A Caterina


A Caterina

Editoriale Anna Caldiroli

Dopo una riunione, se il meteo e la geografia lo consentono, mi fa sempre piacere prendere una di quelle biciclette gialle (pesantissime!) che si vedono circolare per Milano e allungare il giro, trovandomi quasi per caso a circumnavigare il Castello Sforzesco. Ma quanto è bello quando l’inclinazione dei raggi solari è proprio quella giusta per illuminare ogni singolo mattone? Svetta la Torre del Filarete, con il suo portamento burbero ma alla fine accogliente, un po’ come la città che rappresenta.
Lascio la bicicletta allo stallo di Largo Cairoli (in prossimità del Teatro Dal Verme), spalle al Duomo, attraverso il piazzale e oltrepasso la fontana (se è estate trovo i turisti che la usano come refrigerio), non manca mai anche un artista di strada a far compagnia ai presenti; due passi sul ponte con uno sguardo veloce verso il fossato e la colonia di gatti: qualcuno è stanco e appollaiato su un sasso, qualcuno a caccia di chissà quale preda cammina a passi lunghi. Entro: davanti a me il Cortile delle Armi con erba verde e ben tagliata. Non posso fare a meno di pensare a Caterina Sforza che proprio lì, secoli prima, si esercitava con la spada (degna discendente del nonno Francesco) e poi correva a rifugiarsi per delle ore nei laboratori degli speziali per studiare ed elaborare le sue ricette di cura e di bellezza.
È sbirciando sulla trascrizione dei suoi carteggi* che troviamo due ricette (tra le centinaia pubblicate) dedicate alla cura delle mani che ho il piacere di riportare in questo editoriale e che forse, oggi, ci fanno sorridere per gli ingredienti adoperati.

A guarire le mano Crepate
Piglia succo de ortiga et vn poco de sale et mestica insieme bene | et ognete le mano Doue sonno Crepate.

A guarire le fissure Della Mano et Del Viso
Piglia oleo Comune et Cera noua con grasso de gallina et mastice an. Tanto de vno Come de Laltro et mettilo in vn vaso Al foco a bollir vn poco et lassa freddare poi adopera.

Cara Caterina,
con la tua pelle bianchissima secondo i canoni del tuo tempo, curata, colta, impegnata, battagliera; a te che ti sei meritata il soprannome di Tigre, che non ti sei arresa neanche alla minaccia di portarti via i tuoi figli e hai reagito con la tempra e il coraggio che ti ha contraddistinto e che la storia ci ha insegnato. A te che la vita ha dato e (soprattutto) tolto, e non è sempre stata semplice ma non hai mai subito, va il mio pensiero.

#CaterinaNonSiFerma