Circularity: nel nome la promessa di un nuovo modello di sviluppo


Circularity: nel nome la promessa di un nuovo modello di sviluppo

Intervista ad Alessandra Fornasiero, co-founder & CEO di Circularity

Nata nel 2018, Circularity è una startup che si pone un grande obiettivo: rivoluzionare il mondo dei rifiuti in Italia e accompagnare le imprese in un percorso di integrazione della sostenibilità nella loro strategia di crescita per ottimizzare e ridurre il consumo di risorse.
Per farlo ha messo insieme un team di esperti, un’offerta di servizi di consulenza costruiti intorno alle esigenze dei clienti e ha lanciato il primo motore di ricerca per lo sviluppo di percorsi circolari, perché la strada verso un cambio di paradigma produttivo, da lineare a circolare, passa attraverso la capacità di fare rete.


D. Da dove nasce l’idea di Circularity e di che cosa si occupa?
R. Circularity nasce dalla consapevolezza che il modello dell’economia lineare, cioè quello in cui si continuano a estrarre e consumare risorse per produrre beni destinati a finire in discarica una volta terminato il loro ciclo di vita, non è più sostenibile. In Circularity crediamo che i tempi siano maturi per un cambio di paradigma su larga scala, basato sull’integrazione del modello dell’economia circolare nel processo di sviluppo produttivo. Il nostro scopo è aiutare le aziende a ridurre sempre di più la quota di rifiuti non recuperabili che finisce in discarica, fino all’obiettivo Zero Waste. Per farlo abbiamo sviluppato nei primi due anni una serie di percorsi di consulenza e formazione, e abbiamo gettato le basi della nostra piattaforma per la realizzazione e il “calcolo” dell’impatto ambientale di nuovi percorsi circolari; un vero e proprio motore di ricerca dell’economia circolare.

D. Che cosa vuol dire?
R. La piattaforma per il calcolo del percorso circolare funziona come un motore di ricerca, perché consentendo alle imprese industriali di fare rete permette loro di attivare autonomamente percorsi di economia circolare. Questo significa, in ultima analisi, gestire i rifiuti come una risorsa e non soltanto come un costo: gli scarti di un’azienda possono diventare, se opportunamente lavorati, una risorsa per un’altra riducendo il consumo di risorse e la quantità di materiali che finiscono in discarica. La nostra è, infatti, una piattaforma peer-to-peer che mette in contatto le imprese industriali che producono scarti con le imprese che possono riutilizzare quegli scarti nei loro processi di produzione e con gli impianti di trasformazione dei rifiuti che li fanno diventare materie prime seconde per nuovi prodotti. Attraverso la piattaforma, e con il supporto del team di professionisti esperti di sostenibilità e di ingegneria dei materiali di Circularity, in pochi clic le imprese riescono ad analizzare il livello di circolarità dei loro processi produttivi avviando dei circoli virtuosi in cui i materiali vengono riutilizzati e gli sprechi vengono ridotti al massimo, con un duplice vantaggio: le imprese riducono il loro impatto ambientale e ottimizzano i costi di gestione dei loro rifiuti.

D. Perché un’azienda dovrebbe iniziare un percorso di economia circolare?
R. Secondo un Rapporto Ispra 2020 sui Rifiuti Speciali, ossia gli scarti delle attività economiche e produttive, lo smaltimento dei rifiuti delle imprese italiane in discarica e da altre operazioni corrisponde a oltre il 19% del totale dei rifiuti speciali gestiti nel 2018, pari a 29,5 milioni di tonnellate di materiali di scarto. Un dato ancora troppo elevato, insostenibile dal punto di vista ambientale e che genera costi di gestione molto alti per le imprese e per l’ambiente. Questo spreco di risorse e la considerazione che nella pratica i manager delle imprese italiane che si occupano della gestione dei rifiuti lo facciano nell’ottica dello smaltimento nel rispetto delle normative ma raramente in quella della valorizzazione e dell’economia circolare è alla base del nostro progetto e della nostra piattaforma. Gli imprenditori non hanno consapevolezza su cosa accade ai rifiuti “fuori dai cancelli della propria azienda”, sottovalutando la responsabilità estesa del produttore. Circularity punta dunque ad aiutarli diventando un unico coach per le aziende nel loro percorso di integrazione della sostenibilità nel business, in particolare nella sua dimensione ambientale, rendendo sistemico in tutta Italia l’accesso all’economia circolare e facilitando l’attivazione di percorsi virtuosi di recupero, riciclo e riuso.

