3 • 2025
Focus: Cardiovascular health
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 F. Visioli, A. Poli

Le malattie cardiovascolari continuano a essere una delle principali cause di mortalità e morbilità nel mondo moderno, nonostante il loro trend di incidenza sia in calo nei Paesi industrializzati. Questo miglioramento può essere attribuito al crescente controllo dei fattori di rischio cardiovascolare attraverso interventi sullo stile di vita e farmaci specifici. Tuttavia, alcuni integratori alimentari possono ulteriormente ridurre questi fattori di rischio. Gli integratori non possono vantare effetti terapeutici o preventivi, ma l’EFSA ha riconosciuto per alcuni di essi claim relativi alla “riduzione del rischio di malattia”, attraverso il controllo della colesterolemia e di altri fattori di rischio. Tra gli integratori più noti finalizzati al controllo della colesterolemia non si può non citare il riso rosso fermentato, che contiene la monacolina K, chimicamente identica alla lovastatina, in grado di inibire l’enzima chiave nella sintesi del colesterolo, l’HMG-CoA reduttasi, attualmente oggetto di una riconsiderazione di carattere regolatorio. Altri integratori agiscono inibendo l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale, come i fitosteroli, o attraverso meccanismi complementari, come la berberina. Per controllare i livelli di trigliceridi, oltre ad alcuni degli integratori già citati, gli acidi grassi omega-3 a lunga catena come EPA e DHA possono svolgere un ruolo significativo, sebbene siano necessarie dosi più elevate rispetto a quelle comunemente presenti negli integratori. La scelta e l’utilizzo appropriato di questi integratori richiedono il coinvolgimento di un medico o farmacista, in base alla valutazione del rischio cardiovascolare globale del paziente e della “distanza dal target” dei suoi valori lipidici. L’aderenza a lungo termine all’assunzione degli integratori rappresenta una sfida, anche a causa dei costi associati. In conclusione, gli integratori alimentari possono contribuire al controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, in particolare del profilo lipidico, ma il loro utilizzo deve essere guidato da professionisti sanitari e mantenuto nel tempo per ottenere benefici clinici significativi.


Cardiovascular diseases continue to be one of the leading causes of mortality and morbidity in the modern world, despite their declining incidence trend in industrialized countries. This improvement can be attributed to the increasing control of cardiovascular risk factors through lifestyle interventions and specific medications. However, some dietary supplements can further reduce these risk factors. Supplements cannot claim therapeutic or preventive effects, but EFSA has recognized their role in “disease risk reduction” by publishing claims for some of them on cholesterolemia and other risk factors. Among the best-known supplements for cholesterol control is red yeast rice, which contains monacolin K, chemically identical to lovastatin, capable of inhibiting HMG-CoA reductase, currently under regulatory reconsideration. Other supplements work by inhibiting cholesterol absorption in the intestine, such as phytosterols, or through complementary mechanisms, like berberine. To control triglyceride levels, in addition to some of the supplements already mentioned, long-chain omega-3 fatty acids such as EPA and DHA can play a significant role, although higher doses are needed compared to those commonly found in supplements. The appropriate choice and use of these supplements require the involvement of a physician or pharmacist, based on the assessment of the patient’s global cardiovascular risk and the “distance to target” of their lipid values. Long-term adherence to supplement intake represents a challenge, partly due to associated costs. In conclusion, dietary supplements can contribute to the control of cardiovascular risk factors, particularly lipid profile, but their use must be guided by healthcare professionals and maintained over time to achieve significant clinical benefits.

