La ricerca della tranquillità


La ricerca della tranquillità

di Paolo Poggi

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L’utilizzo di derivati naturali di estrazione vegetale per contrastare stati di ansia, depressione, insonnia e simili disagi si perde nella notte dei tempi, ma è tuttora un popolare rimedio nelle situazioni in cui fatica e ansietà devono essere contrastate. Il ricorso a sostanze naturali ad azione calmante o stimolante si presenta, nel complesso, meno compromettente nei confronti di un naturale equilibrio fisiologico, rispetto a quello dell’uso di farmaci di sintesi. È di uso generalizzato ed antichissimo il ricorso agli estratti di piante conosciute per la loro azione ansiolitica, rilassante e in questo caso la forma di utilizzo più ricorrente è certamente quella dell’infuso. I tradizionali infusi ottenuti in genere da parti essiccate (ma anche fresche, appena colte) di queste erbe sono particolarmente indicati in sindromi ansiose non gravi, e si sono rivelati efficaci soprattutto ai fini di conciliare il sonno, per la loro azione sedativa nel trattamento di insonnia e anche di cefalea. La particolare composizione dell’associazione di ingredienti attivi degli estratti utilizzati consente una somministrazione anche prolungata, senza comparsa di indesiderati effetti collaterali spesso riscontrabili con l’uso, specialmente per lunghi periodi, di farmaci di sintesi. Infatti, il farmaco ansiolitico può ridurre ed anche in modo estremamente efficace i sintomi dell’ansia, ma il suo effetto è temporaneo, per cui l’esigenza di ulteriore assunzione può, oltre che creare disturbi, anche sfociare in una vera e propria forma di dipendenza.

Gli ansiolitici da piante

Non può sorprendere, quindi, l’interesse universale nella ricerca di ansiolitici naturali, cioè estratti da piante, veramente efficaci che possano utilizzarsi in alternativa a farmaci specifici, con la garanzia di una maggiore sicurezza di impiego, senza rischio dell’insorgere di effetti avversi, controindicazioni, assuefazione. Uno dei problemi, se così possiamo chiamarlo, correlato all’impiego di erbe nel contrastare stati di ansia è che gli estratti, nella quasi totalità dei casi, contengono un numero illimitato di componenti, per cui non sempre è facile distinguere e localizzare tra questi quale (o quali) sono quelli veramente efficaci ai fini dello sviluppo di effetto ansiolitico. La moderna ricerca scientifica si è preoccupata, e si sta occupando, anche di questa problematica ed ormai sono ben noti, e di volta in volta spesso identificati nei vari estratti, i componenti attivi a questi fini, quali flavonoidi, fenilpropanoidi, acidi fenolici, ed in particolare alcaloidi e oli essenziali che caratterizzano la funzionalità degli estratti della pianta. Tali molecole possono, di volta in volta, da pianta a pianta, operare secondo diversi meccanismi di azione tra cui, in particolare, quello legato alla via dei GABA-recettori ed a quello della inibizione di enzimi che possono degradare monoammine come serotonina. Non è escluso, comunque, che certi principi attivi possano sviluppare una loro specifica attività atipica od una azione sinergica complementare, integrativa a quella di farmaci di sintesi. La tabella acclusa alla fine del testo elenca un certo numero di piante di cui abbiamo reperito utile documentazione in letteratura circa loro funzionalità ansiolitica, antidepressiva. In tabella abbiamo segnato anche, ove reperiti, i principi attivi che gli autori delle varie ricerche hanno creduto di poter identificare come principali responsabili degli effetti richiesti.

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Le piante a funzione ansiolitica

In questo capitolo porteremo una descrizione più dettagliata delle piante più note e che oggi risultano maggiormente impiegate in preparati terapeutici ed integratori alimentari per combattere stati di ansietà. Per non sbilanciarci in preferenze, abbiano ritenuto opportuno elencarle in ordine alfabetico.

