The Importance of Being Earnest


The Importance of Being Earnest

Anna Caldiroli

Le nostre vite professionali ci impongono di scrivere chilometri di mail, di trascorrere ore al telefono a cui si sommano le chat per i messaggi più spicci e incisivi: ricordare un appuntamento o passare un assist a un collega durante una riunione (se abbassa gli occhi sullo schermo, s’intende). E poi le videoconferenze, regine indiscusse insieme agli eventi webinar che hanno via via sostituito gli appuntamenti in presenza, con i vantaggi e gli svantaggi del caso. Concedetemi una domanda da curiosa: “Chissà che cosa accade on the dark side of the moon?” Parafrasando i Pink Floyd intendo dire “dall’altra parte dello schermo”. Qui servirebbe una di quelle faccine gialle con la giusta smorfia.
Ecco, tra tutte queste parole, scritte o volanti, alcune di circostanza, altre più sentite, io credo che sarebbe necessario non lesinare su alcune di queste: sui grazie, ad esempio. Perché un grazie, se sincero, può fare la differenza.
Ed è così che io voglio dire “grazie” agli autori e ai membri del Comitato Scientifico dai quali sto imparando tanto del comparto, delle criticità, delle necessità e delle potenzialità. Così col tempo sta mutando il mio sentire e vivere il mio ruolo all’interno di CEC editore, e più in generale nella mia vita consulenziale.
Ognuno con un proprio stile: chi più accademico; chi più divulgativo; chi più prolisso da arginare; chi estremamente sintetico; chi molto giovane ha visto l’approdo alla rivista come un trampolino; chi di lunga esperienza con montagne di pubblicazioni alle spalle che però non ha mancato di essere presente; chi si è fatto parte attiva di un processo di cambiamento; chi si è fatto travolgere dall’entusiasmo; chi è più visionario e creativo; chi è da inseguire per la consegna; chi mi insegue per la revisione. Ma tutti ugualmente coinvolti nel veicolare conoscenza.

“L’arte di scriver storie sta nel saper tirare fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla” (Italo Calvino).