Francesca Faraon, Valentina Abbondandolo, Chiara Chiaratti, Andrea Vittadello*, Enrico Nieddu • Mérieux NutriSciences Italia
*Sustainability ambassador – Mérieux NutriSciences Science Center – andrea.vittadello@mxns.com
La sostenibilità è il risultato di una sinergia di azioni volte a bilanciare un’economia in crescita, proteggere l’ambiente e incentivare la responsabilità sociale, allo scopo di migliorare la qualità della vita per le generazioni attuali e future.
Nei decenni passati, una serie di eventi che hanno avuto gravi ripercussioni a livello ecologico ha portato alla richiesta prima e all’attuazione poi di leggi e norme tecniche di interesse ambientale sempre più severe e applicabili a tutti i comparti produttivi. La rivoluzione ambientale è in atto da oltre trent’anni e ha profondamente cambiato la modalità di fare business delle aziende. Oggi le imprese sono consapevoli della propria impronta e delle loro responsabilità riguardanti il potenziale danno causato. Prodotti e processi di fabbricazione, infatti, stanno diventando più trasparenti ed ecologici e, dove tale rivoluzione è già in atto, l’ambiente ne trae enormi benefici ed è in via di guarigione. Le nazioni più industrializzate che optano per una filosofia green possono ridurre l’inquinamento e contemporaneamente aumentare i profitti (1).
Le Nazioni Unite definiscono la crescita sostenibile come uno sviluppo in grado di assicurare “il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. Questo concetto posa su tre pilastri: la crescita economica, la protezione ambientale e la responsabilità sociale (Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, 1987) (2). Fare affari in modo etico e legale è inestricabilmente legato al rispetto dei diritti umani, usi e costumi, tradizioni e valori sociali dei Paesi nei quali lavorano le industrie.
L’industria cosmetica è particolarmente attenta alle tematiche di sostenibilità; grazie all’impiego di diverse strategie produttive e formulative si impegna da molti anni a ridurre la sua impronta ambientale. Nel corso del testo viene illustrata l’operatività del comparto.
L’industria cosmetica e il suo impatto ambientale
L’industria cosmetica ha un impatto fondamentale nella cura della persona, non solo attraverso l’applicazione di makeup e cosmetici, ma anche grazie all’utilizzo quotidiano di prodotti per l’igiene personale, essenziali a garantire il benessere della popolazione e standard sanitari ottimali (3).
La cosmesi è un importante settore economico con diverse migliaia di aziende presenti in tutto il mondo che generano un fatturato annuo mondiale pari a 500 milioni di dollari (2019, dati Euromonitor).
Vista la natura e l’importanza di quest’industria nello scenario mondiale, il diretto impatto sia sull’ambiente sia sulla sostenibilità risulta evidente. La maggior parte delle aziende riconosce la necessità di ridefinire prodotti e processi per minimizzare la propria impronta attraverso lo studio del Life Cycle Assessment (LCA) per rilevare e misurare l’impatto ambientale. Questo è anche ciò che vogliono i consumatori finali. Nel 2015, Nielsel ha intervistato 30.000 consumatori provenienti da 60 Paesi ed è emerso che la maggior parte di essi è disposta ad acquistare prodotti più cari in cambio di garanzie di sostenibilità (66% degli utilizzatori mondiali e 73% dei millennials (2)). In Italia, il 50% dei prodotti lanciati nell’ultimo anno presenta un claim green.
I consumatori sono attenti e informati sulle caratteristiche e le performance dei prodotti che acquistano. Ciò rende il consumatore sempre più consapevole dei propri acquisti. Informazioni chiare e facilmente accessibili, comprensibili e dettagliate fornite dai brand sono la chiave per aumentare la fiducia dell’utente finale. I mesi vissuti in emergenza sanitaria COVID-19, che stiamo tuttora affrontando, hanno avuto e continueranno ad avere un notevole impatto sulla dinamica dei consumi di prodotti cosmetici: non solo sono cambiati routine e stile di vita, ma anche l’approccio all’acquisto (fonte Mintel). Dopo ogni crisi, sia essa economica, sanitaria o sociale, il comportamento e le abitudini vengono profondamente modificate: se prima il consumatore voleva conoscere principalmente il tipo di ingrediente utilizzato (ad esempio se sintetico o naturale), oggi vuole saperne di più. Il concetto di trasparenza deve essere esteso a tutto ciò che si implementa per ottenere il risultato finale, ossia il prodotto: dall’origine e le caratteristiche degli ingredienti scelti, fino ai processi produttivi e ai controlli sul prodotto prima dell’immissione sul mercato.
