato proposto un sondaggio relativo a operazioni di routine come il lavarsi mani e capelli, il farsi il bagno o la doccia e l’impiego di prodotti cosmetici, igienizzanti per la cute compresi (3). Sono stati tenuti in considerazione fattori come il livello di istruzione (professionale/primaria/secondaria/universitaria), il luogo di residenza (città da piccole a grandi), l’età (da 18 anni a oltre 65), la professione svolta e l’ambiente lavorativo (lavoro d’ufficio/agile). Dal confronto delle risposte relative al periodo COVID-19 con quelle del periodo pre-pandemico è emerso che, in generale, la pandemia ha significativamente cambiato le abitudini igienico-cosmetiche: per timore di infezione da SARS-CoV-2, nella maggior parte dei casi si è infatti prestata più attenzione all’igiene e alla cura delle pelle. A causa delle restrizioni imposte (distanziamento sociale) o per la perdita del lavoro, qualcuno ha potuto dedicarsi maggiormente al proprio aspetto grazie all’accresciuta disponibilità di tempo libero da trascorrere a casa. Consapevoli che l’igiene delle mani è un’operazione efficace nel ridurre l’incidenza di infezioni, le intervistate hanno dichiarato di aver aumentato la frequenza giornaliera del lavaggio delle mani, in particolare
dopo aver utilizzato il trasporto urbano (prima della pandemia 53,6 vs 80,7% durante) e dopo il ritorno a casa (80 vs 100%). Il sondaggio ha messo in luce la tendenza durante la pandemia a lavare il viso molte volte al giorno: dalle risposte “ogni volta che torno a casa”, “ripetutamente”, “più volte al giorno” e anche “8-10 volte al giorno” è emersa una sorta di ossessione per la pulizia del viso, sul quale il virus può depositarsi attraverso la trasmissione nell’aria di goccioline di saliva, potenzialmente contagiose, oltre che per contatto fisico tra le persone. Come atteso, è stato riscontrato un maggiore utilizzo di prodotti disinfettanti per la cute, principalmente quelli a base di etanolo: il ricorso a tali prodotti, descritto come “nullo” o “molto raro” in periodo pre-pandemico, è diventato “regolare” e “molto frequente” dopo. Non è invece significativamente variata la frequenza di lavaggio dei capelli (2-3 volte a settimana, 51,4 vs 52,1%), mentre è leggermente aumentata quella delle docce (due volte al giorno, 22,9 vs 30,0%) e dei bagni (3 volte a settimana, 5,3 vs 8,6%). La maggior frequenza dei bagni e delle docce calde, soprattutto serali, è stata correlata al desiderio di facilitare il relax in soggetti che avevano riscontrato disturbi del sonno, anche imputabili allo stato di ansia da COVID-19. A causa della chiusura dei centri estetici durante alcune fasi della pandemia, si è fortemente ridotta la possibilità di ricorrere a trattamenti professionali come tinture e maschere per i capelli, e trattamenti per le unghie. In parallelo, è aumentato il ricorso a rimedi casalinghi “fai da te” per la cura di viso, corpo e capelli, anche impiegando ingredienti economici, per esempio maschere allo yogurt per il corpo, al lievito di birra per il viso e all’uovo per capelli (11,4 vs 15,7%). Questa variazione è stata associata al maggior tempo disponibile da dedicare al proprio aspetto, ma anche alla necessità di risparmio economico (per riduzione o perdita del lavoro). In generale, si è osservato un minor utilizzo di tinture e maschere nutrienti per capelli, creme e sieri per il contorno occhi e per il viso, scrub per il viso e per il corpo, smalti per le unghie e creme per mani e piedi. Il cambiamento dello stile di vita associato alla cessazione del lavoro durante la pandemia (42,1%) o per il lavoro a distanza (26,4%) ha comportato una significativa riduzione della frequenza di impiego di profumi e di cosmetici per il makeup di viso, occhi e labbra. La limitazione all’utilizzo dei rossetti è attribuibile anche all’introduzione dell’obbligo di indossare la mascherina negli spazi pubblici. È invece aumentato in modo considerevole il ricorso a creme per le mani, a causa dell’incremento dell’uso dei prodotti ad azione disinfettante, i quali possono provocare irritazione cutanea e secchezza della pelle, ma anche per la possibile insorgenza di onicoschisi (fessurazione o escoriazione delle unghie) in chi indossa guanti protettivi per molte ore durante la giornata. Soltanto il 44% delle donne partecipanti al sondaggio ha dichiarato che manterrà le nuove abitudini e routine igieniche anche quando la pandemia sarà terminata, non tanto per l’oggettivo riscontro di migliori effetti cosmetici, quanto per la maggior comodità ed economicità di eseguire i trattamenti a casa propria. Le rimanenti intervistate, invece, hanno espresso l’intenzione di voler ritornare alla normalità, con la speranza di poter allontanare le sensazioni di paura, ansia e incertezza generate dalle restrizioni imposte per il contenimento del contagio da Coronavirus.

