L’Integratore Nutrizionale 3 – 2014 (pdf)

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    FOCUS – Indice glicemico

    Indice glicemico

    Probiotici per igiene orale e dermatite atopica

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FOCUS

  • Carboidrati a basso indice glicemico
  • Letteratura Scientifica: Associazione maltitolo + fruttoligosaccaridi
  • Health claim
  • Ingredienti e Prodotti (Morucel™ – Fagron Italia • Fibregum™- Nexira)
  • Mercato

Articoli

  • Approcci nutraceutici nella sindrome dell’ovaio policistico
  • Acidi grassi polinsaturi ω-3 e stato infi ammatorio subclinico nella sindrome di Rett
  • Aristotelia chilensis (maqui)
  • Beauty from within – Effetto anti-invecchiamento e schiarente di un estratto di Pinus pinaster

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Carboidrati a basso indice glicemico
Come una scelta intelligente può contribuire ad una vita più sana
Anke Sentko
Il ruolo chiave dei carboidrati nella nutrizione è quello di fornire energia all’organismo. Fino a poco tempo fa, i dibattiti sui tipi di carboidrati da preferire, rispetto a quelli che dovrebbero essere evitati, si concentrava prevalentemente su un approccio di chimica degli alimenti. Questo approccio, sebbene utilizzato per fini di etichettatura e di analisi, non rispecchia la fisiologia. Quando consideriamo l’aumento delle malattie croniche non trasmissibili, ciò che conta è il metabolismo dei carboidrati, in quanto questi rappresentano la categoria più ampia di macronutrienti, con un’assunzione raccomandata del 55-75%; e la loro influenza è pertanto significativa. La digeribilità, la disponibilità, la velocità di assorbimento e i pathway metabolici sono dunque aspetti chiave. Ciò che conta è la qualità dei carboidrati e un regime alimentare a basso indice glicemico. Alimenti gustosi e con un minore indice glicemico possono essere reperiti in molti modi. La riduzione della risposta glicemica dei carboidrati disponibili, mediante modifica dell’apporto di glucosio, può essere ottenuta mediante la trasformazione, influenzando il passaggio gastrointestinale e tramite la selezione intelligente degli ingredienti, ovvero selezionando carboidrati a basso indice glicemico e a lento rilascio. Una strada alternativa è la sostituzione dei carboidrati disponibili con carboidrati parzialmente disponibili o non disponibili, come le fibre alimentari o i tradizionali sostituti dello zucchero.

Innovative low-glycaemic carboydrates
An update
The key role of carbohydrates in nutrition is to deliver energy to the body. Until recently, debates on preferred types of carbohydrates as opposed to those that should be avoided focused mainly on a simple food chemistry approach. This approach does not reflect physiology, although it is used for food labelling and analysis purposes. It is the metabolism of carbohydrates that counts when we consider the increasing burden of non-communicable diseases. Since carbohydrates are the largest macronutrient category, with a recommended intake of 55%–75%, their influence is significant. Digestibility, availability, speed of absorption and metabolic pathways are key. It is the quality of carbohydrates that matters and a low glycaemic diet that counts. Tasty, lower glycaemic food can be achieved in various ways. Reducing the blood glucose response of available carbohydrates by modification of the glucose supply can be achieved by processing, by influencing the gastrointestinal passage and by a smart choice of ingredients: by selecting low glycaemic and slow-release carbohydrates. An alternative route is the replacement of available carbohydrates by partially or non-available carbohydrates, such as dietary fibre or traditional sugar replacers.


