Un bel sorriso nasce da una corretta igiene orale


Un bel sorriso nasce da una corretta igiene orale

AIDECO – Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia • info@aideco.org


Cheese ed ecco che un bel sorriso appare davanti all’obiettivo, immortalato in una foto da tenere come ricordo di quella giornata o di quell’evento. Questo termine anglosassone, che tradotto in italiano significa “formaggio”, è quella parola magica che, quando pronunciata, ci porta a chiudere i denti e ad allargare leggermente la bocca, con il risultato di una piacevole espressione sorridente. Ma a chi non è mai capitato di non sentirsi del tutto a proprio agio nello sfoderare un sorriso a 32 denti?
Si dice che sorridere fa bene all’umore, allunga la vita (1) e aiuta anche nei rapporti con gli altri. Ma avere e mantenere un bel sorriso richiede una serie di azioni da svolgere, sia quotidianamente, con semplici gesti che prevedono l’utilizzo di prodotti e strumenti specifici (igiene orale quotidiana), sia periodicamente, come effettuare un controllo dal dentista almeno due volte l’anno (prevenzione). Un bel sorriso implica una bocca sana. E una bocca sana, quindi, è una bocca priva di malattie dei denti e delle gengive, quali la carie e la parodontite, la cui causa principale è proprio una scarsa o sbagliata igiene del cavo orale, oltre che errate abitudini alimentari. Sono pochi e semplici i gesti quotidiani che ci permettono di avere cura della nostra bocca. Secondo le regole dettate dal Ministero della Salute, una buona igiene orale prevede innanzitutto il corretto spazzolamento dei denti con l’ausilio di un dentifricio; comportamento che deve avvenire almeno tre volte al giorno (dopo i pasti principali) e associato all’uso quotidiano del filo interdentale o di uno scovolino (2). L’utilizzo aggiuntivo di un collutorio, che sia un cosmetico o un dispositivo medico, può essere un ulteriore beneficio. Lo scopo principale di tali azioni è quello di eliminare meccanicamente la placca batterica dalla superficie dei denti, allontanando eventuali residui di cibo. La placca è un biofilm costituito da batteri che si depositano regolarmente sulla linea tra i denti e le gengive, e che in presenza di zuccheri producono acidi che attaccano lo smalto dei denti, danneggiandoli. Se poi non viene rimossa e si cristallizza, la placca dentale si trasforma in tartaro, che può essere rimosso solo dal dentista. L’utilizzo quotidiano di dentifricio e spazzolino è quindi l’azione primaria per mantenere in buona salute la mucosa buccale, assicurarci un bel sorriso. Nell’antichità le popolazioni erano solite pulire i loro denti masticando erbe, mentre Greci e Romani utilizzavano polveri per i denti, con l’aggiunta di ossa frantumate e gusci di ostriche per ottenere un “effetto abrasivo”. Nel XIX secolo, in Gran Bretagna, venivano usate delle polveri per denti fatte in casa, utilizzando sale, gesso o mattoni in polvere. È però nel 1892 che nasce il primo dentifricio in tubetto creato dal Dott. Washington Sheffield, un chirurgo dentale americano. Cos’è che rende il dentifricio così importante per l’igiene orale? Il dentifricio ha la funzione principale di mantenere i denti puliti attraverso l’azione detergente di tensioattivi specifici e quella abrasiva grazie a sostanze granulari di piccole dimensioni sospese nella pasta dentifricia; inoltre aiuta a prevenire il deposito di placca e di tartaro svolgendo anche un’azione preventiva della formazione di carie e protettiva per le gengive (37). Questo in aggiunta a un’azione rinfrescante dell’alito. Tutto ciò è possibile grazie ai componenti principali di questo tipo di prodotto cosmetico, che possono essere riassunti in:
a) sostanze abrasive (in genere sali) come Silice, Solfato di Calcio e Calcio Carbonato, che hanno la funzione di levigare la superficie del dente senza però danneggiare lo smalto;
b) sostanze umettanti come Glicerina, Sorbitolo e Polietilenglicoli, che vengono utilizzate per evitare che il prodotto si secchi (aiutano inoltre a idratare i tessuti della bocca);
c) sostanze leganti come Carbomer, Xanthan Gum, Carrageenan, che conferiscono la viscosità desiderata al prodotto;
d) tensioattivi come Sodium lauryl sulfate e Sodium cocoyl glutamate, che possiedono funzioni detergenti, schiumogene, bagnanti, solubilizzanti ed emulsionanti;
e) principi funzionali come Sodium fluoride, Tetrapotassium pyrophosphate e Hamamelis virginiana leaf water, che caratterizzano la funzionalità del prodotto;
f) conservanti come Triclosan, Benzalkonium chloride e Chlorhexidine, necessari per garantire la conservazione del prodotto oltre che svolgere azione di controllo sulla carica microbica;
g) edulcoranti come Sodium saccharin, Erythritol e Stevia rebaudiana, per conferire un sapore più gradevole al prodotto;
h) coloranti, indicati in etichetta con la sigla C.I. prima di un numero e una lettera, in quanto anche il colore può fare la differenza, soprattutto nella scelta di acquisto del consumatore;
i) aroma come Mentha piperita oil, altri elementi questi molto importanti per conferire odore/sapore e quindi gradevolezza di un dentifricio.