Il concetto di clean beauty non è più limitato solamente all’utilizzo di ingredienti naturali, ma anche alla trasparenza di comunicazione in merito a controlli, prove di stabilità, sicurezza ed efficacia eseguite dal produttore cosmetico. La clean beauty risponde, quindi, a un’esigenza sempre più diffusa di conoscenza, informazione e consapevolezza di ogni singolo aspetto e procedimento che portano il prodotto dalla formulazione alla produzione, al supporto probatorio, al packaging.
Per una formulazione sostenibile
Una delle azioni da intraprendere è quella di creare una formulazione il più sostenibile possibile. Frasi come “solo ingredienti naturali”, “ingredienti vegetali o di origine vegetale”, “senza profumazioni aggiunte” sono claim strategici, facilmente riconoscibili e comprensibili per il consumatore finale. Consideriamo, infatti, che è possibile mettere in campo diverse strategie per migliorare la formulazione del prodotto, e la scelta di ingredienti a connotazione green è (solo) una tra queste.
Partendo dalla ricerca delle materie prime, fondamentale è la scelta degli ingredienti che una formulazione deve contenere per rientrare nella “filosofia green”.
• Back to basics: sostituire i prodotti sintetici/artificiali con ingredienti naturali o di origine naturale.
• Elemento di scelta: i consumatori esperti scelgono prodotti naturali e prestano attenzione alle informazioni presenti in etichetta e agli ingredienti contenuti.
• I cosmetici contenenti ingredienti naturali non sono un nuovo concept: ad esempio, i prodotti per l’igiene personale basati sull’ayurveda indiano o sulla medicina tradizionale cinese sono disponibili sul mercato da molto tempo (Kline).
• Utilizzo di ingredienti biologici, i quali richiedono molte risorse ed energie, dalla coltivazione all’estrazione, ma sono rinnovabili.
• Un’altra soluzione potrebbe essere quella di riciclare i sottoprodotti naturali dell’alimentazione e dell’agricoltura (4).
La produzione di ingredienti cosmetici è un altro aspetto importante, in quanto è sempre più focalizzata su tecnologie efficienti e innovative in grado di supportare la riduzione del consumo di energia, acqua, emissioni, rifiuti e sfruttamento del suolo attraverso l’utilizzo di tecnologie come le colture cellulari vegetali e processi di estrazione di CO2 supercritica per ottenere attivi cosmetici oppure utilizzando energia solare o eolica, raccolta di acqua piovana, per fare solo alcuni esempi.
I prodotti cosmetici e le materie prime devono essere conformi a requisiti legislativi atti a garantire sia la sicurezza del consumatore sia quella ambientale, come ad esempio il Regolamento CITES (CE) n.338/97 per le materie prime e il Regolamento REACH per quanto riguarda lo studio e la valutazione delle sostanze inerenti agli effetti sulla salute umana e ambientale; a queste si affianca naturalmente la normativa di prodotto, ovvero il Regolamento sui prodotti cosmetici per quanto riguarda gli effetti sulla salute del consumatore.
Oltre alla normativa dedicata, le aziende possono decidere di implementare delle azioni volontarie per intraprendere un percorso di sostenibilità o progredire ulteriormente, ad esempio attraverso studi della biodegradabilità di prodotto, un approfondimento del potenziale di bio-accumulo e la tossicità acquatica delle materie prime utilizzate, ecc.
Implementare questo tipo di analisi a livello di formula consente di ottimizzare ogni prodotto per ridurne l’impatto ambientale.
Alcuni test fondamentali per valutare la formulazione:
• Uno screening chimico può essere utilizzato per determinare la presenza di sostanze vietate e soggette a restrizioni, ai sensi del Regolamento di cui all’Allegato III (metalli ad esempio: Ni, Cr, Cd, Hg, Pb, As, Sb e altri, formaldeide, NDELA, diossano, PAH, ftalati, allergeni, ecc.), coloranti, conservanti come parabeni e filtri UV come benzofene-3 od octyl metossicinnatina per prodotti sun care. Si tratta di uno screening iniziale per una valutazione del prodotto condotta in via preliminare, a cui attualmente si fa ricorso in particolare per i solari.
• La biodegradabilità è la capacità delle sostanze organiche di decomporsi facilmente mediante processi biologici. In termini di biodegradabilità ambientale si può misurare l’utilizzo microbico dei substrati (di carbonio) nell’ambiente prescelto. La biodegradazione è il processo irreversibile durante il quale le sostanze organiche vengono decomposte dai microrganismi. La biodegradazione ambientale è il meccanismo chiave per ottenere la decontaminazione e la detossificazione delle sostanze chimiche organiche. Il processo di biodegradazione in un ambiente specifico (acqua dolce o acqua di mare) può essere studiato in diversi standard e sostanze organiche per determinare:
– la biodegradabilità della formulazione, ossia il rapporto tra peso degli ingredienti organici della formulazione (facilmente biodegradabile) e peso totale degli ingredienti organici;
– la biodegradabilità del prodotto, ossia la biodegradabilità della parte organica totale.