Approcci nutraceutici nella sindrome dell’ovaio policistico
Focus sugli inositoli
Francesco Di Pierro
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è un diffuso disturbo femminile dell’età fertile caratterizzato da oligo o anovularietà, iperandrogenismo, insulino-resistenza e, in un buon numero di casi, da sovrappeso, obesità, sindrome metabolica, acne, alopecia e irsutismo. L’approccio terapeutico è rivolto ai vari aspetti della patologia e si avvale di tutti gli strumenti possibili: dieta, attività fisica, farmaci insulino-sensibilizzanti, farmaci antiandrogeni, pillola estro-progestinica, fitoterapici e nutraceutici. In questi due ultimi ambiti un ruolo potenzialmente importante nella terapia della PCOS è stato messo in luce dall’impiego della berberina e dagli inositoli. Tra questi ultimi, il mio-inositolo e il D-chiro-inositolo hanno in particolar modo attirato di recente l’attenzione di farmacologi e clinici in quanto il primo (mio-inositolo) è, attraverso l’azione di un’epimerasi, il precursore del secondo (D-chiro-inositolo, DCI). Gli studi dimostrano come un adeguato tenore plasmatico e cellulare di DCI, ottenuto tramite la somministrazione orale del medesimo composto o del suo precursore, ad un dosaggio quasi 4 volte maggiore, può essere responsabile di un processo di insulino-sensibilizzazione clinicamente capace di determinare un importante effetto anti-androgeno e quindi anti-PCOS.

Nutraceutical approaches for Polycystic ovary syndrome:
Focus on inositols
Polycystic ovary syndrome (PCOS) is a common disorder of women of childbearing age characterized by oligo-or anovulation, hyperandrogenism, insulin-resistance, and a good number of cases, overweight, obesity, metabolic syndrome, acne, alopecia, and hirsutism.
The therapeutic approach is aimed at various aspects of the disease and makes use of all possible means: diet, physical activity, insulin-sensitizing drugs, anti-androgens, estrogen-progestin pill, herbal medicines and nutraceuticals. In the latter
two areas a potentially important role in the treatment of PCOS has been highlighted by the use of berberine and the inositols.
Among the latter, the myo-inositol and D-chiro-inositol have particularly attracted recent attention of pharmacologists and clinicians as the first (myo-inositol) is, through the action of an epimerase, the precursor of the second (D-chiro-inositol, DCI). Studies show as an adequate content of plasma and cellular DCI, obtained through the oral administration of the same compound or its precursor to a dosage nearly 4 times greater, can be responsible for a process of insulin-sensitization clinically capable of determining an important anti-androgen and therefore anti-PCOS effect.


 

Acidi grassi polinsaturi ω-3 e stato infiammatorio subclinico nella sindrome di Rett
Un approccio proteomico
Alessio Cortelazzo, Claudio De Felice, Cinzia Signorini, Roberto Guerranti, Silvia Leoncini, Alessandra Pecorelli, Thierry Durand, Jean-Marie Galano, Camille Oger, Gloria Zollo, Barbara Montomoli, Claudia Landi, Luca Bini, Giuseppe Valacchi, Lucia Ciccoli, Joussef Hayek
La sindrome di Rett (RTT) è un grave disordine dello sviluppo neurologico di origine genetica, precedentemente classificato tra i disturbi dello spettro autistico. E’ causata da mutazioni sporadiche a carico del gene, localizzato sul cromosoma X, codificante la proteina methyl-CpG binding protein 2 (MeCP2), e colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile. Tuttavia, i meccanismi che portano dalla mutazione del gene all’espressione fenotipica rimangono ancora non completamente chiari e ad oggi non esiste una cura definitiva per questa patologia. Eventi ossidativi che accompagnano la RTT possono modificare le proprietà anti-infiammatorie delle lipoproteine ad alta densità rendendole pro-infiammatorie. E’ ormai noto che lo stress ossidativo (SO) è correlato alla ridotta espressione di inibitori dei processi ossidativi, con la sovra-espressione di proteine positive della risposta di fase acuta. Indagini preliminari suggeriscono che gli acidi grassi polinsaturi ω-3 (ω-3 PUFA), antiossidanti multifunzionali naturali, esercitano un effetto benefico nella RTT, sia in termini di gravità delle manifestazioni cliniche che di equilibrio redox.
Nel presente studio abbiamo esaminato le variazioni del proteoma plasmatico in pazienti RTT, con particolare focus sulle proteine coinvolte nel processo infiammatorio. Utilizzando metodiche di chimica clinica di routine e di proteomica, abbiamo riscontrato uno stato infiammatorio subclinico nei pazienti RTT che con la somministrazione di ω-3 PUFA è stato inibito parzialmente. I nostri risultati forniscono nuove informazioni sul ruolo dell’infiammazione nei disturbi dello sviluppo neurologico e indicano che gli ω-3 PUFA sono in grado di modulare l’espressione del proteoma plasmatico nella RTT.