Schermata 2017-07-24 alle 16.15.03Calendula

Per quanto nella medicina popolare tradizionale siano ascritte proprietà ansiolitiche agli estratti da Calendula (Calendula officinalis L.), pure considerata a questi fini anche nella medicina ayurvedica, sono di data recente ricerche che ne hanno confermato scientificamente validi requisiti. Estratti metanolici ed acquosi da parti aeree della pianta, valutati in vari dosaggi (test su topini) hanno rivelato una attività ansiolitica, antispasmodica già quando utilizzata a dosaggio di 100 mg/kg pc, con un effetto, a queste condizioni, paragonabile a quello di diazepam (2 mg/kg). Screening fitochimico ha confermato che l’effetto indotto è da attribuirsi alla presenza nella droga delle parti aeree della pianta di alcaloidi e polifenoli.

Schermata 2017-07-24 alle 16.15.24Camomilla

L’attività ansiolitica, calmante, ipnotica della Camomilla (Matricaria chamomilla L.) è universalmente e scientificamente nota e declamata da tempi immemorabili. Per quanto concerne la sua azione conciliante il sonno, la sua assunzione sotto forma di infuso riduce i tempi di latenza della fase di addormentamento e prolunga il periodo di sonno, riducendo anche l’attività motoria. Anche in questo caso, gli studi più recenti assimilano l’azione ansiolitica e ipnoinducente ad un’azione simile a quella svolta dalle principali categorie di farmaci tradizionalmente impiegati nel trattamento di disturbi ansiogeni: le benzodiazepine. Gli attivi della droga (crisina, apigenina) si legano ai recettori GABA, così come possono avere influenza su altri neurotrasmettitori come le monoammine (dopamina, serotonina).

Centella asiatica

Sono numerose le referenze reperibili in letteratura anche per Centella asiatica L., circa le sue proprietà ansiolitiche e miglioranti le funzioni cognitive. Questi autori non fanno che supportare teorie della dottrina ayurvedica, decisa sostenitrice delle proprietà ansiolitiche di questa pianta. Tale funzione viene attribuita per buona parte alla ricca frazione triterpenica della droga della pianta. Asiaticoside di questi triterpeni si ritiene sia quello più abbondante ed anche il più attivo, ma non è da escludere che possano essere altri componenti della droga ad agire in azione sinergica ai triterpeni incrementandone l’attività.

Gelso bianco

Con funzione ansiolitica, si è potuto verificare che al test HBT (Hole Board Test), un metodo sperimentale utilizzato per valutare livelli di ansietà, stress, emotività e neofilia, il trattamento del soggetto con estratti di Gelso bianco (Morus alba L.) fornisce risultati paragonabili a quelli con trattamento con farmaco specifico (diazepan). Secondo alcuni ricercatori, l’attività ansiolitica degli estratti da Gelso è da ascrivere alla funzione di un agente steroideo della droga.

Ginkgo biloba

Ginkgo biloba (Ginkgo biloba L.) è certamente una delle più antiche piante che forniscono principi attivi da considerarsi “cibi per la mente”. Suoi estratti vengono infatti utilizzati contro una grande varietà di disordini mentali, per aumentare la funzione mnemonica e migliorare in genere il funzionamento della mente. L’effetto ansiolitico-simile accreditato agli estratti della pianta è da attribuirsi ad una serie di terpenoidi presenti nella droga, i ginkgolidi (ginkgolide-A, B,C e bilobalide). Si è potuto verificare che tra i quattro, quello che è in grado di sviluppare la maggiore attività ansiolitica a seguito di somministrazione di preparati che lo contengono, è il ginkgolide-A, che agisce al meglio dopo almeno cinque giorni di trattamento.

Griffonia

Griffonia simplicifolia, una pianta africana, un legume, è stata di recente classificata tra le piante ad attività ansiolitica. Le proprietà terapeutiche di questa pianta sarebbero da attribuire al fatto che nella sua droga si ritrova 5-idrossitritopfano (un derivato del triptofano); la molecola agisce nel nostro organismo da precursore della sintesi della serotonina. Serotonina, una triptammina, è un neurotrasmettitore sintetizzato nel sistema nervoso centrale e principalmente coinvolto nella regolazione dell’umore e del sonno (oltre che dell’appetito). Estratti di Griffonia sembra siano in grado di aumentare la quantità di serotonina in circolo.

