Consumo di peperoncino e riduzione del rischio di infarto cardiaco e di ictus cerebrale


Consumo di peperoncino e riduzione del rischio di infarto cardiaco e di ictus cerebrale

Nuove evidenze dallo studio Moli-sani

Marialaura Bonaccio1, Augusto Di Castelnuovo2, Chiara Cerletti1, Maria Benedetta Donati1, Giovanni de Gaetano1, Licia Iacoviello1,3
1Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo NEUROMED, Pozzilli (IS)
2Mediterranea Cardiocentro, Napoli
3Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Centro di Ricerca in Epidemiologia e Medicina Preventiva (EPIMED), Università dell’Insubria, Varese-Como
marialaura.bonaccio@moli-sani.org


Le spezie rappresentano un elemento importante della dieta mediterranea (MD) e sono poste, insieme alle erbe, alla base della piramide della dieta mediterranea, sia per le loro proprietà sia come prezioso sostituto del sale. Il peperoncino piccante (Capsicum annuum L.), appartenente al genere Capsicum, è originario dell’America centrale e meridionale, è ampiamente presente nelle diverse culture alimentari di tutto il mondo e viene utilizzato per insaporire molti piatti tradizionali delle regioni italiane meridionali.
I benefici per la salute del peperoncino sono stati attribuiti alla capsaicina, il suo principale composto bioattivo che ne conferisce il carattere pungente, che diversi studi sperimentali hanno dimostrato favorevolmente associato a un miglioramento della funzione cardiovascolare e della regolazione metabolica. Oltre alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, e agli effetti atero-protettivi, la capsaicina induce apoptosi delle cellule tumorali; tuttavia, alte concentrazioni potrebbero comportare effetti deleteri.
Studi sull’uomo hanno suggerito che l’assunzione di peperoncino facilita la perdita di peso attraverso l’attivazione di diversi recettori e un migliore controllo dell’insulina. Altri dati epidemiologici sembrano confermare le proprietà dimagranti del peperoncino, mostrando associazioni inverse con l’incidenza di sovrappeso e obesità.
Più recentemente, studi sugli animali hanno evidenziato un’interazione tra il contenuto di capsaicina nella dieta e il microbiota intestinale proposto come nuovo meccanismo di effetto antiobesità della capsaicina, che agirebbe attraverso la prevenzione della disbiosi microbica, disfunzione della barriera intestinale e infiammazione cronica di basso grado. Ad oggi, le prove epidemiologiche che affrontano in maniera prospettica l’associazione tra l’assunzione di peperoncino e il rischio di malattia/mortalità sono piuttosto scarse.
Ad eccezione di due studi di popolazione provenienti dalla Cina e dagli Stati Uniti, che riportano entrambi un rischio di mortalità ridotto associato all’assunzione regolare di peperoncino, attualmente non sono disponibili studi epidemiologici sui potenziali benefici per la salute associati al consumo di peperoncino nelle aree mediterranee. Inoltre, i due studi sopra menzionati non hanno affrontato la problematica relativa ai possibili meccanismi biologici attraverso i quali l’assunzione regolare di peperoncino può fornire i vantaggi per la salute.
Lo scopo principale del nostro studio è stato quello di stimare l’associazione tra il consumo di peperoncino e la mortalità totale, prendendo in considerazione un’ampia popolazione mediterranea di uomini e donne; come scopo secondario, lo studio ha esaminato alcuni meccanismi biologici che potrebbero essere coinvolti nell’associazione tra peperoncino e rischio di mortalità, analizzando il possibile contributo di alcuni noti biomarcatori di rischio cardiovascolare. Infine, abbiamo valutato se l’inclusione del peperoncino fosse in grado di migliorare la previsione del rischio associata a una dieta mediterranea tradizionale […]

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