Omega-3 polyunsaturated fatty acids and subclinical inflammatory status in Rett syndrome
A proteomic approach
Rett syndrome (RTT) is a devastating genetic neurodevelopmental disorder, previously classified among the autism spectrum disorders. It is caused by sporadic mutations in the X-linked gene encoding the methyl-CpG binding protein 2 (MeCP2) and affects almost exclusively females. However, the mechanisms leading from gene mutations to phenotypical expression remain incompletely clarified and a definitive cure is still lacking. Oxidative events accompanying the RTT can modify the anti-inflammatory properties of the high density lipoproteins rendering them pro-inflammatory. Oxidative stress (OS) is known to be related to decreased expression of OS inhibitors as well as
over-expression of positive acute phase response proteins. Prior investigations suggest that ω-3 polyunsaturated fatty acids (ω-3 PUFAs), natural multifunctional antioxidants, exert a beneficial effect in patients affected by RTT, both in term of symptoms severity and redox imbalance. In the present study we examined plasma proteome changes in RTT subjects, with a particular focus on the proteins involved in the inflammatory cascade. Applying routine clinical chemistry and proteomics methods, we were able to document a subclinical inflammatory status in RTT patients, which was reversed by ω-3 PUFAs supplementation. Our findings provide new insight on the role of inflammation in neurodevelopmental disorders and indicate that ω-3 PUFAs-containing fish oil is able to modulate the expression of plasma proteins in RTT.


Aristotelia chilensis (maqui)
Una review della fitochimica e delle attività biologiche
Giuseppe Palmiotto
L’Aristotelia chilensis (maqui) è un arbusto sempreverde autoctono di alcune zone del Cile e dell’Argentina, i cui frutti, piccole bacche scure, sono usati da secoli come alimento e medicina dalle popolazioni indigene. Malgrado la consolidata tradizione etno-botanica locale, la fitochimica della pianta è stata caratterizzata solo da pochi anni, nel solco di quell’ampio filone di ricerca che studia le proprietà biologiche degli antociani, i loro potenziali utilizzi per la salute e le fonti migliori sotto il profilo quali-quantitativo. Il maqui ha una spiccata attività anti-ossidante in vitro con un valore ORAC tra i più alti in rapporto ad altre bacche e frutti ricchi di polifenoli come il mirtillo, il goji o l’açai. Vari studi preclinici, su tessuti isolati e in vivo, hanno dimostrato che gli estratti e certe frazioni purificate del maqui hanno azione anti-infiammatoria perché inibiscono l’NF-kB e la ciclossigenasi-2, contrastano l’ossidazione delle LDL, sono cardioprotettive in un modello murino di danno da ischemia/riperfusione, inibiscono enzimi-chiave del metabolismo glucidico come l’aldoso reduttasi, l’α-amilasi, l’α-glucosidasi e la glucosio-6-fosfatasi, riducono la perossidazione lipidica, stimolano il sistema immunitario e sono chemo-protettivi in alcuni modelli sperimentali di cancerogenesi. Queste e altre interessanti azioni meritano ulteriori approfondimenti attraverso trial clinici randomizzati e controllati con placebo, finora non disponibili; se gli effetti fossero confermati anche nell’uomo, questa bacca, la cui popolarità ha già varcato i confini tradizionali, si candiderebbe a un ruolo preminente nel mercato dei cosiddetti super-foods.