Kava

Anche a questa pianta (Piper methisticum) della famiglia delle Piperaceae (come il Pepe nero), sono riconosciute proprietà sedative, ansiolitiche, miorilassanti, anestetizzanti, ampiamente documentate in letteratura con studi preclinici e clinici, meta-analisi, revisioni sistematiche. Si ritiene che i principi attivi della droga efficaci a tali fini siano rappresentati da una serie di kavalattoni (kavaina, diidrokavaina, metisticina, diidrometisticina). Il meccanismo biochimico che spiega la funzione ansiolitica è da identificarsi nella formazione di un legame di questi componenti con i recettori GABA di tipo A ed anche con inibizione di monoammina-ossidasi. Ricordiamo che tra le monoammine c’è serotonina, che ha effetto antidepressivo. Preparati a base di tale droga sembra non ingenerino pericolosa assuefazione e pertanto siano sicuri, con l’esplicarsi di una efficacia esaltante la funzione inibitoria del GABA, paragonabile a quella delle benzodiazepine. Peraltro, vale la pena ricordarlo, ultimamente sono state evidenziate le avvertenze contrarie all’impiego di tale droga in quanto epatotossica. 

Schermata 2017-07-24 alle 16.15.51Lavanda

Per la Lavanda (Lavandula officinalis L.), studi recenti hanno individuato proprietà sedative ed ansiolitiche, così come ne è stata confermata la positiva influenza su soggetti sia sani, sia su pazienti affetti da demenza senile e con manifestazioni di agitazione psicomotoria. In vari studi si è cercato di verificare l’influenza di stimolazione olfattiva dell’olio essenziale e come il sistema serotonergico sia coinvolto nell’effetto ansiolitico, quando inalato. Come per altri oli eterei, anche quello di Lavanda esplicherebbe la sua attività anti-ansietà con un meccanismo di azione diverso da quello GABA-benzodiazepine.

Loto sacro

Anche una pianta acquatica come il Loto sacro (Nelumbo nucifera Gaertner) è da annoverare nella categoria di piante ad attività ansiolitica. I vari autori che ne hanno verificata e confermata la funzione anti-ansietà, sedativa, ipnotica, sono concordi nell’affermare che essa è da ritenersi attribuibile alla frazione in alcaloidi (nelumbina, metarbina) della droga della pianta. Così come si dà per certo che induce l’effetto sedativo-ipnotico in ragione dell’incrementato livello di GABA nel cervello, e che già a dosaggi di 20 mg/kg induce effetto ansiolitico-simile ed aumenta significativamente la concentrazione di serotonina e dopamina. Questi dati dimostrano che la frazione alcaloidica dell’estratto del Loto esercita un’azione sedativa-ipnotica ed effetto ansiolitico, via legami ai recettori GABA ed attivazione del sistema monoaminergico.

Melissa

È questa un’altra pianta cui la pratica centenaria e la letteratura botanica e scientifica in genere riconoscono proprietà antistress ed ansiolitiche. Anche gli estratti di Melissa (Melissa officinalis L.), per queste loro specifiche proprietà, sono da considerarsi utile e sicura alternativa all’impiego di farmaci ansiolitici di sintesi. L’induzione di rilassamento nelle condizioni di stress, senza provocare compromissione di performance intellettuali e cognitive, è un’altra delle importanti prerogative attribuibili a questa pianta nota sino dai tempi più antichi. Melissa, rispetto ad altre piante utilizzate allo scopo, sembra essere quella che mostra il più elevato potenziale inibente GABA-transaminasi, l’enzima responsabile della degradazione del GABA. Ulteriori dati confermerebbero che l’acido rosmarinico è il componente della frazione attiva della pianta da considerarsi quale maggiore interferente ai fini di tale attività. Dati sperimentali riferiscono di un potenziale inibente del 40% di stress da parte di un estratto da Melissa titolato in acido rosmarinico, già ad un minimo dosaggio di 100 μg/mL.

