La natura lascia il segno


La natura lascia il segno

La visione NATRUE

a cura di Demetrio Benelli

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Schermata 2016-10-06 alle 10.35.55NATRUE è l’Associazione Internazionale per la Cosmesi Naturale e Biologica, e la prima domanda che rivolgiamo a Francesca Morgante, Label & Communication Manager NATRUE è proprio rappresentata da quali sono i principali obiettivi e quale ruolo caratterizza l’associazione e la distingue dagli altri organismi di certificazione oggi presenti sul mercato: “Il fatto di essere un’associazione senza scopo di lucro ci differenzia dalla maggior parte degli enti che promuovono standard di certificazione per la cosmesi naturale e bio. Infatti gli standard sono generalmente gestiti da enti di certificazione che definiscono il disciplinare e allo stesso tempo ne verificano la conformità.
NATRUE invece definisce e aggiorna l’omonimo standard ma delega a enti terzi ed indipendenti i controlli. Questo doppio sistema garantisce al consumatore una ulteriore tutela. Da una parte NATRUE si fa garante dell’integrità dello standard, dall’altra gli enti di certificazione si occupano di quello per cui sono preposti, la verifica di conformità. Oltre a questo, la scelta operativa di collocare la nostra sede a Bruxelles” – continua Francesca Morgante – “vuol dire per NATRUE dare voce al settore dell’autentica cosmesi naturale e biologica, e tramite le attività di advocacy a livello europeo ed internazionale promuovere la cultura della cosmesi bio e difenderne l’autenticità.

Un settore in continua affermazione e crescita

Il prossimo anno la vostra associazione compirà 10 anni di attività. Come giudicate i traguardi raggiunti e le trasformazioni avvenute nello scenario della cosmesi naturale e biologica in questi dieci anni?
Per quanto riguarda NATRUE in questi 10 anni abbiamo promosso uno standard di certificazione che ha avuto il merito di conquistare la fiducia di un numero sempre crescente di aziende e di consumatori, afferma Francesca Morgante, riferendo i dati sullo stato dell’associazione: ad oggi i marchi certificati NATRUE sono oltre 200 per un totale di quasi 5000 prodotti presenti sui mercati internazionali. L’associazione stessa è cresciuta e conta oltre 50 aziende socie attive nei vari gruppi di lavoro interni. Se 10 anni fa NATRUE è nata dalla visione di lungo periodo dei pionieri della cosmesi bio, tra cui Weleda, Dr. Hauschka, Lavera e Primavera, oggi la nostra struttura è in grado di partecipare a tutti i processi decisionali che impattano il settore”.

Lo sviluppo conseguito da questo settore in questi dieci anni ha sorpreso anche voi?
Se 10 anni fa si parlava di un settore di nicchia ora non più così”, è la prima considerazione di Morgante. “L’interesse dei consumatori è cresciuto enormemente e anche la consapevolezza. Da un recente studio commissionato da NATRUE a GfK è emerso che oltre il 60% dei consumatori europei di cosmesi naturale e bio si fida dei marchi di certificazione; questo a mio avviso significa che è stato fatto generalmente un buon lavoro”.

Passi comuni n Europa?

