editoriale
Innovazione in Botanicals 1•2024
Elena Sgaravatti

Direttore scientifico
di Innovazione in Botanicals

Verso un futuro sostenibile attraverso le biotecnologie

Biosoluzioni, una parola che ci auguriamo di sentire sempre più spesso, che si riferisce a prodotti generati in alternativa ai metodi convenzionali, sfruttando il potenziale di enzimi, microorganismi, colture cellulari e altri mezzi biologici.

Esse rappresentano innovazioni tecnologiche sostenibili e all’avanguardia impiegabili in vari settori, come agricoltura, industria e ambiente. 

L’augurio è che diventino sempre più popolari poiché potranno contribuire significativamente a ridurre l’impatto ambientale, in linea con la conservazione della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi, rappresentando un fattore chiave della transizione verde, che favorisce la resilienza climatica delle nostre comunità.

In tale panorama, l’adesione dell’Italia alla European Biosolution Coalition, annunciata lo scorso 8 novembre da Assobiotec in occasione dell’evento “European partnerships for a sustainable development” tenutosi ad Ecomondo, rappresenta un passo significativo verso la promozione e l’implementazione delle biosoluzioni in campo agricolo e industriale.

La coalizione, istituita il 26 ottobre a Bruxelles, mira a identificare e superare gli ostacoli normativi che ostacolano lo sviluppo e la diffusione delle biosoluzioni in Europa che non sono affatto irrilevanti, a cominciare dai tempi di approvazione di una nuova biosoluzione: in media 5-10 anni in Europa verso i 2-3 di Stati Uniti, Cina, Australia, Brasile, India, Nuova Zelanda, Kenya e Sud Africa.

Tempi troppo lunghi per una ricerca che corre fortunatamente sempre più veloce, ma soprattutto incompatibili per un contesto ambientale che richiede risposte urgenti.

E se volgiamo lo sguardo all’Italia il peso di questi ritardi – basti pensare ai novel food di botanicals – impatta in una significativa perdita di competitività costituendo un ostacolo alla valorizzazione di una condizione di primo piano del Paese nel contesto europeo: Fabio Fava, figura più che autorevole di riferimento internazionale per la bioeconomia, relatore ad Ecomondo all’evento di cui sopra, citava quanto fosse di rilievo la posizione italiana per la sua capacità di ricerca e innovazione nella bioeconomia, posizionandosi seconda solo alla Spagna e davanti a Germania e Francia in termini di partecipazione a progetti finanziati dalla Commissione europea nei programmi Horizon dal 2014, con eccellenze nei bio-based sectors, anche grazie a prodotti biodegradabili e compostabili e con una riconosciuta leadership in biodiversità. 

Ma sono anche le barriere culturali a tutti i livelli del processo, dalla ricerca al consumatore, che rappresentano oggi un freno significativo allo sviluppo delle biotecnologie a livello comunitario e nazionale. è quindi necessario e cruciale adottare un approccio integrato che unisca le forze e le innovazioni provenienti da tutti gli ambiti/colori delle biotecnologie e della bioeconomia. Questo significa non solo lavorare all’interno dei singoli settori ma anche promuovere un dialogo tra settori che fino ad oggi hanno lavorato in scomparti separati, che possa facilitare una collaborazione attiva tra di loro, allo scopo di creare soluzioni innovative e multidisciplinari che siano al tempo stesso efficienti ed ecologicamente sostenibili. Per giungere poi fino al cittadino, con un’informazione accessibile e lontana da posizioni divisive o preconcette, promuovendo campagne di comunicazione equilibrate e appropriate, a cominciare dal lessico adottato, e inclusive, capaci di veicolare anche al cittadino una narrazione corretta.

E proprio perché si tratterà di superare anche barriere culturali, sarà cruciale il contributo delle giovani generazioni, più sensibili al tema ambientale e più inclini ad adottare modelli di economia circolare: più di altri, potranno catalizzare il cambiamento culturale necessario per accelerare la transizione verde per un futuro migliore, più sostenibile e resiliente. E così è da loro che ci auguriamo e che ci aspettiamo, che la parola “biosoluzione” – o forse meglio in inglese biosolution – diventi presto nota e adottata con slancio al punto da diventare “cool”.

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Editoriale Innovazione in Botanicals 1 • 2024
Figura 1

Ocimum centraliafricanum, Copper flower, indicatore di giacimenti di rame (5)