Aristotelia chilensis
Review of biological and phytochemical activities
Aristotelia chilensis (maqui) is an evergreen shrub thriving in temperate areas of central-south Chile and western Argentina and bearing small, edible, purple-black berries. Since ancient times these fruits are collected by locals to make dyes, jams, teas, wines and juices and a variety of aliments. Its medicinal uses have been long established in the local ethno-botanical tradition but plant’s phytochemistry has been completely elucidated only recently, in the contest of those flourishing research lines focusing on the biological activity of anthocyanins, their health-promoting effects and best sources for extraction. Maqui berris demonstrated to be potent anti-oxydants in vitro with high ORAC values compared to similar fruits known to be rich in polyphenols (i.e. bluberries, goji and açai). Preclinical studies, both on isolated tissues and in vivo, demonstrated their crude extracts and selected fractions are anti-inflammatory due to the inhibition of NF-kB and cyclooxygenase-2; inhibit LDL oxydation, protect human endothelial cells against oxidative damage and are cardio-protective in a murine model of ischemia/reperfusion; inhibit key-enzymes involved in the carbohydrates metabolism such as aldose reductase, α-amylase, α-glucosidase and glucose-6-phosfatase; counteract lipid peroxidation; stimulate the immune system and are chemo-protective in experimental models of carcinogenesis. These intriguing biological actions need to be confirmed by means of well designed randomized clinical trials; once confirmed in humans, maqui berries, whose popularity has outgrown its traditional borders, have the potential to become a leading ingredient among the so called super-fruits.


Beauty from within
Effetto anti-invecchiamento e schiarente di un estratto di Pinus pinaster
Yannick Piriou, Anne Sirvent, Audrey Natalizio, Frédérique Girard-Ory
Le proantocianidine oligomeriche estratte dalla corteccia del pino marittimo francese, Pinus pinaster (FMPBE), sono state a lungo studiate ed hanno dimostrato numerose applicazioni fitofarmaceutiche. Gli obiettivi del presente studio sono stati la valutazione dello schiarimento cutaneo e degli effetti anti-invecchiamento del FMPBE dopo 56 giorni di assunzione in donne asiatiche sane.
L’efficacia cosmetica del prodotto è stata testata mediante diverse valutazioni effettuate con metodo biometrologico. Il presente studio randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo e di tipo cross-over, ha evidenziato la sicurezza e l’efficacia dell’integrazione con 100 mg di FMPBE per 28 giorni: rispetto al placebo, la cute delle macchie pigmentate è risultata significativamente più chiara e meno rossa, la pelle del viso ha acquisito maggiore compattezza e la sua superficie appariva meno rugosa. Dopo 56 giorni di assunzione, la pelle è risultata significativamente più elastica e la componente gialla del colore cutaneo era ridotta.
Nel loro insieme questi risultati indicano che l’integrazione con FMPBE può essere considerata un approccio innovativo per i trattamenti volti allo schiarimento della pelle e ad effetti anti-invecchiamento, e rappresenta un’interessante alternativa ai prodotti topici in quanto promuove un effetto benefico sulla pelle con un meccanismo beauty from within.

Skin lightening and anti-ageing effect of a food supplement containing Pinus Pinaster extract
A randomized, double-bind and placebo controlled study using biometrological evaluation
Oligomeric ProanthoCyanidins extracted from the bark of the French maritime pine Pinus pinaster (FMPBE) have been studied for a long time and demonstrated various phytopharmaceutical applications. The objectives of this study were to assess the cutaneous lightening and anti-ageing effects of FMPBE after 56 days of consumption, in healthy Asian women. The cosmetic efficacy of the product was assessed through various biometrological evaluations. This randomized, double-blind, placebo-controlled and cross-over study evidenced the safety and efficacy of the 100 mg FMPBE supplementation from 28 days of intake: in comparison to placebo, the skin on pigmentary spots became significantly lighter and less red, skin on the face was more firm and its surface was less wrinkled. After 56 days of consumption, the skin was additionally significantly more elastic and the yellow constituent of the skin decreased on the normal skin.
Taken together, these results proved that FMPBE supplementation can be considered as an innovative approach to skin whitening and anti-ageing treatments. It represents an interesting alternative to topical products and supports the skin from the inside out.


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Figura 1

Ocimum centraliafricanum, Copper flower, indicatore di giacimenti di rame (5)