Passiflora incarnata L.: la produzione in Italia


Passiflora incarnata L.: la produzione in Italia

di Valentina Fuoco e Andrea Primavera

Schermata 2017-11-09 alle 12.54.33

Passiflora incarnata L. è una specie subtropicale originaria del Sud degli Stati Uniti d’America e del Messico, ottimamente acclimatata anche in Italia grazie all’introduzione avvenuta in tempi storici come pianta ornamentale. La Passiflora è coltivata sin dal 1975 in diverse regioni d’Italia e si è diffusa, pur rimanendo una coltura di nicchia, in tutto il paese. Area storica di produzione sono le Marche. Dagli anni ‘90 è coltivata in Umbria e Piemonte, recentemente si è diffusa in altre regioni come in Veneto ed Emilia Romagna. La nostra produzione è in diretta competizione con quella francese, ma la qualità italiana e il prezzo al momento sono maggiormente competitivi. Le parti aeree fiorite ed essiccate di P. incarnata trovano largo utilizzo a scopi farmaceutici e cosmetici grazie alle sue proprietà. In campo risulta essere una coltura prettamente rustica e invasiva, prestandosi molto bene ad essere coltivata in sistemi intensivi senza richiedere un’alta specializzazione da parte dell’azienda, che spesso la coltiva assieme ad altre officinali, o anche insieme a mais o frutteti. Quanto alla consistenza e alla diffusione della coltura possiamo riferire che ad oggi gli agricoltori italiani coltivano stabilmente circa 150-180 ettari e mettono sul mercato una produzione di circa 800-1.000 tonnellate, contendendosi con i francesi il primato mondiale della produzione da coltivazione.

Utilizzo della Passiflora

Schermata 2017-11-09 alle 12.55.00Grazie alle sue proprietà sedative e antispasmodiche del tratto gastrointestinale e genito-urinario, P. incarnata è da lungo tempo utilizzata nella medicina popolare. La letteratura infatti la riporta come pianta utile per contrastare nevrastenie, insonnia, stati d’ansia o di irrequietezza, alleviare mal di testa e “isteria” e in generale disturbi legati al sistema-neurovegetativo. Non avendo controindicazioni ed effetti collaterali, la Passiflora può essere somministrata a pazienti di tutte le età, dai bambini fino agli anziani. Dal punto di vista fitochimico, le principali componenti attive della pianta, presenti in tutte le sue parti, sono flavonoidi (schaftoside, isoschaftoside, isovitexina-2’’-O-glucopiranoside, isoorientina-2’’-O-glucopiranoside),  composti fenolici e alcaloidi armanici. Essendo composti appartenenti al gruppo delle beta-carboline, gli alcaloici armanici in particolar modo svolgono un’importante funzione antiossidante, metabolizzante delle sostanze tossiche e di sostegno terapeutico contro malattie neuropsichiatriche come il morbo di Alzheimer, corea di Huntingon e morbo di Parkinson. Le parti aeree della Passiflora sono oggetto di una monografia della Farmacopea Europea che riporta come standard qualitativo la determinazione dei flavonoidi totali, espressi come vitexina, la quale non deve essere inferiore all’1,5% (European Pharmacopoeia) al fine di far risultare la droga conforme. Nel complesso, la droga è rappresentata dalla parte aerea con le sommità fiorite ed è utilizzata sia sotto forma di infuso, che per ottenere tintura, estratto fluido ed estratto secco.

Caratteristiche botaniche

Passiflora incarnata è una pianta sarmentosa perenne, appartenente alla famiglia delle Passifloracee, dapprima erbacea a portamento strisciante o rampicante che con gli anni diventa semi-legnosa. Può arrivare ad un’altezza di 8 metri grazie ai suoi fusti volubili e ai viticci. La Passiflora è perenne nei luoghi di crescita spontanea, mentre in coltivazione si comporta come vivace, ovvero sparisce d’inverno e riappare in primavera. Le foglie sono trilobate, picciolate ed alternate ai viticci. L’apparato radicale è costituito da un rete di radici ingrossate, quasi rizomatose e ricche di gemme. Il fusto erbaceo tende a diventare semi legnoso con la formazione di una corteccia grigia e sottile. La fioritura comincia dal mese di giugno e si protrae fino a settembre. Avendo un’antesi scalare, frequentemente si possono trovare in contemporanea sulla stessa pianta i frutti e i fiori. Quest’ultimi, grandi, solitari ed appariscenti, sono costituiti da un calice a cinque sepali verdastri esternamente e bianco-violacei internamente; una corolla formata da cinque petali bianchi e da una corona di numerosi filamenti violacei; al centro del fiore spiccano i cinque grandi stami con antere di colore arancio; lo stimma e gli stami invece s’incrociano, in modo caratteristico e tipico della specie. Il frutto è una bacca ovoidale di colore verde con pericarpo sottile e polpa spugnosa ricca di grassi, contenente numerosi semi neri e rugosi sulla superficie, muniti di un arillo biancastro.

