Prodotti innovativi per il microbiota intestinale


Prodotti innovativi per il microbiota intestinale

La riscossa dei prebiotici

Tiziana Mennini

Il microbiota intestinale è davvero un mondo affascinante che offre molte opportunità di innovazione agli operatori dell’industria nutraceutica, come suggeriscono le novità che la ricerca scientifica riporta nelle sempre più numerose pubblicazioni che si trovano sull’argomento.

I probiotici ne sono stati il primo esempio: dai semplici prodotti per il benessere gastrointestinale ai proteobiotici, post-biotici, simbiotici, psicobiotici… Di questi troverete una panoramica nella Letteratura scientifica, la rubrica di aggiornamento che vi proponiamo con regolarità.

Ma sembra che la vera novità emergente riguardi i prebiotici, che sono in grado di fornire salute al microbiota in vari formati e applicazioni. Non a caso il mercato dei prebiotici è raddoppiato nel periodo 2016-2020, con l’1% di share del 2016 passato all’8% nel 2019. L’innovazione è soprattutto a carico dei non-fiber prebiotics, quali i polifenoli, e i prebiotici di origine marina (alghe e microalghe).

Avremo modo, anche nei prossimi numeri, di presentare meglio queste novità; questa volta mi piace soffermare l’attenzione sui batteriofagi come possibili prebiotici (troverete anche per questo argomento una recensione nella Letteratura scientifica). Sono stati infatti pubblicati recentemente i risultati di uno studio clinico (The Bacteriophage for Gastrointestinal Health (PHAGE)) che ha riportato come una miscela di 4 batteriofagi, commercialmente disponibile in America, abbia selettivamente eliminato microbi patogeni e aumentato ceppi benefici nell’intestino umano.

Se consideriamo la definizione di prebiotici pubblicata sul sito del Ministero della Salute, “sostanze non digeribili di origine alimentare che, assunte in quantità adeguata, favoriscono selettivamente la crescita e l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale…”, ritroviamo l’effetto descritto nello studio PHAGE; ci puo venire solo un dubbio circa l’”origine alimentare”. Ma l’Istituto Nazionale di Sanità (NIH) americano non ha avuto difficoltà a registrare lo studio in questione come PHAGE Study: Bacteriophages as Novel Prebiotics. In realtà il prodotto utilizzato è Generally Recognized As Safe (GRAS) dalla Food and Drug Administration (FDA) ed è brevettato negli Stati Uniti come “prebiotico”.

Mi è piaciuto segnalare questo studio come potenziale approccio innovativo, anche se in Europa l’utilizzo dei batteriofagi è tuttora in discussione. Nel 2009 l’EFSA ha riconosciuto l’innocuità dei batteriofagi (QPS) come un’efficace alternativa per l’eliminazione di specifici patogeni alimentari (nei processi produttivi); tuttavia, nello stesso documento QPS l’EFSA cita che le caratteristiche di sicurezza dei fagi dovrebbero essere valutate “caso per caso”. Emerge quindi come le problematiche connesse all’utilizzo dei batteriofagi siano ancora aperte e come sia dunque necessario potenziare l’approccio scientifico e sperimentale al fine di aumentare la sostenibilità scientifica finalizzata a un loro utilizzo pratico.

 

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