D. Quali sono i vantaggi che può ottenere un’azienda che opera nella cosmesi?
R. Il primo punto da cui partire è l’analisi accurata degli acquisti. Gli scarti di un processo, infatti, provengono in primo luogo dalle materie prima che entrano in azienda e che poi, lavorate, danno origine appunto a rifiuti o sottoprodotti. Grazie all’esperienza del nostro team di ingegneri siamo in grado di affiancare le aziende facendo una fotografia dei loro acquisti e integrando politiche di sostenibilità che coniughino requisiti tecnici, sostenibilità economica ma anche una prospettiva di minor spreco.
Per le aziende virtuose che ce lo chiedono possiamo offrire il nostro aiuto per sviluppare prodotti formulati con ingredienti ottenuti da fonti rinnovabili e sostenibili, biologici, biodegradabili e prodotti chimici realizzati seguendo i principi della chimica verde.
Un altro aspetto fondamentale per il settore è l’imballaggio sia primario sia secondario; è infatti un elemento cardine per la sua funzione sia protettiva sia estetica e impatta in modo consistente nel ciclo di vita del prodotto. Grazie a Circularity possiamo supportare l’ottimizzazione del profilo ambientale del packaging riducendo l’impatto dei materiali e aumentandone la possibilità di riciclo nel loro fine vita.
Un ultimo tema è quello della distruzione dei prodotti non conformi che oggi per la maggior parte vanno a termovalorizzazione con uno spreco immenso di risorse! Su questo fronte è possibile creare progetti di upcycle.
Gli esperti di Circularity possono affiancare le aziende cosmetiche e aiutarle a integrare il modello dell’economia circolare all’interno del loro modello di produzione. La piattaforma permetterà poi loro di trovare in autonomia i migliori partner per questo percorso.

D. Come funziona la piattaforma?
R. Il servizio prevede un abbonamento che permette di avere accesso alla piattaforma per strutturare il proprio percorso circolare e per calcolare l’impatto ambientale di questo nuovo percorso di gestione dei propri scarti di produzione. Una volta inserita la posizione, l’azienda seleziona l’oggetto della sua ricerca scegliendo tra rifiuto (attraverso il codice EER – Elenco Europeo dei Rifiuti è possibile la massima precisione), sottoprodotto (scarti di produzione che possono essere riutilizzati nel processo di produzione) o End of Waste (materie prime seconde a seguito di un processo di recupero). A questo punto la piattaforma consente di definire le categorie di utenti da includere nella ricerca: produttore di scarti in forma di rifiuti o di sottoprodotti, utilizzatori di sottoprodotti o End of Waste, impianti autorizzati al trattamento di rifiuti speciali, trasportatori autorizzati di rifiuti. Infine, si imposta l’area geografica (distanza in km o regione e provincia di interesse) e si avvia la ricerca. La piattaforma restituisce quindi sulla mappa le informazioni dei soggetti che soddisfano i criteri di ricerca con il relativo rating, un punteggio attribuito da Circularity che permette di sapere di più sulla loro “sostenibilità”, in modo che la scelta dei propri partner tenga conto non solo di variabili come la vicinanza o i costi, ma anche del loro impatto sociale o ambientale. La piattaforma di Circularity genera quindi tutte le informazioni per attivare autonomamente il proprio percorso circolare. I consulenti di Circularity affiancano comunque le imprese abbonate integrando l’esito della ricerca tutte le volte in cui è possibile realizzare una scelta migliore rispetto a quella effettuata.
A questa parte di piattaforma si associa l’accompagnamento del team di Circularity su tutto il processo di integrazione della sostenibiltà nel business fatto da una serie di servizi di formazione e consulenza che rendono Circularity un unico coach per le aziende sull’economia circolare.

D. Una startup innovativa con un progetto molto ambizioso. Ci racconta qualcosa del dream team che ha fondato Circularity?
R. Circularity nasce dalla passione di quattro soci fondatori con competenze e percorsi diversi ma uniti dal comune interesse per la sostenibilità ambientale. Oggi alla guida dell’azienda ci sono due donne: io, che ricopro la carica di CEO di Circularity, e Camilla Colucci, co-founder e Amministratore di Circularity. Per me Circularity rappresenta una tappa naturale dopo una carriera di oltre 15 anni nel mondo della Green Economy e dei servizi ambientali. Nell’arco di questo periodo mi è parso chiaro come l’unica strada per consentire un futuro alla nostra civiltà passi attraverso un modello di sviluppo circolare che faccia della natura la maestra da seguire. Camilla Colucci, che ha 25 anni e una laurea in Psicologia, rappresenta la quarta generazione di una famiglia di imprenditori che operano nel mondo della Green Economy. Camilla porta con sé la carica innovatrice della sua generazione che si esprime nell’amore per l’ambiente e nella fiducia che un cambio di paradigma, capace di innescare innovazione e generare efficienza, sia non solo auspicabile ma anche possibile. Con noi lavora un team giovane di 11 esperti, per lo più ingegneri dei materiali, ma ci sono anche informatici, matematici (come me) e chi ha alle spalle una formazione artistica e filosofica. Noi facciamo da unico punto di riferimento per i clienti sui progetti, ma possiamo avvalerci di centinaia di tecnici e specialisti che provengono dalle nostre partnership strutturali con società di ingegneria ambientale e università riconosciute a livello nazionale e internazionale.

Per informazioni
Camilla Natalini • cosmeticandnutrition@circularity.comwww.circularity.com