Risultati dallo studio epidemiologico Moli-sani
M. Bonaccio

La Dieta Mediterranea è ampiamente riconosciuta per i suoi effetti benefici contro le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore. Tuttavia, si sa ancora poco sul suo ruolo nella sopravvivenza a lungo termine nelle persone che hanno già ricevuto una diagnosi di cancro. L’obiettivo di questo studio è stato valutare l’associazione tra l’aderenza alla Dieta Mediterranea e la mortalità in persone con una storia di tumore. A tal fine, sono stati analizzati i dati di 802 persone che avevano già ricevuto una diagnosi di tumore al momento di ingresso nello studio Moli-sani. Le abitudini alimentari sono state rilevate tramite un questionario validato, e la popolazione seguita per un periodo di 13 anni. Un’elevata aderenza alla Dieta Mediterranea è risultata associata a una riduzione del 32% della mortalità per tutte le cause (HR = 0,78; IC 95%: 0,46-0,99) e a una riduzione del 60% della mortalità cardiovascolare (HR = 0,42; IC 95%: 0,19-0,93). Questi risultati suggeriscono che la Dieta Mediterranea sia in grado di offrire benefici significativi in termini di sopravvivenza nelle persone con storia di tumore, in particolare anche attraverso una riduzione significativa della mortalità per cause cardiovascolari, a sostegno dell’ipotesi del “common soil”, secondo la quale malattie apparentemente diverse condividano in realtà meccanismi fisiopatologici comuni.


Adherence to the Mediterranean Diet reduces total mortality and cardiovascular disease in cancer survivors
Results from the epidemiological Moli-sani Study

The Mediterranean Diet is widely recognized for its preventive effects on cardiovascular diseases and some cancers. However, little is known about its impact on long-term survival in individuals already diagnosed with cancer. We aimed to evaluate the association between adherence to the Mediterranean Diet and overall and cardiovascular mortality among cancer survivors. To this end, we analyzed data from 802 adults enrolled in the Moli-sani Study with a prior cancer diagnosis at baseline. Dietary data were collected using a validated food frequency questionnaire, and mortality outcomes were tracked over a 13-year follow-up. High adherence to the Mediterranean Diet was associated with a 32% reduction in all-cause mortality (HR = 0.78; 95%CI 0.46–0.99) and a 60% reduction in cardiovascular mortality (HR = 0.42; 95%CI 0.19-0.93). These findings suggest that the Mediterranean Diet may offer significant survival benefits in cancer survivors, also by reducing cardiovascular deaths, supporting the hypothesis of a “common soil”, according to which, shared pathophysiological mechanisms are operating among different chronic diseases.

Esplorazione dei meccanismi dei composti bioattivi da scarti di mela e kiwi per il controllo della sindrome cardiometabolica
L. Comi, C. Giglione, F. Pialorsi, V. Tollemeto, M. Zurlo, A. Seneci, P. Magni

Gli scarti agroalimentari rappresentano una fonte di composti bioattivi con un grande potenziale per lo sviluppo di nutraceutici utili nella gestione della malattia steatosica epatica associata a disfunzioni metaboliche (MASLD), dell’aterosclerosi cardiovascolare (ASCVD) e delle disfunzioni gastrointestinali. In un contesto in cui le patologie legate alla sindrome cardiometabolica si manifestano con incidenza crescente e in cui i trattamenti farmacologici tradizionali mostrano limiti nell’efficacia, la valorizzazione degli scarti di mela e kiwi consente di estrarre polifenoli, fibre, flavonoidi e altri composti naturali capaci di modulare l’infiammazione cronica, migliorare la sensibilità insulinica e ridurre lo stress ossidativo. Le metodologie di estrazione vengono analizzate insieme ai vantaggi e alle criticità delle tecniche chimiche, idriche ed enzimatiche, con la proposta di un modello terapeutico multidisciplinare che integra nutraceutici, modifiche dello stile di vita e interventi farmacologici, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e il concetto di One Health. Tale approccio multidisciplinare non solo mira a migliorare gli esiti clinici, ma contribuisce anche alla riduzione degli sprechi alimentari e alla creazione di nuove filiere produttive a basso impatto ambientale.


Valorization of agro-food waste for the sustainable development of nutraceuticals

Exploration of the mechanisms of bioactive compounds from apple and kiwi waste for the management of cardiometabolic syndrome

The potential of agro-food waste as a valuable source of bioactive compounds for the development of nutraceuticals aimed at managing metabolic dysfunction associated steatotic liver disease (MASLD), atherosclerotic cardiovascular disease (ASCVD), and gut dysfunction was explored. Emphasizing sustainable extraction methods, including chemical, water-based, and enzymatic processes, and highlighting the beneficial roles of polyphenols, fibers, and flavonoids derived from apple and kiwifruit waste, the study demonstrates that integrating these natural compounds into conventional treatment regimens can reduce oxidative stress, enhance insulin sensitivity, and mitigate chronic inflammation. Aligning with the 2030 Agenda and the One Health concept, this innovative strategy offers both clinical and environmental benefits.