Schermata 2017-07-24 alle 16.29.19Melograno

Al succo estratto dal frutto del Melograno (Punica granatum L.) si ascrive un’attività anti-ansietà. Gli studi fatti hanno dimostrato che il meccanismo di azione della droga della pianta è sicuramente da ascrivere ad un comportamento correlato alla funzione del GABA, come quello delle benzodiazepine. Ciò non toglie che la presenza di numerosi principi attivi nella droga (flavonoidi, saponine, tannini, steroli, polifenoli, ecc.) possa avere una sua interferenza e qualcuno di questi ingredienti attivi possa agire per suo conto in funzione di una sua particolare specifica funzionalità anche nel confronto di disturbi correlati al sistema nervoso centrale.

Noce moscata

Della Noce moscata (Myristica fragrans Houttuyn) è nota un’attività anti-ansietà. Nella droga della pianta, oltre un ricco olio essenziale (canfene, limonene, pinene…), è anche presente un fenilpropanoide, la miristicina, e pare sia proprio questo composto il “motore” più importante che muove il meccanismo di azione della droga della pianta. La miristicina non agisce come modulatore dei recettori del GABA ma riduce comunque lo stato di ansia. Anche se non ne è stato determinato appieno il vero meccanismo di azione, si ritiene che questo fenilpropanoide agisca su altri siti recettori del sistema nervoso, oltre a quelli correlati alla funzione del GABA, modulandone la funzione ed inducendo, quindi, ansiolisi.

Noni

Per noi Noni, botanicamente Morinda citrifolia, è una pianta indiana cui sono riconosciute varie proprietà farmacologiche, in particolare analgesiche, antinfiammatorie, antiossidanti. Recenti ricerche ne hanno validato una azione sui recettori del sistema nervoso centrale ed illustrata una attività ansiolitica, sedativa, ipnotica, sviluppabile secondo il meccanismo tipico di azione delle benzodiazepine, coinvolgente cioè i recettori del GABA.

Schermata 2017-07-24 alle 16.29.35Passiflora

Anche della Passiflora (Passiflora incarnata L.), con studi in vivo su animali, sono state confermate le qualità ansiolitiche, sedative ed ipnoinducenti, così come sono stati rilevati indubbi benefici sulla qualità del sonno e sui livelli di ansia a seguito di sua assunzione. Relativamente all’efficacia anti-ansietà e sedativa degli estratti della pianta si ritiene che i componenti della droga attivi a questo fine siano da identificarsi in flavonoidi (vitexina, isovitexina, orientina) che si legano con i recettori del GABA, inibendo l’attività dell’enzima che lo demolisce. Numerosi studi hanno fatto notare che l’attività della Passiflora riducente stato di ansia non induce sedazione o cambi nelle funzionalità psicomotorie del paziente, così come presenta una assai bassa incidenza di disturbi di performance lavorativa, se paragonata agli effetti di benzodiazepine. Si è anche ipotizzato che la Passiflora, così come la Valeriana, possano concorrere ad aumentare l’attività inibitoria delle benzodiazepine, legandosi con i recettori GABA e promuovendo un marcato effetto complementare. In sede europea si consiglia di usarla, nel caso di agitazione nervosa, in dosaggi da 4 a 8 g nelle preparazioni. Nella sua forma di impiego la si ritrova sminuzzata per la preparazione di infusi o altre formulazioni galeniche per uso interno. La Passiflora è nota anche per favorire il rilassamento muscolare, ha azione ansiolitica e risolve alcuni tipici sintomi stress-dipendenti, come la contrattura muscolare delle spalle e del rachide cervicale, facilitando condizioni di rilassamento fisico e psichico.