È pertanto essenziale evitare le emissioni di sostanze persistenti che presentano un’elevata ecotossicità e/o bioaccumulo in ambiente. La biodegradabilità non garantisce una bassa tossicità, mentre l’ecotossicità sì! La valutazione dell’ecotossicità mira a prevedere gli effetti dell’inquinamento su alghe marine e piante acquatiche, oltre che a prevenire o porre rimedio agli effetti nocivi nel modo più efficiente ed efficace possibile.
È possibile valutare i rischi potenziali di inquinanti, rifiuti, prodotti e sostanze negli ecosistemi.
Conformemente alle attuali Linee Guida ISO e OCSE, sono utilizzati diversi metodi per effettuare studi di inibizione sulla crescita delle alghe. Ove possibile, gli studi ecotossicologici sono accompagnati da prove per verificare la concentrazione e la stabilità della sostanza nel dispositivo di campionamento.
Le microplastiche sono uno dei temi più discussi e attuali degli ultimi anni e, a causa dell’incertezza su possibili rischi per la salute dei consumatori, sono oggetto di molti dibattiti da parte delle autorità. In linea con le procedure REACH per la restrizione delle sostanze che rappresentano un rischio per l’ambiente o la salute umana, il 20 marzo 2019 la Commissione ha chiesto all’ECHA di valutare le prove scientifiche per l’adozione di un’azione normativa a livello UE su microplastiche intenzionalmente aggiunte a prodotti di qualsiasi tipo. Se adottata, questa restrizione potrebbe ridurre la quantità di microplastiche rilasciate nell’ambiente di circa 400.000 tonnellate in 20 anni.
L’industria cosmetica può essere una fonte di inquinamento marino causato dalle microbeads che vengono intenzionalmente aggiunte in prodotti come scrub, saponi, lozioni e dentifrici, anche se a minor impatto rispetto ad altri settori produttivi. L’industria cosmetica europea ha intrapreso un’azione positiva verso la completa eliminazione delle microsfere di origine plastica entro il 2020, registrando una riduzione del 97,6% tra il 2012 e il 2017. Nei prodotti di consumo, le particelle di microplastica sono note soprattutto per essere abrasive (ad esempio come agenti esfolianti e lucidanti), ma possono anche avere altre funzioni come il controllo dello spessore, dell’aspetto e della stabilità di un prodotto. Sono anche utilizzate come glitter o nel makeup.
Per un packaging sostenibile
Nel corso degli ultimi anni non è stata registrata solamente la volontà di crescita nella ricerca di prodotti sostenibili, ma la stessa volontà si è particolarmente sentita anche per quanto riguarda il settore packaging. L’imballaggio di un prodotto cosmetico è uno strumento di comunicazione fondamentale per guidare gli acquisti dei consumatori e fornire l’identità del marchio, ma potrebbe essere percepito come una fonte di produzione di rifiuti, non sempre giustificata. Limitare gli sprechi in quest’ambito è molto importante, soprattutto vista l’attenzione rivolta ai materiali, sia in generale sia nello specifico per i materiali in plastica, anche considerando la grande attenzione che i media rivolgono proprio a questo materiale.
Alcuni dei grandi brand hanno iniziato a esplorare questo campo e stanno considerando di cambiare i materiali che utilizzano per gli imballaggi. Secondo l’Ellen MacArthur Foundation, entro il 2050 ci sarà più plastica che pesci nell’oceano. Tutti i rifiuti di plastica finiscono nell’oceano: tale consapevolezza ha portato a una recente campagna di sensibilizzazione che ha incontrato il favore di molti consumatori. La spinta verso una società senza l’utilizzo di plastica ha guadagnato terreno nel corso del 2018 e il movimento “Voglio un mondo senza plastica” è cresciuto in maniera esponenziale nel corso del 2019 (Euromonitor dati). Tuttavia, con la crisi sanitaria COVID-19 tale movimento ha subito una lieve decelerazione, dal momento che imballaggi di plastica garantiscono sicurezza e performance più elevate rispetto ad altri materiali.
Ad ogni modo, i consumatori si aspettano che i brand si assumano la responsabilità dei propri rifiuti, e allo stesso tempo sono attratti da produttori, aziende e marchi che siano anche in grado di agevolare i processi di riduzione dei rifiuti per i consumatori. Questo non è solo un trend passeggero, è un movimento. Unilever e L’Oréal si sono entrambi impegnati a utilizzare il 100% di plastica riciclabile, riutilizzabile e compostabile entro il 2025. La Procter & Gamble si è impegnata a introdurre il 25% di plastica riciclata per 500 milioni di flaconi nel settore hair care nel 2018 (dati Mintel).