Prodotti igienizzanti e disinfettanti per le mani
Tipologie
La pandemia di COVID-19 ha influenzato molti aspetti della vita di ciascuno di noi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha divulgato in tutto il mondo, attraverso molteplici campagne di sensibilizzazione, raccomandazioni relative a tre azioni basilari per limitare la diffusione dei contagi: distanziamento sociale (ovvero allontanamento fisico), impiego di mascherine e igiene delle mani. Soprattutto durante la fase iniziale della pandemia, l’assenza di terapie specifiche per debellare il SARS-CoV-2 e la mancanza di vaccini hanno conferito alla prevenzione del contagio un ruolo fondamentale.
Ognuno di noi può svolgere una funzione importante nella lotta al Coronavirus: la frequente e accurata igiene delle mani e la disinfezione delle superfici e degli ambienti rappresentano senz’altro una strategia semplice ed efficace per il contenimento della diffusione di agenti patogeni e di prevenzione delle infezioni, compresa quella del COVID-19. Il Coronavirus, infatti, si trasmette principalmente attraverso goccioline di saliva e per contatto con persone infette e/o oggetti contaminati.
Numerose pubblicazioni scientifiche e raccomandazioni di organismi nazionali e internazionali destinate alla popolazione hanno puntato l’attenzione proprio sulla corretta igiene e disinfezione delle mani, soprattutto quando si trascorre molto tempo fuori casa, in luoghi pubblici, come anche in alcune situazioni particolari, per esempio prima di mangiare, dopo aver tossito, starnutito e soffiato il naso (4).
Ciò che emerge è la necessità di fare chiarezza sulle definizioni di prodotti che possono essere utilizzati per l’igiene delle mani e che sono differenti dal punto di vista regolatorio (5,6). Se infatti sembra essere chiaro a tutti che il lavaggio con acqua e sapone è una pratica cosmetica di detersione intesa come azione di pulizia della pelle, risulta meno netta la distinzione tra prodotti per le mani igienizzanti (cosmetici), quelli disinfettanti (Presidi Medico-Chirurgici (PMC) e biocidi) e i medicinali (formulazioni OMS).
I saponi naturali (solidi) e sintetici (saponi-non-saponi: lavamani solidi, fluidi, gel, spray, lozioni) sono prodotti cosmetici i quali, al contrario dei disinfettanti per la cute, non possono vantare un’azione germicida (claim non contemplato dal Regolamento cosmetico (CE) n.1223/2009).
I disinfettanti sono disciplinati dalla normativa europea sui prodotti biocidi (Regolamento (UE) n.528/2012) e da quella nazionale dei presidi medico-chirurgici (DPR n.392/199) destinati esclusivamente al mercato italiano. I prodotti lavamani più comuni attualmente presenti sul mercato e conformi ai requisiti di PMC, prodotti biocidi o cosmetici, sono i gel a base idroalcolica senza risciacquo.
Le formulazioni OMS sono ricette destinate alle farmacie o ad appositi laboratori per la produzione di grandi volumi di preparazioni a base alcolica per l’igiene delle mani. Si tratta di due soluzioni galeniche officinali, quindi medicinali, contenenti etanolo (80% v/v) oppure isopropanolo (75% v/v). Pensate per far fronte a emergenze sanitarie nei Paesi in via di sviluppo, per il consumo locale, e per questo contenenti anche perossido di idrogeno (0,125% v/v) con azione antisporigena, queste soluzioni sono state raccomandate anche per contenere l’emergenza COVID-19.
Le diverse organizzazioni sanitarie, nazionali e internazionali, hanno fornito indicazioni sulle pratiche per l’impiego corretto e consapevole degli igienizzanti e dei disinfettanti. Per il lavaggio delle mani venute a contatto con superfici contaminate, è sufficiente la detersione scrupolosa con saponi o detergenti sintetici, avendo cura di raggiungere entrambi i lati delle mani, le zone tra le dita e le unghie. Si deve quindi seguire un accurato risciacquo acquoso. L’a- zione lavante dei prodotti cosmetici citati è data dalla miscela di tensioattivi in essi contenuti: si tratta di molecole anfifiliche, la cui porzione idrofobica è in grado di rimuovere lo sporco dalle mani per azione meccanica e di interagire con l’involucro lipidico del Coronavirus, danneggiandolo.