Tra gli ingredienti sopra elencati, i primi determinano un’importante caratteristica nel dentifricio quale l’abrasività, indicata con l’acronimo RDA (Relative Dentin Abrasivity). Il valore dell’RDA indica la sua capacità di levigare la superficie del dente ed è fondamentale che svolga questa azione senza danneggiare il suo smalto (bassa abrasività). Gli ingredienti ad azione abrasiva, se presenti in giusta misura, sono in grado di diminuire il numero dei microrganismi presenti nella cavità orale, perchè la loro azione riduce le capacità adesive proprie della popolazione microbica.
Un’altra classe di sostanze molto importanti contenute in un dentifricio sono i pirofosfati (come il Tetrasodium pyrophoshate), utilizzati per contrastare la formazione del tartaro che si forma in seguito all’indurimento della placca batterica preesistente e che favorisce ulteriori colonizzazioni batteriche. I pirofosfati agiscono impedendo la formazione del fosfato di calcio, materiale inorganico calcificato che costituisce circa il 75% del tartaro, prevenendone il deposito sui denti.
Ma tra gli ingredienti funzionali dei dentifrici, il più noto e utilizzato per le sue proprietà benefiche nel contrastare la formazione della carie è il fluoro. Minerale naturale, aiuta a remineralizzare lo smalto dei denti e a prevenire la formazione della carie. Questo elemento non viene aggiunto al resto degli ingredienti come tale, ma si forma a partire dai suoi sali solubili quali il Sodium fluoride e il Sodium monofluoroposphate. È in grado di penetrare attraverso gli strati più superficiali dello smalto dei denti e di sostituire gli ioni idrogeno che sono parte dell’idrossiapatite (normale costituente dello smalto dei denti) con gli ioni fluoro, formando così la fluoroapatite, una sostanza più resistente all’attacco degli acidi rispetto all’idrossiapatite. Gli effetti benefici del fluoro presente nell’acqua potabile sulla salute dei denti sono noti già dalla prima metà del XX secolo, ma è solo nella seconda metà del secolo che i dentifrici a base di fluoro assumono così un valore coadiuvante nel ridurre la formazione di carie, oltre a svolgere un’azione pulente dei denti. Da allora il suo utilizzo diffuso è considerato un fattore chiave nella diminuzione della comparsa di carie nei Paesi industrializzati (8).
Il dentifricio è un cosmetico nella maggior parte dei casi e come tale deve rispettare il limite massimo di fluoro di 1500 ppm (parti per milione), stabilito dal Regolamento (CE) n.1223/2009 (9). In genere, i dentifrici per adulti contengono una quantità di fluoro che si avvicina al limite massimo consentito (tra 1350 e 1500 ppm), considerato il più efficace. Nei dentifrici per bambini, invece, il contenuto di fluoro si aggira intorno ai 1000 ppm. Per i bambini al di sotto dei sei anni è raccomandato l’uso di una piccola quantità di dentifricio sotto la supervisione di un adulto. Questo perché, in presenza di un’eccessiva assunzione di fluoro attraverso la dieta e l’acqua potabile o tramite integratori al fluoro, nei bambini di questa età può insorgere la cosiddetta “fluorosi” che, pur non essendo assolutamente un pericolo per la salute, ha degli effetti di tipo estetico quale la comparsa di macchie bianche opache e piccoli puntini sullo smalto dei denti. Qualche anno fa, le autorità sanitarie francesi chiesero al Comitato Scientifico della Commissione europea di esprimere un’opinione in merito alla sicurezza di questi prodotti. Il Comitato concluse riaffermando la totale sicurezza dei dentifrici contenenti fluoro fino a 1500 ppm, anche quando usati da bambini di età inferiore ai 6 anni.
In ogni caso, per minimizzare qualsiasi rischio residuo, il Comitato raccomandò di apporre un’avvertenza specifica su questi prodotti, nel caso di un loro impiego da parte dei bambini al di sotto dei 6 anni. Questa raccomandazione è stata resa successivamente obbligatoria e inserita nella normativa europea precedente all’attuale Regolamento che indicava che, a partire dal 19 marzo 2009, tutti i dentifrici contenenti tra lo 0,1% (1000 ppm) e lo 0,15% (1500 ppm) di fluoro, nel caso in cui non riportino in etichetta l’indicazione che sono controindicati per i bambini, ovvero che possono essere usati solo da persone adulte, devono obbligatoriamente riportare la seguente avvertenza specifica: “In caso di impiego da parte di bambini fino ai 6 anni, si raccomanda di utilizzare una piccola quantità di dentifricio sotto la supervisione di un adulto, per ridurre al minimo l’ingerimento. In caso di assunzione di fluoruro anche da altri fonti, si consiglia di consultare il dentista o il medico” (10).
Da quanto descritto fin qui, appare chiara l’importanza dell’utilizzo quotidiano e più volte al giorno di un dentifricio a base di fluoro per il mantenimento di un bel sorriso. Ma non dimentichiamo l’ausilio di un filo interdentale o di uno scovolino, che permettono una profonda pulizia degli spazi interdentali dove lo spazzolino non arriva, e di un collutorio, un importante complemento per l’igiene orale che, oltre a rinfrescare l’alito, svolge un controllo sull’adesione dei batteri sulla superficie dei denti. Inoltre, a fronte della presenza di ingredienti specifici, va ricordata anche la loro potenziale azione.
Pochi gesti quotidiani con controlli periodici dal dentista sono le “armi” giuste che ci faranno dire con tranquillità cheese davanti a un obiettivo fotografico.