Per ridurre i rifiuti di packaging, i produttori e i designer stanno moltiplicando i loro sforzi per alleggerire gli imballaggi e renderli più sostenibili. Una parte fondamentale di questo lavoro consiste nella selezione di materiali rinnovabili, riciclabili e compostabili.
Nell’Unione europea, il packaging è regolamentato principalmente dalla Direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (UE) n.2018/852 che ne stabilisce le norme comuni. Questa direttiva contiene i principi guida che dovrebbero essere stati recepiti da tutti gli Stati membri entro il luglio 2020. Tratta, inoltre, il tema della riduzione dei rifiuti e dell’economia circolare, offrendo obiettivi di riciclaggio ambiziosi.
Biodegradabilità e compostabilità non sono solo caratteristiche peculiari degli imballaggi alimentari: i consumatori focalizzano la loro attenzione su brand cosmetici in grado di utilizzare packaging minimal e ridurre i rifiuti creando nuovi imballaggi finali, prodotti ausiliari per lo stoccaggio e il trasporto di prodotti non confezionati, nonché per l’aggiunta di trattamenti estetici senza sprechi. Alcuni noti brand cosmetici offrono assistenza post-acquisto informando i consumatori su sistemi di smaltimento e riciclaggio degli imballaggi.
I produttori utilizzano diversi approcci per quanto riguarda “l’eco-imballaggio” per affrontare i comportamenti ambientali dei consumatori quali:
• imballaggio bio-based realizzato con risorse naturali rinnovabili. Il contenuto di materie prime rinnovabili può essere testato secondo la norma UNI CEN/TS 16640;
• imballaggio biodegradabile e compostabile che può essere certificato secondo la norma UNI EN 13432;
• imballaggio riutilizzabile che può essere riutilizzato diverse volte prima di diventare spreco;
• imballaggio riciclabile per chiudere il ciclo dopo una corretta raccolta dei rifiuti.
Quando l’imballaggio risponde ad alcune di queste caratteristiche di sostenibilità non è raro che sia pubblicizzato usando dei green claim, ovvero asserzioni ambientali autodichiarate. Questi claim, del tipo “riciclabile”, “riciclato”, “biodegradabile”, ecc., devono essere accurati, comprovati, pertinenti e basati su una valutazione scientifica che all’occorrenza deve essere verificabile. I requisiti delle asserzioni ambientali sono descritti nella UNI EN ISO 14021. Ogni specifico claim è poi collegato a una diversa norma che lo supporta.
In un’ottica di “trasparenza”, quindi, i green claim devono essere oggettivi e specifici, non citare la “sostenibilità” in maniera generica: l’applicazione della norma tecnica è un atto di rispetto verso i consumatori ed è anche il riferimento su cui si basano organi di controllo come l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria e l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato.
Sostenibile in modo sicuro
La sicurezza dei consumatori è di massima importanza per tutta la filiera cosmetica. Negli ultimi anni, i prodotti che sostengono di essere naturali o bio sono aumentati, ma non è sempre facile riconoscere quale marca, prodotto o ingrediente sia effettivamente sicuro e innocuo sulla cute. È importante garantire la sicurezza del prodotto per gli utilizzatori finali attraverso test e analisi in grado di valutare la compatibilità cutanea sotto rigoroso controllo dermatologico, conformemente alle linee guida dei regolamenti internazionali e nel pieno rispetto dei principi etici stabiliti nella Dichiarazione di Helsinki.
L’imballaggio sostenibile è pertanto sempre più richiesto e la sua sicurezza viene data per scontata dai consumatori. In realtà, la sicurezza dell’eco-packaging è qualcosa che deve essere fortemente presa in considerazione dall’industria dell’imballaggio e dei cosmetici, a partire dalla progettazione del prodotto e terminando con i test di sicurezza. L’imballaggio riciclato, ad esempio, subisce un trattamento che espone il prodotto a fonti di contaminazione diverse, anche imprevedibili e sconosciute, per le quali è necessaria un’indagine approfondita prima di immetterlo sul mercato.
Conclusioni
La sostenibilità abbraccia l’intero ciclo di vita dei cosmetici, dalla progettazione allo smaltimento, e ogni passo può essere migliorato e reso più green. Tutti possono partecipare e sono chiamati a farlo per migliorarlo.
Bibliografia
1. Hart SL (1997) Beyond Greening: Strategies for a Sustainable World. Harvard Business Review.
2. Brian R, Keeble BSc MBBS MRCGP (1987) The brundtland report:”Our common future”. Medicine and War 4(1):17-25
3. www.cosmeticseurope.eu
4. Dell’Acqua G (2018) Recycling natural by-products from food and agriculture waste into powerful active ingredients for cosmetic applications. H&PC Today 13(3)
Articolo pubblicato su Cosmetic Technology 5, 2020