Schermata 2016-10-06 alle 10.36.23Riguardo allo scenario europeo, ci si è interrogati a lungo sulla eventualità che potesse intervenire un atto normativo riguardo la cosmesi naturale e biologica: dall’osservatorio di NATRUE e alla luce della conoscenza e dei rapporti che avete aperti con le istituzioni comunitarie, qual è la valutazione dell’associazione a questo riguardo? È questa una eventualità prevedibile nel prossimo futuro, oppure l’identità del cosmetico naturale dipenderà ancora a lungo da forme di autoregolamentazione delle imprese più virtuose?
Dal punto di vista regolatorio non bisogna dimenticare che ogni prodotto cosmetico sul mercato europeo fa riferimento alla legislazione europea, per cui anche i cosmetici naturali e biologici sono strettamente regolati e garantiscono al consumatore efficacia e sicurezza. I termini “naturale” e “biologico” qualificano il prodotto agli occhi del consumatore e rientrano come molti altri claims nell’articolo 20 della sopracitata legislazione che ne definisce i criteri generici di appropriatezza”, precisa Francesca Morgante.
Le istituzioni europee ad oggi non sembrano voler ulteriormente normare un settore che come spiegato gode già di una legislazione stringente. Inoltre varie iniziative a livello internazionale, tra cui la discussione di una norma ISO per la cosmesi naturale e biologica, hanno indotto il legislatore comunitario e non procedere con ulteriori iniziative”, ci informa la nostra interlocutrice, che non manca però di aggiungere che, “vista ad oggi la debolezza in termini di contenuti della norma ISO di cui proprio quest’anno ha visto la luce la prima parte (Part 1 – ISO 16128-1:2016 definitions for ingredients,) riteniamo che il settore continuerà ad avere bisogno di standard rigorosi come quello NATRUE per rinforzare ulteriormente la fiducia dei consumatori e continuare a crescere”.
A maggiore ragione quindi, sarebbe utile arrivare ad una unificazione degli standard oggi presenti sul mercato?
Penso che prima di cercare a tutti i costi un’unificazione degli standard bisogna chiedersi cosa questo comporterebbe in termini di qualità dello standard stesso. Se ad oggi la maggior parte degli standard è più o meno concorde su quali siano gli ingredienti da escludere in un prodotto cosmetico naturale, permangono ancore sostanziali differenze su come un prodotto naturale vada formulato. NATRUE per esempio definisce i livelli di ingredienti naturali garantiti nella formulazione per categoria di prodotti (es. shampoo, crema, olio, make up etc.), e allo stesso tempo limita l’utilizzo di sostanze di derivazione naturale che hanno quindi subito processi di lavorazione più complessi”, è la considerazione preliminare di Morgante rispetto alla possibilità di uno standard unico. Ma il problema è visto dall’associazione anche da un punto di vista più generale, che considera l’approccio strategico che realmente caratterizza le imprese che si affacciano al mercato in crescita della cosmesi naturale: “NATRUE offre una definizione coerente di quello che è un prodotto cosmetico e va oltre il singolo prodotto. Infatti la stessa linea di prodotti lanciata sul mercato da un brand deve poter essere certificata nella sua stragrande maggioranza. Su 10 prodotti almeno 8 devono essere certificati per offrire al consumatore una vera cosmesi naturale e non solamente qualche referenza civetta che faccia pensare a un impegno maggiore di quello reale. Per le aziende che sostengono NATRUE questi sono valori non negoziabili, sono il DNA delle aziende stesse, che seppur con le loro storie differenti sono riuscite tramite il lavoro comune nell’Associazione a trovare una mission condivisa”, conclude Francesca Morgante.

Il consumatore, soggetto e interlocutore decisivo

Qual è oggi la capacità del pubblico, nei diversi paesi europei in cui l’associazione opera, di cogliere l’importanza della certificazione e di distinguere tra un prodotto che è garantito da un sistema complesso di controlli rispetto a uno “sedicente” naturale?
Se, come accennavo prima, il consumatore di cosmesi naturale e biologica comprende la differenza tra un prodotto certificato e uno sprovvisto di certificazione, più difficile è analizzare le differenze tra i vari standard”, premette Francesca Morgante. “Sempre dallo studio GfK emerge che oltre l’85% delle persone intervistate comprende esserci una differenza tra un cosmetico naturale e uno biologico, tuttavia solo 1/3 è in grado di spiegarla. Se quindi possiamo affermare che negli anni passati si sono poste le basi per far comprendere a grandi linee che cosa si intenda per cosmesi naturale e biologica, la sfida adesso è quella di andare più nel dettaglio con i consumatori di oggi, che sono alla continua ricerca di informazioni di qualità, e allo stesso tempo aiutare i “nuovi” consumatori a non cadere nelle trappole del greenwashing”.

Quali sono i nuovi consumatori? C’è una nuova generazione che ricerca il naturale anche in questo genere di consumi?
Quando parlo di nuovi consumatori mi riferisco soprattutto al target di età 25-34 anni che sempre secondo l’analisi di GFK sono coloro che, più di altre fasce di età, considerano la cosmesi bio come parte del loro “naturale” stile di vita che comprende alimentazione sana, esercizio e attenzione alla sostenibilità in senso lato”, conferma Francesca Morgante.