Bibliografia
1. Abel EL, Kruger ML (2010) Smile intensity in photographs predicts longevity.
Psychol Sci 21(4):542-544
2. Raccomandazioni Cliniche in Odontostomatologia, Ministero della Salute, Segretariato generale, edizione aggiornata settembre 2017 delle Raccomandazioni Cliniche in Odontostomatologia, Ministero della Salute, 2014.
3. O’Mullane DM, Baez RJ, Jones S et al (2016) Fluoride and Oral Health.
Community Dent Health 33(2):69-99
4. Städtler P, Höller H (1992) Toothpastes.
Int J Clin Pharmacol Ther Toxicol 30(5):167-172
5. Johannsen A, Emilson CG, Johannsen G et al (2019) Effects of stabilized stannous fluoride dentifrice on dental calculus, dental plaque, gingivitis, halitosis and stain: A systematic review.
Heliyon 5(12):e02850
6. He T, Anastasia MK, Zsiska M et al (2017) In Vitro and In Vivo Evaluations of the Anticalculus Effect of a Novel Stabilized Stannous Fluoride Dentifrice.
J Clin Dent 28(4):B21-26
7. Velsko IM, Fellows Yates JA, Aron F et al (2019) Microbial differences between dental plaque and historic dental calculus are related to oral biofilm maturation stage.
Microbiome 7(1):102
8. Bratthall D (1996) Dental caries: intervened–interrupted–interpreted. Concluding remarks and cariography.
Eur J Oral Sci 104(4 (Pt 2)):486-491
9. Regolamento (CE) n.1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici, Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea (22.12.2009).
10. Linee Guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva”, Ministero della Salute, revisione novembre 2013 delle Linee Guida Nazionali del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ottobre 2008.

Approfondimento pubblicato su Cosmetic Technology 2, 2020