I saponi sarebbero quindi meno efficaci nei confronti dei virus il cui materiale genetico non è contenuto e protetto da involucro. Anche se il lavaggio con acqua e sapone resta il metodo da preferire nella maggior parte dei casi, poiché consente l’eliminazione di un ampio spettro di agenti patogeni, non è sempre possibile ricorrervi (7). In assenza di acqua sono diventati di uso comune i prodotti lavamani senza risciacquo, ovvero prodotti igienizzanti o disinfettanti a base alcolica (contenenti etanolo, isopropanolo o miscele dei due) (8). Si tratta di prodotti molto versatili e di rapido impiego, formulati sotto forma di liquidi, gel o schiume: vanno applicati in piccola quantità su mani non visibilmente sporche (per non ridurre l’efficacia germicida) e asciutte; quindi si strofinano le mani per distribuire uniformemente il prodotto fino ad asciugatura completa. I disinfettanti possono anche essere non a base alcolica e contenere, per esempio, sostanze attive come la clorexidina digluconato o il cloruro di didecil dimetil ammonio. Tali prodotti, oltre a essere più costosi di quelli a base idroalcolica, sono caratterizzati da uno spettro germicida più ristretto e quindi sono meno efficaci: per tale ragione, i centri statunitensi per la prevenzione e il controllo delle malattie (Centers for Disease Control and Prevention, CDC) suggeriscono di non utilizzarli contro il SARS-CoV-2. Possono essere utilizzate anche le salviette umidificate contenenti sostanze disinfettanti: frizionare le mani con questi prodotti permetterebbe la rimozione fisica aggiuntiva dei microrganismi  eventualmente  sopravvissuti. È da notare, tuttavia, che durante il periodo pandemico il ricorso alle salviette non è così frequente, principalmente a causa del costo elevato di questi prodotti. L’esposizione ripetuta e prolungata ai prodotti a base di alcol, e ancora di più quelli non idroalcolici, potrebbe favorire nei batteri lo sviluppo di resistenza antimicrobica, con conseguente aumento del rischio di infezioni (1). Anche per questa ragione tali prodotti devono rappresentare un’alternativa al lavaggio delle mani con acqua e sapone, e non un’abitudine.

Efficacia
La letteratura mostra che l’efficacia degli igienizzanti (cosmetici) e dei disinfettanti (PMC e biocidi) per le mani dipende da fattori quali la composizione (tipologia e concentrazione della sostanza funzionale/attiva) e il tipo di microrganismo bersaglio (9). I prodotti a base idroalcolica, per esempio, sono efficaci contro i virus dotati di involucro lipidico, come quello del COVID-19, meno resistenti a detergenti, disinfettanti, acidi e calore rispetto ai virus senza involucro. Analogamente ai tensioattivi presenti nei saponi naturali o sintetici, infatti, le molecole degli alcol presentano una porzione polare e una non polare: anch’esse sono in grado di dissolvere le membrane lipidiche virali, con conseguente denaturazione e coagulazione delle proteine, l’inibizione del metabolismo cellulare e conseguente lisi del virus. Per tale ragione l’isopropanolo, più lipofilo dell’etanolo, sarebbe più attivo nei confronti del Coronavirus. Anche se alcuni studi hanno dimostrato che concentrazioni di alcoli maggiori del 30% v/v sono efficaci nell’inattivare il SARS-CoV-2 entro 30 secondi, normalmente si utilizzano concentrazioni maggiori. I CDC raccomandano l’impiego di prodotti a base alcolica contenenti almeno il 60% v/v di etanolo o il 70% v/v di isopropanolo, in particolar modo per il personale che lavora nelle strutture sanitarie. Soluzioni alcoliche a concentrazioni ancora più elevate sono meno efficaci perché le proteine virali sono difficilmente denaturabili in assenza dell’acqua.