Parte I
A. Conz, M. Salmona,
L. Diomede

Il microbiota intestinale umano, una complessa comunità di microrganismi che vivono nel tratto digestivo, è composto da oltre 1500 specie appartenenti a più di 50 phyla diversi, di cui il 99% di batteri provenienti da circa 30-40 specie. Il colon da solo, che contiene la più grande popolazione del ricco microbiota umano, può ospitare fino a 100 trilioni di batteri. Il microbiota intestinale è essenziale per mantenere la normale fisiologia e salute dell’intestino. Pertanto, il suo squilibrio nell’uomo è spesso associato a varie condizioni patologiche. Diversi fattori possono influenzare la composizione e la funzione del microbiota intestinale, come la genetica dell’ospite, l’età, l’assunzione di antibiotici, l’ambiente e la dieta. La dieta ha un effetto marcato, con ripercussioni positive o negative sulla composizione del microbiota intestinale, alterando alcune specie batteriche e modificando i metaboliti prodotti nell’ambiente intestinale. A seguito dell’uso diffuso di dolcificanti non nutritivi (NNS) nella dieta, recenti studi si sono concentrati sull’effetto di questi ultimi sul microbiota intestinale come mediatore del potenziale impatto generato da disturbi gastrointestinali, quali insulino-resistenza, obesità e infiammazione.


Effect of Non-Nutritive Sweeteners on the Gut Microbiota: Part I
The human gut microbiota, a complex community of microorganisms living in the digestive tract,

consists of more than 1500 species distributed in more than 50 different phyla, with 99% of bacteria coming from about 30-40 species. The colon alone, which contains the largest population of the diverse human microbiota, can harbor up to 100 trillion bacteria. The gut microbiota is essential in maintaining normal gut physiology and health. Therefore, its disruption in humans is often associated with various pathological conditions. Different factors can influence the composition and function of the gut microbiota, including host genetics, age, antibiotic treatments, environment, and diet. The diet has a marked effect, impacting the gut microbiota composition, beneficially or detrimentally, by altering some bacterial species and adjusting the metabolites produced in the gut environment.

AGGIORNAMENTI... qualche anteprima
Sviluppo sostenibile

Economia circolare e valorizzazione dei sottoprodotti alimentari
R. Muscatello
Nel 2015, con l’adozione del primo Piano d’Azione per l’Economia Circolare, la Commissione Europea ha riconosciuto lo spreco alimentare come una delle priorità fondamentali per promuovere lo sviluppo sostenibile a livello globale (1). Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) definiti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e adottati nel 2015, l’SDG-12, dedicato al Consumo e alla Produzione Responsabili, rappresenta una delle sfide più urgenti, poiché il volume di spreco alimentare industriale continua a crescere su scala globale. Gli SDGs offrono una preziosa opportunità per trasformare il concetto di sostenibilità in un piano d’azione concreto. Tuttavia, per ottenere risultati tangibili, è necessario agire con urgenza e determinazione, fissando obiettivi chiari per orientare il mondo verso un futuro più sostenibile e resiliente. L’SDG-12 ha come obiettivo principale la riduzione del 50% dello spreco e delle perdite alimentari a livello globale entro il 2030  […]

Botanical Adulterants Monitor

Nuovo bollettino sul frazionamento e l’adulterazione della bacopa
T. Mennini
[…] Il Botanical Adulterants Prevention Program (BAPP) dell’ABC-AHP (American Herbal Pharmacopoeia) e NCNPR (National Center for Natural Products Research presso l’Università del Mississippi) è un consorzio internazionale di organizzazioni professionali non profit, laboratori analitici, centri di ricerca, associazioni di categoria, aziende del settore e altri soggetti interessati alle erbe e piante medicinali. Il BAPP fornisce consulenza a industria, ricercatori, professionisti sanitari, enti governativi, media e pubblico sui numerosi problemi legati agli ingredienti botanici adulterati nel commercio internazionale. Più di 200 soggetti statunitensi e internazionali hanno sostenuto finanziariamente o in altro modo il BAPP […]

