SOS microplastiche


SOS microplastiche

L’impegno della cosmetica per l’ambiente

Anna Todeschini • R&D cosmetici OFI – a.todeschini@ofi.it


Negli ultimi anni la sostenibilità è diventata un valore di fondamentale importanza per diverse categorie industriali, tra le quali quella cosmetica che sta puntando al raggiungimento di standard di ecocompatibilità sempre più alti. In questa direzione molte aziende mettono al centro del proprio modo di creare bellezza l’impegno alla riduzione dell’utilizzo di materie prime, packaging primario e secondario con un impatto ambientale negativo.
L’obiettivo di questo testo di approfondimento è illustrare i passi in avanti mossi dall’industria cosmetica per raggiungere standard sempre più elevati in termini di impatto ambientale dei prodotti.

Definizione del concetto di microplastica
Da alcuni anni a questa parte il mondo cosmetico ha seguito e sostenuto gli obiettivi europei volti a diminuire in maniera significativa la quantità di rifiuti in plastica, sia micro sia macro, che vengono riversati in mare ogni anno. Proprio in questo contesto si colloca la tematica delle microplastiche, che sono state definite dalla Commissione Europea come any intentionally added, water insoluble, solid plastic particles (5 mm or less in size) used to exfoliate or cleanse in rinse-off personal care products.
Ci si riferisce, quindi, a un’ampia gamma di particelle su base polimerica che spazia dal nano range (1-999nm) fino al milli range (1-5mm). I materiali plastici in questione sono di origine sintetica, non biodegradabili, insolubili in acqua e di forma solida. Molti derivano dalla frammentazione di materiali plastici di dimensioni notevoli (1), altri hanno già in partenza una granulometria tale da essere difficilmente visibili a occhio nudo.

Utilizzo di materie prime di origine plastica nei prodotti cosmetici
Gli ingredienti plastici sono usati comunemente dall’industria cosmetica per una varietà incredibilmente diversificata di azioni a seconda del tipo, composizione e forma del polimero; essi, infatti, possono avere proprietà emulsionanti o film forming, controllare il rilascio di determinati attivi, generare un effetto blur, agire da opacizzanti, nonché provocare un’azione esfoliante (2). Alcuni di questi materiali vengono anche addizionati di altre sostanze per poter assumere specifiche proprietà. Rappresentano, pertanto, una categoria molto ampia di materie prime che vengono in aiuto al formulatore nello sviluppo di una vasta gamma di prodotti.
Il Cosmetic Ingredient Review del 2012 dichiarava che ingredienti in plastica di piccole dimensioni erano contenuti in diversi tipi di prodotti cosmetici (dentifrici, shower gel, creme, detergenti per il viso, prodotti makeup), in quantità variabili da frazioni percentuali fino a più del 90% in alcuni casi.
Gli ingredienti plastici hanno però sollevato l’interesse mediatico solo negli ultimi anni, soprattutto nella forma di microplastiche a effetto esfoliante in prodotti da risciacquo, poiché causano un inevitabile sversamento di materiali non biodegradabili negli ambienti marini (3). Esse sono infatti inserite in scrub per il viso e per il corpo, gel detergenti e bagnoschiuma, nonché dentifrici.
I nomi più comunemente associati ai vari tipi di microplastiche sono Polietilene, Polimetilmetacrilato, Polipropilene, Polistirene, Poliamide, Nilon, Poliacrilato, Acrilato.
Il vantaggio di utilizzo di molte microbeads in plastica risiede in alcune loro specifiche proprietà, tra le quali, come anticipato, l’effetto esfoliante. Per esempio, il polietilene, e cioè la resina termoplastica ottenuta sinteticamente tramite una polimerizzazione semplice (4), è stato il principale materiale plastico utilizzato dall’industria cosmetica in tutto il mondo per il suo costo contenuto. Le sue proprietà delicatamente esfolianti, nonché l’inerzia nei confronti degli altri componenti e la sua buona stabilità nel tempo, hanno reso questa materia prima un’utile soluzione nello sviluppo di prodotti come scrub e gommage.