La Food and Drug Administration (FDA) raccomanda di disinfettare le mani con prodotti contenenti 80% v/v di etanolo o 75% v/v di isopropanolo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’etanolo è efficace contro i virus se utilizzato al 73,6- 89% p/p. Viene specificato, inoltre, che per evitare ambiguità la concentrazione di alcol non deve essere espressa in % v/v, unità di misura che, a differenza della % p/p, è influenzata da fattori quali la temperatura e il peso specifico della preparazione (6). Anche volume di applicazione e tempo di asciugatura del prodotto germicida possono influenzarne l’efficacia. Non vengono sempre fornite indicazioni precise sul volume di applicazione ideale, il quale dipende anche dalle dimensioni delle mani del soggetto, mentre è noto che il processo di igienizzazione delle mani deve richiedere non meno di 15 secondi. È stato sperimentato che i tempi di essiccazione di 3 mL di preparazioni contenenti percentuali di alcol comprese tra 70-90% v/v di etanolo sono sempre più lunghi di 30 secondi, raggiungendo quasi 50 secondi nel caso di prodotti contenenti isopropanolo, caratterizzato da temperatura di evaporazione maggiore di quella dell’etanolo (9). Se è vero che un’azione disinfettante che si sviluppa in tempi brevi minimizza il rischio che l’utilizzatore non rispetti la procedura di applicazione prevista, è altrettanto vero che il rischio a cui si può andare incontro è quello di impiegare volumi di prodotto inadeguati per velocizzare il tempo di asciugatura, e di conseguenza non utilizzarne una quantità sufficiente per la copertura completa delle mani.
L’OMS raccomanda di dedicare alla detersione delle mani con acqua e sapone non meno di 40-60 secondi, e almeno 20-30 secondi nel caso dei prodotti a base alcolica.
È importante sottolineare che il volume di prodotto da impiegare e la velocità di asciugatura sono correlati anche alla tipologia di preparazione applicata; per esempio le schiume hanno tempi di asciugatura più brevi rispetto a soluzioni e gel. A parità di volumi, i liquidi e le schiume possono ricoprire la superficie delle mani più rapidamente dei gel; d’altra parte, la maggiore viscosità dei gel idroalcolici ne prolunga il tempo di asciugatura e quindi quello di contatto della preparazione con la pelle, incrementando l’azione virucida dell’alcol. Anche la presenza di eccipienti nelle formulazioni dei prodotti disinfettanti può limitarne l’efficacia germicida: è il caso della glicerina, soprattutto se presente in percentuali ≥1,45% v/v (10). In particolare, nelle preparazioni a base di isopropanolo, la glicerina potrebbe avere un impatto negativo sull’azione dell’alcol, quindi si consiglia di sostituirla con altri emollienti (9,10).

Effetti sulla pelle delle mani
Durante la pandemia gli operatori sanitari e la popolazione in generale si sono concentrati sulla rigorosa igiene delle mani, ricorrendo molte volte durante la giornata ai vari prodotti igienizzanti e disinfettanti: è risaputo che questa pratica è in grado di compromettere l’integrità e la funzione di barriera dello strato corneo, con conseguente aumento della sensibilità della pelle. I tensioattivi presenti nei detergenti, così come l’alcol dei lavamani senza risciacquo, sono infatti in grado di provocare delipidizzazione della pelle e disidratazione dello strato corneo (11). L’interruzione della continuità del film idrolipidico comporta modificazione del pH, alterazione del microbiota cutaneo, disidratazione e aumento della Transepidermal Water Loss (TEWL). La conseguente comparsa di arrossamenti, prurito e screpolature, e l’insorgenza di xerosi cutanea (pelle secca), forniscono una potenziale porta di ingresso per i patogeni, oltre che un aumento della penetrazione epidermica di sostanze irritanti e allergeni. Il risultato può essere una risposta infiammatoria, con conseguente dermatite alle mani. L’ACDS, società americana dermatite da contatto, prevede un aumento di dermatite irritativa da contatto (ICD) e dermatite allergica da contatto (ACD), specificando che la causa è da attribuire principalmente a saponi e detergenti sintetici, più aggressivi dei prodotti a base alcolica ben formulati, come quelli contenenti ingredienti emollienti. D’altronde, ripetute e successive applicazioni di lavamani idroalcolici senza risciacquo possono facilmente portare al progressivo accumulo di prodotto sulla pelle.
È possibile adottare alcune precauzioni per la prevenzione della secchezza cutanea durante l’operazione di lavaggio con acqua e sapone: per esempio evitare di utilizzare acqua eccessivamente fredda o, soprattutto, calda (per non favorire la dilatazione eccessiva dei pori e quindi l’aumento della permeabilità della pelle, con successivo arrossamento cutaneo); scegliere tensioattivi delicati per non alterare l’equilibrio della cute; sciacquare accuratamente le mani con acqua corrente per allontanare i tensioattivi eventualmente rimasti tra le pieghe cutanee; utilizzare un asciugamano pulito o “usa e getta” evitando il frizionamento eccessivo oppure asciugare la mani all’aria (7). La risposta della pelle a igienizzanti e disinfettanti, così come l’efficacia, dipende sì da tipologia e intensità del trattamento, ma anche dalla formulazione dei diversi prodotti, ovvero dalla loro composizione (10).
