Sonia Cudrig

Opinione Leader • CT3, 2025

La protezione solare cambia pelle

Oggi stiamo registrando un cambiamento importante nell’uso dei prodotti cosmetici con SPF (Sun Protection Factor). La consapevolezza da parte dei consumatori di proteggersi dai danni provocati dalle radiazioni solari è aumentata: fino a qualche anno fa si considerava dannosa l’esposizione alle radiazioni UV solo durante la stagione estiva, ora appare chiaro che bisogna proteggere la pelle dall’esposizione al sole durante tutto l’anno. 

Dopo l’introduzione del termine Photoaging nel 1986, è cresciuta l’attenzione nei confronti dei danni indotti dalla radiazione solare, soprattutto verso quelle frequenze che manifestano la loro azione dopo molti anni. I diretti responsabili di questa azione silente e dannosa sono gli UVA, gli IR e la luce visibile. L’insorgenza di rughe, secchezza cutanea e alterazioni nella pigmentazione sono i tipici segni di una pelle che non è stata adeguatamente protetta. 

L’immagine portata, per esempio, in molti studi scientifici del guidatore che ha la metà del volto esposta per anni al finestrino completamente solcata da rughe profonde è diventata emblematica. L’esposizione involontaria necessita quindi di una protezione adeguata; i nuovi trend di protezione, in senso ampio, sono proprio quelli collegati all’esposizione involontaria alla radiazione solare: attività sportive all’aperto, vita quotidiana e protezione in grado di adattarsi ai raggi solari. In questo testo intendo rispondere alla domanda “quali sono le maggiori difficoltà che incontra un formulatore per soddisfare i nuovi trend del mercato?” Certamente, la natura lipofila dei filtri UV organici crea un ostacolo importante per l’ottenimento di texture leggere. Con i filtri UV inorganici, invece, serve lavorare sulla gradevolezza nell’applicazione e assenza di “effetto bianco”.

Solari per lo sport

Molte attività sportive si praticano all’esterno: il golf, il tennis, lo sci, il ciclismo e lo jogging sono solo alcuni esempi, esponendo lo sportivo, più o meno inconsapevolmente, alle radiazioni solari per diverse ore del giorno (1). Per sensibilizzare i consumatori sull’importanza della protezione della pelle, i campioni dello sport, i tennisti in particolare, sono diventati testimonial per importanti brand di prodotti solari. È interessante ricordare che è passato solo un decennio da quando il Wall Street Journal si interrogava su come mai proprio i tennisti fossero così restii a utilizzare una protezione durante le competizioni. In quel tempo, le protezioni solari presentavano molti inconvenienti pratici: l’untuosità delle formulazioni che interferiva con la presa sulla racchetta, scarsa resistenza al sudore e anche irritazioni agli occhi erano le cause principali. L’utilizzo di prodotti solari nella pratica sportiva oggi prende in considerazione queste specifiche esigenze.

La praticità d’uso di una protezione solare è diventata la parola d’ordine. Sono disponibili sul mercato formulazioni che non necessitano di essere spalmate. Questo evita il contatto con le mani che inavvertitamente potrebbero toccare gli occhi: versioni in stick e in aerosol spray. Ideali, poi, sono le formulazioni anidre, senza emulsionanti, che presentano un’intrinseca resistenza al sudore perché subiscono un minore dilavamento a contatto con l’acqua. La presenza di polimeri che garantiscano la Water Resistance li rendono ancora più performanti. Mentre, per ridurre l’untuosità del prodotto, si fa uso di agenti texturizzanti nella formulazione che sono in grado di assorbire quantità elevate di olio e garantire una sensorialità più asciutta. Nel caso in cui il prodotto finisca accidentalmente a contatto con gli occhi, il bruciore crea un fastidioso disturbo durante l’attività sportiva. La causa di questo inconveniente potrebbe essere imputabile ai filtri organici (e per questo potrebbero essere sostituiti con quelli fisici), ma devono essere tenuti in considerazione anche oli e fragranze. Per tutte queste ragioni, oggi occorre selezionare in modo molto accurato e scrupoloso questi ingredienti.

Prodotti solari per la protezione quotidiana:
SPF e antipollution

Il sole fa bene solo se ci si espone con moderazione. La corretta esposizione al sole è soggettiva: dipende dal fototipo, dall’età e dal sesso. Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il Global Solar UV Index (Indice UV): una scala numerica tra 2 e 11 che indica il comportamento da seguire per ridurre i rischi per la salute quando ci si espone alla radiazione solare. Il valore pari o superiori a 3 indica che è fortemente consigliato proteggersi con l’uso di una crema solare durante l’esposizione al sole. L’indice UV è entrato a fare parte della nostra vita. Oggi, anche le previsioni meteo diffuse dai media lo riportano, in quanto si tratta di un’informazione rilevante. Si intuisce a questo punto quanto sia aumentata l’importanza di proteggere la pelle quotidianamente (2).