Pompelmo

Sono di recente data vari studi atti a verificare e validare la funzione anti-ansietà degli estratti del Pompelmo (Citrus paradisi). La funzione ansiolitica degli estratti dal frutto della pianta è stata attribuita al loro contenuto in flavonoidi. Infatti, in altri studi è stato dimostrato che glucosidi quercitrina e isoquercitrina sviluppano un effetto sedativo sul sistema nervoso centrale (test su topini). Test fitochimici su estratti di Pompelmo hanno rivelato presenza di flavonoidi e loro glucosidi, saponine, steroidi. Un possibile meccanismo di azione di tale estratto potrebbe essere quello che prevede legame di questi fitochimici ai recettori GABA o al complesso GABA-benzodiazepine. A parte il Pompelmo, riferimenti bibliografici relativamente a loro proprietà ansiolitiche, psicorilassanti, ecc. sono largamente reperibili per le numerose varietà della specie Citrus, dall’aurantium al limon, dal medica, al grandis, ecc., vale a dire per la maggior parte dei più tipici agrumi. Loro estratti, ed in particolare il loro olio essenziale, sono presentati come valide alternative all’uso di ansiolitici di sintesi. Vengono loro riconosciute proprietà ansiolitiche, ipnotiche, sedative, concilianti il sonno. 

Pratolina

Anche un grazioso piccolo fiore primaverile del prato, la Pratolina, o Margheritina (Bellis perennis), è da citare tra le piante a funzione ansiolitica. La detta funzionalità della pianta è validata da studi e positiva utilizzazione da decenni. Relativamente ai meccanismi di azione di questa pianta sono state riferite diverse interessanti considerazioni. In relazione al suo contenuto in vari principi attivi, da flavonoidi a composti fenolici, da alcaloidi a steroli ed altro, la funzionalità antidepressiva ed ansiolitica dei preparati potrebbe essere influenzata dalla presenza e specifica attività di uno o più di questi ingredienti o di una loro azione sinergica ed esplicarsi quindi, secondo un diverso meccanismo di azione. 

Rovo

Pure del Rovo (Rubus fruticosus L.), meglio noto come Mora, un comunissimo frutto del bosco, sono state studiate e valutate varie attività di ordine neurologico, come ansiolitica, muscolo-rilassante, antidepressiva, sedativa. Per gli estratti di questa pianta alcuni tra gli studi più probanti hanno evidenziato una accertata funzione ansiolitica e antidepressiva e, per contro, un minore effetto sedativo e muscolo-rilassante. La loro attività, dovuta a triterpeni, steroli, glucosidi ed antocianine, è risultata essere dose-dipendente. Una osservazione interessante di vari autori, relativamente all’impiego di estratti di questa pianta in campo terapeutico, è quella di considerare la loro elevata attività antinfiammatoria ed immunomodulante, tale da farne, anche nel caso di utilizzazione in campo neurologico, ingredienti di base assai sicuri, oltre che efficaci.

Valeriana

Un’altra pianta a marcato effetto sedativo, ansiolitico, è la ben nota Valeriana (Valeriana officinalis L.). Gli estratti della pianta sono da considerarsi tra i rimedi erboristici più utilizzati da sempre, negli stati d’ansia e nei casi di insonnia. A buona ragione, la Valeriana figura tra le piante più conosciute come “amiche del sonno”. Sono alcuni componenti della droga della pianta che, provocando rilassamento muscolare, facilitano l’induzione del sonno senza lasciare, peraltro, sensazione di torpore o intontimento, manifestazioni che spesso accompagnano assunzione di farmaci specifici. Anche nel caso della Valeriana la maggior parte delle ricerche sul suo meccanismo di azione riferiscono che sia da attribuirsi all’inibizione dell’enzima riduttore del GABA, lo ripetiamo, mediatore chimico coinvolto in meccanismi di eccitabilità neuronale, del rilassamento e dell’induzione del sonno. Secondo vari autori l’impiego in associazione di estratti di Valeriana e Melissa consente di ottenere preparati a funzione calmante, sedativa, paragonabile a quella di benzodiazepine, ad esempio nella induzione del sonno. Interessante e curioso, a nostro avviso, il rapporto di altri ricercatori relativo ai risultati ottenibili a fini inibenti antistress, utilizzando combinazioni degli estratti di Valeriana e di Melissa. Si riferisce in merito, infatti, che utilizzando i due componenti in associazione a basso dosaggio di entrambi, si verifica un significativo abbattimento dello stato di stress, mentre un dosaggio maggiorato porterebbe ad un peggioramento della situazione (aumentato stato di stress).

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