Oltre ai tensioattivi o agli agenti con azione disinfettante, a seconda del tipo di preparazione possono essere presenti anche eccipienti emollienti, viscosizzanti, conservanti, sequestranti, sbiancanti, profumi e coloranti.
Per ridurre l’effetto disidratante e irritante dell’alcol, e quindi per prevenire l’insorgenza di dermatiti, gli igienizzanti mani e i disinfettanti possono essere addizionati di sostanze emollienti e idratanti di natura lipofila o idrofila. Tali ingredienti sono in grado di limitare la rimozione della componente lipidica dello strato corneo e di reintegrare il contenuto di acqua della pelle; devono però essere ben formulati al fine di ridurre l’efficacia dei prodotti che li contengono.
Tra gli idratanti lipofili si possono citare la vaselina, gli oli vegetali (ad esempio di oliva) e il burro di karité. Tra quelli idrofili o umettanti il più comunemente utilizzato è la glicerina, il cui effetto è direttamente proporzionale alla sua concentrazione nella formulazione. Occorre però prestare attenzione alla scelta della concentrazione di glicerina presente nei prodotti a base alcolica. Il contenuto ottimale suggerito è compreso tra 0,5 e 0,7% v/v: percentuali più elevate, come per esempio quelle presenti nelle formulazioni OMS, potrebbero infatti ridurre l’attività antibatterica dei prodotti, oltre a rallentare il processo di asciugatura, conferendo così alle mani una sensazione di appiccicoso. Per superare queste problematiche, recentemente è stato proposto un umettante alternativo costituito da una miscela di etilesilglicerina, dexpantenolo e un alcol a lunga catena. Altri idratanti idrofili sono: il glicole propilenico (2-5% v/v), meno costoso della glicerina e per questo forse preferibile in prodotti per le mani, e il gel di aloe vera, usato in miscela con glicerina o glicole propilenico, interessante e strategico dal punto di vista commerciale, in quanto di origine naturale.
Nei prodotti a base alcolica possono essere presenti anche viscosizzanti polimerici, quali carbomer (derivati dell’acido acrilico) e cellulose modificate (ad esempio idrossietil cellulosa, idrossipropil cellulosa), in percentuali comprese tra 0,5 e 5,5% circa a seconda della tipologia e del peso molecolare del polimero impiegato. Rispetto alle preparazioni liquide, quelle contenenti viscosizzanti sono caratterizzate da maggiore consistenza e buona spalmabilità, quindi meno soggette a perdite di prodotto durante l’erogazione dal contenitore e di più facile applicabilità sulle mani. Se da un lato la presenza di viscosizzanti comporta il prolungamento del tempo di asciugatura del prodotto applicato, e quindi del tempo di contatto dell’alcol con la pelle, occorre anche tenere in considerazione che questi ingredienti, come già osservato per quelli idratanti, possono provocare una riduzione della capacità antisettica della preparazione, variazione che dipende dalla tipologia e dalla percentuale del viscosizzante impiegato.
Infine, in numerosi prodotti per l’igienizzazione e la disinfezione delle mani sono presenti anche sostanze additive come conservanti, coloranti e profumi. Si ricorre a conservanti (alcol benzilico, fenossietanolo, ecc.) per conferire stabilità microbiologica alla preparazione; la sostanza funzionale e/o con azione disinfettante incorporata potrebbe infatti non avere uno spettro germicida ampio a sufficienza per la buona conservazione del prodotto. Principalmente nel caso dei prodotti per le mani senza risciacquo, come i lavamani a base idroalcolica, sarebbe meglio preferire formule semplici e prive di coloranti e profumi, che possono essere causa di reazioni allergiche nei soggetti sensibili.

Conclusioni
Le mani sono una delle parti più esposte del nostro corpo. Questa affermazione assume connotazioni ancora più significative nel periodo di emergenza sanitaria che stiamo vivendo, durante il quale più volte nell’arco di una giornata si ricorre all’igienizzazione e alla disinfezione con prodotti più o meno aggressivi. L’impiego, dopo la detersione delle mani o comunque ogni 3-4 ore, di creme idratanti abbinate a creme nutrienti o unguenti permette di mantenere la pelle idratata e di prevenire e lenire le irritazioni cutanee provocate dai prodotti igienizzanti e disinfettanti (11).

Bibliografia

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Articolo pubblicato su Cosmetic Technology 1/2021