Gli scarti alimentari come fonte di ingredienti cosmetici sostenibili


Gli scarti alimentari come fonte di ingredienti cosmetici sostenibili

Kitarida Kopo, Antonella Casiraghi
Dipartimento di Scienze farmaceutiche, Università degli Studi di Milano, Milano
antonella.casiraghi@unimi.it


Turning food waste into sustainable beauty products
The future of beauty is green
The increasing sensitivity of cosmetic users has promoted greater attention to the origin of the active components used for the production of cosmetic products. Recent pressures to safeguard the environment have also been a reason for promoting a more careful search for active substances obtainable from food waste, and care for extraction processes. These elements have set in motion interesting research to highlight some benefits deriving from the use in the cosmetic field of raw materials obtained from natural sources, such as citrus waste, tomatoes, olives, grapes and coffee.

La sempre maggiore sensibilità degli utilizzatori di cosmetici ha promosso una maggiore attenzione all’origine dei componenti attivi impiegati per la produzione dei prodotti da loro usati. Anche le recenti spinte a esigenze di salvaguardia dell’ambiente sono state motivo di promozione di una più attenta ricerca di sostanze attive ottenibili dagli scarti alimentari e della cura ai processi di estrazione. Questi elementi hanno messo in moto interessanti ricerche per mettere in evidenza alcuni benefici derivanti dall’utilizzo in ambito cosmetico di materie prime ricavate da fonti naturali come gli scarti di agrumi, pomodori, olive, uva e caffè.

Introduzione

La cosmesi negli ultimi decenni ha cambiato completamente il proprio volto, complici le nuove scoperte in ambito chimico e tossicologico, e la consapevolezza dei danni ambientali provocati dall’utilizzo di sostanze non eco-compatibili. Le nuove formulazioni cosmetiche includono oggi un numero sempre maggiore di ingredienti naturali sostenibili a livello ambientale; un elemento che ha contribuito a modificare il settore, spostando parte degli investimenti verso la ricerca di ingredienti caratterizzati da efficacia e sostenibilità, e favorendo la valorizzazione di materie prime ottenute, ad esempio, dagli scarti ancora ricchi di bioattivi provenienti dall’industria agroalimentare, vinicola e della lavorazione dei chicchi di caffè. Questa è stata la maggior consapevolezza dell’impatto delle scelte di acquisto dei consumatori sull’ambiente che li circonda. Nuovi composti bioattivi utilizzabili per formulazioni cosmetiche eco-compatibili provengono anche dagli scarti dell’industria ittica, in particolare dalla parte non edibile dei crostacei, ricchi in pigmenti, xantine e chitina, e dalle alghe.
In questo lavoro si mettono in evidenza alcuni benefici derivanti dall’utilizzo in ambito cosmetico di materie prime ricavate da fonti naturali come gli scarti di agrumi, pomodori, olive, uva e caffè.

Scarti alimentari: una fonte preziosa per una cosmesi sostenibile

La necessità di ottimizzazione delle risorse alimentari e il loro impatto ambientale è argomento sempre più rilevante, se si tiene conto che proprio la produzione alimentare genera dal 19 al 29% di emissioni mondiali di gas serra (1). Gli scarti alimentari sono quindi un importante obiettivo da gestire nelle nuove strategie industriali, al fine di diminuire le perdite di prodotto che impattano negativamente sull’intera catena di approvvigionamento. A tal proposito, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) stima che ci sia una perdita annua di circa 1,3 milioni di tonnellate di cibo in forma di loss o waste. Con l’espressione food loss s’intende la perdita di cibo, ovvero quella quantità di cibo che potrebbe essere edibile ma che si perde per diversi motivi prima che possa essere messa a disposizione del consumatore, in particolare per la presenza di muffe o parassiti. Con food waste s’intende invece lo spreco di cibo, ovvero il cibo scartato dai venditori perché non adatto a standard commerciali per forme o colori, ma anche quello gettato via dai consumatori. Nel concetto di “spreco” è incluso anche il consumo di energia, acqua e di risorse usate lungo tutto il ciclo di vita dell’alimento, comprese quelle utilizzate per il suo smaltimento se il prodotto non viene consumato. Occorre inoltre distinguere fra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati. Nei Paesi in via di sviluppo, nella fase produttiva le perdite sono da imputare a tecnologie e tecniche agronomiche non idonee e arretrate, a condizioni ambientali sfavorevoli, alla presenza di parassiti, a condizioni igienico-sanitarie che compromettono parte del raccolto e il suo stoccaggio, a un’organizzazione logistica debole o con infrastrutture obsolete oppure alla raccolta anticipata per carestie. Al contrario, nei Paesi industrializzati l’abbondanza dell’offerta rispetto alla domanda innesca situazioni in cui è più svantaggioso economicamente effettuare il raccolto piuttosto che lasciarlo incolto; inoltre, il cibo può essere scartato perché non conforme per colore, dimensione o forma per la grande distribuzione. I danni alla merce causati da imballatrici o contaminazioni sono motivo dello spreco durante la fase di trasformazione. Durante lo stoccaggio e la vendita al dettaglio, invece, ci possono essere delle interruzioni della catena del freddo che compromettono la qualità dei prodotti. Un’elevata percentuale di spreco alimentare avviene anche durante la fase del consumo domestico per innumerevoli motivi, spesso legati a fattori socio-demografici.

I benefici degli scarti della filiera alimentare

Nuove strategie di smaltimento dei rifiuti prodotti dalla filiera alimentare si sono rese quindi necessarie dove la sola educazione generazionale alla prevenzione nel produrli non è stata in grado di risolvere il problema.
In alcuni casi, le tecniche di smaltimento operate fino ad ora, compresi compostaggio e incenerimento, hanno creato non prevedibili danni ambientali, mentre il riutilizzo dei rifiuti sotto forma di mangimi si è rivelato un metodo più efficiente in termini ambientali. Il maggiore interesse delle aziende cosmetiche è invece rivolto al recupero di composti attivi estratti dagli scarti alimentari, da usare come sostanze funzionali. Si tratta di metodi di gestione dei rifiuti che devono perfezionarsi in modo da raggiungere l’obiettivo dell’eco-efficienza, ovvero aumentare la produzione economica e di conseguenza gli utili diminuendo l’impatto ambientale.

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