Una doverosa precisazione
È importante distinguere le cosiddette microplastiche dai polimeri acrilati, spesso utilizzati nei prodotti detergenti rinse off che contengono Acrylates copolymer. Essi sono utilizzati come viscosizzanti in molti sistemi tensiolitici, non hanno una forma fisica definita e contengono fino al 90% di acqua. Inoltre, molti di questi si presentano liquidi a temperatura ambiente e questo li esclude direttamente dalla definizione di microplastica.

Fenomeni di inquinamento marino
Le microplastiche in questione sono particelle caratterizzate da una forma fisica definita, la quale viene mantenuta all’interno dei prodotti dalle proprietà esfolianti anche dopo la fase di risciacquo e passaggio negli scarichi idrici. A causa delle loro ridotte dimensioni non vengono trattenute dagli impianti di depurazione dell’acqua e sono quindi riversate in mare, dove rappresentano un serio rischio di ingestione per molte specie marine (5).
Piccoli frammenti in plastica sono stati individuati sulla superficie degli oceani già a partire all’inizio degli anni Settanta (6), quando sono stati pubblicati i primi studi che dimostravano come molti ambienti marini stessero subendo un serio inquinamento ambientale. Ai tempi non venne fornita una precisa definizione di microplastica, ma numerosi studi si sono susseguiti per descrivere e rendere noto il fenomeno di inquinamento che stava lentamente diventando di portata globale.
Recenti studi di risk assessment hanno dimostrato come il rilascio di microplastiche (quindi anche provenienti dai cosmetici) abbia numerosi effetti negativi sulla vita acquatica e biodiversità marina, nonché sulla vita umana (7). Le loro ridotte dimensioni ne favoriscono infatti l’uptake e l’accumulo da parte di altri organismi, con conseguente ingresso nella catena alimentare. Il rischio di danno alla fauna marina può manifestarsi tramite esposizione e passaggio attraverso le branchie degli animali o per ingestione delle particelle (8).

Restrizione normativa
La legge di Bilancio 2018 (Legge 27 dicembre 2017, n.205), approvata dal Parlamento a fine dicembre 2017, ha stabilito che a decorrere dal 1° gennaio 2020 sarà introdotto il divieto di commercializzazione di prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche. Tale emendamento ha riproposto e confermato quanto era stato indicato nella raccomandazione di Cosmetics Europe (associazione europea dell’industria cosmetica) pubblicata nel 2015.
La comunicazione della Commissione Europea al Parlamento (Strasburgo, 16.1.2018, A European Strategy for Plastics in a Circular Economy) è stata recepita dai Paesi membri attraverso diverse norme che entreranno in vigore nei mesi futuri (9). Si stima che tale restrizione eviterà un inquinamento futuro in plastica negli ambienti marini di circa 400.000 tonnellate (European Environmental Bureau, 30 gennaio 2019).
Ottimi risultati sono stati ottenuti già da anni grazie all’auto-restrizione che alcuni paesi europei si sono imposti: i dati diffusi da Cosmetics Europe nel 2018 mostrano, ad esempio, che le imprese europee della cosmesi hanno ridotto, dal 2012 al 2017, del 97,6% l’impiego di microparticelle in plastica nei cosmetici da risciacquo esfolianti e detergenti (Press release Cosmetics Europe, 30 maggio 2018).
L’industria cosmetica italiana si è perfettamente allineata agli standard europei già da alcuni anni, cominciando a eliminare o a modificare le formulazioni dei prodotti cosmetici presenti sul mercato con altri che fossero conformi ai nuovi auspicabili requisiti. A questo scopo sono state introdotte diverse soluzioni per lo sviluppo eco-friendly e sostenibile di prodotti da risciacquo ad azione esfoliante.