Per rispondere a questo nuovo bisogno, il trend fortemente in crescita nella skincare è l’integrazione della protezione SPF. Con maggiore frequenza, vediamo in commercio prodotti multifunzionali che combinano la protezione dalle radiazioni solari con altri benefici per la pelle: pensiamo all’acne, i pori dilatati, la cute sensibile ecc. Sono sempre più apprezzate dai consumatori le “formulazioni coreane” che propongono texture estremamente gradevoli e prodotti di alta efficacia grazie all’aggiunta di ingredienti idratanti, antiaging, lenitivi e antipollution. 

Sviluppare un prodotto con SPF idoneo all’uso quotidiano richiede molte accortezze; è necessario soprattutto considerare le richieste dei consumatori: formule esteticamente piacevoli, con fattore di protezione elevato e possibilmente naturali, eco-friendly e sostenibili. Ottenere texture leggere e adatte a tutti i tipi di pelle rappresenta la difficoltà maggiore nell’ideazione di un prodotto solare. 

Obiettivo, questo, non facilmente raggiungibile se si considera che la stragrande maggioranza dei filtri organici ha natura lipofila e necessita di idonei solventi oleosi per ottenere una corretta solubilizzazione. L’inserimento di booster di SPF aiuta a massimizzare l’efficienza dei filtri UV, permettendo così di ridurne la quantità nella formula e il conseguente ottenimento di texture meno unte e meno lucide. 

La pelle si trova esposta a tutte le aggressioni ambientali e quelle maggiormente impattanti sono sicuramente l’esposizione alla radiazione solare e l’inquinamento atmosferico. Entrambi questi agenti stressogeni propagano i loro danni nel tessuto cutaneo attraverso la generazione di radicali liberi. 

Lo stress ossidativo in questo tessuto è molto elevato. Il formulatore, nello sviluppo di un prodotto per il daily use, dovrà dunque inserire anche ingredienti antiossidanti.

Protezione solare che si adatta all’esposizione solare: sviluppo di formulazioni sempre più personalizzate

L’intensità con cui la luce solare raggiunge la superficie terrestre è variabile ed è influenzata da diversi fattori: ora del giorno, posizione geografica, latitudine, altitudine, condizioni atmosferiche, inquinamento, fenomeni di riflessione dal suolo e dalle superfici acquose. 

L’esposizione personale è correlata con le attività che si svolgono all’esterno e con le abitudini individuali. Considerando quanto detto, la nostra pelle non necessita la medesima protezione in tutte le condizioni, ma dovrebbe essere modulata per adattarsi ai momenti in cui è più necessaria. Una novità molto interessante arriva da una start-up altamente tecnologica che ha l’obiettivo di ridurre l’incidenza dei tumori della pelle indotti dalla radiazione UV. L’azienda ha investito nella ricerca e sviluppo di attivi altamente efficaci e con un bassissimo impatto tossicologico e ambientale. Queste molecole si possono definire precursori fotochimici e sono i primi prodotti sul mercato in grado di conferire una fotoprotezione adattativa: maggiore è l’esposizione, maggiore sarà la protezione. Il loro meccanismo d’azione si basa su una trasformazione fotochimica che viene indotta dalla luce solare e permette l’assorbimento della radiazione ultravioletta a differenti lunghezze d’onda. Questa reazione è “dose” dipendente e conferisce una protezione a lunga durata. Si tratta di una tecnologia brevettata (WO2006100225) che fa in modo che una molecola possa passare dall’assorbire la radiazione UVB a quella UVA, per esempio. Il meccanismo d’azione ha preso spunto dalla capacità delle piante ed altri organismi viventi capaci di adattarsi e di rispondere in modo efficace alla radiazione solare. A dimostrazione dell’efficacia di queste molecole, sono stati condotti test in vitro. Il risultato dimostra l’incremento di protezione UVA.

Bibliografia

Moehrle M. Outdoor sports and skin cancer. Clin Dermatol. 2008;26(1):12-15.

Marionnet C, Tricaud C, Bernerd F. Exposure to non-extreme solar UV daylight: spectral characterization, effects on skin and photoprotection. Int J Mol Sci. 2014;16(1):68-90.

Opinione Leader • CT3, 2025
Figura 1

Ocimum centraliafricanum, Copper flower, indicatore di giacimenti di rame (5)