Approfondimenti Normativi

Alimenti soggetti a notifica
A. Antonelli
Il Ministero della Salute ha recentemente pubblicato una serie di domande e risposte (FAQ) (1) volte a chiarire i principali aspetti operativi legati alla notifica elettronica degli alimenti soggetti a obbligo di notifica, da effettuarsi tramite il Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS). Questo atteso aggiornamento fornisce agli operatori una serie di chiarimenti relativi all’utilizzo del sistema e a specifiche casistiche. […]

Approfondimenti Normativi

Corte di giustizia europea
R. Stefani
[… ]Il D-mannosio è uno zucchero semplice che viene eliminato in forma immodificata prevalentemente con le urine. Si trova in piccole quantità nella frutta, ma viene generalmente estratto dalla corteccia di betulla. L’uso del D-mannosio negli integratori alimentari è di lunga data e, a meno di eventuali restrizioni nazionali, trova ragione d’impiego per il mantenimento del benessere delle vie urinarie e/o la riduzione del rischio di cistiti ricorrenti. Infatti, grazie alla capacità di legarsi alle fimbrie dei patogeni che causano le infezioni urinarie, promuovendone la rimozione col normale flusso urinario, e all’assenza dell’impatto ecologico tipico delle terapie antibiotiche, ne rappresenta un’interessante alternativa. Purtroppo, nonostante gli studi incoraggianti, i benefici del D-mannosio non sono ad oggi rivendicabili in quanto nessuna indicazione sulla salute è stata presentata o richiesta ai sensi dell’articolo 13 del regolamento (CE) 1924/2006 e l’unica indicazione ai sensi dell’articolo 14.1.a presentata per un prodotto finito (Uroval®) a base di D-mannosio e mirtillo rosso è stata rifiutata per via della scarsa qualità dei riferimenti bibliografici forniti e del fatto che nessuno di essi riguardava una combinazione equivalente al prodotto proposto per il claim. Per tale motivo, al fine di orientare correttamente il consumatore, gli operatori si trovano costretti ad associare il D-mannosio ad altre sostanze, soprattutto botanicals, per le quali sia possibile rivendicare indicazioni in linea con l’uso previsto e compatibilmente con le norme dell’UE e/o nazionali. In alternativa, e sulla base di un meccanismo d’azione ritenuto di tipo biomeccanico dagli operatori che hanno effettuato tale scelta classificatoria, il D-mannosio è stato anche proposto come dispositivo medico, potendo in tal caso fornire indicazione preventiva o terapeutica delle infezioni urinarie. […]

Pubblicità al vaglio

Melatonina tra medicinali e integratori
B. Bonini
[…L’utilizzo della melatonina è sempre più diffuso non solo tra i farmaci ma anche e soprattutto tra gli integratori alimentari. La linea di demarcazione tra l’uno e l’altro è, ovviamente, strettamente correlata al dosaggio. Come noto, il Regolamento (UE) n. 432/2012 relativo alla compilazione di un elenco di indicazioni sulla salute consentite sui prodotti alimentari, diverse da quelle facenti riferimento alla riduzione dei rischi di malattia e allo sviluppo e alla salute dei bambini, ammette per la melatonina due diversi tipi di claims: “contribuisce ad alleviare gli effetti del jet lag” – tale indicazione va accompagnata in etichetta dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione, poco prima di coricarsi, di un minimo di 0,5 mg di melatonina il primo giorno di viaggio e per alcuni giorni dopo l’arrivo a destinazione; “contribuisce alla riduzione del tempo richiesto per prendere sonno” – questa indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione, poco prima di coricarsi, di 1 mg di melatonina. Come si può vedere, il livello massimo di melatonina consentito negli integratori per ottenere un effetto fisiologico è di 1 mg giornaliero. […]

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L’Integratore Nutrizionale 3 • 2025
Figura 1

Ocimum centraliafricanum, Copper flower, indicatore di giacimenti di rame (5)