Polveri esfolianti alternative al polietilene
I più antichi scrub per il corpo venivano formulati sfruttando l’azione delicatamente esfoliante di zucchero e sale, che anche tuttora rappresentano valide sostituzioni alle particelle di polietilene che per molti anni sono state utilizzate.
Tuttavia, i formulatori hanno messo a punto negli anni numerose alternative alle microplastiche in polietilene, che spesso hanno performance comparabili, se non superiori a quest’ultime.
Un esempio è rappresentato dalle beads di carbone da cocco 100% di origine vegetale, che esercitano un delicato effetto esfoliante e allo stesso tempo purificano la pelle.
Un’altra valida opzione è rappresentata da esfolianti derivanti da semi e noccioli trattati in modo da avere una granulometria fine e tali da essere dermocompatibili. In questa categoria si collocano le più comuni mandorle sgusciate triturate, così come la polvere di nocciolo di albicocca. Polveri a effetto scrub possono anche arrivare dagli ambienti più esotici per rendere i prodotti più interessanti anche dal punto di vista marketing: molto utilizzate sono infatti le polveri di açai, bacche della pianta Euterpe oleracea Mart. originarie del Sud America, o di andiroba, ottenute dai semi di Carapa guianensis. Da notare che molte materie prime di questa tipologia sono anche certificate COSMOS e per questo utilizzabili in formulati che devono essere conformi al disciplinare.
Altre microbeads sono a base di cera candelilla e di jojoba, 100% biodegradabili e quindi ritenute sicure per l’ambiente. Test in vivo hanno inoltre dimostrato come queste microbeads non interferiscono con lo stato di idratazione della pelle, a differenza delle particelle di polietilene che possono alterare la funzionalità della barriera cutanea provocando un aumento della TEWL (Transepidermal Water Loss).
Inoltre, la superficie più regolare e omogenea di queste beads di nuova generazione evita la formazione di micro-abrasioni sulla superficie della pelle, garantendo un effetto ottimale anche sulle pelli più delicate e sensibili.
Molto utilizzate sono anche le particelle di cellulosa, alcune delle quali possono essere inserite in prodotti scrub leave on, grazie alla loro morbidezza e al basso punto di fusione.
Queste beads offrono la possibilità di essere additivate con principi attivi come la vitamina E: dopo un leggero massaggio esfoliante, esse si fondono amalgamandosi al gel o all’emulsione in cui sono inserite e liberando la sostanza funzionale a contatto con la pelle.
L’ampia varietà granulometrica offre la possibilità di sviluppare prodotti con diversa capacità esfoliante, rendendo il formulato più adatto a una delicata esfoliazione del viso o delle labbra oppure a una più intensa per il corpo.
Concludendo, è possibile affermare che il futuro della cosmetica non sarà solo fornire al consumatore prodotti con alte percentuali di naturalità, ma anche rispettare requisiti di sostenibilità verso l’ambiente. È sempre necessario fare un piccolo passo per raggiungere grandi obiettivi: quello intrapreso dall’industria cosmetica nei confronti delle microplastiche è sicuramente un traguardo che ha gettato le basi per molte altre iniziative pensate per una cosmesi rispettosa dell’ambiente e della salute.

Bibliografia
1. Guerranti C, Martellini T, Perra G (2019) Microplastics in cosmetics: Environmental issues and needs for global bans.
Environ Toxicol Pharmacol 68:75-79
2. Leslie HA (2014) Review of Microplastics in Cosmetics – Scientific background on a potential source of plastic particulate marine litter to support decision-making.
IVM Institute for Environmental Studies
3. Wright SL, Thompson RC, Galloway TS (2013) The physical impacts of microplastics on marine organisms: a review.
Environ Pollut 178:483:492
4. Peacock AJ (2000) Handbook of Polyethylene: Structures, Properties, and Applications. CRC Press, Boca Raton (USA).
5. Fendali LS, Sewell MA (2009) Contributing to marine pollution by washing your face: microplastics in facial cleansers.
Mar Pollut Bull 58(8):1225-1228
6. Carpenter EJ, Smith KL Jr. (1972) Plastics on the Sargasso sea surface.
Science 175(4027):1240-1241
7. Sources, fate and effects of microplastics in the marine environment: a global assessment.
GESAMP Joint Group of Experts on the Scientific Aspects of Marine Environmental protection.
8. Gouin T, Avalos J, Brunning I (2015) Use of Micro-Plastic Beads in Cosmetic Products in Europe and Their Estimated Emissions to the North Sea Environment.
J SOFW 141(3):40-46
9. Kentin E, Kaarto H (2018) An EU ban on microplastics in cosmetic products and the right to regulate.
Review of European, Comparative & International Environmental Law 27(3) doi:10.1111/reel.12269

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