Schermata 2017-11-09 alle 12.55.34

Tecniche colturali 

La coltivazione della Passiflora include tutta una serie di pratiche colturali molto simili con le altre comuni officinali erbacee da taglio (menta, melissa, origano) in termini di impianto, irrigazione, gestione delle infestanti e raccolta. È una pianta che necessita di essiccazione per essere poi successivamente imballata per il trasporto, lo stoccaggio e la commercializzazione. Tuttavia occorre prestare attenzione a particolari accorgimenti al fine di ottenere produzioni redditizie. Indispensabili sono le irrigazioni estive e la piena insolazione della coltura, che esplica il massimo potenziale del fitocomplesso proprio nelle condizioni di maggior stress termico e luminoso. La propagazione può avvenire secondo diverse modalità. Per talea di rizoma, con raccolta di parti sotterranee le quali vengono trapiantate durante la primavera inoltrata. Oppure per seme, con semina in contenitore alveolato e successivo trapianto, e infine per semina diretta utilizzando 5-8 kg di seme per ettaro, con una seminatrice di precisione.  Gli impianti e le semine vanno fatte sempre nella primavera inoltrata per garantire un attecchimento ottimale essendo la pianta una macro-terma. Preferisce terreni privi di ristagni, ricchi di humus ed esposti a sud, non ama i terreni ombrosi, pesanti e freddi. Si pianta a file distanti 55-75 cm e sulla fila si tengono 35-45 cm tra pianta e pianta. L’interfila deve essere mantenuta libera dalle infestanti mediante interventi di scerbatura precoci e cadenzati, poiché ben presto la coltura andrà a coprire tutto il terreno. La lotta alle infestanti è un elemento chiave per il successo della coltura poiché allargandosi sul terreno, è facile che vi si frammischino piante indesiderate. Il diserbo chimico non è ammesso in Italia poiché non ci sono erbicidi registrati su questa coltura. Eventualmente delle false semine possono dare un vantaggio alla Passiflora sulle infestanti, il primo anno che è il più difficile. Durante l’inverno il terreno può essere tenuto pulito con fresature, senza tema di danneggiare la coltura e in primavera, prima che la coltura riaffiori si può intervenire con un’energica fresatura o un disseccante. La pacciamatura è poco praticabile per l’invasività della pianta che tende a spuntare fuori dalla fascia pacciamata. Oltre a sarchiature meccaniche è indispensabile una quota di manodopera che può variare dalle 50 alle 100 ore/ha/anno.

La sarchiatrice, oltre che un mezzo utile per tenere lontano le infestanti, può essere utilizzata anche per apportare al terreno piccoli quantitativi di azoto, al fine di stimolare lo sviluppo della pianta. L’importanza della fertilizzazione parte dapprima con un generoso apporto di sostanza organica nel terreno (es. 350-400 q/ha di letame maturo e stabile) per poi continuare con 100-120 unità di azoto/ha di concime azotato da distribuire alla ripresa vegetativa e dopo ogni sfalcio; da non dimenticare inoltre 80-100 unità di fosforo e potassio da conferire all’impianto. L’eccesso di azoto è da evitare perché può portare ad un ritardo della fioritura e ad un indebolimento delle piante nei confronti di patogeni e di parassiti. Le irrigazioni sono necessarie anche se può crescere nei terreni freschi, pur con minor raccolto. Una dose di 3000 – 4000 mc/ha/anno è necessaria per una crescita ed una produzione redditizia.

Raccolta e produzione

La Passiflora viene raccolta meccanicamente usando delle falciatrici e delle falciatrici-raccoglitrici. Il momento balsamico è indicato come alla fioritura della pianta che si ha alla fine di giugno-primi di luglio per il taglio principale e dalla metà di settembre per un eventuale secondo taglio. Una volta raccolta, la biomassa deve essere portata immediatamente all’essiccazione che deve essere fatta in essiccatoio artificiale o, come avviene in alcune aree di tradizionale produzione, su essiccatoi ad aria naturale su tralicci all’ombra. L’essiccazione omogenea della pianta non è sempre facile in quanto sono contemporaneamente presenti foglie, fusti, fiori e frutti e pertanto questa deve protrarsi per tempi maggiori rispetto alle altre comuni officinali al fine di garantire una certa uniformità ed una buona conservabilità del prodotto. È molto importante allontanare dal prodotto i frutti non secchi in quanto fonte di inoculo per muffe e funghi. La produzione di droga greggia intera varia dalle 4 alle 7 tonnellate/ha/anno, a seconda della fertilità dei terreni e del metodo di produzione (biologico/convenzionale). Il prodotto secco è poi tagliato grossolanamente o confezionato in balle parallelepipedi per lo stoccaggio e la spedizione. Il prezzo di mercato del prodotto sfuso convenzionale oscilla dai 2,5 ai 3 €/kg. 

Avversità

La Passiflora è una pianta rustica che al momento non soffre di particolari attacchi parassitari.  Talora sono stati riscontrati sintomi virotici con ingiallimenti fogliari, soprattutto a livello delle nervature, dovute a CMV (Cucumber Mosaic Virus) e il TMV (Tobacco Mosaic Virus). 

Per  questo si raccomanda l’utilizzo di sementi non infette e di seguire le buone pratiche agricole al fine di ridurre le possibilità di contagio. Inoltre in condizioni ambientali sfavorevoli come l’eccesso di umidità e le elevate temperature, si sono riscontrati attacchi di cocciniglia oleosa, acari, ferretti, tripidi e mosca bianca.

Schermata 2017-11-09 alle 12.55.54

Testi consigliati

– G. Milesi Ferretti, L. Massih Milesi Ferretti (2001) La coltivazione delle piante aromatiche e medicinali. Calderini edagricole.
– Abourashed EA et al (2003) High-Speed Extraction and HPLC Fingerprinting of Medicinal Plants. II Application to Harman Alkaloids of Genus Passiflora. Pharm Biol 41:100-106
– Della Loggia R (1993), Piante Officinali per infusi e tisane (Manuale per farmacisti e Medici). Edizione italiana del manuale Teedrogen. OEMF Organizzazione Editoriale Medico Farmaceutica, Milano
– Benigni R, Capra C, Cattorini PE (1964) Piante Medicinali. Chimica Farmacologia e Terapia II Volume. Inverni/Della Beffa, Milano
– Leung AY, Foster S (1999) Enciclopedia delle piante medicinali utilizzate negli alimenti, nei farmaci e nei cosmetici. Edizioni Aporie, Roma