Schermata 2016-10-06 alle 10.36.35Ma, restando sul punto di vista del consumatore, va detto che il prodotto cosmetico naturale è oggi “vestito” da un numero spesso elevato di simboli vari. NATRUE cosa ritiene sia possibile fare per accrescere l’efficacia e la percezione dei marchi che hanno una reale valenza di garanzia?
Il sistema NATRUE ha messo, direi per la prima volta, lo standard al centro e l’ente di certificazione in secondo piano, quanto meno agli occhi del consumatore.
Noi non certifichiamo direttamente, e gli enti di certificazione con cui collaboriamo sono ad oggi più di 10 a livello mondiale. Inoltre nel nostro sistema un ente terzo (IOAS) è incaricato da NATRUE di verificare, in cicli di audit quadriennali, la competenza dell’organismo di certificazione a operare secondo lo standard NATRUE. Questo processo si chiama accreditamento. Tuttavia non crea ulteriore frammentazione perché sul prodotto non solo non appare il logo di IOAS ma molto spesso neanche quello dell’ente di certificazione. Sul prodotto c’è solo il logo NATRUE che guida il consumatore nelle sue scelte di acquisto”, ricorda Morgante.

Il fattore prezzo per il cosmetico naturale rappresenta anche una garanzia di naturalità?
Il fattore prezzo non è di per sé una garanzia di naturalità. Il prezzo di un prodotto è determinato da molteplici fattori tra cui economie di scale, distribuzione, posizionamento di brand e anche ovviamente qualità della formulazione. Bisogna inoltre chiarire che “qualità” in una formulazione fa riferimento alla ricerca degli ingredienti, agli investimenti in ricerca e sviluppo e alla complessità della formulazione stessa. Prodotti autenticamente naturali e certificati possono anche avere un prezzo medio-basso frutto di formulazioni semplici, ma non per questo meno naturali. Allo stesso modo quei brand del naturale, che fanno della continua ricerca il loro punto di forza, avranno ingredienti differenti e che richiedono un costo maggiore. La variabilità di prezzo della cosmesi naturale va ricercata anche nello sviluppo del mercato stesso. La Germania, che è leader europeo del settore, ha visto una “democratizzazione” dei prezzi della cosmesi naturale che variano oggi da pochi euro a centinaia di euro, esattamente come accade per i brand del convenzionale”.

Il ruolo degli operatori professionali

Infine, un punto importante per i nostri lettori: come giudica il ruolo degli operatori professionali, che hanno compiuto uno specifico percorso formativo, nella distribuzione del cosmetico naturale e biologico?
Sebbene ormai viviamo in un mondo che fa dell’informazione tra pari un must, penso ancora che il ruolo degli operatori del settore possa essere fondamentale, ma in maniera differente rispetto al passato”, considera Francesca Morgante, e aggiunge “che anche l’operatore specializzato deve informarsi in maniera specifica e puntuale. Molto spesso anche a noi di NATRUE vengono poste domande molto pertinenti ed interessanti che dimostrano una conoscenza crescente dei consumatori”.

Ma l’intermediazione di un operatore professionale può costituire una garanzia per le scelte del consumatore?
Quello che deve far riflettere è che il consumatore di cosmesi naturale è sempre più multicanale. La cosmesi naturale e biologica non è più solo venduta tramite i canali tradizionali. I supermercati e internet giocano un ruolo molto importante e rappresentano una sfida per gli altri canali di distribuzione. Non è più un luogo fisico ad accreditare un prodotto come “naturale”, ma la reputazione del brand stesso e anche la certificazione. La capacità dell’operatore specializzato di indirizzare ogni consumatore verso il prodotto che meglio risponda alle sue necessità facendogli così avere una prima esperienza positiva con la cosmesi naturale, può essere la chiave per mantenere un vantaggio competitivo. La cosmesi naturale e biologica agisce in maniera diversa da quella convenzionale: profumazioni, texture e utilizzo sono spesso molto differenti. Questo mondo va fatto scoprire con passione e professionalità, caratteristiche essenziali per un operatore di punto vendita”.

Un mercato che oltre a crescere, si sta trasformando. Considerazioni utili, sulle quali siamo certi molti nostri lettori vorranno ritornare.

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